Questa
iniziativa vuole proseguire un lavoro di ricerca e approfondimento della
F.P. Cgil intorno ai problemi, assai gravi e complessi, che attanagliano
la vita del nostro Paese.
Problemi che
segnalano un pesantissima crisi economica e finanziaria, una crisi
annunciata da tempo dalla Cgil, che da mesi ha posto all’attenzione delle
classi dirigenti italiane il tema del declino, e che è drammaticamente
esplosa in queste settimane in tutta la sua drammatica portata.
Una crisi
del “patto sociale” di fronte all’intollerabile assenza di politiche di
coesione, alla decisione consapevole di questo Governo di favorire
processi di destrutturazione sociale; scelte che hanno prodotto una forte
riduzione dei diritti e delle tutele dei lavoratori, aumentato un
sentimento di insicurezza collettiva, la solitudine delle persone di
fronte all’ideologia del “fai da te” ed all’impoverimento della cultura
della solidarietà.
Ma è anche
una crisi morale e civile a causa di politiche e comportamenti, che hanno
voluto allentare il legame tra cittadini e Stato, lanciare messaggi che
hanno proposto la responsabilità civile, la partecipazione alla vita
pubblica non come valori fondanti della repubblica ma come pura e semplice
perdita di tempo per cui, oggi, vediamo crescere le macerie di una
disgregazione grave e pericolosa per il futuro del Paese e per la qualità
democratica della nostra convivenza comunitaria.
La F.P. Cgil
ha fortemente contrastato queste politiche, un contrasto doveroso ed
inevitabile di fronte alla dimensione ed alla pericolosità di un attacco
ai diritti di cittadinanza, alle conquiste contrattuali ed anche all’idea
stesso di ruolo pubblico. Oggi tocca a noi, F.P. e Cgil, intraprendere, di
fronte a questa crisi così ampia e profonda, una ricerca tenace e rigorosa
per un nuovo progetto sociale e per nuove politiche in grado di dare
speranza al Paese.
Occorre
ridisegnare una diversa politica economica che parta dalla presa d’atto
della inefficacia ed inadeguatezza dell’ideologia berlusconiana del “meno
Stato e più mercato”, superare le attuali disastrose politiche fiscali,
rilanciare le politiche di sicurezza sociale (a partire da quelle
sanitarie), rilanciare il Mezzogiorno identificandolo come punto decisivo
per il recupero di competitività del Paese e per la qualità della sua
ripresa.
La F.P. Cgil
parte dalla convinzione che occorre ribaltare l’idea di pubblico che oggi
viene proposta dal Governo e, di conseguenza, ridisegnare un modello nuovo
e più forte di “spazio pubblico”: più pubblico per riorganizzare i legami
civili e sociali di questo Paese; più spazio pubblico per rendere
possibile uno sviluppo fondato sulla ricerca, la qualità, i saperi e la
professionalità; più pubblico per dare certezza ed effettività ai diritti
di cittadinanza.
Su questa
nuova idea di pubblico vogliamo costruire un progetto, una politica a cui
dovranno essere conquistati decisivi consensi nella opinione pubblica e
nella sfera della decisione politica.
Oggi,
approfondendo questa nostra riflessione e questa ricerca, vogliamo
discutere dei temi istituzionali (temi decisivi per rilanciare un nuovo
“ruolo pubblico”) ed in particolare della pessima riforma costituzionale
proposta dal centro destra.
C’è un
bisogno grande di allargare ai “non addetti ai lavori” la comprensione di
ciò che si vuole cambiare e la discussione sulle nuove soluzioni poiché,
al di là delle tecniche giuridiche, qui si affrontano aspetti fondamentali
per la vita dei cittadini, il funzionamento dello Stato, le forme e la
qualità della democrazia italiana.
In questa
riforma costituzionale è presente organicamente una idea, che già oggi
vediamo in campo nei comportamenti del centro destra, di riduzione degli
spazi democratici e dei livelli di partecipazione, un idea che ci propone
la voglia di semplificare la complessità sociale e civile togliendo spazio
e ruolo ai corpi intermedi della rappresentanza, a partire dalle
organizzazioni sindacali.
Così come è
evidente un attacco all’unità del Paese la quale avrà come conseguenza non
soltanto il rafforzamento degli egoismi localistici ma, in primo luogo, il
superamento dell’universalismo dei diritti.
Come vedete
questo bisogno di allargare la comprensione e di discutere collettivamente
è ben fondato e, tuttavia, si arricchisce di una ragione in più: la
protervia di questa destra sta portando alla approvazione in Parlamento
del mostriciattolo costituzionale, a cui manca un ultimo passaggio per
diventare Legge, e questo renderà necessario un Referendum per la sua
abrogazione, un Referendum per il quale è richiesta la massima
partecipazione e la più forte consapevolezza.
Dobbiamo
tutti essere coscienti che l’esito di questa consultazione per abrogare le
nuove modifiche costituzionale non è scontato. Questo è uno di quei casi
in cui non basta avere ragione per cambiare una situazione inaccettabile,
occorre mobilitarsi, informare, far partecipare, convincere.
Noi vogliamo
fare la nostra parte per consolidare proposte, promuovere attenzione a
temi non sempre al centro della nostra riflessione, arricchire una
partecipazione attiva e consapevole, per questo, oggi, desideriamo
svolgere un lavoro serio ed impegnato che ci aiuti in questa battaglia.
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