SENATO DELLA REPUBBLICA

 

 

 

 

(AUDIZIONE DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, SEN. ROBERTO CASTELLI)

 

 

(3614) Bilancio di previsione dello Stato per l' anno finanziario 2006 e bilancio pluriennale per il triennio 2006 - 2008  

- Tab. 5 Stato di previsione del Ministero della giustizia per l'anno finanziario 2006 

(3613) Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2006)

(Rapporto alla 5a Commissione. Esame congiunto e rinvio)

Riferisce congiuntamente sui disegni di legge in titolo il relatore designato, senatore GRILLOTTI (AN) .

Si sofferma preliminarmente sullo stato di previsione del Ministero della giustizia, sottolineando che le risorse ivi previste sono assegnate, ai fini della gestione, ai cinque centri di responsabilità amministrativa intorno ai quali è articolata la nuova struttura organizzativa del Ministero della giustizia e che sono: Gabinetto del Ministro, Affari di giustizia, Organizzazione giudiziaria, Amministrazione penitenziaria, Giustizia minorile.

            Lo stato di previsione in euro del Ministero della giustizia per l'anno 2006 prevede un quadro finanziario che, in termini di competenza, stanzia 7.315,7 milioni di euro, di cui 7.040,2  di parte corrente - pari al 96,2 per cento delle spese finali del Ministero- e 275,4 in conto capitale - pari al 3,7 per cento.

Complessivamente, rispetto alle previsioni assestate per il 2005 (7.416,2 milioni di euro) la diminuzione è pari al 1,3 per cento (100,5 milioni di euro), risultante dalla compensazione tra variazioni in aumento e variazioni in diminuzione delle previsioni di spesa delle singole unità previsionali di base.

Tale diminuzione è dovuta in gran parte al decremento delle spese dell'unità previsionale "Affari di giustizia" pari a 369 milioni di euro, in parte compensata dalle variazioni proposte in aumento per 46,7 milioni di euro per l'unità previsionale "Organizzazione giudiziaria" e per 216 milioni per l'amministrazione penitenziaria.

Dall'analisi dei bilanci statali per gli anni 1995-2005 risulta che la percentuale delle spese del Ministero della giustizia in rapporto alle spese finali dello Stato è progressivamente aumentata passando dall’1,1 per cento del bilancio 1995 all'1,3 per cento dei bilanci 1996-1999, all’1,4 per cento del periodo 2000-2002 fino all’1,65 per cento del bilancio 2004. Il bilancio assestato 2005 e quello a legislazione vigente per il 2006 presentano invece un lieve arretramento su tale ultimo dato, attestandosi rispettivamente sull'1,55 per cento e 1,58 per cento.

Il relatore Grillotti prosegue poi mettendo a raffronto le risorse messe a disposizione dei cinque centri di responsabilità amministrativa per l'anno finanziario 2006 con quelle del bilancio assestato per il 2005.

Le risorse attribuite al Centro di responsabilità "Gabinetto e uffici di diretta collaborazione all'opera del Ministro" ammontano a 180,5 milioni con una diminuzione di 1,8 milioni di euro rispetto all’assestamento 2005, mentre quelle assegnate agli "Affari di giustizia" sono pari a 649,7 milioni di euro. Le previsioni assestate per il 2005 recavano 1.018,7 milioni di euro, pressoché integralmente imputabili a spese correnti; si propone pertanto una notevole diminuzione pari a 369,3 milioni di euro (di sole spese correnti) motivata, per la gran parte, dalla eliminazione dello stanziamento del capitolo 1363,  in relazione alla cessazione dell'onere recato dall'articolo 1, comma 566, della legge finanziaria 2005 per l'estinzione delle anticipazioni per spese di giustizia effettuate da Poste s.p.a. per gli esercizi pregressi  (-373,5 milioni) e dalla diminuzione di 101 milioni del capitolo 1361 destinato alla medesima finalità. L'oratore ricorda, a tale riguardo, che l'articolo 12 della legge finanziaria per il 2006 provvede ad istituire un Fondo presso il Ministero dell'economia destinato a far fronte all'estinzione dei debiti pregressi contratti con enti, società ecc. dotato di 200 milioni per l'anno 2005 e i successivi in relazione a spese di giustizia derivanti dalle anticipazioni effettuate da Poste s.p.a nell'anno 2004 (ivi comprese le anticipazioni per compensi alla magistratura onoraria come risulta dall'allegato 1 del disegno di legge finanziaria).

       Per quanto riguarda il centro di responsabilità "Organizzazione giudiziaria"la previsione si cifra in 3.532,5 milioni di euro, in aumento sulle  previsioni assestate di 46,7 milioni di euro. Nell’ambito della complessiva dotazione di parte corrente, la parte preponderante degli stanziamenti (3.088,9 milioni di euro) di tale centro di spesa è costituita dalle spese di funzionamentoche rivestono in gran parte carattere di obbligatorietà in ragione dell’incidenza degli oneri per il personale in servizio presso l’apparato giudiziario centrale e periferico; la parte restante delle risorse è destinata al funzionamento e al potenziamento delle strutture giudiziarie e costituisce l’unica parte di spesa su cui può esercitarsi l'azione discrezionale dell’amministrazione. Le spese per stipendi e altri assegni fissi al personale delle cancellerie e segreterie giudiziarie (41.398 unità in servizio al 31 dicembre 2005) sono valutate pari a 951,6 milioni di euro (allegato 15). Per quanto concerne più in particolare le spese per il personale di magistratura, l’allegato n. 14 alla tabella 5 indica presuntivamente in servizio, alla data del 31 dicembre 2005, 9.230 magistrati per i cui stipendi e assegni fissi sono stanziati 1.028,9 milioni di euro (capitolo 1400), con una variazione in aumento di 151,8 milioni rispetto all'assestato 2005. Nel bilancio dello scorso anno l'analogo allegato indicava il numero dei magistrati in servizio alla data del 31 dicembre 2004, in 8.632.

Per il Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria sono previsti 2.802,7 milioni di euro. Le previsioni assestate per il 2005 recavano 2.586,6 milioni di euro (2.535,7 di parte corrente e 50,9 in conto capitale); rispetto a tali previsioni si evidenzia un aumento di 216 milioni. Anche le risorse assegnate al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria sono prevalentemente assorbite dalle speseper stipendi e retribuzioni del personale (2.266 milioni) che registrano un incremento pari a 193 milioni di euro rispetto alle previsioni assestate 2005 in applicazione della legge 27 luglio 2005, n. 154 di delega al Governo per la disciplina della carriera dirigenziale penitenziaria. Per quanto concerne la consistenza del Corpo di polizia penitenziaria, l’allegato n. 17 allo stato di previsione del Ministero indica in 43.694 le unità di personale presumibilmente in servizio al 31 dicembre 2005, quantificando in 1.210,3 milioni di euro le relative spese per stipendi (capitolo 1601). Il personale civilein servizio presso il Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria alla stessa data, indicato nell’allegato n. 16, ammonta presuntivamente a 7.585 unità per una spesa retributiva di 203 milioni di euro (capitolo 1600).

Si ricorda inoltre che sono gestite dal Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria. le risorse destinate alla sanità penitenziaria. Tali risorse, iscritte al capitolo 1764 (Organizzazione e funzionamento del servizio sanitario e farmaceutico)dell'unità previsionale di bilancio 4.1.2.1, nel bilancio assestato per il 2005 ammontavano a 97 milioni di euro che nel bilancio di previsione per il 2006 viene incrementato di 2 milioni di euro, elevando la dotazione a 99 milioni.

            Nell’ambito della stessa unità previsionale di bilancio, ulteriori fondi per un importo di circa 5 milioni di euro per il 2006 sono destinati agli interventi in favore dei detenuti tossicodipendenti e affetti da HIV (capitolo 1768).

            Il quinto centro di responsabilità "Giustizia minorile" è destinatario di risorse pari a 150,3 milioni di euro che messe a raffronto con le previsioni assestate per il 2005 (142,8 milioni di euro  di cui 140,5 di parte corrente e 2,3 in conto capitale registrano  un aumento di 7,5 milioni).

            Le risorse gestite dal centro sono prevalentemente destinate a spese di funzionamentoper lo più di natura obbligatoria, in quanto rappresentate dagli oneri per le retribuzioni del personale.

            Dopo aver analizzato l’articolazione delle spese del dicastero attraverso la ricognizione delle "funzioni-obiettivo" che rappresentano una chiave di lettura e di valutazione del bilancio dal punto di vista delle finalità che l’amministrazione intende perseguire mediante le risorse ad essa assegnate, il senatore Grillotti si sofferma sull'ammontare dei residui e sulle autorizzazioni di cassa sottolineando, riguardo ai primi, il lorocarattere assolutamente provvisorio e un decremento dei resti per 485,1 (1.987,5 rispetto 1.502,4) che testimonia una positiva tendenza di regresso nella formazione dei residui.

            In conclusione della illustrazione del bilancio, ricorda quindi che, annesso allo stato di previsione del Ministero della giustizia risulta il bilancio di previsione dell'Amministrazione degli Archivi notarili che presenta un quadro previsionale di entrata e di spesa in pareggio per un ammontare di 437,9 milioni di euro. Rispetto alle previsioni di bilancio assestato per il 2005 si registra un decremento di 44,9 milioni di euro.

            Il senatore Grillotti passa quindi ad illustrare le parti del disegno di legge finanziaria di competenza della Commissione giustizia procedendo dapprima ad un esame della parte tabellare e quindi alle disposizioni normative.

            Per quanto riguarda la prima, si limita a rilevare l'assenza di accantonamenti di fondi speciali per spese di parte corrente e di investimento predisposti per la copertura di iniziative legislative che si prevede saranno approvate nel corso dell'anno di cui alle tabelle A e B.

Passando successivamente alla parte dispositiva del disegno di legge finanziaria, il senatore Grillotti si sofferma sul comma 3 dell'articolo 31. Si tratta di una disposizione volta, secondo la relazione illustrativa, a contenere le spese per indennità di missione a favore dei magistrati nei casi di trasferimento di sede, tenuto conto dell'ampia estensione dell'istituto venutasi a determinare. In particolare, l'articolo 13 della legge n. 97 del 1979 come modificato dall'articolo 4 della legge 133 del 1998 dispone la corresponsione dell'indennità prevista in tale disposizione ai magistrati trasferiti d'ufficio in sedi per le quali non hanno proposto domanda, anche se hanno manifestato il consenso o la disponibilità. Se  da un lato risulta chiara l'innovazione recata dal comma 3 nel senso di sopprimere l'indennità di missione sopra richiamata, equiparando la disponibilità o il consenso alla domanda di trasferimento (per la quale non spettano emolumenti aggiuntivi), non appare altrettanto evidente l'ambito e la decorrenza della sua applicazione: se cioè essa debba essere applicata a decorrere dal 1 gennaio 2006 solo ai trasferimenti verificatisi successivamente o, se, trattandosi di interpretazione autentica, produca effetti retroattivi nei confronti di quei magistrati che, antecedentemente  all'entrata in vigore della legge finanziaria, hanno già dichiarato la propria disponibilità al trasferimento, in considerazione della suddetta indennità, e sono stati successivamente trasferiti, e, in quest'ultima ipotesi, se ciò avvenga con riferimento solo ai ratei ancora da corrispondere o con riferimento anche a quelli già corrisposti.

Il relatore richiama infine l'attenzione sull'articolo 43 il quale dispone che con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri sono aggiornati gli importi fissi delle sanzioni pecuniarie, anche penali, da cui ci si attende una maggiore entrata non inferiore a 100 milioni per il 2006 e 200 milioni a decorrere dal 2007. A tale riguardo si chiede se la soluzione prospettata possa implicare problemi di compatibilità con il principio di legalità delle pene anche alla luce degli orientamenti della giurisprudenza costituzionale in materia.

            Ha la parola il senatore CAVALLARO (Mar-DL-U)  il quale sottolinea in linea generale come le decurtazioni operate sulle poste del bilancio del Ministero della giustizia, al pari di quanto viene effettuato sull'insieme delle dotazioni finanziarie della pubblica amministrazione, denotino inequivocabilmente un'assenza di politica economica da parte del Governo.

Infatti, cosi come è già avvenuto con la cosiddetta regola del due per cento - quale limite di incremento delle spese dei ministeri disposta durante lo scorso anno - il Governo  insiste anche quest'anno nel perseguire un obiettivo non condivisibile non tanto e non solo dal punto di vista quantitativo quanto, soprattutto, dal punto di vista dell'efficacia e della qualità della spesa.

A nessuno sfugge infatti che il funzionamento del settore giustizia costituisca una sorta di parametro sul quale misurare complessivamente il livello di efficienza del sistema Paese nei confronti delle attese dei cittadini. Ebbene, il cosiddetto debito giudiziario continua ad attestarsi su livelli sempre più intollerabili, se si assumono i dati più recenti sul numero dei procedimenti civili e penali che ammontano a circa 9 milioni rispetto ai quali la macchina giudiziaria, costantemente depotenziata di mezzi e risorse umane, non riesce a fare fronte. E allora sarebbe stato lecito attendersi misure straordinarie, sostenute almeno inizialmente da adeguate risorse aggiuntive in grado di eliminare l'arretrato.

I dati di bilancio confermano, al contrario, l'assenza di qualsivoglia intenzione di procedere in questa direzione, anzi, con ogni probabilità le scarse risorse previste finiranno per aggravare una situazione che pesa ormai non soltanto sugli operatori della giustizia, ma soprattutto sui cittadini.

Conclusivamente, nel preannunciare il voto contrario sulla manovra finanziaria all'esame, il senatore Cavallaro, esprime, più in particolare, la sua più viva preoccupazione su taluni definanziamenti di spese per investimenti relativi all'edilizia penitenziaria e giudiziaria, così come deve esternare delusione per il mancato successo delle norme varate nel corso di questa legislatura volta ad agevolare e snellire, tramite il leasing finanziario, la costruzione di nuovi istituti penitenziari.

Interviene successivamente il senatore ZANCAN (Verdi-Un)  per preannunciare il suo voto contrario ai documenti di bilancio all'esame che, per come delineati dalla Tabella n. 5 e nelle parti di competenza della legge finanziaria con specifico riferimento al settore giustizia, rischiano di compromettere seriamente anche il normale funzionamento della macchina giudiziaria.

Il settore giustizia è configurabile infatti quale servizio essenziale dovuto dallo Stato ai cittadini e non tollera, così come può accadere per altri settori, nessuna forma di privatizzazione, mentre è innegabile che dalla frequentazione sul territorio degli uffici giudiziari che emerge una preoccupante serie di carenze umane e strumentali che  rendono il servizio inefficace.

Sottolinea infine più in particolare le sofferenze della giustizia penale, della situazione dei penitenziari italiani e gli intollerabili ritadi nei pagamenti degli onorari dei difensori d'ufficio che rischiano seriamente di compromettere questa tutela a favore delle fasce più deboli della società.

Il senatore LEGNINI (DS-U)  pone in rilievo come i cospicui tagli alla spesa del Ministero presenti nel bilancio a legislazione vigente, rispetto agli stanziamenti dell'anno scorso risultino in concreto ancora più significativi se si considera che nel predetto bilancio sono incluse anche le risorse necessarie per l'attuazione dei decreti delegati in materia di ordinamento giudiziario e in materia di riforma della dirigenza penitenziaria.

Al dato di bilancio deve poi essere aggiunta la manovra di riduzione delle poste per i consumi intermedi operata con la legge finanziaria che, a suo avviso, è di tale entità da rischiare di compromettere persino l'ordinaria attività del settore giustizia.

Il Governo persiste, anche quest'anno, nella illusione di ottenere riduzioni di spesa agendo su tagli indiscriminati di spese per lo più incomprimibili, non avendo il coraggio di agire sul momento genetico della spesa che, una volta autorizzata, difficilmente può essere compressa a meno che non si intenda fare un'operazione puramente contabile che però determina inevitabilmente effetti negativi sui bilanci futuri.

Il giudizio negativo della sua parte politica è determinato altresì dalla evidente mancanza di progettualità e di indirizzi nell'azione amministrativa testimoniata dal modo con il quale si ignorano i problemi del personale, dell'adeguamento informatico degli uffici, nonché del pianeta penitenziario.

Ha poi la parola il senatore BUCCIERO (AN)  il quale, ricordato come in maniera rituale le minoranze parlamentari in Commissione siano indotte a criticare i rispettivi ministri per non essere stati capaci o di resistere alle decurtazioni di risorse o di non aver implementato quelle in essere, sottolinea invece come il raffronto con la manovra complessiva sulle pubbliche amministrazioni testimoni il buon lavoro condotto dal Ministro Castelli nell'aver assicurato al suo dicastero dotazioni finanziarie che di poco si discostano da quelle risultanti dal bilancio del 2005.

E' poi sua convinzione che un'attenta gestione amministrativa può determinare maggiori di risorse a vantaggio di un migliore funzionamento della struttura; in particolare occorre in tutta evidenza trovare il modo per intervenire, dal punto di vista delle conseguenti implicazioni finanziarie, sulla discrezionalità con quale la magistratura può disporre intercettazioni telefoniche che, con i relativi costi, sfuggono a qualsiasi controllo di spesa, se non a consuntivo, così come occorre por mano ad una radicale modifica delle disposizioni in materia di edilizia giudiziaria. La frequente incapacità degli enti locali, ai quali compete con pagamento da parte dello Stato la progettazione, realizzazione e manutenzione degli immobili giudiziari, di assicurare la piena funzionalità degli stessi, impone l'assunzione da parte del Ministero dell'intera questione.

Conclusivamente ed anche in considerazione della preponderante parte di spesa corrente di natura obbligatoria prevista nello stato di previsione del Ministero, il giudizio della sua parte politica non può che essere positivo.

            Il senatore DALLA CHIESA(Mar-DL-U), dopo aver sottolineato come il Ministero della giustizia non sia stato l'unico ad aver risentito di taluni eventi imprevedibili, essendo sufficiente, ad esempio, pensare ai maggiori costi che fanno carico al Ministero dell'interno in conseguenza della crescita degli oneri connessi alla tutela dell'ordine pubblico, evidenzia la palese contraddizione che si rinviene nell'azione del Governo che, da un lato, ha indicato la giustizia tra le sue priorità,  impegnando il Parlamento nel corso della legislatura in numerose iniziative normative in un quadro di costante emergenza e, dall'altro, ha operato invece restrizioni significative quanto incomprensibili sui relativi stanziamenti di spesa. Emerge con evidenza come i problemi più volte rappresentati dallo stesso Ministro, quali quelli della inadeguatezza dell'edilizia penitenziaria e dell'inefficenza dell'amministrazione della giustizia, non sono stati affrontati dall'attuale maggioranza con strumenti normativi adeguati e con quelle risorse finanziarie che sarebbero state necessarie. Ne deriva quindi che il Governo non ha dato quella risposta alla domanda di giustizia che i cittadini attendono, non apparendo convincente l'indicazione dei magistrati, da più parti addotta, come i soli responsabili anche con riferimento alle ingenti spese per intercettazioni telefoniche. Constata poi come si sia dedicata poca attenzione al problema della  efficienza del sistema giustizia, sottolineando, in particolare, l'assenza di proposte normative valide sul versante della valorizzazione delle misure alternative alla detenzione suscettibili invece, a suo avviso, di costituire l'unico rimedio effettivo al problema del sovraffollamento delle carceri.

Dopo un breve intervento del MINISTRO - che ricorda come ben quarantamila siano i soggetti già oggi ammessi alle misure alternative alla detenzione - il senatore DALLA CHIESA (Mar-DL-U)  stigmatizza ancora una volta la responsabilità politica del Governo che, pur indicando la giustizia fra le emergenze del Paese, non ha poi coerentemente provveduto a predisporre strumenti finanziari e normativi adeguati alla gravità dei problemi.

Il PRESIDENTE dichiara chiusa la discussione generale.

Il relatore GRILLOTTI (AN)  richiama l'attenzione sulle previsioni assestate per l'anno in corso dalle quali emergerebbe come il taglio operato nel bilancio a legislazione vigente per l'anno 2006 sia dell'ordine dell'1,3 per cento rispetto a quanto si è effettivamente speso e non legittimi quindi le critiche e gli allarmismi sollevati dai rappresentanti dell'opposizione. Anche se è innegabile che i problemi del settore giustizia avrebbero meritato maggiori risorse occorre tenere conto del più ampio quadro economico complessivo che rende ineludibili sacrifici anche in tale ambito. Conclude quindi il suo intervento, invitando peraltro ad una maggiore efficienza nella capacità di spesa che, pur notevolmente cresciuta nel corso della legislatura, non consente ancora di utilizzare al meglio le risorse disponibili.

Il ministro CASTELLI richiama, in via generale, l'attenzione sull'evoluzione dei dati riguardanti gli stanziamenti previsti per il Ministero della giustizia nel periodo compreso fra il 1995 e oggi, sottolineando al riguardo come i Governi succedutesi nel corso di questo arco di tempo abbiano tutti contribuito ad un progressivo incremento degli stanziamenti in questione, grazie al quale l'ammontare delle risorse destinate al settore della giustizia è aumentato passando dall'1,1 per cento all'1,58 per cento in termini relativi rispetto al bilancio dello Stato e, in termini assoluti, passando da circa 4 miliardi di euro a oltre 7 miliardi di euro. L'andamento dei dati sopra richiamati evidenzia un incremento progressivo e costante che ha registrato peraltro in alcuni anni degli aumenti particolarmente significativi dovuti a circostanze eccezionali, come ad esempio il trasferimento, nella seconda metà degli anni novanta, dal Ministero dell'interno al Ministero della giustizia delle funzioni in materia di traduzione di detenuti ovvero ancora, due anni fa, l'inserimento nel bilancio del Ministero di uno stanziamento di considerevole entità per l'estinzione delle posizioni debitorie del Ministero stesso nei confronti delle poste italiane. Il Ministro sottolinea come sia necessario non tener conto di questi fattori contingenti per valutare il reale andamento dei dati relativi al predetto bilancio che, seguendo tale impostazione, risultano appunto costantemente in aumento per quanto riguarda il loro rapporto in termini percentuali con il bilancio dello Stato e risultano invece aver subito solo una leggera diminuzione in valore assoluto confrontando i dati di competenza del bilancio per il 2005 (pari a 7 miliardi e 367 milioni di euro) con quelli previsti per il bilancio a legislazione vigente per il 2006 (pari a 7 miliardi e 315 milioni di euro). A quest'ultimo proposito va evidenziato come l'azione dei Governi succedutesi negli ultimi 10 anni abbia portato la quota del bilancio dello Stato destinata al settore della giustizia su livelli comparabili a quelli previsti negli altri stati europei. Proprio per tale ragione, nella redazione della manovra di bilancio per il 2006, il Ministero della giustizia, pur risultando interessato dagli interventi di riduzione della spesa in misura assai minore di altri ministeri, è stato chiamato a fornire un contributo ad una generale politica di contenimento della spesa pubblica che ha implicato in termini generali una riduzione del volume complessivo della stessa nel bilancio dello Stato e che spiega quella leggera diminuzione in valore assoluto degli stanziamenti cui si è prima fatto riferimento. Il tutto poi ovviamente va inserito in un contesto generale in cui non solo i Governi espressione dell'attuale maggioranza, ma anche quelli precedenti, hanno dovuto confrontarsi con un debito pubblico di proporzioni impressionanti, rispetto al quale la maggioranza di centro-destra rivendica con orgoglio il fatto di essere riuscita a contribuire alla diminuzione del rapporto percentuale fra debito pubblico e prodotto interno lordo, negli anni dell'attuale legislatura, senza alcun aumento della pressione fiscale.

            Il Ministro rileva poi, per quanto concerne più specificamente il funzionamento della macchina giudiziaria, come complessivamente il sistema si collochi oggi in una posizione di equilibrio riuscendo all'incirca a smaltire un numero di procedimenti equivalente al numero dei procedimenti sopravvenuti e, senza che con ciò si voglia negare l'indubbio problema rappresentato dalla considerevole massa dell'arretrato, va però evidenziato come vi siano segnali - seppur limitati - nel senso di una diminuzione di quest'ultima. L'attuale maggioranza ha quindi proseguito e consolidato l'opera iniziata nella scorsa legislatura smentendo gli annunci catastrofici che da parte dell'opposizione hanno accompagnato le precedenti manovre di bilancio con riferimento al settore considerato.

            Passando a profili più particolari, il Ministro ricorda i significativi risparmi ottenuti sul fronte dei costi per le attività di intercettazione, facendo presente come una giornata di intercettazioni aveva un costo pari a 80 euro circa nel 1998, mentre oggi tale costo è stato ridotto a 20 euro. Si è cercato di affrontare il problema delle spese di stenotipia cominciando con l'acquisizione dei dati che evidenziano la gravità del problema, risultando i costi in questione variabili in modo significativo da ufficio giudiziario ad ufficio giudiziario. Al riguardo sottolinea come il settore delle spese di giustizia incida in modo non trascurabile sul bilancio della giustizia e gli interventi in materia di intercettazioni, quelli che potranno essere realizzati in materia di resocontazione stenotipistica o ancora sul versante delle spese per consulenza - che in alcuni casi appaiono ingiustificatamente sovradimensionate rispetto a quanto sarebbe ragionevole attendersi - hanno rappresentato e potranno rappresentare un contributo di grande rilievo nella direzione di una migliore allocazione delle risorse a disposizione del Ministero.

            Per quanto riguarda l'edilizia giudiziaria condivide le considerazioni svolte in precedenza dal senatore Bucciero e sottolinea sia il rilievo decisivo di un miglioramento dell'efficienza delle strutture in cui sono situati gli uffici giudiziari ai fini di un migliore funzionamento della macchina nel suo complesso, sia il grande sforzo fatto proprio su questo versante nel corso dell'attuale legislatura.

            Il ministro ritiene infine opportuno richiamare l'attenzione sui dati concernenti l'incremento della popolazione detenuta il cui tasso di incremento ha registrato recentemente una variazione dalle implicazioni problematiche assai rilevanti. Come è noto, infatti, negli ultimi anni si è mediamente registrato un incremento della popolazione detenuta pari a circa 2 mila detenuti all'anno, risultante dalla differenza fra circa 86 mila nuovi ingressi su base annua e 84 mila dimissioni, sempre su base annua. Nel corso dei primi sei mesi del 2005 il trend di crescita della popolazione detenuta è invece improvvisamente - e allo stato per ragioni ancora non completamente individuate - aumentato facendo registrare ben 4 mila detenuti in più nel primo semestre. Anche immaginando un'attenuazione di tale linea di tendenza nel secondo semestre dell'anno, è però da ritenersi sicuro che l'incremento sarò comunque quantomeno pari al doppio di quello registrato negli anni precedenti e, se tale risultasse il trend anche negli anni successivi, confrontando tale linea di tendenza con le concrete possibilità di incremento della disponibilità di posti all'interno delle strutture carcerarie, la complessiva tenuta del sistema penitenziario rischierebbe di "saltare" intorno alla metà del 2007. E' quindi indiscutibile la necessità di un intervento al riguardo e, prescindendo per il momento dalla valutazione delle possibili opzioni normative, il Ministero deve comunque farsi carico dell'adozione delle misure che rientrano nella sua esclusiva competenza e che si concretizzano nella necessità di aumentare il numero di posti disponibili nelle strutture penitenziarie. In conseguenza del fatto che durante tutti gli anni novanta, fatta eccezione per Bollate, non è stata programmata la realizzazione di nessuna nuova struttura penitenziaria, e considerato altresì che le nuove strutture penitenziarie progettate nel corso della presente legislatura non potranno ovviamente essere realizzate ed utilizzate almeno prima di dieci anni, l'unico versante su cui è possibile agire è quello della riapertura di alcuni reparti di strutture penitenziarie attualmente chiusi perché obsoleti, previo il loro adeguamento strutturale. Per l'adozione di queste misure egli ha però bisogno di risorse finanziarie una parte delle quali è già stata resa disponibile attraverso operazioni della Patrimonio S.p.a e della Dikedifica, mentre una restante parte - pari a circa 20-30 milioni di euro - spera che possa essere reperita nel corso dell'esame dei documenti di bilancio. Nella prospettiva dianzi accennata, appare poi indispensabile stabilizzare la posizione dei cinquecento ausiliari attualmente in forza alla polizia penitenziaria. Rivolge a tale proposito un appello anche ai componenti della Commissione sottolineando che l'alternativa da lui prospettata rappresenta l'unica concretamente praticabile a meno di non voler rinunciare - cosa che certamente non è né nelle sue intenzioni né in quelle del Governo - ad andare avanti sulla strada di una sempre maggiore tutela della sicurezza dei cittadini.

Il senatore ZANCAN(Verdi-Un), dopo aver sottolineato come il dato da ultimo riferito dal Ministro appaia grave e importante, chiede al rappresentante del Governo quali siano le ragioni del fenomeno, peraltro indicando come possibile causa l'attuale situazione economica. Il senatore ZICCONE (FI)  ricorda come dai sopralluoghi effettuati dalla Commissione negli istituti penitenziari nazionali sia emerso come buona parte dell'incremento della popolazione detenuta sia strettamente collegato al crescente numero di detenuti extracomunitari.

Il senatore GUBETTI (FI)  si chiede invece se una risposta al problema evidenziato dal Ministro possa risiedere nella stipula di accordi internazionali con gli Stati dai quali provengono i detenuti extracomunitari con l'obiettivo di far scontare la pena agli stessi nei loro paesi di origine. Ritiene che questa potrebbe essere una strada migliore rispetto  a quella onerosa e dagli effetti non di breve periodo di costruire nuove strutture.

Il ministro CASTELLI ritiene che senza dubbio la crescente presenza di immigrati provenienti da paesi extracomunitari che delinquono ha avuto un ruolo significativo nell'incremento della popolazione detenuta. In ogni caso si tratta di un problema che richiede una risposta immediata considerato che il piano portato avanti dal Governo per la costruzione di nuovi istituti penitenziari - come già accennato - darà i suoi frutti soltanto fra alcuni anni. Ricorda quindi che l'attenzione del Governo sui problemi degli immigrati che delinquono è dimostrata dalla cosiddetta legge "Bossi-Fini" che consente, tra l'altro, di espellere gli immigrati condannati a pene detentive nel limite dei due anni. I dati relativi all'applicazione della legge appaiono significativi consentendo di far tornare nei rispettivi paesi circa cento condannati ogni mese.

Riferendosi poi alle considerazioni del senatore Gubetti, evidenzia le difficoltà che si incontrano per la stipula di trattati che consentano l'espiazione nel paese di provenienza della pena inflitta a condannati destinatari di misure di espulsione dal territorio italiano, in particolare con i paesi dell'area del Maghreb. L'Italia invece ha il merito di aver fatto da battistrada per altri Stati europei avendo stipulato per primo un trattato di questo tipo con l'Albania. Dopo aver ricordato l'analogo trattato stipulato successivamente con la Romania sottolinea che comunque non mancano difficoltà applicative sulle quali si sofferma. Ricorda poi la proposta, avanzata presso l'altro ramo del Parlamento, di commutare in lavoro i giorni di pena da scontare ricorrendo determinate condizioni. Altra proposta da approfondire potrebbe essere quella di elevare a tre anni il limite di pena nell'ambito della quale procedere alla espulsione dei cittadini extracomunitari condannati in via definitiva.

Dopo brevi interventi del senatore GUBETTI (FI)  e del senatore ZANCAN(Verdi-Un), il senatore BOBBIO (AN)  ricorda l'importante possibilità della permuta di istituti penitenziari obsoleti per favorire la costruzione di nuove carceri e, alla luce delle difficoltà applicative riscontrate, si chiede se non si possano individuare strumenti di incentivazione, ad esempio favorendo le autorizzazioni del Ministero dei beni culturali anche attraverso apposite conferenze di servizi. Ritiene auspicabile in proposito interventi normativi che rendano più facile la possibilità di utilizzare l'indicato strumento, così come altra strada potrebbe essere quelle di favorire il sistema delle misure alternative alla detenzione.

Riprende il ministro CASTELLI, il quale evidenzia come, con riferimento agli extracomunitari autori di reati, debbano prendersi in considerazione numerose questioni che si differenziano tra loro in relazione alla diversità dei paesi interessati. Quanto poi al problema dell'edilizia penitenziaria ed allo strumento delle permute, pur non negando le difficoltà incontrate dalla Patrimonio s.p.a nel dismettere i beni fa presente che qualcosa si sta muovendo ed a breve si dovrebbe poter disporre di circa venti milioni di euro da destinare agli interventi urgenti di ristrutturazione cui ha fatto riferimento nel suo intervento iniziale. Non crede poi che il problema dei ritardi sia collegato all'azione degli uffici del Ministero dei beni culturali, quanto piuttosto a talune campagne stampa che contrariamente al vero generano incertezze nei cittadini sulla legittimità delle operazioni compiute.

Giudica quindi senz'altro opportuno che ci si muova nel senso di una valorizzazione delle misure alternative alla detenzione, ferma restando l'esigenza di tutelare pienamente il bisogno di certezza delle pene avvertito dai cittadini.

Il senatore BOBBIO (AN)  giudica quindi molto preoccupanti le diversità esistenti nei costi della resocontazione stenotipistica auspicando iniziative che costringano i magistrati a condotte uniformi dirette ad realizzare economie di spesa.

Il senatore LEGNINI (DS-U)  chiede quindi al Ministro se vi siano iniziative per risolvere i problemi connessi alle procedure di riqualificazione del personale dell'amministrazione giudiziaria.

Il MINISTRO, dopo aver ricordato che il problema deriva da un contratto riferibile al ministro Fassino stipulato sulla base di una normativa dichiarata incostituzionale, fa presente che il problema non risulta ancora risolto anche in conseguenza dei numerosi ricorso al TAR che bloccano le procedure.

Su proposta del PRESIDENTE, la Commissione conviene di fissare il termine per la presentazione degli emendamenti e degli ordini del giorno alle ore 19,30 di oggi.

            Il seguito dell'esame congiunto è infine rinviato.

La seduta termina alle ore 18,30.