Care compagne, care
amiche, cari compagni, cari amici
Oggi
21 maggio milioni di lavoratrici e di lavoratori della scuola, dei servizi
delle amministrazioni pubbliche scioperano per aver un loro sacrosanto
diritto: il rinnovo del contratto
Abbiamo
chiesto al Governo di negoziare il rinnovo del biennio economico chiedendo
di incrementare le risorse fino all’8%.
Si tratta di
una richiesta ragionevole! Noi rappresentiamo persone che hanno un reddito
medio – annuo lordo di Euro 25000.
Gli istituti
statistici affermano che chi percepisce questo reddito lo impiega per il 90%
per coprire 4 grandi capitoli di spesa:
1°
mutuo/affitto
2°
alimentazione
3° istruzione
per i figli
4° salute
Su questi
beni si è abbattuta una inflazione del 12% vale a dire che il costo
di questi beni è cresciuto del 12%
Altro che
inflazione percepita! Stiamo parlando delle zucchine e dei libri di scuola. Le
persone che noi rappresentiamo sono più povere. I loro salari sono fermi.
A questa
richiesta, il Governo negli ultimi tre mesi non ha risposto, se non in
maniera provocatoria negli ultimi 10 giorni.
Il Ministro Maroni (e poi dicono che nei nomi non c’è un destino) ed il Ministro
Mazzella, a cui voglio dedicare questa straordinaria manifestazione, hanno
detto, con una gara tra loro degna di altri traguardi, che rinnovare questi
contratti, i nostri contratti, sarebbe inutile per i lavoratori interessati
e dannoso per il Paese.
Nello
specifico il Ministro Mazzella ha proposto lo scambio tra contratti e
riforma del fisco.
Ed il
ministro Maroni ci ha parlato della necessità di fare sacrifici.
Al primo
voglio dire che non accetteremo di scambiare i nostri contratti con una
riduzione del prelievo fiscale che porta l’80% del beneficio al 20% dei
contribuenti: ai più ricchi ! Con i soldi dei più poveri.
Al secondo
dico semplicemente questo: noi abbiamo già dato e continuiamo a dare tutti i
giorni, i sacrifici, se vuole, li faccia lui.
Al Governo però non basta negarci il
salario di oggi. Per il ministro del lavoro è stato necessario diminuirci
anche quello di domani.
Nella delega
sulle pensioni è stato inserito un emendamento con il quale si cambia il
sistema di calcolo delle pensioni pubbliche.
Si diminuisce
il loro valore, mentre la previdenza integrativa, i fondi pensioni,
continuano ad essere ad eccezione della scuola, per i lavoratori pubblici un
miraggio.
Sul
provvedimento il governo ha posto la fiducia. Dopo aver negato il confronto
al sindacato questo governo lo nega al Parlamento.
Questa
manifestazione risponde anche questo atto che è insieme di arroganza e di
debolezza. La nostra manifestazione è una prima riposta anche a questo atto.
CGIL CISL e UIL decideranno poi come proseguire l’iniziativa di contrasto
contro questa delega.
Noi per parte
nostra continueremo a difendere il nostro diritto normale ad avere il
contratto in maniera radicale. Ci muove la convinzione che nel nostro
lavoro quotidiano hanno consistenza, prendono forma, vivono i diritti di
cittadinanza.
Il
nostro lavoro assicura ogni giorno l’istruzione, la ricerca, la salute, la
previdenza, il welfare locale, l’assistenza agli anziani, ai bambini, ai non
autosufficienti, la protezione civile, la conservazione e la fruizione dei
beni culturali
L’esistenza,
l’estensione di questi diritti segnala il grado di civiltà di un paese.
Questi
diritti sono l’elemento costitutivo della democrazia e del modello sociale
Europeo e del nostro paese così come la Costituzione della Repubblica ce l’
ha consegnato e come noi abbiamo il dovere di trasmettere ai nostri figli.
Anche per
questo ci battiamo contro la precarizzazione del lavoro pubblico contro le
esternalizzazioni.
Le pubbliche
amministrazioni sono il maggior datore di lavoro dei lavoratori Co.Co.Co.
del nostro paese. I tempi determinati rinnovati per 8 anni, i CFL, gli
interinali e per l’appunto i Co.Co.Co. sono il 10% della forza lavoro. C’è
per loro uno spaventoso problema di diritti e di retribuzione, fanno lo
stesso lavoro negli stessi luoghi dei lavoratori con contratto a tempo
indeterminato, ma hanno meno diritti e meno salario. Ma c’è insieme un
problema di precarizzazione ed impoverimento del servizio reso.
Difendiamo
il lavoro pubblico, ma insieme i diritti di tutti.
Ed è per
questo motivo che penso che qui, oggi, con noi, ci sono i Segretari Generali
Confederali e ci sono tanti compagni e tanti amici dirigenti di altre
categorie che ho incontrato nel corteo e che ringrazio.
Mi piace
pensare che siano qui, per esprimere la loro solidarietà, ma soprattutto per
testimoniare, con la loro presenza, la loro convinzione che il nostro lavoro
sia anche il diritto di quelli che loro rappresentano.
Tre giorni
fa il governo ci ha convocato per il 3 giugno.
In un altro
sistema governato non dico dalle regole ma almeno dal galateo delle
relazioni sindacali, saremmo stati convocati in tempo utile per fare un'
intesa prima dello sciopero od in alternativa la convocazione sarebbe giunta
dopo lo sciopero.
Si è
preferita una strada più provocatoria.
Andremo a
quel tavolo con quella serietà con cui ogni sindacalista che si rispetti usa
in queste occasioni.
Verificheremo scrupolosamente ogni angolo di quel tavolo per trovare
un’intesa, i contenuti possibili sono quelli che sapete e che anche il
governo sa benissimo.
Se, come
temo, si è trattato solo di un annuncio più o meno pre-elettorale non ci
fermeremo.
La lotta che
anche oggi ha prodotto questi risultati non potrà fermarsi.
Questo non
era e non è il nostro ultimo assalto, la nostra ultima carica.
Continueremo
a lottare trovando anche altre forme per manifestare il nostro dissenso e
per sostenere le nostre proposte.
La
manifestazione di oggi questo manda a dire a tutti con chiarezza: i
lavoratori pubblici, quelli della scuola, quelli dell’università e della
ricerca hanno la ragione ma, da qui vi assicuro si vede benissimo, hanno anche
la forza di affermare il loro diritto
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