(040704) Documento conclusivo del C.D. Fp Cgil Nazionale del 14 luglio 2004

 

 La recente tornata elettorale segna l’avvio di una fase nuova per il Paese caratterizzata dalla sconfitta del centro destra.

 In particolare, se già il voto per l’elezione del Parlamento Europeo aveva sanzionato la perdita di consenso personale e politico di Berlusconi e del suo Governo, il voto amministrativo ha confermato la caduta di fiducia degli elettori verso il centro destra e la netta affermazione delle forze del centro sinistra che tornano a governare importanti amministrazioni locali.

 La prospettiva di un radicale cambiamento politico nel governo del Paese richiede ora di cogliere i segnali fondamentali emersi dal voto:

-          la capacità di proporre agli elettori un programma che, ripartendo dalla centralità del lavoro, indichi soluzioni alternative ai problemi che affliggono la situazione economica e sociale del Paese, dopo la cura neo-liberista del Governo Berlusconi, e in grado di opporsi a quelli che possono derivare dalla rottura dell’unità nazionale in conseguenza della prospettata riforma costituzionale;

-          la volontà di aggregare tutte le forze dell’opposizione per affrontare con un largo schieramento unitario, in grado di vincere, la scadenza delle elezioni politiche.

 La sconfitta elettorale del centro destra ha acuito lo scontro nel governo proprio mentre deflagra il fallimento della sua politica economica.

 La sconfitta elettorale e l’inasprirsi della crisi della maggioranza hanno accentuato il carattere autoritario del governo che, per bocca del suo Presidente, affida la sua sopravvivenza al voto di fiducia (e alla mortificazione del Parlamento) sui provvedimenti fondamentali in discussione: fisco, previdenza e riforma costituzionale.

 Emblematica, in questa situazione, la vicenda riguardante la correttezza dei conti pubblici.

 Era stato lo stesso Tremonti, prima delle elezioni, a garantire che il rapporto deficit – pil non avrebbe superato nell’anno il 2.9% e che i richiami della Commissione Europea fossero da attribuirsi alla strumentalizzazione degli avversari politici.

 Oggi vediamo come è finita. Si è dimesso Tremonti, ma sopravvive la sua filosofia economica.

 Il governo interviene con decreto legge per cercare di raddrizzare i conti con una manovra di tagli e tasse per 7,5 miliardi di euro.

 Si tratta di una vera e propria stangata, che si abbatte su un’economia già in crisi e colpisce la stessa credibilità dello Stato, stangata che rallenterà in modo sensibile la crescita prevista per la seconda metà dell’anno a causa degli effetti combinati del taglio (1.35 mld di euro) degli stanziamenti per gli incentivi all’impresa e per la programmazione negoziata, nonché della stretta feroce, dopo quella attuata con le ultime Finanziarie, della spesa nella Pubblica Amministrazione.

 Il Sud è di nuovo pesantemente penalizzato da questo governo.

 Già nel 2003 la riduzione degli incentivi causò la stagnazione dell’occupazione, passata da un incremento del 2% nel 2002 ad un modesto più 0.2.

Ora si aggiungono ulteriori tagli, compreso quello del “bonus occupazione”, ed è facile prevedere l’effetto che avranno queste misure sull’economia delle regioni meridionali e sull’intero paese, ancora in bilico tra sviluppo e recessione.

Pubbliche amministrazioni, imprese e cittadini, il decreto non risparmia nessuno.

 Nel settore pubblico, nei prossimi sei mesi, si contrarrà la spesa per 2.85 mld di euro.

 Negli Enti locali si abbatteranno tagli pari al 10% della spesa, rapportata a quella del triennio 2001-2003.

 Verranno colpiti tutti i comuni che dovranno ridurre le uscite per circa 1.5 mld di euro. Sono a rischio i bilanci già approvati e i servizi essenziali che vanno dal garantire le forme del Welfare locale, alla manutenzione delle strade, al trasporto e alle mense scolastiche, all’illuminazione pubblica, alle politiche culturali.

 E la Sanità è indicata come una delle cause fondamentali dell’indebitamento pubblico.

 Il Governo ha scelto di accompagnare i tagli con maggiori entrate: 1.3 mld di euro che graveranno su banche, ferrovie, autostrade, assicurazioni le quali scaricheranno l’aggravio per i loro bilanci sulle tariffe.

 Saranno loro a mettere le mani nelle tasche dei cittadini per conto del Governo.

 In questa situazione è facile intuire che sono ancora più a rischio le risorse economiche per il funzionamento della Pubblica amministrazione oltre che per il rinnovo dei contratti pubblici.

 CGIL, CISL e UIL hanno espresso un giudizio molto negativo e si apprestano ad una lunga mobilitazione che dovrà traguardare le scadenze del documento di programmazione economica e della legge finanziaria.

 Il C.D. dà mandato alla Segreteria affinché verifichi con Cisl e Uil di categoria la possibilità di promuovere iniziative unitarie di confronto con ANCI, UPI, Conferenza delle Regioni e con il coinvolgimento degli EE.LL. a livello territoriale, al fine di monitorare e valutare l’impatto dei tagli di spesa e di promuovere le necessarie azioni di contrasto a questa manovra.

 In questo contesto deve collocarsi una riflessione della FP che aggiorni e rilanci il ruolo e il valore delle funzioni pubbliche nell’erogazione diretta dei servizi e nella definizione di un nuovo modello di Welfare a garanzia dei diritti universali in cui va ripensato anche il ruolo del 3° settore per riportarlo alla sua originaria funzione.

 La qualificazione del Welfare passa necessariamente attraverso la valorizzazione del lavoro pubblico che si esercita, in primo luogo, garantendo il diritto al rinnovo dei CCNL.

E’ evidente che la grave insufficienza degli stanziamenti per il rinnovo del 2° biennio dei contratti, oltre a negare questo diritto, si iscrive nella logica di sminuire il ruolo e il valore del lavoro pubblico e, anche per questa via, ridurre ulteriormente la tutela del Welfare.

 E’ altrettanto evidente che l’assenza di adeguate risposte al problema del finanziamento dei contratti richiederà la messa in campo del conflitto e la programmazione di incisive iniziative unitarie di mobilitazione della categoria.

 La ripresa autunnale segnerà anche l’avvio della campagna per il rinnovo delle RSU nei comparti pubblici.

 Si tratta di un appuntamento importante per il quale la FP dovrà dare visibilità e corpo ai temi che hanno caratterizzato le iniziative e le lotte della CGIL e della categoria in questi anni.

 Se sapremo mettere in campo una proposta coerente con i valori che come organizzazione abbiamo difeso e rappresentato (a partire dalla straordinaria mobilitazione del 23 marzo 2002 in poi), e riconoscibile anche nei nostri obiettivi per la contrattazione integrativa, i risultati non mancheranno anche nelle elezioni del 15-18 novembre prossimo per il rinnovo delle RSU.

 L’elezione delle RSU nel pubblico impiego rappresenta un’esperienza ormai consolidata di regolamentazione della rappresentanza e rappresentatività delle OO.SS. da cui non si può tornare indietro.

 Rappresenta, altresì, un fondamentale diritto democratico delle lavoratrici e dei lavoratori che ha contribuito a rafforzare la tenuta unitaria della categoria.

 Da questa esperienza consolidata può venire un contributo utile al dibattito più generale sulle regole della rappresentanza e rappresentatività e può favorire l’avanzamento di un confronto unitario anche sui temi della verifica del mandato e della validazione degli accordi.
 

Roma, 14 luglio 2004