(061110) BOLKESTEIN:APPROVATA LA DIRETTIVA ORA TOCCA AL GOVERNO E AL PARLAMENTO ITALIANO DIFENDERE I SERVIZI PUBBLICI E IL DIRITTO DEL LAVORO - DICHIARAZIONE DI CARLO PODDA SEGRETARIO GENERALE FP CGIL

La direttiva Bolkestein è stata approvata, in seconda lettura, al Parlamento europeo, oggi 15 novembre 2006. Una maggioranza di socialisti, popolari e liberali ha respinto tutti gli emendamenti presentati ed in particolare quelli che chiedevano il ritiro della direttiva (408 contro 105 e 12 astenuti). Sulla base del regolamento parlamentare per la seconda lettura la proposta di direttiva (in pratica la Posizione Comune approvata dai governi il 24 luglio) è stata approvata senza un voto finale.

Per cercare di fugare i molti dubbi che vi erano sul testo e per convincere il Parlamento a non votare nemmeno un emendamento, per tecnico che fosse, la Commissione ha fatto una dichiarazione, che sarà allegata ai verbali, in cui ha affermato che il diritto del lavoro e quello penale non subiranno effetti a causa di questa direttiva.
Il testo adottato dal Parlamento dovrà ora tornare al Consiglio che lo adotterà in uno dei suoi prossimi incontri. La pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’UE è prevedibile per l’inizio del 2007.

Dichiarazione di Carlo Podda, segretario generale della FP CGIL

Un voto sigillato e blindato del Parlamento europeo ha dato il via libera alla direttiva Bolkestein nella versione approvata dai governi lo scorso luglio. Una maggioranza di deputati popolari, socialisti e liberali ha perso l’occasione di dimostrarsi attenta ai cittadini ed ai lavoratori ed ha preferito rinunciare alle sue prerogative, non presentando alcun emendamento per non turbare il “fragile compromesso” raggiunto dai governi, respingendo anzi ogni tentativo, fatto ad esempio dai socialisti francesi e dalla sinistra europea, di migliorare un testo che tutti –a cominciare dalla relatrice Gebhardt - riconoscono essere incompleto, debole e in alcuni punti pericoloso.
Si pensi che sono stati respinti emendamenti approvati dallo stesso Parlamento, con tanta felicità e clamore, lo scorso febbraio.

Non è bastato oggi, purtroppo, il lavoro fatto dai sindacati e dai movimenti.
Si è preferito fare in fretta, con il timore che nuovi dissensi, tra i cittadini, i movimenti, i sindacati e le forze sociali e politiche potessero rimettere in discussione l’accordo tra i governi, confuso ed ambiguo, che diventerà nel futuro, soggetto di controversie, di contenziosi legali davanti alla Corte di giustizia, in particolare per le amministrazioni locali e regionali.

Certo, l’Europa che esce oggi da Strasburgo non fa che confermare la lontananza delle istituzioni europee dai cittadini che vogliono una vera Europa sociale e che avevano già espresso la loro disapprovazione con il voto contrario alla Costituzione in Francia e in Olanda.

Se da una parte la direttiva votata oggi non contiene più lo sconcio del principio del paese d’origine e non è più quella presentata nel gennaio 2004 la Bolkestein che esce oggi da Strasburgo, nonostante le dichiarazioni – che non hanno nessun valore legale- del Commissario al mercato interno, aumenta l’indeterminatezza e indebolisce le legislazioni nazionali del lavoro, subordinandole alle leggi europee, mette a rischio il diritto penale e, soprattutto i servizi pubblici, in particolare quelli sociali, che possono andare incontro ad una ondata di privatizzazioni, proprio nel cuore del welfare State, iniziando dagli enti locali.

E’ora inderogabile, come chiede la Federazione sindacale europea dei servizi pubblici, una direttiva a sostegno dei servizi pubblici in Europa. Su questa base tutti i progressisti e tutta la sinistra europea possono e debbono trovare una unità che dia peso e considerazione alla costruzione di una moderna Europa sociale.

Dovremo tutelare, ora, i servizi pubblici nel nostro paese, come si è cominciato a fare per il settore dell’acqua. Il governo italiano dovrà aprire un confronto sul recepimento della direttiva e sul suo ambito di applicazione che dovrà rispondere ad una politica di valorizzazione e difesa dei servizi pubblici e del lavoro pubblico. Per questo è importante che venga sgombrato il campo dal decreto Lanzillotta sui servizi pubblici locali e dalla inaccettabile scelta di collegarlo alla Finanziaria, consentendo un confronto approfondito ed una sua modifica sostanziale.

 
Roma, 16 novembre 2006