Roma, 22/23/24 Gennaio 2002  Hotel Ergife 

 

Presentazione del documento da parte della  Commissione Politica al Congresso 

Nel definire il documento finale avevamo di fronte due strade; la prima, quella di costruire un documento asciutto, fatto di richiami ad alcuni temi. La seconda, quella di sviluppare un documento che fosse, com’è stato, uno sforzo comune, di tutti noi, che fosse utilizzabile come strumento di analisi dell’attuale fase politica e che costituisse un punto di riferimento per affrontare ciò che abbiamo dinanzi e che rappresentasse, nel momento più alto e solenne qual è il congresso nazionale, un percorso politico, fatto di confronto, anche franco, ma sempre teso a ricercare le ragioni dell’unità, anche in presenza di opzioni diverse.

Per dirla con Ivan della Mea, un piccolo, forse, ma significativo sostegno a “quel pugno che sale e quel canto che va”

La Commissione Politica ha preferito questa seconda strada.

Ne soffrirà la brevità espositiva e la lettura successiva, ma pensiamo, in verità, di aver fatto la scelta più giusta.

ggg

 

7° CONGRESSO NAZIONALE FUNZIONE PUBBLICA CGIL

Roma, 22/23/24 Gennaio 2002

Hotel Ergife

 

Premessa 

Le delegate ed i delegati al VII Congresso Nazionale della Funzione Pubblica CGIL svoltosi a Roma nei giorni 22, 23 e 24 gennaio 2002, approvano la relazione del Segretario Generale Laimer Armuzzi, il documento “Contributo della Segreteria Nazionale FP CGIL al dibattito congressuale” come base dell’iniziativa unitaria della categoria, le conclusioni del Segretario Generale della CGIL Sergio Cofferati ed assumono i contributi emersi dal dibattito.

 

Il percorso congressuale ed i valori che stanno alla base della nostra unità 

Nelle assemblee congressuali di base la Categoria ha sviluppato una grande ed importante discussione suscitando l’interesse anche di molti non iscritti.

Ciò testimonia la viva attenzione, verso la Funzione Pubblica e più in generale verso la CGIL, da parte di tante e di tanti che vedono nei nostri valori e nelle nostre iniziative un tratto distintivo di garanzia per i diritti delle persone e per la stessa democrazia nel nostro paese. 

La condivisione di questi valori ha permesso alla Categoria di sviluppare in tutti questi anni una pratica unitaria che, pur nelle differenti opzioni sottoposte alla discussione congressuale, ha determinato un percorso partecipato e democratico che ha portato ad un esito unitario.

In questo va sicuramente riconfermata la natura programmatica delle scelte politiche della CGIL che trova proprio nel suo programma le ragioni e la forza della sua autonomia.

Questa autonomia, che non può mai essere scambiata per neutralità, va declinata in questa fase rendendo del tutto evidente, nel sistema bipolare che si è venuto a creare,  che per i valori, le idealità, i diritti che difende, la CGIL è collocata saldamente nella sinistra politica e sociale italiana ed è agli antipodi dell’idea di società propugnata dalla destra oggi al governo.

 

Il contesto internazionale e la sfida della globalizzazione 

L’attentato terroristico dell’11 settembre scorso, ha mutato drammaticamente ed in modo repentino lo scenario internazionale. Tragicamente, nelle coscienze dei popoli, si è materializzata, in tutta la sua evidenza, la precarietà degli attuali equilibri planetari.

Il VII Congresso della FP CGIL esprime la ferma condanna del terrorismo, in tutte le forme con cui esso si manifesta e chiede che i protagonisti di tali azioni criminali vengano individuati ed assicurati alla giustizia con gli strumenti propri con cui si combattono i fenomeni terroristici internazionali: l’isolamento politico ed economico, l’azione coordinata di intelligence, la condanna di qualsiasi azione violenta.

Il terrorismo non rappresenta i bisogni e gli interessi di coloro per i quali proclama di battersi; ma per fare emergere questa verità, è necessario operare con il coinvolgimento di tutta la comunità internazionale affinché si rimuovano le cause che stanno alla base degli squilibri economici e delle tante ingiustizie sociali e che lasciano in uno stato di povertà i 2/3 degli abitanti del pianeta.

“Il terrorismo è il nemico da battere, la guerra è la tragedia da evitare”. Così è stata riassunta la posizione politica con la quale la CGIL ha partecipato alla Marcia Perugia-Assisi.

Per la CGIL e per il Sindacato Confederale la pace è un valore fondante e la solidarietà internazionale un impegno imprescindibile.

E’ questa convinzione che ci fa ribadire la nostra ferma contrarietà alla guerra in Afghanistan ed al coinvolgimento e all’impiego delle truppe italiane nel conflitto.

L’enorme carico di vittime, il fallimento degli obiettivi dichiarati, l’acutizzarsi dei conflitti in tutto l’Oriente e il concentrarsi in quest’area di forti interessi che attengono al controllo di risorse strategiche rafforzano la necessità di porre fine a qualsiasi attività bellica ed impedire ogni estensione del conflitto.
Vanno immediatamente garantiti gli aiuti umanitari necessari; l’ONU deve assumere la responsabilità delle forze di pace.

L’Unione Europea può e deve svolgere un ruolo determinante in tale direzione, uscendo dall’inerzia che l’ha fin qui caratterizzata.

La cultura della pace deve presiedere la vita dei popoli.

E’ questa cultura della pace, del senso profondo della dignità dell’uomo che ispirano organizzazioni umanitarie come Emergency.

La Funzione Pubblica CGIL, condividendone fino in fondo gli obiettivi umanitari e la straordinaria funzione politica e di impegno civile, non farà mai mancare il proprio fattivo sostegno all’attività dell’Associazione rappresentata da Gino Strada.

In Afghanistan, anche dopo la caduta dell’oscurantista regime dei Talebani, nei confronti del quale c’è stato, negli anni, un silenzio complice, permane una situazione drammatica.

E’ stato affermato che dopo l’11 settembre nulla era più come prima. Al contrario, in Medio Oriente la situazione sta precipitando ed il conflitto sembra avviato verso esiti tremendi.

Il Governo Sharon, fin dalla sua elezione ha teso a delegittimare il leader dell’Autorità Nazionale Palestinese, Yasser Arafat e per questa via chiudendo anche il più piccolo spiraglio di speranza per assicurare un futuro di pace tra il popolo palestinese e quello israeliano fondato sul riconoscimento reciproco.

Ciò che sta accadendo in queste ore con una nuova invasione dei territori autonomi e la inconcepibile privazione della libertà personale del leader palestinese Yasser Arafat, non solo allontana ogni possibile ripristino dello spirito di Oslo, ma rischia di determinare una drammatica estensione del conflitto di cui non sono immaginabili i contorni e le conseguenze.

In tale quadro, è assai preoccupante il silenzio della comunità internazionale e dello stesso mondo arabo che rischia di isolare ancora di più il popolo palestinese e l’autorità istituzionale che lo rappresenta.

La Funzione Pubblica CGIL, con l’iniziativa “Contro il terrorismo, Pace nel mondo, Pace in Palestina” con cui ha aperto i lavori di questo VII Congresso, esprime, nel modo più solenne ed impegnativo, la propria amicizia verso il popolo palestinese ed i suoi legittimi rappresentanti dell’Autorità Nazionale Palestinese.

La Funzione Pubblica CGIL rivolge un appello al popolo di Israele che ha conosciuto il martirio dell’olocausto, perché sostenga l’azione dei movimenti già presenti nel paese, che siano in grado di creare le condizioni per sconfiggere la politica di oppressione portata avanti dal Governo Sharon e ristabilire un clima di pace e serenità.

L’ONU deve assumere una decisa iniziativa in direzione del processo di pace superando il principio del diritto di veto.

Deve essere garantito il rispetto delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU che prevedono il ritiro militare dai territori occupati, assieme al blocco ed al ritiro dagli insediamenti costruiti all’interno degli stessi territori.

Va inviata una forza d’interposizione che permetta una pace che garantisca la sicurezza di Israele e riconosca ai palestinesi il diritto a vivere da popolo libero in uno Stato indipendente.

Il processo di globalizzazione è segnato da strategie e politiche liberiste, sottratte a qualsiasi controllo democratico e rappresenta una vera emergenza dell’attuale fase storica.

La competizione senza regole accresce le disuguaglianze tra paesi, territori e  persone.

Come detto nella relazione introduttiva dal Segretario Generale, “dinanzi alla dimensione planetaria delle contraddizioni ed al rischio di “militarizzazione” dei conflitti, la supponenza di chi si sentisse autosufficiente può essere fatale alle cause comuni che possiamo e dobbiamo condividere”.”

Va battuta, dunque, l’attuale cultura mercantile della globalizzazione, perché si possa affermare quella della globalizzazione dei diritti e della dignità delle persone, senza distinzione di razza, di fede religiosa, di territorio.

Occorre battersi per l’introduzione della “clausola sociale e ambientale” negli scambi internazionali al fine di far rispettare i diritti fondamentali di chi lavora e le condizioni di vita dei popoli.

L’Europa, in virtù del modello sociale da essa rappresentato può sviluppare un’azione autonoma e straordinariamente importante.

Allo stesso tempo, giudicando importante l’iniziativa al fine di ridistribuire una parte della ricchezza finanziaria derivata dalle transazioni valutarie internazionali la Funzione Pubblica sosterrà la campagna per la raccolta di firme a sostegno della Proposta di Legge d’iniziativa popolare che si avvierà dal prossimo 26 gennaio, per l’istituzione della Tobin Tax.

In questo quadro di ingiustizie e contraddizioni si è sviluppato positivamente un nuovo ed articolato movimento, costituito soprattutto da giovani, che si batte perché “un altro mondo sia possibile”.

Il sindacato, la CGIL deve procedere, nel rispetto delle reciproche autonomie, sulla strada del dialogo intrapresa con questi movimenti, così come avviene con  l’appuntamento internazionale di Porto Alegre, per costruire concrete iniziative di impegno comune, a partire dal tema del lavoro e dei diritti.

 

Il Governo, l’attacco ai diritti, la volontà di colpire il sindacato

La grande manifestazione di Roma dello scorso sabato 19 gennaio contro il disegno di legge Bossi-Fini sull’immigrazione, è stata un forte e  comune richiamo ai diritti ed alla positiva convivenza tra le diverse culture ed allo stesso tempo importante e straordinaria risposta  alla politica di intolleranza del Governo Berlusconi.

La natura, di questo Governo di destra era scritta nel programma elettorale dell’attuale maggioranza.

Il Governo in carica ha accentuato la pericolosità di quel progetto politico, economico e sociale attraverso atteggiamenti, proposte e provvedimenti che dividono il Paese, che rischiano di lacerare in profondità il tessuto del sistema democratico, che mettono in discussione i diritti di cittadinanza e conseguentemente, la coesione sociale.

E’ un’idea di società in cui tutto è piegato al  mercato ed agli interessi dell’impresa.

E’ un’idea di società in cui lo Stato deve abbandonare obiettivi di uguaglianza e solidarietà e dove la politica non è più lo strumento democratico  di mediazione per garantire gli interessi generali ed assume i caratteri di un potere di pochi che rischia di trasformarsi in un vero e proprio regime illiberale.

La volontà di esercitare il potere in modo autoritario e finalizzato a tutelare interessi che nulla hanno a che fare con gli interessi generali del paese, è resa evidente dai provvedimenti su tassa di successione, rogatorie internazionali, falso in bilancio, mandato di cattura europeo.

I continui attacchi alla magistratura costituiscono un pericolo per la democrazia e la credibilità istituzionale. Mai erano stati raggiunti livelli così alti di crisi nel rapporto tra i poteri costituzionali.

Sembra cancellata qualsiasi politica di contrasto alla criminalità organizzata, depotenziando l’attività della Magistratura, delle Forze dell’Ordine.

Va ribadita in tutte le nostre istanze una iniziativa tesa a combattere il carattere pervasivo delle attività criminali, nell’economia, nella politica che frena la possibilità di sviluppo di intere aree del Mezzogiorno rappresentando una grande questione democratica nazionale.

Allo stesso tempo, il Governo mina la costituzione materiale del paese attuando il patto politico e programmatico stabilito con Confindustria attraverso il Libro Bianco, la volontà di cancellare l’Art.18 dello Statuto dei Lavoratori, e le Deleghe su: Mercato del Lavoro, Fisco e Previdenza.

Le delegate ed i delegati al VII Congresso Nazionale della FP CGIL giudicano straordinariamente importante che contro questo disegno si sia realizzata l’unità di CGIL CISL e UIL smentendo il tentativo di dividere il sindacato e di isolare la CGIL.

Le iniziative di sciopero e di mobilitazione sindacale delle scorse settimane e di questi giorni, vedono una significativa partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori ed un’attenzione anche all’esterno dei posti di lavoro. è’ un segno della necessità di difendere il diritto di sciopero e gli strumenti di tutela collettiva.

E’ altrettanto evidente che una grande parte della popolazione ha colto l’importanza della posta in gioco e trova nell’azione del sindacato non soltanto uno strumento di tutela dei propri legittimi interessi, ma anche una risposta alle proprie inquietudini ed al bisogno di riaffermare una società basata sul rispetto dei diritti e della dignità delle persone.

Le delegate ed i delegati considerano molto positivo il lavoro fin qui svolto dalla Funzione Pubblica con gli scioperi unitari dei mesi scorsi che hanno creato le condizioni per lo sciopero generale del prossimo 15 febbraio con la manifestazione che si svolgerà a Roma al Circo Massimo.

La Categoria è impegnata per la piena riuscita della manifestazione, consapevole che questa iniziativa, oltre ad essere la più grande mobilitazione del Pubblico Impiego, rappresenta un forte contributo alle iniziative unitarie di lotta contro le politiche del Governo ed uno snodo fondamentale per i rinnovi contrattuali di tutto il mondo del lavoro.

Sarà anche la risposta ferma ed unitaria alla politica di attacco alla Pubblica Amministrazione ed al mondo del lavoro pubblico che il Governo opera attraverso la Legge Finanziaria.

Le lavoratrici ed i lavoratori pubblici faranno capire la loro determinazione contro la politica del Governo che nega le risorse per rinnovare i contratti dei dipendenti pubblici, appesantisce le procedure contrattuali, centralizza i controlli sulla contrattazione integrativa, privatizza enti, elimina l’Agenzia di Protezione Civile, riportando il Corpo dei Vigili del Fuoco alla diretta dipendenza del Ministero dell’Interno, privatizza i Beni Culturali, mette in discussione il sistema sanitario nazionale, esternalizza i servizi e aumenta il costo a carico dei cittadini. A questo si aggiunge il tentativo di rilegificazione del rapporto di lavoro.

L’attuale posizione del Governo, se mantenuta, comporterà l’irrinunciabile prosecuzione della lotta con la proclamazione dello sciopero generale di tutte le categorie da effettuarsi prima dell’eventuale approvazione delle deleghe.

 

Stato Sociale, diritti e cittadinanza 

La difesa e l’ammodernamento dello stato sociale, la qualità dei servizi pubblici, il pieno rispetto dei diritti nel rapporto di lavoro rimangono obiettivi prioritari per la FP CGIL.

Al contrario il Governo, proprio in virtù del suo disegno liberista, sta operando una riduzione dell’intervento dello Stato nella garanzia dei diritti di cittadinanza per consentire il pieno dispiegarsi del mercato.

Nella Sanità, nella Scuola e nella Previdenza l’attacco alle politiche sociali è molto forte.

Il diritto universale alla salute, diritto individuale e collettivo, i principi del nostro SSN sull’unitarietà del percorso prevenzione-cura-riabilitazione vengono smantellati.

La salute viene sempre più considerata una merce e con interventi, frammentari, ma coerenti, il Governo va verso la privatizzazione ed il passaggio al sistema assicurativo con livelli minimi garantiti e tutto il resto, anche l’essenziale, variabile e legato alle condizioni economiche delle Regioni e dei cittadini.

Lo scorporo degli ospedali, che diventano produttori di prestazione e la delega alle Fondazioni della “Salute pubblica”, che diviene la nuova frontiera del mercato, sono la negazione di una politica orientata ad innalzare le condizioni di benessere del Paese.

Chiusi o ridotti al minimo i servizi territoriali a cominciare da quelli di prevenzione, già strutture critiche del sistema, con un attacco sempre più forte verso chi si occupa di tossicodipendenza e disagio mentale la Sanità viene consegnata ai privati ed offerto ai medici l’incredibile possibilità di gestire il sistema come fosse proprio.

L’ultimo “colpo” al sistema avviene attraverso la consegna della ricerca al mercato e la trasformazione degli IRCCS in Fondazioni.

Un Sistema Sanitario che sia orientato alla creazione di salute non può ignorare il forte intreccio tra ricerca e miglioramento del servizio, né può dare in gestione ad altri i propri fini istituzionali, pena lo snaturamento del sistema stesso ed il perseguimento, nella migliore delle ipotesi, di obiettivi direttamente mediati tra cittadini e mercato.

Lo smantellamento dei diritti individuali, a partire da quello all’assistenza, trova nella fase attuativa della legge quadro un punto di attacco.

Al di là dei limiti che la legge contiene, la sua traduzione in servizi e diritti individuali esigibili, rischia di essere fortemente travisata attraverso l’uso dei bonus per acquistare servizi dal mercato che non garantiscono la qualità e scaricano ogni responsabilità alla famiglia e ai sistemi di auto aiuto.

Le proposte del Governo sulla Previdenza sono assolutamente inaccettabili perché mettono in discussione le prestazioni previdenziali future.

Infatti, la decontribuzione da 3 a 5 punti percentuali sui neo-assunti non consentirà, come dimostrano tutte le previsioni realizzate, di mantenere le attuali prestazioni previdenziali producendo un profondo squilibrio della spesa previdenziale.

In realtà si vuole assestare un durissimo colpo alla previdenza pubblica obbligatoria per incentivare forme di previdenza privata.

La Funzione Pubblica CGIL ribadisce la necessità di una previdenza fondata su due pilastri.  Quello obbligatorio pubblico  con l’attuale copertura, che sia in grado di ricomprendere e garantire le nuove generazioni in gran parte impegnate nei lavori precari e atipici, compreso il superamento del salario convenzionale per i soci lavoratori. Quello complementare nazionale e volontario che deve realizzarsi anche nei comparti pubblici.

Questa politica sul welfare è la coerente premessa e conseguenza della inaccettabile impostazione del Governo sulla politica fiscale.

La riduzione a due delle aliquote con la sostanziale eliminazione della progressività di imposta, produrrebbe effetti iniqui assolutamente insopportabili per i lavoratori e i pensionati perché farebbe aumentare il prelievo fiscale sui redditi bassi e lo diminuirebbe in modo sostanziale e crescente sui redditi alti.

Inoltre tale operazione avrebbe un effetto di minor gettito fiscale complessivo di almeno cinquantamilamiliardi producendo un enorme deficit per i conti dello Stato che potrebbe essere colmato soltanto con un vero e proprio smantellamento selvaggio dei servizi pubblici.

La politica di riduzione dei servizi garantiti e gestiti dalla pubblica amministrazione è un fenomeno che interessa complessivamente le istituzioni.

 

La difesa dei servizi pubblici e la tutela del lavoro 

La privatizzazione ed esternalizzazione dei servizi pubblici dei settori a potenzialità di profitto,  orientata a favorire assicurazioni ed imprese private, è il segno incontrovertibile di una strategia volta allo smantellamento dello stato sociale.

Appalti ed esternalizzazioni dei servizi hanno  risposto alla scelta delle singole amministrazioni di riduzione del costo del lavoro e dei diritti dei lavoratori peraltro senza realizzare un contenimento dei costi e l’abbattimento degli sprechi.

Il sindacato non può limitarsi ad agire sulla difensiva: occorre dare vita ad una iniziativa forte e generalizzata sull’intero territorio nazionale per  contrastare l’utilizzo degli appalti al massimo ribasso e le forme atipiche e precarie del rapporto di lavoro rilanciando, al contempo, il tema dell’organizzazione del lavoro e, la conseguente stabilizzazione dei rapporti di lavoro.

In tale quadro la Categoria si sente fortemente impegnata a far approvare un provvedimento legislativo che regolamenti i rapporti di collaborazione superando, definitivamente, le attuali ambiguità sul carattere autonomo della prestazione, estendendo tutele e diritti.

E’ sempre in tale cornice che si rende necessario un rapporto più continuo tra la Categoria e NIDIL al fine di codeterminare l’iniziativa sindacale nei confronti di queste lavoratrici e questi lavoratori e di rendere più efficace la  rappresentanza sindacale di questi soggetti e quindi la difesa dei loro diritti.

La stagione contrattuale appena trascorsa ha innovato profondamente il contenuto del rapporto di lavoro dei dipendenti ed ha fortemente sviluppato il sistema delle relazioni sindacali.

La classificazione professionale e la contrattazione integrativa ne costituiscono i punti più significativi.

Entrambi questi strumenti hanno fornito l’opportunità, anche se ancora non pienamente sviluppata in tutti i settori, di intervenire sugli aspetti organizzativi dei servizi e degli uffici e per questa via incidere sulla valorizzazione del lavoro.

La contrattazione integrativa ha coinvolto oltre il novanta per cento dei posti di lavoro ed ha conseguito importanti risultati, sia sul terreno delle risorse investite in tema di personale, sia su quello della qualità delle prestazioni.

E’ proprio sull’aspetto della qualità e dell’organizzazione del lavoro che si dovrà sviluppare la capacità di analisi organizzativa e l’iniziativa del sindacato. La contrattazione integrativa è un fondamentale strumento per contrastare la spinta alla privatizzazione dei servizi, migliorare la qualità del lavoro a partire dal governo degli orari di fatto e al contempo ampliare la democrazia all’interno dei posti di lavoro.

Per ciò che attiene la prossima tornata contrattuale, la Funzione Pubblica CGIL, insieme alle piattaforme sindacali unitarie per i comparti pubblici, intende sviluppare una forte iniziativa per la costruzione di contratti di settore che siano in grado di garantire le condizioni previste dai contratti di lavoro allargando, dunque, l’area del lavoro tutelato.

La lotta delle lavoratrici e dei lavoratori dell’Igiene Ambientale per determinare un contratto di settore, sta dentro questo orizzonte strategico ed in tale contesto ha assunto un valore emblematico per l’insieme della Categoria.

La confluenza della Sanità privata sullo sciopero del 15 febbraio segue, anch’essa, la logica di un unico contratto di settore.di tutta la Sanità.

Così com'è indifferibile per il comparto Socio-Sanitario Assistenziale Educativo arrivare al contratto di settore.

Dobbiamo puntare a costruire una piattaforma contrattuale che sappia sostenere l’urto di quelle controparti che pensano di sopravvivere solo con la politica dei bassi salari.

Punto centrale di questa stagione deve essere il raggiungimento di un unico sistema classificatorio (sul modello di quello presente nei comparti della Sanità e delle Autonomie Locali) che permette il superamento delle differenze economiche e della tutela dei diritti ora presenti nei contratti in vigore.

Va altresì rafforzata la contrattazione di secondo livello che sta portando ad alcuni accordi territoriali per il settore della cooperazione sociale, e a cui dovremmo affidare anche la progressione professionale degli addetti e la valorizzazione del loro lavoro.

Infine è necessario prevedere un nuovo strumento contrattuale che sia un unico contenitore di tutti i segmenti di attività, a rilevanza imprenditoriale e non, che progressivamente fuoriescono dal comparto delle Autonomie locali, affinché si possa mantenere anche per quei settori la capacità d’includere e rappresentare l’intero ciclo del lavoro.

 

Contrattazione e reddito da lavoro 

In questi anni si è prodotto un crescente divario tra i redditi da lavoro e quelli derivanti da rendita finanziaria e profitti.

Il Congresso considera necessario che i prossimi contratti affrontino questo tema per incrementare il potere d’acquisto delle retribuzioni.

Strumenti necessari per garantire e rafforzare la funzione del contratto collettivo nazionale sono, oltre al recupero del differenziale inflattivo del biennio scorso, la piena attuazione di politiche capaci di tutelare il potere d’acquisto delle retribuzioni con riferimento all’inflazione reale.

Si ribadisce l’obiettivo che nel contratto di ogni singolo comparto si dovrà prevedere una sede contrattuale esigibile nel caso di uno scostamento tra inflazione attesa e reale superiore allo 0.5% nel corso del primo trimestre dell’anno successivo all’accordo sul contratto di lavoro, nella quale ripristinare nei salari la coincidenza tra i due tassi.

I contratti collettivi nazionali dovranno ridistribuire una quota della produttività che per i settori pubblici  è desunta dal PIL.

 

Riforme istituzionali, Devolution e Mezzogiorno 

Il Governo ha bruscamente interrotto il processo riformatore avviato con le leggi Bassanini, introdotto forme brutali di spoil system, fermato il cambiamento del modo di operare degli apparati pubblici.

Nell’azione di Governo della Casa delle Libertà si assiste da un lato ad una significativa ricentralizzazione di funzioni e dall’altra, ad una riduzione delle funzioni pubbliche.

Le ipotesi di devoluzione sostituiscono al ruolo diretto dello Stato un neo centralismo regionale ed una concezione estremista della sussidiarietà e potranno condurre ad una forte differenziazione della qualità, dell’universalità e degli ambiti dell’intervento pubblico, facendo crescere gli squilibri territoriali fino a creare vere e proprie fratture nel Paese.

In tale contesto l’iniziativa unitaria promossa a Palermo sul Mezzogiorno, le proposte scaturite, la priorità nel confronto con il Governo è fortemente condivisa dal nostro congresso.

Il Mezzogiorno ha bisogno di interventi strutturali, che ne incentivino lo sviluppo produttivo, valorizzino e promuovano le risorse umane e ambientali in esso presenti.

E’ dirimente che in questo modello di sviluppo siano parte integrante interventi per la crescita della qualità della vita e dei modelli sociali.

Decisivo è quindi il ruolo delle amministrazioni locali, a partire dalle Regioni per i nuovi compiti ad esse assegnati. E’ necessaria una loro riorganizzazione, un processo compiuto di decentramento al fine di diventare fattori di sviluppo e di governo dei territori, utilizzando correttamente le risorse comunitarie e dando continuità alle positive esperienze di programmazione negoziata.

 

RSU, democrazia e rappresentanza  

Le elezioni delle RSU che si sono svolte a novembre, hanno riconfermato che i lavoratori e le lavoratrici credono e sostengono un sistema di rappresentanza fondato sulla partecipazione e sulla verifica del consenso.

La FP CGIL ha riconfermato il primato, in una situazione politica molto diversa da quella nella quale si erano svolte le elezioni precedenti. Questo risultato va ribadito affinché non ci sia sottovalutazione o indifferenza nei confronti dell’esito elettorale.

L’alta affluenza che si è registrata, anche questa volta, quindi, conforta la scelta che abbiamo compiuto imboccando la strada della legge sulla rappresentanza, oggi limitata al pubblico impiego, che deve essere obiettivo generale del mondo del lavoro. Obiettivo che proprio i risultati delle nostre RSU, anche in termini di risultato complessivo di CGIL, CISL e UIL, rendono più praticabile.

La nostra categoria si impegna ad estendere l’esigibilità delle RSU anche tra i lavoratori della Polizia Penitenziaria, contrastando, anche per questa via, il rischio di ritorno alla militarizzazione, oggi più che mai evidente, per questi lavoratori e più in generale per i lavoratori della Sicurezza.

Analogamente va portata a compimento la revisione dell’accordo del ‘96 per ottenere l’elezione generalizzata degli RLS, sulla base della piattaforma costruita unitariamente.

La volontà delle lavoratrici e dei lavoratori di non rinunciare allo strumento delle RSU è ancora più significativa in questa fase, nella quale il Governo avanza interventi legislativi, come quello sull’istituzione della vice dirigenza/area quadri, che perseguono due obiettivi: da un lato la destrutturazione della contrattazione, dall’altra riproporre, per una parte dei pubblici dipendenti, la subordinazione al potere politico.

Le RSU sono elemento importante di un rapporto unitario che nei nostri comparti si è mantenuto proprio perché basato su un confronto nel merito dei problemi, delle soluzioni e delle rivendicazioni. Le RSU, sono, infatti, luogo di discussione in cui gli eletti nelle liste di CGIL, CISL e UIL si confrontano quotidianamente nel merito delle questioni. In questa attività sono direttamente coinvolti migliaia di militanti che riportano nel sindacalismo confederale questa esperienza.

Il rapporto tra le nostre strutture territoriali e le RSU deve basarsi sul confronto continuo, non burocratico. Partecipazione alle scelte sindacali, formazione, informazione possono rafforzarne il ruolo ed il protagonismo.

La verifica del consenso, che i lavoratori e le lavoratrici esercitano attraverso il voto delle RSU, deve, infine, essere estesa alle piattaforme e agli accordi contrattuali, per realizzare una piena democrazia di mandato.

L’informazione, il coinvolgimento attivo ed il voto delle lavoratrici e dei lavoratori è, per noi, parte integrante della pratica contrattuale.

 

Iscritti e organizzazione 

La coerenza e la determinazione che hanno contraddistinto il nostro agire ha avuto una ricaduta anche sul versante del tesseramento.

In tutto il periodo intercorso tra lo scorso congresso e questo il trend è positivo. Anche quest’anno superiamo il 100%.degli iscritti. 361.683 lavoratori e lavoratrici, d’ogni età e assunti con diverse tipologie di lavoro, sono iscritti alla FP-CGIL, 1.515 in più rispetto al 2000, nonostante il passaggio  dei lavoratori ATA al sindacato scuola.

Il dato forse più importante è rappresentato dalla capacità d’attrazione della nostra categoria. Infatti, sono circa 30.000 i nuovi iscritti.

Le dimensioni della nostra organizzazione c’impongono di rivedere la capacità d’informazione; è questa una richiesta che i nostri iscritti hanno avanzato in modo forte. Il nuovo gruppo dirigente è impegnato a definire un progetto che vada in tale direzione.

Riconfermiamo il superamento dei diversi sindacati di comparto, anche se ciò comporta una complessa articolazione orizzontale e verticale. Sarà necessaria una discussione specifica, per dare applicazione alle norme regolamentari del nostro Statuto, che approfondisca il rapporto con le RSU, tra gli eletti e i comparti, tra comparti e organismi dirigenti.

ggg

 

Il documento è stato votato all'unanimità

24 gennaio 2002