Camera dei Deputati

 

 

INTERPELLANZA URGENTE 2-00978

 (Sovraffollamento e carenza di personale presso gli istituti penitenziari di Parma)

 

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:

come anche sostenuto dal Direttore del DAP dottor Giovanni Tinebra recentemente e comunque in più occasioni, il grande sovraffollamento delle carceri e la carenza degli organici stanno creando molti e diversi problemi non più sopportabili per i detenuti e gli operatori:

da più parti, dalle organizzazioni sindacali di categoria così come da diverse associazioni del volontariato si evidenziano gravi problemi e disagi anche all’interno degli Istituti Penitenziari di Parma:

tali problemi sono essenzialmente determinati dalle gravi carenze di organico nelle varie categorie professionali: agenti, educatori, personale sanitario;

negli Istituti di Parma, tra Casa Circondariale e Casa di Reclusione, a fronte di una capienza ottimale di 350 persone sono presenti circa 619 detenuti, di cui circa il 50 per cento stranieri:

a Parma sono detenute oltre 40 persone con handicap fisici che richiedono particolari attenzioni e cure e sono presenti un reparto ad alto indice di sicurezza con oltre 43 detenuti ed un 41 bis con 50 detenuti, che richiedono servizi di controllo specifici (traduzioni, piantonamenti, colloqui, ecc.):

a Parma, a differenza di altri Istituti Penitenziari, pur in presenza del 41 bis non è presente un reparto specializzato GOM;

nonostante le numerose sollecitazioni nei confronti dei rappresentanti del Ministero della Giustizia e del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. la carenza di organico consta ancora di oltre 100 unità:

risulta all’interrogante che le prestazioni sanitarie sono pressoché sospese -:

se il Governo conosca la grave situazione che riguarda gli Istituti Penitenziari di Parma, più volte descritta anche sulla stampa locale:

se corrisponde al vero la notizia di una prossima apertura di un reparto per tetraparaplegici e di un reparto EIV, senza aumento degli attuali organici:

se il Governo non ritenga necessario assumere tutte le iniziative utili a superare le difficoltà sopra descritte, al fine di garantire l’espletamento di tutti i servizi di istituto e, più in generale, la stessa sicurezza del carcere.

Motta, Adduce, Bellini, Benvenuto, Bova, Capitelli, Carli, Cennamo, Fluvi, Grillino, Guerzoni, Luongo, Maran, Raffaella Mariani, Marone, Martella, Maturandi, Montecchi, Panattoni, Rognoni, Santagata, Susini, Trupia, Vigni, Zanotti, Zumino, Abbondanzieri, Battaglia, Bettini, Bimbi, Borrelli, Coluccini, Crisci, Di Serio, D’Antona, Galeazzi, Giacco, Martora, Sciacca, Carboni, Albonetti, Bielli, Bandoli.

 

 

 Stenografico Aula in corso di seduta

Seduta n. 392 di giovedì 20 novembre 2003

 

PRESIDENTE.

L’onorevole Motta ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00978

CARMEN MOTTA.

Signor Presidente, il carcere di Parma è afflitto da problemi che, in molte parti d’Italia, il nostro sistema penitenziario vive quotidianamente. Senza voler disconoscere che vi sono penitenziari più o meno vivibili, ciò che li accomuna pressoché ovunque, è, in primo luogo, il problema molto grave di sovraffollamento ed, in secondo luogo, la carenza dell’organico di polizia penitenziaria e di personale medico sanitario ed educativo. Onorevole sottosegretario, la stessa situazione si ravvisa nel carcere di Parma con alcune aggravanti significative. Infatti, quasi unico nel panorama nazionale, l’istituto penitenziario di Parma comprende: la casa circondariale, la casa di reclusione, un reparto per detenuti soggetti all’articolo 41-bis, un reparto per detenuti ad alto indice di sicurezza, l’infermeria abilitata a ricoveri e ad esami chimici e per effettuare terapie riabilitative. Ad esclusione della sezione femminile, tutte le tipologie di reclusione sono pressoché presenti.

Vorrei, al riguardo, fornire alcuni dati: a fronte di una capienza ottimale di 350 persone detenute, sono presenti 619 detenuti, con un’alta percentuale di stranieri extracomunitari. Oltre 40 detenuti sono affetti da handicap fisici; oltre 40 persone detenute si trovano nel reparto ad alto indice di sicurezza; circa 50 sono i detenuti sottoposti al regime dell’articolo 41-bis ed oltre 10 sono i detenuti paraplegici. Secondo il ministero, in questo carcere sarebbe tollerabile un numero di 685 detenuti. Per questo motivo, la situazione di Parma non è ritenuta di emergenza.

Credo sia indiscutibile che i detenuti affetti da handicap fisici richiedano particolari attenzioni e cure e che i detenuti, in regime di 41-bis, richiedano servizi di controllo specifici, particolarmente onerosi per il personale (traduzioni, piantonamenti, colloqui ed altro).

Per quanto riguarda i dati concernenti il personale, gli agenti previsti sono 479, assegnati 364, effettivi in realtà circa 320 (bisogna tenere conto di diverse decine di distacchi).. Gli educatori sono uno su sette. Tale punto di criticità è presente in altri istituti (ne sono consapevole), ma a Parma vi è davvero un punto di criticità altissima, non scalfita dai distacchi temporanei a part-time nel numero di due, avvenuti negli ultimi mesi (ricordo che il rapporto dovrebbe essere di un educatore ogni 350 detenuti). Vi è, inoltre, carenza di personale sanitario.

Insomma, questa situazione di organico così sottostimato e ridotto, comporta carichi di lavoro eccessivi, turni massacranti, mancati riposi settimanali, mancate concessione di ferie, continue richieste di prestazioni straordinarie. Vorrei fare un esempio: il nucleo traduzioni e piantonamenti nel 2002 ha eseguito 2.190 traduzioni e 730 piantonamenti all’esterno del carcere con orari che sono arrivati a punte di 15, 16 ore al giorno di lavoro.

A Parma, a differenza di altri istituti penitenziari non è presente, come è noto, il reparto specializzato Gom, (Gruppo operativo mobile), per la gestione dei detenuti soggetti a 41-bis; reparto più volte richiesto proprio per alleviare il carico di lavoro e, al contempo, per non compromettere la sicurezza interna ed esterna del carcere.

Questa è una situazione, signor rappresentante del Governo, più volte sottoposta, anche personalmente, all’attenzione del Ministero da parte dei parlamentari del territorio, che hanno incontrato anche più volte, le direzioni del carcere, anche quella regionale, che sempre si sono dimostrate peraltro disponibili ad accogliere queste denunce e che sono perfettamente consapevoli dei problemi qui richiamati - esse infatti si sono attivate presso il Ministero per trovare una soluzione. Si tratta di una situazione più volte denunciata anche da tutte le organizzazioni sindacali, sia confederali sia autonome, senza avere un significativo riscontro.

Per tutto questo interpello il Governo, insieme ad altri colleghi, per sapere se sia imminente l’apertura di un reparto tetraparaplegici e di un riparto EIV (elevato indice di vigilanza), senza l’aumento degli attuali organici. -

Da parte del personale posso assicurare che non vi è alcuna contrarietà pregiudiziale a questa apertura, ma essa non può avvenire stante l’attuale situazione, perché, al contrario, se ciò avvenisse, il carcere - e lo segnalo - , non sarebbe nelle condizioni di poter operare in modo dignitoso, nel pieno rispetto dei diritti dei detenuti e dello stesso personale di custodia. Noi ci rendiamo conto di cosa voglia dire gestire un reparto di tetraparaplegici, unico in tutta la regione, e direi nel Nord Italia, che vedrebbe un afflusso sicuramente alto, già molto più consistente di quello presente nel carcere di Parma.

Senza risorse aggiuntive adeguate, dal punto di vista professionale, ai nuovi compiti di istituto, credo si porrebbero le condizioni per non garantire a tutti questi servizi di istituto previsti, rischiando di compromettere la stessa sicurezza del carcere.

PRESIDENTE.

Il sottosegretario di Stato per la giustizia, onorevole Valentino, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE VALENTINO, Sottosegretario di Stato per la giustizia.

Signor Presidente, onorevoli colleghi, con riferimento all’interpellanza presentata dall’onorevole Motta, faccio presente che nella città di Parma esistono due istituti penitenziari: la casa circondariale, avente una capienza tollerabile di 310 posti e una presenza di detenuti, alla data del 14 novembre 2003, di 277 soggetti e la casa di reclusione, avente una capienza tollerabile di 357 posti e una presenza di detenuti, sempre al 14 novembre scorso, di 299 soggetti.

Presso la casa di reclusione sono istituite le sezioni destinate alla custodia di detenuti ad alta sicurezza, di quelli sottoposti al regime previsto dall’articolo 41-bis, secondo comma, dell’ordinamento penitenziario, di quelli congiunti, dei collaboratori della giustizia e dei cosiddetti protetti, dei minorati fisici, dei disabili e dei semiliberi; nella casa circondariale è istituita la cosiddetta sezione protetti.

Per quanto riguarda l’istituzione di nuovi circuiti penitenziari presso la casa di reclusione di Parma, di recente è stata prevista l’istituzione, all’interno della sezione 3-A di una sezione per detenuti ad elevato indice di vigilanza, con lo scopo di recuperare spazi da destinare a tali categorie e di suddividere i detenuti presenti nell’istituto secondo criteri omogenei, che consentano un migliore utilizzo delle varie sezioni. L’omogeneizzazione dei circuiti, al contempo, consentirà un impiego più organico del personale.

Per quanto riguarda la presenza di polizia penitenziaria appartenente al Gruppo operativo mobile, non è stata prevista la necessità dell’istituzione di apposito reparto, né ciò è stato chiesto dalle varie autorità dirigenti che nel tempo hanno retto l’istituto, poiché vi è una riconosciuta ed elevata professionalità del personale di polizia penitenziaria in servizio presso l’istituto, che ha consentito di non distogliere unità del corpo del Gruppo operativo mobile dai molteplici e delicati impegni in atto e gravanti su di esso.

Per quanto concerne la presunta sospensione delle prestazioni sanitarie presso gli istituti penali di Parma, si ritiene opportuno indicare preliminarmente, in modo sintetico, gli interventi svolti dal dipartimento dell’amministrazione penitenziaria in materia di assistenza sanitaria su tutto il territorio nazionale, uno sforzo diretto a predispone in tutti gli istituti penitenziari un servizio sanitario che, tenuto conto delle risorse disponibili, potesse garantire un’assistenza sanitaria conforme ai principi costituzionali che tutelano la salute di ogni individuo come diritto inviolabile.

In particolare, si è provveduto a classificare gli istituti penitenziari in tre livelli, a ciascuno dei quali corrisponde uno specifico modello organizzativo di assistenza sanitaria, individuato mediante il criterio del numero di detenuti presenti e precisamente: strutture sanitarie di primo livello, strutture sanitarie di secondo livello e strutture sanitarie di terzo livello, costituite dai centri clinici dell’amministrazione penitenziaria che sono in grado di affrontare le necessità medico-chirurgiche anche di elevato livello, avendo a disposizione strumenti diagnostici elevati.

Nell’anno in corso è stato inviato ai provveditori ed alle direzioni un documento di programmazione contenente le linee guida relative alle varie articolazioni del sistema. In particolare, si è intervenuti sulla medicina specialistica, prevedendo il mantenimento di branche della medicina e di settori specialistici effettivamente necessari in relazione ai livelli di assistenza già definiti in precedenza. Nel caso specifico dell’istituto di Parma, sede di centro clinico, si sono in primo luogo salvaguardati quei settori specialistici deputati alla cura dei soggetti diversamente abili presenti nell’istituto. Per tali detenuti è stata avviata da tempo la realizzazione di strutture di assistenza di primo livello - come l’istituto di Bari, i cui lavori sono quasi ultimati, ed altre sedi già individuate per soggetti non autosufficienti - e strutture di livello intermedio per disabili autosufficienti. Ciò consentirà l’osservanza del principio della territorializzazione della pena, anche per quei soggetti che altrimenti devono essere assegnati ad una delle sedi attrezzate alla cura e all’assistenza delle minorazioni fisiche.

Proprio per garantire un servizio fondamentale per i disabili ospitati nell’istituto di Parma - il cosiddetto servizio tecnico-sanitario della terapia della riabilitazione nei confronti dei detenuti affetti da paraplegia - il DAP, a causa delle difficoltà a reperire professionisti in tale settore e in considerazione delle particolari esigenze, ha autorizzato l’aumento del compenso orario per gli atti e gli interventi di particolare impegno professionale, in analogia con quanto previsto dal servizio sanitario nazionale. Con nota 29 settembre 2003, si è ribadita l’autorizzazione ad un ulteriore aumento, nell’ambito di una più ampia rivalutazione del compenso del personale tecnico infermieristico.

Relativamente alla struttura sanitaria degli istituti di Panna, si fa presente che il centro clinico è chiuso per lavori edilizi dal 22 dicembre 2002 e che ne è prevista l’imminente riapertura. Inoltre, è in fase di ultimazione il completamento del reparto di primo livello destinato ad accogliere i detenuti disabili che allo stato sono assistiti in altri reparti di quella sede all’uopo attrezzati Va in conclusione ribadito che il DAP, oltre al budget iniziale sul capitolo 1.764 di euro 4 milioni 566 mila e 500, da destinare all’assistenza sanitaria nell’ambito della regione, ha assegnato al provveditorato dell’Emilia Romagna integrazioni dì fondi per euro 325 mila, euro 623 mila e 500 ed euro 61 mila, per un totale di 5 milioni e 576 mila euro, per garantire in via prioritaria l’operatività del centro clinico di Parma.

Quanto alla lamentata carenza di organico presso gli istituti penitenziari - di Parma, in particolare -, si segnala che sono in corso procedure finalizzate a ripianare le carenze del personale di polizia penitenziaria presso la suddetta sede, con riferimento sia alle assegnazioni del personale di leva attualmente impegnato nel settantaseiesimo corso di formazione per agenti ausiliari, previste per la fine dell’anno in corso, sia agli esiti dell’interpello nazionale bandito per favorire la mobilità del personale già in servizio dalle sedi del sud Italia verso quelle del nord.

PRESIDENTE.

L’onorevole Motta ha facoltà di replicare

CARMEN MOTTA.

Signor Presidente, signor sottosegretario, mi aspettavo una risposta di questo genere, perché, in qualche modo, lei ha ripercorso la politica del Ministero, in particolar modo in questo ultimo anno e mezzo. Ha sdoppiato qualche numero, ma, sostanzialmente, se ricomponiamo i numeri che ho citato, solo quelli.

Per quanto riguarda il Gom, devo precisarle che, a me personalmente, non risulta che non sia mai stata avanzata una richiesta. E stata presentata una richiesta da parte della direzione del carcere di Parma. Si chiedeva al Ministero di prevedere la possibilità di inviare questo nucleo specializzato. Prendo atto che il carcere di Parma sarà tenuto in considerazione per quanto riguarda i prossimi

eventuali aumenti di organico al fine di far fronte alle carenze da me segnalate ma, in qualche modo, anche recepite (vedremo se, a queste promesse, in questo caso, si darà coerente conseguenza). Mi pare di capire che, in sostanza, con un aumento di compenso orario, si intenda far fronte all’apertura di nuovi reparti, in particolare di quello per paraplegici; si valuterà, in un secondo momento, l’invio di personale specializzato adeguato a gestire e sostenere questo nuovo reparto. Onorevole sottosegretario, spero che, a questi annunci, si dia una coerente applicazione perché, finora, di promesse al personale di polizia penitenziaria degli istituti penitenziari di Parma ne sono fatte molte. Più volte, è stato chiesto di attendere, di pazientare, dichiarando che non c’è emergenza Mi auguro che le sue parole possano rassicurare lo stesso personale, in attesa che venga dato corso a quanto lei ha dichiarato.

Sono insoddisfatta perché, su alcune precise questioni, lei ha risposto ma differendo i termini della questione. Volevo farle presente che alcune funzioni all’interno del carcere (lei lo sa benissimo) non possano essere svolte dagli agenti perché la sostituzione in funzioni proprie di altre figure - come temo che avverrà anche in questo caso - da parte degli agenti di polizia penitenziaria crea inevitabilmente una situazione di stress, di conflitto non voluto ma inevitabile. Sappiamo tutti, infatti, che in un mondo delicato quale quello di un istituto di pena, le relazioni interpersonali non sono scontate, vanno costruite con pazienza, con competenza, ma hanno soprattutto bisogno di certezze. No so se, da questo punto di vista, una mera monetizzazione per la richiesta di un impegno ulteriore così gravoso, riesca e se riuscirà a rispondere a quanto ho ricordato, ossia che le relazioni hanno bisogno di certezze e di competenze specifiche e non, invece, della presenza di personale che deve corrispondere a tutte le esigenze di un luogo particolare quale quello di un carcere. Solo così, credo, si possa assolvere alle funzioni di cui ho parlato precedentemente. Credo che, al contrario, si rischi di inasprire le situazioni di tensione assolutamente già esistenti da parte dei detenuti che non vedono riconosciuti e praticati i propri diritti. Lei non ha fatto alcun cenno alla mancanza degli educatori.

Lei sa cosa vuol dire non avere l’educatore disponibile: vuol dire vedere differita la possibilità di incontrare il magistrato e tutta una serie di questioni relative soprattutto ai piccoli diritti quotidiani, che non vengono garantiti al detenuto; per il personale di custodia, vuol dire non poter svolgere il proprio ruolo con quella tranquillità e con quella possibilità di vedere riconosciute al meglio anche le singole personali professionalità esistenti.

Se, in questo caso, in un carcere come quello di Parma, tali professionalità hanno dato il meglio di se stesse, ciò è da ascrivere a quel senso di responsabilità che ha fatto sì che, fino ad ora, momenti di tensione anche molto alta non sfociassero in motivi di protesta più gravi. Grazie.