Ordine del giorno approvato all’unanimità dal Comitato Direttivo 18 luglio 2005

 

Il Comitato Direttivo della CGIL esprime dolore e indignazione per l’attentato terrorista che colpendo Londra, le sue cittadine, i suoi cittadini, la sua stessa centralità di città al contempo luogo della presidenza europea e ospite del G8, ha colpito l’intera umanità.

E un dolore e un orrore che si reitera giorno dopo giorno, e che di nuovo l’assassinio dei bambini di Bagdad ci  ripropone.

Il terrorismo globale persegue un suo lucido ed autonomo disegno politico e non ha mai alcuna giustificazione.

Il suo ripudio è la scelta genetica della nostra organizzazione, dei suoi dirigenti, dei suoi iscritti, delle lavoratrici e dei lavoratori che rappresenta: abbiamo la netta consapevolezza che  colpendo vite umane, seminando orrore, morte e paura, colpisce al cuore il fondamento stesso della rappresentanza sociale, dei diritti e della libertà, cioè la democrazia, condizione di premessa all’affermazione ed estensione dei diritti del lavoro e del suo valore.  

La lotta contro il terrorismo, perché sia efficace deve sottrarsi alla tentazione di crociate generalizzate contro il male, scongiurando il rischio, molto verosimile, di sconfinare nella islamofobia o di promuoverla.

Al contrario l’efficacia di quella lotta sta nella sua dimensione, che non potrà che essere europea e internazionale; nella sua capacità di inclusione, che non potrà che tradursi nella alleanza con il mondo arabo e con le comunità musulmane che vivono in Europa e nel mondo, partendo dal presupposto che la democrazia è aspirazione e patrimonio di più soggetti e di più culture e che il mondo islamico moderato vive il fanatismo religioso musulmano come un attacco a sé stesso. (La torsione della politica estera italiana, tradizionalmente attenta al mondo arabo per la stessa collocazione geografica del paese, è profondamente sbagliata anche da questo punto di vista).

E’ una efficacia che non potrà che realizzarsi prosciugando i canali di finanziamento del terrorismo internazionale (e anche a questo fine certo non sono utili le scelte del governo italiano sui reati finanziari, nazionali ed internazionali).

E’ una efficacia che non potrà che misurarsi con l’obiettivo di prosciugare l’acqua che alimenta il terrorismo e il suo reclutamento.

Perché, se è vero che il terrorismo non è generato direttamente dalla povertà, o dal conflitto israelo-palestinese o dalla guerra in Iraq, o dalla mancanza di politiche di inclusione dei migranti, è altrettanto vero che può essere alimentato dalla povertà, dal conflitto israelo-palestinese, dalla guerra in Iraq, dall’uso della guerra, come strumento di risoluzione delle controversie internazionali in luogo della politica e dall’inesistenza di quelle politiche di inclusione.

E’ una efficacia che dovrà tradursi in misure di sicurezza dei cittadini che non minino lo stato di diritto, le libertà, la democrazia.

La chiusura delle frontiere da parte di Francia e Olanda è una scelta che non condividiamo: non solo è inefficace a sconfiggere quel terrorismo che utilizza per colpire persone nate e cresciute dentro i confini, ma rischia al contrario di essere la risposta di angoscia e di chiusura che, al pari delle misure illiberali, delle crociate contro il male, dello scontro di civiltà, è quella attesa e voluta.

Allo scontro di civiltà, di Bene/Male, insito nel fondamentalismo, al contrario occorre rispondere alimentando il dialogo tra culture e definendo politiche che aiutino le nostre società ad essere società multiculturali, oltre che, per i flussi migratori, multietniche e spesso spazi solo di coesistenze forzate di tante identità sempre sull’orlo dello scontro.

 Il ripudio del terrorismo, la riaffermazione della volontà di pace e di un mondo senza povertà, di una globalizzazione equa, sono obiettivi che per essere realizzati hanno bisogno del protagonismo individuale e collettivo delle persone in ogni paese, in Europa, nel mondo; hanno bisogno cioè di partecipazione e mobilitazione a questo fine di tutte le persone, le associazioni, le organizzazioni sociali e politiche che in quegli obiettivi si riconoscono.

Quest’anno la marcia Perugia-Assisi si farà l’11 settembre.

A gennaio al Forum di Porto Alegre, un arco larghissimo di forze politiche e sociali, e tra esse la Tavola della Pace e la Cisl Internazionale, hanno promosso una coalizione globale contro la povertà ed una campagna con gli stessi obiettivi.

La coalizione italiana corrispondente, al cui interno sono presenti oltre che la Tavola della Pace, anche CGIL/CISL/UIL, ha definito come evento principale della campagna, la Perugia-Assisi, con le parole d’ordine proprie della campagna mondiale, il no alla guerra e alla miseria, aggiungendo quelle della riforma dell’ONU, cioè della democrazia globale.

La CGIL ritiene che quell’appuntamento debba essere anche la prima risposta di partecipazione civile contro il terrorismo: una risposta di mobilitazione, di rifiuto della paura, di riproposizione delle solidarietà e della condivisione che il movimento per la pace italiano dà, di “argine umano” dunque contro il terrorismo.