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Roma,  31 luglio 2003

Intervento unitario per la trattativa del 31 luglio sull’A.N.Q.

 

 

                                                                                              Al Capo del DAP

                                                                                              Presidente G. Tinebra

        

Egregio Presidente, come Lei ben sa tutte le OO.SS. del Corpo di Polizia penitenziaria hanno posto al Governo, in maniera netta ed inequivoca, la questione della disomogeneità dei trattamenti economici accessori,  riferibili ai fondi di amministrazione della Polizia penitenziaria rispetto alle altre Forze di Polizia del Comparto. Abbiamo giudicato inaccettabile l’estromissione della Polizia penitenziaria dalla distribuzione di ulteriori somme da destinare ai fondi di amministrazione.

Lei certo saprà che sulla base della nostra decisione la trattativa sullo 0,99% è stata rinviata a settembre, speriamo con l’obiettivo comune, Governo – Amministrazione, di trovare soluzioni idonee che permettano di invertire la tendenza, con il conseguente ripristino del principio di omogeneità dei trattamenti alla base della legge istitutiva del Comparto Sicurezza.

Non abbiamo motivo di dubitare che l’esigenza posta dalle OO.SS. rappresentative del Corpo di Polizia penitenziaria sia esigenza anche dell’Amministrazione penitenziaria.

A prescindere, però, dagli sviluppi che la vertenza in atto con il Governo potrà avere, una prima riflessione la offriamo sin da subito: deve purtroppo registrarsi un debole atteggiamento del DAP e del Ministro della Giustizia nelle relazioni interne alle Amministrazioni del Comparto.

Ciò appare desumibile sia dagli effetti che la trattativa sul rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro ha prodotto,  sia dall’assenza di una soluzione immediata alle questioni da noi poste che avrebbe anche permesso la chiusura delle trattative sullo 0,99.

Peraltro, abbiamo più volte constatato come manchi nell’amministrazione l’esigenza di attivare, soprattutto in sede di rinnovi contrattuali, rapporti sinergici che tentino di interpretare in maniera univoca le esigenze dell’Amministrazione, dei suoi dipendenti in relazione alle altre Forze di Polizia.

Nella sostanza il DAP e il Ministro non hanno mai inteso confrontarsi preventivamente con le OO.SS. quando vi sono state occasioni di trattativa al Dipartimento della Funzione Pubblica. A differenza di ciò che avviene nelle altre amministrazioni.

Tutto ciò ha avuto e continua ad avere una conseguenza negativa negli equilibri tra amministrazioni, e tra quest’ultime e le Forze di Polizia del Comparto, per cui le OO.SS. ritengono quindi indispensabile un immediato momento di riflessione interna all’Amministrazione su questo tema.

Le scriventi OO.SS. sono costrette a prendere altresì atto, che malgrado l’evolversi soddisfacente delle trattative sull’A.N.Q. di Amministrazione, non vi sono le condizioni per continuare la trattativa.

Si rendono disponibili sin d’ora, alla ripresa dei lavori, a concludere l’approfondimento sulla parte normativa dell’A.N.Q. che ritengono, però, debba essere subordinata all’esito della vertenza in atto con il Governo.

Peraltro, nell’auspicio che ci si augura condiviso di una  produttiva conclusione delle trattative anzidette, nell’interesse del personale di Polizia Penitenziaria, l’impegno di fattiva collaborazione che queste OO.SS., malgrado la vertenza politica in corso, tuttora manifestano nei confronti di codesta Amministrazione, si ritiene comporti analogo impegno da parte del DAP acchè sia posto in essere ogni proficuo accertamento ed intervento del caso, per il possibile reperimento di risorse economiche aggiuntive, di carattere interno e esterno alle pertinenze dell’Amministrazione, per l’eliminazione e/o l’attenuazione di ogni futura sperequazione tra il conseguente trattamento economico accessorio del Personale del Corpo e quello degli appartenenti alle altre Forze di Polizia.

Rispetto a quanto detto, altrettanto indispensabile è, quindi, che il  DAP si faccia carico della questione posta dalle OO.SS. al Governo e che si faccia interprete presso il Ministro della Giustizia della situazione di sofferenza che stanno vivendo i 42.000 uomini e donne della Polizia penitenziaria che da Lui dipendono, in quanto ritenevano che debba essere evidente e concreto l’intervento del Guardasigilli in seno al Consiglio dei Ministri.

                  

                                                                                      

                                          

                                                             

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