E' passato più di un mese
da quando, con una nota ufficiale, il Presidente del Comitato di settore
Regione-Autonomie Locali, nonchè sindaco di Viterbo, annunciava l'atto
d'indirizzo necessario per aprire il confronto per il rinnovo del
contratto collettivo nazionale di lavoro degli oltre 600 mila addetti del
comparto, scaduto il 31 dicembre 2001.
Un'operazione mediatica in grande stile, con tanto di pubblicazione su
importanti quotidiani: peccato che, a tutt'oggi, della direttiva non vi
sia traccia alcuna.
In compenso circolano documenti informali, la cui paternità non è nota,
che determinano, da un lato l'azzeramento delle innovazioni introdotte
nella stagione contrattuale 1998-2001- in particolare per quanto concerne
il sistema di classificazione del personale - e dall'altro mettono in
discussione l'idea stessa di contratto collettivo nazionale.
Ovviamente, se questa fosse effettivamente la volontà degli Enti, è bene
che si sappia che da parte nostra non vi è alcuna disponibilità.
Le priorità, per quanto ci riguarda, sono altre e riguardano: la
questione salariale e la tutela del potere d'acquisto delle retribuzioni,
messo in discussione dal divario esistente tra inflazione programmata e
inflazione reale; il mantenimento dell'attuale assetto contrattuale su due
livelli, all'interno di un rafforzato sistema di relazioni sindacali; il
perfezionamento dell'attuale sistema di classificazione; il consolidamento
del sistema dei diritti.
Rinnovare i contratti è una cosa seria, non bastano i proclami mediatici
e, francamente, pensiamo sia giunto il momento di dare risposte credibili
alle migliaia di lavoratrici e lavoratori dei servizi locali che da oltre
un anno stanno legittimamente aspettando il rinnovo del loro contratto
nazionale di lavoro.
Roma, 27 gennaio 2003
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