(030903) Carceri:
RADDOPPIANO LE EVASIONI Dichiarazione stampa di Fabrizio Rossetti Responsabile Nazionale Fp Cgil Comparto Sicurezza Un sistema penitenziario ormai praticamente collassato; alle minori offerte di reinserimento sociale e di rieducazione per i ristretti provocate dall'insostenibile riduzione di stanziamenti per le attività trattamentali, il carcere voluto dal Ministro Castelli offre sempre più nuove possibilità di evasioni. Più che significativo il dato relativo alle evasioni registrate negli istituti penitenziari italiani da settembre 2002 ad oggi: 28 detenuti sono riusciti a fuggire da ben 19 istituti penitenziari italiani. Molti di loro si trovavano in carcere per reati gravissimi, dall'omicidio allo sfruttamento della prostituzione, dall'associazione a delinquere al traffico di stupefacenti e fra questi alcuni avevano condanne decennali. Nel 2000 secondo i dati ufficiali del Consiglio d'Europa erano state 12 le evasioni avvenute in Italia, con un tasso di incidenza di due detenuti evasi ogni 10.000 ristretti. Oggi questo dato va più che raddoppiato: sono più di cinque i detenuti che evadono ogni 10.000 detenuti ristretti. Un risultato che per il Ministero della Giustizia si traduce in un fallimento. Se un'istituzione come quella carceraria, che ha il prioritario obiettivo di garantire l'esecuzione delle condanne e la sicurezza dei cittadini, non riesce ad assicurare nemmeno la giusta detenzione a soggetti definibili socialmente pericolosi qualcuno dovrebbe trarne le debite conseguenze. E non ci si dica che la responsabilità ricade in primo luogo sulla Polizia penitenziaria perché così non è. I poliziotti penitenziari sono gli stessi dell'anno 2000 e la popolazione carceraria da quell'anno non è aumentata in maniera così significativa da giustificare uno sfascio così evidente. La professionalità della Polizia penitenziaria è fuori discussione. Quando, ad esempio, come nelle traduzioni dei detenuti o nei piantonamenti degli stessi presso Ospedali civili, è la legge che impone il numero dei poliziotti penitenziari da adibire alla sorveglianza dei detenuti nessuno riesce ad evadere. Mentre quando sono sguarniti i muri di cinta degli istituti penitenziari per carenza di organico o vengono ridotte drasticamente le unità di Polizia penitenziaria da adibire alla sorveglianza interna le possibilità di evasione aumentano vertiginosamente. Colpa di una politica vuota di contenuti, priva di interventi concreti ed affidata solo ed esclusivamente agli annunci e alle promesse come quella di costruire nuove carceri o quella di introdurre strumenti e tecnologie nuove per la sorveglianza delle strutture: ad oggi quei pochi istituti inaugurati nel corso di questi ultimi due anni ( Bollate, Castelvetrano, Rossano tanto per citarne alcuni) appartengono alle attività di programmazione precedenti a questa Legislatura, alcuni, addirittura, come Bollate, sono stati inaugurati due volte. E poi, quando alle evidenti carenze di organico si somma una gestione delle risorse umane in contraddizione con l'esigenza primaria di sicurezza nella carceri il risultato non può che essere questo: dei circa 42.000 Poliziotti penitenziari risultano appena 30.000 quelli adibiti a servizio istituzionale nelle carceri. 6.500 circa sono quelli che lavorano nei Nuclei traduzioni e piantonamenti, e circa 4.000 quelli adibiti a incarichi amministrativi che suppliscono alla carenza di personale tecnico. A ciò è da aggiungere un aumento vertiginoso dei Poliziotti penitenziari distaccati proprio nella sede di via Arenula dove opera il Ministro, molti dei quali sottratti agli organici di istituti penitenziari del Nord Italia nei quali la carenza di uomini è più forte. Significativo a riguardo il numero dei Poliziotti penitenziari adibiti ad attività fiduciarie dei tre Sottosegretari: più del triplo di quelli che si utilizzavano nella scorsa legislatura. Un vero e proprio disastro. In due anni di Governo questi i risultati: meno risorse economiche per il
sistema penitenziario Roma 4 Settembre 2003
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