Pubblichiamo il testo del documento conclusivo approvato dal Comitato
direttivo della Cgil, riunitosi a Roma il 9/10/2006
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Il CD della CGIL valuta positivamente lo stato dei rapporti unitari, dalla
valutazione sul DPEF alla elaborazione della piattaforma per la finanziaria, al
documento di ampia e articolata valutazione della stessa.
E’ sulla base della piattaforma unitaria che CGIL CISL UIL hanno maturato il
proprio giudizio positivo sull’impronta complessiva della manovra e indicato i
punti critici che necessitano di ulteriore confronto in sede di Governo e di
Parlamento.
La ripresa del confronto col governo sulle coordinate della politica economica
costituisce un passo in avanti significativo rispetto all’autoreferenzialità e
indisponibilità al confronto col sindacato del Governo precedente,ma necessita
di strutturazione nel metodo, tali da rendere formali ed esigibili i passaggi
della negoziazione.
Gli assi portanti della piattaforma unitaria, approvata dai direttivi del 18.9,
risultano, in punti significativi, riconoscibili nel complesso della manovra di
bilancio : si conferma l’esigenza di combinare contestualmente la necessaria
ricostruzione delle condizioni dello sviluppo col risanamento dei conti
pubblici, secondo un criterio di equità e di redistribuzione delle risorse, teso
a correggere le profonde divaricazioni e disuguaglianze che la politica
economica del Governo precedente aveva prodotto.
E’ apprezzabile il segno della manovra fiscale, caratterizzato dalla lotta
all’evasione ed elusione, dall’aumento della tassazione sulle rendite
finanziarie e soprattutto dalla revisione del secondo modulo della riforma
Tremonti che ristruttura il sistema secondo progressività e ridistribuisce
risorse al lavoro dipendente e alle pensioni.
Le scelte fiscali risultano più selettivamente dirette verso il lavoro
dipendente, attraverso la reintroduzione e la maggiorazione delle detrazioni, di
reddito medio e medio basso, vale a dire dove si concentra la stragrande
maggioranza della nostra rappresentanza, con ulteriori agevolazioni sul piano
degli assegni familiari: tali misure consentono una restituzione di risorse in
maniera progressiva, con maggiori vantaggi per i redditi sotto i 40.000 euro e
un decrescere degli stessi in proporzione al reddito.
I pensionati vedono soddisfatte dalla manovra, con l’innalzamento della no tax
area, solo una parte delle loro richieste, come affermato con chiarezza nel
documento unitario. E’ dunque importante che i sindacati dei pensionati
sviluppino, d’intesa e col sostegno delle confederazioni, iniziative di
mobilitazione, durante l’iter parlamentare della finanziaria, sugli obiettivi lì
contenuti (parificazione della no tax area, aumento delle detrazioni per gli
ultra 75enni, misure per gli incapienti, aumento della dotazione del fondo per
la non autosufficienza e relativa legge delega).
Risulta avviato un percorso di ricostituzione della progressività del sistema,
che abbiamo sempre rivendicato, anche se sarebbe necessario affermare tale
progressività anche in alto, attraverso l’introduzione di un’aliquota maggiorata
al 45-48% per i redditi superiori ai 150-200.000 euro.
L’insieme di queste scelte riconsegna alla politica delle entrate il ruolo
fondamentale di asse portante del patto tra lo Stato e i cittadini, secondo
principi di giustizia sociale, coesione e solidarietà, valori che sono alla base
del contributo di ciascuno, secondo le differenti possibilità, allo sviluppo e
al risanamento. Il C.D. impegna le strutture al una larga discussione di
lavoratori e pensionati per riaffermare il valore di questi principi,
pesantemente messi in discussione dall’azione del Governo precedente, contro
ogni tentativo di manomissione durante l’iter parlamentare.
La redistribuzione di risorse si configura anche come un possibile e parziale
rafforzamento della domanda di consumi e dunque misura significativa di sostegno
ai segnali di ripresa, verso i quali va dirottato un grande sforzo di iniziativa
politica ed economica che aumenti la produttività e la competitività del nostro
sistema.
La priorità del sostegno allo sviluppo con interventi mirati e selettivi verso
l’innovazione tecnologica, la ricerca , il ruolo centrale della scuola e
dell’università , con un’attenzione particolare al Mezzogiorno, risulta
minacciata dalla carenza di investimenti adeguati e presente in maniera netta
nel ddl Industria 2015, che introduce finalmente nel nostro Paese un’idea
organica e moderna di politica industriale e che va dunque considerato parte
integrante della manovra. Tale esigenza di selettività non può dirsi, come
abbiamo più volte affermato, completamente soddisfatta dalla decisione di
riduzione del cuneo fiscale,la cui originaria generalizzazione è però corretta
,nella legge finanziaria, dalla destinazione alle imprese esposte alla
concorrenza, al lavoro a tempo indeterminato, con maggiorazioni per il
Mezzogiorno e l’occupazione femminile.
Gli interventi per il Mezzogiorno registrano un riavvio importante, secondo le
linee del documento CGIL CISL UIL, Regioni e Confindustria.
La lotta al lavoro nero trova un significativo e positivo risultato
nell’accoglimento dei principali punti della piattaforma unitaria, mentre le
norme sul precariato vanno corrette e siamo impegnati nella presentazione di
proposte unitarie di modifica al testo sia per la stabilizzazione che per
l’estensione di diritti.
La lotta alla precarietà non corrisponde all’entità e all’urgenza del problema,
sia per il pubblico che per il privato. C’è bisogno di un impegno solido e
continuativo nell’azione di governo: essa si intreccia nettamente con la
costruzione delle condizioni dello sviluppo, che non può che articolarsi intorno
alla valorizzazione della qualità e della dignità del lavoro. Se davvero il
Governo intende impegnarsi verso un riposizionamento qualitativo del nostro
modello di specializzazione produttiva, deve sapere che senza un lavoro forte di
diritti e di contenuto professionale quell’obiettivo è difficilmente
raggiungibile.
In questo senso assumono per noi un importante rilievo l’annunciata modifica del
D.Lgs. 368/01 entro la conclusione dell’iter della Legge Finanziaria, così come
l’apertura a gennaio del tavolo generale sulla riscrittura delle regole del
lavoro a partire dal tema della L.30 e degli ammortizzatori sociali.
La legge Finanziaria dovrà prevedere un impegno serio e quantitativamente
rilevante per un piano di legislatura per la stabilizzazione dei lavoratori
pubblici, della scuola, della ricerca e dell’università, oggi precari.
La CGIL lavorerà per costruire insieme a CISL e UIL una grande iniziativa per la
lotta al precariato.
La dizione presente in finanziaria sull’obbligo scolastico a 16 anni non ci
convince: è necessario dunque un confronto che renda quell’obbligo omogeneo nel
sistema scolastico.
Il complesso della manovra di bilancio, sin dal DPEF, ha registrato le maggiori
difficoltà sul versante delle correzioni delle dinamiche della spesa nei quattro
capitoli della sanità, previdenza, enti locali, contratti pubblici.
Non essendoci mai sottratti a impegni per la qualificazione della spesa
pubblica, abbiamo lavorato perché il criterio dell’equità attraversasse
visibilmente anche le scelte su questioni per noi così sensibili.
Sulla sanità, abbiamo condiviso le linee strategiche del Patto per la salute,
che recepiscono molte delle elaborazione del sindacato e della CGIL in
particolare e apprezzato la fase concertativi che le realizzerà. Con analoga
nettezza abbiamo manifestato chiaramente la nostra contrarietà alle scelte sui
ticket che, ferme restando le esenzioni, penalizzano in particolare il lavoro
dipendente, così come non condividiamola riduzione dei fondi per la
contrattazione integrativa.
Non condividiamo le scelte della Finanziaria riguardanti i tagli ai
trasferimenti agli Enti Locali, come chiaramente espresso nel documento
unitario. Nella piattaforma avevamo chiesto un confronto con governo e AA.LL.,
senza ottenere nessuna risposta, ritroviamo nella finanziaria una combinazione
di tagli ai trasferimenti e possibilità di aumento di imposte locali, che, lungi
dal rappresentare avanzamenti sul piano del federalismo fiscale, rischia di
vanificare, per lavoratori e pensionati, gli effetti positivi della riforma
fiscale e di ridurre servizi pubblici o in alternativa privatizzarli o
esternalizzarli.
E’ fuori discussione che quella misura va corretta. A tal fine le strutture
territoriali e il sindacato pensionati sono impegnate a iniziative di pressione
e mobilitazione insieme agli enti locali.
Per quanto riguarda i contratti pubblici, fermo restano le valutazioni espresse
nel documento unitario, abbiamo costruito le condizioni per il rinnovo
contrattuale mentre bisogna conquistare le condizioni per un ragionamento a
tutto campo in quello che dovrà diventare un patto per il lavoro pubblico, sulla
riforma della P.A. finalizzata a rendere centrale il ruolo del pubblico nei
processi di sviluppo, attraverso semplificazione, efficacia, trasparenza,
valorizzazione del lavoro e ricambio generazionale.
Sulla previdenza, la sottoscrizione del Memorandum d’intesa vuole corrispondere
agli impegni assunti, in sede CGIL e unitaria, per evitare interventi
strutturali in Finanziaria, con la sola finalità di cassa. Il nostro impegno si
è orientato dunque nell’immediato, vale a dire dentro la legge finanziaria,
verso l’armonizzazione dei contributi previdenziali onde garantire sostenibilità
ed equità al sistema e successivamente ad un tavolo di confronto nel quale
affrontare i problemi rimasti irrisolti dalla legge Dini e quelli aperti dalla
riforma Maroni. Il Memorandum si compone dei titoli degli argomenti che saranno
oggetto di confronto, senza che vengano né precostituite le soluzioni né tanto
meno indicati i vincoli di spesa, operazione impossibile attraverso lo strumento
della legge delega, come il Governo ci aveva richiesto.
In quella discussione dovrà anche essere affrontata la questione dell’aumento
della contribuzione dello 0,30 a carico del lavoro dipendente, che il Governo ha
motivato come un’esigenza strutturale di armonizzazione nel sistema ma che dovrà
pesare per rispondere ad una domanda di solidarietà a favore dei lavoratori
dipendenti a basso reddito e/o con attività precarie e al rafforzamento delle
prestazioni sociali per i lavoratori parasubordinati.
Sempre in quella sede dovrà essere garantita la partecipazione dei sindacati dei
pensionati per un confronto sulle forme di rivalutazione delle pensioni in
essere.
Prima di questo confronto sarà necessaria una discussione nostra e con CISL e
UIL, finalizzata ad una piattaforma unitaria da sottoporre alla consultazione di
strutture e lavoratori.
Per quanto riguarda infine la misura di utilizzo del TFR inoptato, ribadiamo la
necessità che si sviluppi un confronto tra parti sociali ed esecutivo, teso a
costruire modalità di gestione che favoriscano la libertà di scelta del
lavoratore e che non ostacolino la scelta prioritaria della previdenza
complementare.
Restano comunque aperte molte questioni per noi rilevanti quali, per esempio, le
politiche della casa (vedi la mancanza di risorse per il rilancio dell’edilizia
residenziale pubblica), o come le politiche per la famiglia nel piano per gli
asili nido, che saranno oggetto di un documento articolato e specifico da
consegnare in sede di audizione alle commissioni parlamentari.
Il CD della CGIL, fermi restando il giudizio positivo espresso sull’impronta
complessiva della manovra e l’indicazione dei punti critici esprimerà una
valutazione conclusiva sul complesso della legge di bilancio al termine dei
confronti con il Governo, le Commissioni, e l’iter parlamentare
Il CD della CGIL impegna le proprie strutture alla più ampia discussione sul
documento unitario di valutazione della manovra.
Roma, 9 ottobre 2006