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Alle Segreterie regionali e comprensoriali Fp Cgil
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Prot.n. 1009/U-FP 2003 del 1.12.2003 |
Ai delegati Fp Cgil Polizia
penitenziaria
e Comparto Ministeri DAP |
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Progetti di legge “ Pecorella e Ascierto” Riforma del Corpo di Polizia penitenziaria
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Care/i compagne/i
La Commissione Giustizia della Camera dei Deputati ha preannunciato, per i prossimi giorni, la formale audizione delle rappresentanze sindacali sui due progetti di legge ( AC 2867 e AC 971) presentati degli onorevoli PECORELLA (Forza Italia) e ASCIERTO ( Alleanza Nazionale), per una nuova riforma del Corpo di Polizia penitenziaria.
Abbiamo già avuto modo di dichiarare la nostra netta contrarietà a queste ipotesi di riforma, contrarietà che formalizzeremo davanti alla Commissione Giustizia della Camera.
Giudichiamo, infatti, tali progetti di riforma assolutamente devastanti dal punto di vista istituzionale e non risolutivi dei ben diversi, e purtroppo gravissimi, problemi che affliggono gli operatori di Polizia penitenziaria e tutto il sistema penitenziario.
Tali proposte configurano un’organizzazione fortemente squilibrata dell’Amministrazione e caratterizzano una struttura di Polizia con una forte predisposizione ai sistemi gerarchici di tipo militare.
Ciò confligge con una visione unitaria dell’Amministrazione penitenziaria che, invece, deve tendere ancor di più verso una valorizzazione concreta di tutte le componenti professionali e verso una gestione integrata delle risorse a disposizione.
La forte accentuazione delle gerarchie e degli aspetti militarizzanti contenuta in tali proposte, addirittura con la possibilità di un transito generalizzato nella Polizia penitenziaria delle figure direttive dei profili professionali del Comparto Ministeri (direttori, educatori, assistenti sociali e ragionieri) orienterebbe, in maniera drammatica, un’Amministrazione penitenziaria verso logiche che enfatizzerebbero solo gli aspetti custodiali dell’esecuzione penal-penitenziaria.
Tutto il contrario di ciò che sarebbe invece auspicabile: una conduzione organica e unitaria del sistema che investa risorse economiche ( i disegni di legge sono a costo zero), umane e professionali su programmi che realmente riqualifichino le attività degli istituti penitenziari e dei centri di servizio sociale, a partire dalla qualità del lavoro, dalla formazione professionale e dal coinvolgimento della comunità esterna sui temi del carcere.
Questi disegni di legge non migliorano le condizioni dei poliziotti penitenziari, non risolvono i loro problemi e smembrano irreversibilmente quel tessuto culturale e ideale sul quale faticosamente poggia l’equilibrio fra le esigenze di sicurezza e quelle trattamentali, intese anche nei termini di garanzia dei diritti di cui è titolare l’utenza.
Questi disegni di legge, di fatto, aprono ad uno scenario nel quale assumerebbero sempre più centralità la dimensione custodiale e la funzione direttiva di una categoria, la Polizia penitenziaria, che si separerebbe nettamente dall’istituzione carceraria, dalla sua complessità, dai suoi mandati istituzionali.
Un assetto ordinamentale, insomma, che fagociterebbe ogni livello di responsabilità e che relegherebbe a funzioni di supporto o di mera competenza tecnica ogni altra professione precarizzando, in primis, le funzioni trattamentali e rieducative.
Un intervento normativo, quindi, a nostro giudizio, da scongiurare perché condurebbe il sistema penitenziario ad una prospettiva chiusa e inadeguata alle esigenze del Paese e perché, in buona sostanza, non innalzerebbe affatto la qualità della vita e del lavoro della Polizia penitenziaria, alla quale i disegni di legge si rivolgono.
Vi terremo ovviamente informati sull’evolversi della vicenda.
p. la Fp Cgil Nazionale Comparto Sicurezza Fabrizio Rossetti
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