(070514)
Vertenza Difesa: Lettera
alla Dr.ssa Milena Gabanelli, conduttrice del programma televisivo "Report" RAI
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Egregia
Dr.ssa Milena Gabanelli Egregia Dottoressa, ci pregiamo di inviarle l’unito carteggio contenente solo una piccolissima parte delle iniziative, delle denuncie e delle mobilitazioni indette ed organizzate dal sindacato confederale su quella che, ormai, ai lavoratori è nota come “vertenza Difesa”. Ci riferiamo, ovviamente, al contenuto del servizio di Sabrina Giannini riguardante l’Arsenale Navale di Taranto, servizio trasmesso nell’ambito del programma di domenica 20 Maggio u.s. Nel carteggio, limitato per sintesi al solo periodo che va dall’anno 2002 ad oggi, Lei potrà verificare con quanta determinazione, coerenza e nettezza il sindacato confederale, a tutti i livelli, abbia denunciato lo stato di crisi in cui versa, da tempo, l’amministrazione della Difesa e come vi sia una stretta coincidenza fra i temi posti nella piattaforma rivendicativa e lo stato di attuale abbandono in cui versano i luoghi della Difesa, a partire da quelli che rientrano nell’area industriale, come l’arsenale di Taranto. Del voluminoso carteggio, Le evidenziamo soltanto i primi e gli ultimi atti del sindacato su questa vertenza. In particolare:
A parte, invece, le inviamo l’ultima, recente nota unitaria che il sindacato confederale ha inviato ai lavoratori che rappresenta e nel quale si proclama lo stato di agitazione di tutto il personale civile del Ministero e si indice una manifestazione nazionale di protesta per il giorno 15 giugno 2007 a Roma. Come converrà, quindi, i temi affrontati dalla sua trasmissione solo qualche giorno fa, sono quelli sui quali il sindacato ha ripetutamente tentato di incalzare la politica ed il Governo: attività industriali anemizzate da esternalizzazione selvagge, blocco del turn-over e mancata riprofessionalizzazione del personale, assenza di investimenti strutturali e di ammodernamento delle strutture, politiche industriali in capo a gerarchie militari, sicuramente preparate per altro tipo di attività. Anni, questi ultimi, quindi, passati a denunciare questi rischi nella totale indifferenza della politica, del Governo, dell’informazione, alveo nel quale, purtroppo, dobbiamo relegare anche trasmissioni come la sua. Provi, se possiamo assurgere a ruolo di consiglieri, ad intervistare non solo chi quella crisi poi vive sulla proprio pelle, ma anche tutti quelli che su questa crisi hanno precise responsabilità politiche ed amministrative, dalle gerarchie militari agli esponenti di Governo, passati ed attuali e provi a chiedere come sia stato possibile in sette-otto anni offrire al Paese lo spettacolo desolante di quella parte di officine chiuse. Una parte delle officine, egregia dr.ssa Gabanelli, perché, semplificando al massimo, l’Arsenale di Taranto può essere suddiviso in 2 grandi aree, quella cd. di combattimento (sistema armi, difesa, scoperta ecc…) e quella della piattaforma (motoristica ed elettrica). Un dato che forse è sfuggito alla giornalista è che i dipendenti diretti dell’area di combattimento svolgono il 95% del lavoro, esternalizzando, loro malgrado, il restante 5%; mentre quelli dell’area della piattaforma (area nella quale insistono le officine riprese nel programma) svolge internamente il 50% delle lavorazioni, assistendo, loro malgrado, all’esternalizzazione dell’altra metà. Altrettanto interessante può essere il dato annuale sulle attività svolte nell’Arsenale di Taranto: in quel luogo si assicura la manutenzione periodica di 3 Sommergibili, 4/5 Unita navali tipo Fregate; 2/3 Unità Maggiori (cacciatorpediniere, unità da sbarco) e viene fornito, inoltre, il supporto diretto alle unità pronte, supporto finalizzato ad assicurare il più elevato tasso di disponibilità operativa possibile (sovente il personale arsenalizio presta la sua opera anche su navi in missione all’estero). Provi, quindi, a verificare quanti lavoratori della Difesa, Arsenale di Taranto compreso, si sono spesi, insieme al sindacato confederale, nel rivendicare interventi strutturali tesi a rimettere a funzionalità le attività attraverso credibili piani industriali, quanti di loro hanno rivendicato il rientro delle attività esternalizzate e quanti una riorganizzazione dell’intera area tecnica con l’assunzione di modelli compatibili con le particolari attività produttive tipiche di questa area. Troverà sicuramente migliaia di lavoratori, gli stessi che in questi anni hanno seguito il sindacato nelle piazze, disposti a farsi intervistare liberamente e alla luce del sole. Crediamo sia doveroso, anche per Lei ed il suo programma, ritornare sul tema affrontato nella puntata di domenica scorsa analizzandolo dalla prospettiva che sinteticamente abbiamo provato ad offrirle; il sindacato e i lavoratori rivendicano un diverso approfondimento ed una differente modalità di interpretazione dei gravissimi problemi che attanagliano questo Ministero. Noi siamo disponibili ad un’operazione di verità; adesso a Lei la responsabilità di offrire una capacità di comprensione che vada anche un po’ oltre le cose alle quali abbiamo assistito nella puntata del 20 Maggio. Con cordialità
Roma, 22 Maggio 2007 |