Definitivamente approvato il decreto legislativo sul riordino degli IRCCS

   

Il primo passo verso lo smantellamento del servizio sanitario nazionale passa attraverso la trasformazione in fondazioni degli IRCCS.

Reputiamo il decreto legislativo approvato dal consiglio dei ministri ambiguo e pericoloso, esprimiamo quindi preoccupazione per il futuro della sanità e della ricerca pubblica.

Il nuovo modello delineato dal decreto, aperto alla partecipazione de soggetti privati secondo criteri neoliberistici del “più privato meno Stato” rischia di depauperare il Servizio sanitario Nazionale dei suoi valori fondamentali: quelli della solidarietà, dell’universalità e dell’euità.

Da anni la ricerca aspettava una legge che desse certezze di stabilità finanziaria, gestionale, e con chiari indirizzi strategici; e invece come per la scuola si preferisce  cederne il patrimonio ai privati ed ai loro interessi.

Il decreto appena approvato inserisce nella nuova gestione degli IRCCS ulteriori lacci e controlli che ne impediranno di fatto il funzionamento, nulla dice invece sui finanziamenti che rimangono legati all’1% del fondo sanitario nazionale dei quali peraltro solo il 50% finisce agli IRCCS con una fetta consistente che gia adesso è data ai privati.

Il ministro Sirchia nella riscrittura del testo presentato a giugno recepisce quasi tutte le osservazioni delle Regioni, ma ancora una volta non si degna di rispondere alle sollecitazioni del sindacato su questioni di massima importanza, che intervengono direttamente sul rapporto di lavoro degli operatori sanitari. di cui peraltro non comprendiamo ne il senso ne l'utilità.

L’art. 11 del provvedimento rappresenta un’evidente violazione della contrattazione collettiva nazionale, disattendendo anche gli impegni assunti dal Governo con il protocollo del 4 febbraio 2002.

Il decreto prevede infatti che il personale degli IRCCS fondazioni potrà scegliere se rimanere con il contratto pubblico o optare, ma se di nuova assunzione sarà obbligato, per un non meglio precisato rapporto di lavoro privato, …“ con trattamenti economici derivanti  da finanziamenti pubblici non superiori a quelli previsti dai contratti pubblici” …, ma aggiungiamo noi con i proventi derivanti da altri finanziamenti si potrà attribuire loro qualsiasi cifra!!!!, con l’inserimento in un altrettanto vago nuovo comparto di contrattazione, uscendo in questo modo dal CCNL di tutti gli altri lavoratori che operano nel settore, con il risultato di avere personale che svolge le stesse attività ma è regolato da due contratti di lavoro. Questo è avvenuto senza curarsi di consultare chi rappresenta e tutela quei lavoratori.

L’accanimento del ministro e del governo nei confronti dei lavoratori prosegue anche in altre parti del decreto: all’art.15 revisione e revoca (del riconoscimento) e all’art.17  estinzione (delle fondazioni), nulla viene detto sul futuro degli operatori di quegli Istituti.

Nessuna parola viene detta per il personale contrattista e borsista che da anni lavora sottopagato negli Istituti.

Non pone fine al commissariamento degli istituti, rimandando la loro sostituzione al momento dell’insediamento dei nuovi organismi che saranno previsti dalla conferenza stato regioni o al momento della trasformazione in fondazioni, senza prevedere tempi certi.

Infine ci chiediamo  come alla luce della sentenza della Corte Costituzionale sulle finalità delle fondazioni, in quelle previste per gli IRCCS si possano prevedere anche compiti diversi dalla ricerca di base e dell’assistenza, la sentenza peraltro ne determina la natura privatistica.

Riconfermiamo quindi la nostra volontà di proseguire la nostra battaglia di opposizione al decreto, partendo dalla richiesta che speriamo di poter fare congiuntamente con CISL e UIL ai  Ministri della FP e della Salute, e al presidente della Conferenza Stato Regioni, alla luce anche di eventuali norme da introdurre in sede di rinnovo del contratto nazionale della sanità pubblica, e per aprire tavoli di trattativa regionali, per ribadire che:

Non permetteremo che il patrimonio di eccellenza della sanità venga svenduto, promuoveremo iniziative di lotta e di protesta in ogni Istituto. 

Roma, 29 ottobre 2003