COMPARTO SICUREZZAPOLIZIA DI STATO: SIULP; SIAP-ANFP; SILP-CGIL; FSP;COISP; UILPSCO.CE.R: Carabinieri (responsabili settore); Guardia di Finanza; POLIZIA PENITENZIARIA: CISL FP-Penitenziari; FP CGIL Comparto Sicurezza; UILP PA Penitenziari CORPO FORESTALE: CISL FP FORESTALI; FP CGIL comparto sicurezza; UILP PA FORESTALI COMPARTO DIFESA CO.CE.R. Esercito (Ufficiali- M.lli - Sergenti); Aeronautica e Marina (responsabili settore)
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Roma, 24 gennaio 2006 |
COMUNICATO UNITARIO |
NON CI COSTRINGETEA SCENDERE IN PIAZZA!!!
Un vero e proprio appello al senso di responsabilità del Governo è stato oggi rivolto da quasi tutti i Sindacati di Polizia, e dai rappresentanti dei Cocer, nel corso della conferenza stampa svoltasi questa mattina presso l’Hotel Capranichetta, in una sala gremita, alla presenza tra gli altri, degli Onorevoli Bianco, Minniti, Bressa, Deiana, Lucidi e Gasparri. “Questo riordino è inaccettabile, creerà nuove ingiustizie, aggraverà le sperequazioni esistenti. Come è inaccettabile quello che avete fatto con l’ultima Finanziaria, tagliando su aspetti essenziali per lo svolgimento delle nostre funzioni, abolendo la diaria di missione e persino le forme di assistenza ai feriti in servizio, licenziando perfino centinaia di agenti già in servizio. Non fate propaganda elettorale sulla nostra pelle, gli operatori delle Forze dell’Ordine e delle Forze Armate non lo meritano. Per favore, non ci costringete a scendere in piazza”. Questo il senso delle richieste espresse da tutti i rappresentanti sindacali su mandato di oltre il 90% degli operatori della Sicurezza e della Difesa. L’iniziativa, senza precedenti nella storia sindacale degli uomini in divisa, diretta a bloccare un assurdo riordino delle carriere palesemente contrario alle aspirazioni legittime di centinaia di migliaia di poliziotti, carabinieri, finanzieri e soldati, continua quindi a ritmo serrato. E se dal Governo fanno sapere che l’intenzione è quella di varare il provvedimento, e a questo punto non si capisce davvero per quale motivo, i rappresentanti sindacali rispondono che non intendono minimamente recedere di un solo passo dalla protesta. Urge, a questo punto, che qualcuno si assuma ufficialmente la responsabilità di una scelta così penalizzante per gli uomini in divisa: gli interessi in gioco non sono sicuramente di secondo piano e riguardano la stessa tenuta dei livelli di sicurezza nazionale ed internazionale del Paese.
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