Dichiarazione stampa |
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IN CALABRIA L’AMMINISTRAZIONE PENITENZIARIA VA ALL’ASSALTO DELLA DEMOCRAZIA SINDACALE.
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A DISTANZA DI SEDICI ANNI DALLA SMILITARIZZAZIONE DEL CORPO, DALLA SINDACALIZZAZIONE DELLA POLIZIA PENITENZIARIA, DALLA STATUIZIONE DI REGOLE DEMOCRATICHE E DALLA CONTRATTAZIONE DELLE CONDIZIONI DI LAVORO, C’E’ CHI CONSIDERA ANCORA IL PROPRIO RUOLO COME CONCESSIONE DI UN PRIVILEGIO FEUDALE, AI CUI POTERI DEVONO SOTTOMETTERSI LE RAPPRESENTANZE SINDACALI SENZA PRETENDERE DI CONFRONTARSI SULLE RICADUTE DELLA GESTIONE, SULLE CONDIZIONI DEI LAVORATORI DI POLIZIA PENITENZIARIA E SULL’ORGANIZZAZIONE DEI SERVIZI OPERATIVI. ALLE GRAVI ACCUSE LANCIATE NEI GIORNI SCORSI DAL PROVVEDITORE REGIONALE DELL’AMMINISTRAZIONE PENITENZIARIA NEI CONFRONTI DEL RESPONSABILE DEL COORDINAMENTO REGIONALE FP CGIL POLIZIA PENITENZIARIA, ISABELLA IANNUZZI, FORSE RESE CON L’INTENTO DI SPOSTARE L’ATTENZIONE DELL’OPINIONE PUBBLICA SUL PIANO DEL CONFLITTO PERSONALE, PIUTTOSTO CHE SUL MERITO DELLE QUESTIONI SOLLEVATE, REPLICHIAMO CHIEDENDO: COME MAI NESSUNA SMENTITA DA PARTE DELL’AMMINISTRAZIONE SULLE GRAVI PROBLEMATICHE DENUNCIATE? A CHI SONO RICONDUCIBILI LE RESPONSABILITA’ DELLO SCADIMENTO DELLE CONDIZIONI DI LAVORO DEL PERSONALE DI POLIZIA PENITENZIARIA SEGNALATE NELLA LETTERA INVIATA AI VERTICI DEL DAP? PER QUALE RAGIONE NEMMENO UNA RISPOSTA SULL’IMPIEGO DEI POLIZIOTTI PENITENZIARI IN COMPITI NON ISTITUZIONALI? E, ANCORA, PERCHE’ NESSUNA SUL TRATTAMENTO RISERVATO SOLO AD ALCUNI DI ESSI? SI TRATTA DI COMPORTAMENTI GRAVISSIMI, A GIUDIZIO DELLA FP CGIL, CHE LA DICONO LUNGA SULLA CAPACITA’ DI ASSUMERE LE PROPRIE RESPONSABILITA’ DI GESTIONE E SULLA TRASPARENZA NELL’AMMINISTRAZIONE PENITENZIARIA MA, ANCHE, SULL’INTOLLERANZA SEMPRE PIU’ MANIFESTA DI CHI ISTITUZIONALMENTE DOVREBBE, INVECE, MODULARE I PROPRI RAPPORTI AVENDO A RIFERIMENTO IL RISPETTO PER LE RAPPRESENTANZE DEL PERSONALE E I PROCESSI DI PARTECIPAZIONE SINDACALE. AL PROVVEDITORE DELLA CALABRIA, CHE E’ UN DIRIGENTE GENERALE DI UNA AMMINISTRAZIONE DELLO STATO, RAMMENTIAMO CHE ANCHE LUI OPERA IN UNA ISTITUZIONE DI UN PAESE DEMOCRATICO, IN CUI VIGE LA LIBERTA’ DI ESPRESSIONE E DI ORGANIZZAZIONE DEI LAVORATORI. Roma, 2 marzo 2006
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