l’Unità

giovedì 29 settembre 2005

 

«Carceri sovraffollate e fuori controllo»: parola di «guardie»

Ieri doppia festa della polizia penitenziaria: da una parte Castelli, dall’altra gli agenti. Che protestano: “Senza fondi siamo allo sbando”

 

di Maura Gualco / Roma

Pochi passi tra la piazza del Colosseo e piazza S. Apostoli, ma se nella prima il governo festeggia il Corpo di polizia penitenziaria, nella seconda la stessa polizia penitenziaria manifesta contro il governo. Non male come paradosso. Bandiere, striscioni, fischietti di circa mille persone, giunte da tutta Italia, hanno colorato ieri piazza SS.Apostoli prima e largo Chigi poi, per denunciare il degrado in cui sta scivolando l’amministrazione penitenziaria. Presenti i 5 sindacati maggiori: Cgil, Cisl, Uil, Sag-Unsa e Osapp. «Non abbiamo nulla da festeggiare» dicono i rappresentanti sindacali, «ecco perché siamo qui e non al Colosseo. Le rivendicazioni sono precise: misure urgenti per il sovraffollamento; indulto e amnistia che possano decongestionare le carceri dove attualmente ci sono sessantamila detenuti. Ma non solo. Protestano contro il disegno di legge Cirielli altrimenti detto salvaPreviti.

Perché? «Con questo disegno di legge i recidivi non possono accedere alle misure alternative al carcere - spiega Fabrizio Rossetti, responsabile della Fp-Cgil - rendendo le celle ancora più intasate». E non è tutto. «Con le ultime evasioni - spiegano gli agenti - abbiamo appurato

che non funzionavano nè le telecamere, né i sistemi di antiscavalcamento giacché le risorse per la manutenzione sono state tagliate. Così come sono state tagliate quelle per gli straordinari (facciamo circa 50-60 ore di straordinario al mese) e  per le missioni di traduzioni di detenuti». Per i 60.000 prigionieri ci sono 42mila agenti penitenziari, di cui 10mila, spiegano, occupati in posti amministrativi (sede del ministero), senza che nelle carceri vengano sostituiti. Intanto in piazza i manifestanti continuano ad aumentare. Si fanno sentire. fischietti, megafoni e slogan scandiscono la mattinata. Ogni tanto si alternano rappresentanti del centro-sinistra che scendono dal palazzo del parlamento a portare la loro solidarietà. Qualcuno urla lo stesso nonostante le simpatie politiche: «fatti non parole»; «basta campagne elettorali». Gli insulti più pesanti vengono rivolti contro il ministro della Giustizia, Roberto Castelli.”Ha tagliato gli stanziamenti previsti per la sanità penitenziaria e per l’attività di trattamento - spiega Rossetti - e i suoi progetti per la costruzione di nuove carceri sono falliti”. Le guardie chiedono un aumento di organico di almeno 3mila persone in più. «Il ministro vuole più istituti ma con quali agenti li fa funzionare», chiede l’Osapp. Con gli agenti manifestano anche gli educa tori e gli assistenti sociali. 500 i primi e circa mille i secondi sparsi per tutta la penisola, sono coloro che si occupano di favorire il reinserimento socio-lavorativo dei condannati attraverso le misure alternative che sono in tutto 53mila. «Siamo pochissimi per molte persone da segui re - dice un’assistente sociale che preferisce l’anonimato - soltanto a Roma siamo 47 con una pianta organica del ministero che ne prevede 81. Non ce la facciamo a seguite tutti, sicché è diventato difficile accedere alle misure alternative». Con la conseguenza che il condannato invece di uscire e lavorare all’esterno nei tempi di legge, resta in carcere fino alla fine della pena. Ritrovandosi poi per strada più incattivito e senza lavoro: requisiti fondamentali per ritornare a delinquere.