Riunione del 23 ottobre 2006 – sintesi e riflessioni

di Lorenzo Mazzoli, Segretario nazionale Fp Cgil

"l confronto con le compagne ed i compagni Segretari Generali regionali e di area metropolitana era finalizzato a fare il punto della situazione con l’obiettivo di costruire un percorso che caratterizzasse la FP CGIL nelle realtà meridionali, sia sul piano più generale, sia su quello della contrattazione territoriale e di posto di lavoro.
Abbiamo voluto anche coinvolgere il Dipartimento Mezzogiorno Confederale con la presenza del compagno Franco Garufi, al fine di approfondire i contenuti del DDL Finanziaria 2007 nei punti che riguardano specificatamente le realtà meridionali e mettendo tali contenuti in relazione a quanto definito nella piattaforma presentata l’11 luglio 2006 e sostenuta da CGIL CISL UIL, dalle otto regioni del Mezzogiorno e dalla Confindustria."


Care Compagne, cari Compagni,

la riunione in oggetto ha rappresentato un appuntamento importante per la discussione della Categoria sul Mezzogiorno.

Il confronto con le compagne ed i compagni Segretari Generali regionali e di area metropolitana era finalizzato a fare il punto della situazione con l’obiettivo di costruire un percorso che caratterizzasse la FP CGIL nelle realtà meridionali, sia sul piano più generale, sia su quello della contrattazione territoriale e di posto di lavoro.

Abbiamo voluto anche coinvolgere il Dipartimento Mezzogiorno Confederale con la presenza del compagno Franco Garufi, al fine di approfondire i contenuti del DDL Finanziaria 2007 nei punti che riguardano specificatamente le realtà meridionali e mettendo tali contenuti in relazione a quanto definito nella piattaforma presentata l’11 luglio 2006 e sostenuta da CGIL CISL UIL, dalle otto regioni del Mezzogiorno e dalla Confindustria.

L’ampia e seria discussione ha evidenziato una comune e preoccupata analisi della situazione e l’esigenza di iniziativa in diverse direzioni.

Il ruolo della categoria, naturalmente, la sua azione politica e negoziale è stato uno dei punti su cui ci si è interrogati maggiormente. Le compagne ed i compagni che sono intervenuti, hanno denunciato una realtà politica, istituzionale e sociale molto critica. Valutazioni che avevo avuto modo di ascoltare nelle settimane precedenti in diversi attivi e direttivi, regionali e territoriali, del sud.

Tutto ciò conferma la necessità di agire. Nessun “galleggiamento” è possibile. Una situazione di questo tipo trascina tutto in fondo ed il tempo sta giocando maledettamente contro.
Per questo è apprezzabile il segnale che viene dal disegno di legge Finanziaria 2007.
Le Zone franche (art.21 Fin.), il Credito d’imposta (art.19 Fin.), il Cuneo fiscale (art.18 Fin.) rappresentano interventi che segnano un’inversione positiva rispetto alle politiche del precedente governo che aveva sostanzialmente rimosso il tema dello sviluppo del Mezzogiorno.

Nondimeno, è necessario che le classi dirigenti del sud assumano fino in fondo le proprie responsabilità rimuovendo tutte le incrostazioni ed i continuismi con precedenti politiche fallimentari.

Il sentimento prevalente tra i cittadini e, più ancora, tra le lavoratrici ed i lavoratori che rappresentiamo, rischia di essere quello della delusione, della mancata rispondenza tra aspettative di cambiamento tanto atteso ed i comportamenti della politica e delle istituzioni.

I costi della politica, risorse sprecate, un sistema di potere che non si distingue per serietà e valori, gettano un’ombra drammatica sulla capacità del sud di sollevarsi. Anziché investimenti per lo sviluppo, si è affermato maggiormente un modo di gestire che Marco Lillo su L’Espresso ha efficacemente definito “l’industria del finanziamento”. Così non si va da nessuna parte. Tutto questo è inaccettabile. Gli sprechi, il malgoverno sono anche problemi nostri. Questo è il salto di qualità da compiere. Questo è il nuovo livello su cui posizionare la Categoria.

E’ banale, ma una cosa si può difendere e rilanciare se è utile ed è riconosciuta tale. La pubblica amministrazione, i servizi pubblici non sfuggono a tale regola. Questo vale per il paese, per il sud tale regola è vitale.

Il tema della legalità e della trasparenza, di interi territori che corrono il rischio di essere prigionieri della delinquenza organizzata devono trovare una risposta coerente e concreta da parte nostra, moltiplicando gli sforzi, di questo si tratta, per impedire che la democrazia sia un bene solo declamato. Dall’alto e dal basso si deve impedire che prevalga lo stato di prepotenza rispetto a quello di diritto.

La solidarietà che abbiamo manifestato a Roberto Saviano all’indomani delle minacce camorristiche voleva testimoniare una volontà di lotta democratica comune ed allo stesso tempo il nostro impegno, quotidiano e coerente, perché le istituzioni ed il lavoro pubblico siano strumento fondamentale per garantire i diritti dei cittadini. E’ stato come voler far sentire la forza collettiva quale noi siamo, di fronte ai rischi di isolamento che si corre sempre quando la denuncia rompe “equilibri di governo” del territorio.

I “ragazzi di Locri” hanno rischiato di sparire e di essere fagocitati dal circo mass mediatico, ma ci sono ancora. La risposta democratica di questi giorni dei cittadini di Lamezia Terme dopo l’ennesima provocazione mafiosa c’è stata.
Un altro modo di vivere è possibile. E lo dobbiamo dire e dimostrare a quei ragazzi di Scampia che si “accontentano” di 500 euro a settimana per mettere il loro corpo su un motorino consegnando la loro vita alla camorra.

Lo Stato, le istituzioni, i diritti, devono rappresentare riferimenti operanti ed esigibili e noi dobbiamo essere attori principali. Evitando noi stessi i rischi di isolamento.
Dobbiamo costruire il consenso verso le nostre buone pratiche rifuggendo, sempre, dal nodo scorsoio di scambi neo corporativi: per noi la qualità dei servizi deve essere la stella polare della contrattazione. Diversamente non resisteremo. Ci utilizzeranno, ma non cambierà nulla. Ed è proprio questo il cancro da estirpare: la sfiducia nel cambiamento.

Penso che in questo lavoro di consolidamento democratico, sia fondamentale il rapporto con la Confederazione ai vari livelli, pur scontando qualche difficoltà, come è accaduto, nel “registrare” le azioni: nel merito delle questioni e nella sincronia delle relazioni con le controparti e con i tempi degli interventi.
Per tornare più specificatamente alla riunione ed agli impegni assunti, si è indicato un terreno di iniziativa immediata per lanciare una sorta di nostra “vertenza mezzogiorno”: le regioni ed il ruolo che esse hanno.

Soprattutto nelle realtà meridionali laddove uno sviluppo insufficiente, un’arretratezza infrastrutturale, una drammatica situazione occupazionale, un’inadeguata rete di servizi carica su tale livello istituzionale una straordinaria pressione a cui non segue una risposta adeguata.

C’è uno scarto straordinario tra funzioni svolte dalle regioni e loro reale peso nella trasformazione positiva del territorio amministrato. Le stesse politiche di decentramento verso il sistema delle Autonomie Locali è più orientato al confronto tra poteri rispetto all’esigenza di coordinamento degli interventi e di verifica puntuale dell’efficacia delle scelte operate. Così come è evidente la mancanza di strategia illuminata nelle politiche sanitarie. Allo stesso tempo, la presenza di un’enorme sacca di lavoro nero e sommerso costituisce un bacino impressionante di sfruttamento e sottrazione di diritti. Interi quartieri degradati ed in mano alla malavita.
In buona sostanza, la Regione rappresenta uno snodo fondamentale.

In tale direzione impegneremo la nostra attenzione costruendo collettivamente le realtà dal nostro punto di vista per poi promuovere un’iniziativa pubblica nei prossimi mesi che sia un punto di partenza di un’azione strutturata ed armonica della categoria.

L’ambizione, ribadita, è quella di sviluppare una forte iniziativa della FP CGIL sul terreno più generale e su quello delle buone pratiche contrattuali dimostrando che il mezzogiorno non è figlio di un Dio minore.


25 ottobre 2006