(021008)  GIUSTIZIA: IL 30 OTTOBRE IL PERSONALE SCIOPERA PER UN SERVIZIO MIGLIORE - COMUNICATO STAMPA DI ANTONELLA MORGA DELLA SEGRETERIA FP CGIL NAZIONALE


            Domani tutto il personale degli uffici giudiziari si ferma e sciopera contro la politica del Ministro Castelli che non dà risposte per il migliore funzionamento della macchina giudiziaria, che non applica il contratto di lavoro ai propri dipendenti.

            Quello di domani è uno sciopero necessario che vede tutte le Organizzazioni Sindacali unite nella condivisione della protesta e pronte ad indicare soluzioni per l’uscita dalla fase di difficoltà in cui ci si è venuti a trovare nel settore.

            E’ palese come l’intento dell’esecutivo sulla Giustizia ha fin’ora unicamente mirato a tutelare gli interessi di alcuni esponenti eccellenti di questo Governo e della Maggioranza.

            Di contro nessuna politica è stata fatta per la valorizzazione del servizio e delle professionalità del Ministero della Giustizia.

            Tutte le novità introdotte con la nuova Legislazione non hanno visto il Ministro Castelli spendersi né per un’adeguata politica di valorizzazione del personale né per un’adeguamento degli organici.

            Insomma il quadro appare preoccupante.

            Se il servizio Giustizia funziona male, se il personale non è più in grado di sopportare un carico di lavoro senza precedenti, e insoddisfatto, non vede prospettive professionali, rischia di non dare ai cittadini una risposta efficiente.

            Vorrà di questo preoccuparsi il Ministro Castelli e vorrà di questo farsi carico il Governo?

            Noi riteniamo questo sciopero giusto e non sarà che l’ennesimo di una lunga serie che ha visto già Magistrati, Avvocati e persino i detenuti far valere le loro ragioni.

            Domani a Roma ci sarà una grande manifestazione davanti a Palazzo Chigi e tutto il Sindacato, mai come questa volta unito, sarà al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori della Giustizia, che numerosi protesteranno e faranno sentire le ragioni delle loro rivendicazioni.

Roma, 29 ottobre 2002