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È stata sottoscritta oggi, al Ministero della Funzione Pubblica, una preintesa su un ipotesi di accordo contrattuale relativo al personale delle Forze di Polizia e delle Forze Armate.
Gli aumenti contenuti nella preintesa sull’ipotesi di accordo prevedono incrementi mensili medi, lordi, a regime, di circa 110 euro che, per quelle professionalità che assicurano l’ordine pubblico, la prevenzione e la repressione del crimine, la sicurezza nelle carceri e la tutela ambientale del territorio, si traducono in meno di 50 euro netti mensili pro capite.
Una trattativa tutta politica con un risultato altrettanto politico che sommergerà e nasconderà la vera realtà dei fatti: questo è un contratto che non prevede il recupero del potere d’acquisto dei salari, che contiene una previsione di inflazione programmata (1,7%) diversa e minore di quella indicata dal Ministro dell’Economia nella trimestrale di Cassa (2,2%), che non consente aumenti per nessuna di quelle attività operative che qualificano l’intervento istituzionale di ogni singola forza di Polizia, che riduce per la terza volta consecutiva la retribuzione oraria prevista per il lavoro straordinario e che si chiude con la metà delle risorse utilizzate per l’ultimo rinnovo contrattuale.
Una ipotesi di accordo che offre agli operatori in divisa un aumento del 4,7 % a fronte di una richiesta generale per tutti i lavoratori pubblici dell’8%.
Un contratto, quindi, che soddisfa una sola esigenza: quella elettorale del Governo.
Una preintesa su un’ ipotesi di accordo che non ha nemmeno una parvenza di legittimità formale essendo subordinata ad una decisione che il Consiglio dei Ministri dovrebbe assumere per rendere compatibili le scelte ivi contenute con le previsione della legge finanziaria 2004.
E non è detto che quella decisione arrivi.
Fp Cgil Cisl FPS Uil PA Pen.ri e For.li