Bruxelles, 4 maggio 2005

 

Lettera di John Monks, segretario generale della CES al Parlamento europeo

 

Sette ragioni per votare a favore del rapporto CERCAS sulla revisione
della Direttiva sugli orari di lavoro

 

Presto sarete chiamati a esprimere il vostro giudizio sulle proposte di revisione della Direttiva sugli orari di lavoro presentate dalla Commissione europea ed emendate dal cosiddetto ‘rapporto Cercas’, approvato da una chiara maggioranza del Comitato per l’occupazione.

Per la CES e le sue affiliate si tratta di una grande posta in gioco.

La Carta sociale europea e la bozza della Costituzione garantiscono ai lavoratori una protezione della loro salute e sicurezza attraverso la riduzione degli orari di lavoro e concedendo loro periodi minimi di riposo.

Questi diritti fondamentali sono stati seriamente minacciati da parte degli stati membri e dalla Commissione europea che hanno tentato di scavalcare le decisioni della Corte europea di giustizia (CEG) e di calpestare i diritti dei cittadini europei.

All’inizio del 2004, il Parlamento europeo aveva dato il suo sostegno al precedente rapporto Cercas, elaborato di sua propria iniziativa. E’ stato un forte segnale su ciò che vi aspettavate dalla Commissione europea e dal Consiglio dei ministri, ma questo segnale è stato finora ignorato.

Nella maggior parte degli stati membri, discussioni sulla bozza della Costituzione dimostrano che i cittadini e i lavoratori nutrono seri dubbi sulla democraticità delle decisioni prese nell’UE e sulla mancanza di politiche sociali che dovrebbero accompagnare cambiamenti rapidi all’interno delle imprese, delle economie e nel mercato del lavoro.

Per la CES, la Direttiva sugli orari di lavoro rappresenta un elemento chiave dell’Europa sociale che, attualmente, rischia seriamente di diventare una facciata dietro la quale si cela un edificio vuoto.

La maggioranza del Parlamento europeo, proveniente da vari gruppi politici, ha dimostrato il coraggio di coerenza coi propri punti di vista, prendendo posizioni autonome nei confronti della Commissione europea e del Consiglio dei ministri.

La CES lancia un appello a tutti voi perché sosteniate le tesi contenute nel nuovo rapporto  Cercas che sarà sottoposto al voto in seduta plenaria la prossima settimana.

Ci sono molte buone ragioni per agire così.

1)  Il rapporto fa un chiaro riferimento ai diritti fondamentali dei lavoratori, interpretati dalla CEG, e in questo senso si allontana considerevolmente dalle proposte della Commissione e dalla posizione della maggior parte degli stati membri nel Consiglio.

2)  Il rapporto offre un chiaro piano a breve scadenza su come abolire lo scellerato opt-out, che non può appartenere ad una Direttiva che voglia garantire un minimo di tutela della salute e sicurezza contro prolungati tempi di lavoro. La soppressione dell’opt-out, se veramente raggiunta entro tre anni dall’entrata in vigore della Direttiva revisionata, migliorerà notevolmente la vita di coloro che fanno orari lunghi e rappresenterà una grande vittoria dell’Europa sociale.

3)  Il rapporto offre una soluzione a quegli stati membri che si sono lamentati di non poter implementare le sentenze della CEG sul lavoro a chiamata. Ecco i messaggi politici importanti che ne derivano:

-         le sentenze della CEG devono essere rispettate

-         il lavoro a chiamata sul posto di lavoro è sempre tempo di lavoro!

La CES considera meno felice l’introduzione del concetto di ‘tempo inattivo’ che,  secondo le proposte, potrebbe essere calcolato ‘in maniera specifica’, siccome la proposta attuale manca di tutele contro il suo uso improprio, e perciò la CES auspica di vedere alcuni miglioramenti apportativi nel corso della seduta plenaria.

4)  Il rapporto rispetta anche le sentenze della CEG sul lavoro a chiamata per quanto concerne la definizione dell’adeguato riposo compensativo, da godersi dopo periodi di turni a chiamata. A questo proposito, il rapporto mette giustamente in dubbio la validità del dibattito in Consiglio, svoltosi sulla base della proposta della Commissione, di concedere il rinvio dell’adeguato riposo di 72 ore, in cui parecchi stati membri hanno addirittura proposto un ulteriore rinvio concesso per recuperare il riposo di sette o più giorni!

5)  Un altro punto chiave che è stato trattato in maniera più equilibrata è la questione dei periodi di riferimento. La CES si rammarica che ‘l’annualizzazione’ del massimo delle ore lavorate diventerà più facile, perché ciò può condurre ad orari irregolari e molto lunghi per lavoratori in tutta l’Europa. Ma salutiamo il fatto che nel finale emendamento del compromesso si nota una chiara preferenza per soluzioni raggiunte attraverso la contrattazione collettiva. E, nel caso in cui non esiste alcuna contrattazione collettiva, si fa un riferimento esplicito alla necessità di informazione e consultazione, e all’esigenza di adottare misure supplementari riguardo alla salute e sicurezza.

6)  Il Parlamento europeo, rispetto alla Commissione, ha dimostrato molta più sensibilità nei confronti del rapporto orario di lavoro e vita familiare. Numerosi lavoratori sono sottoposti seriamente a stress ed esaurimento fisico e psichico dovuto a molteplici compiti a cui devono far fronte nel conciliare le lunghe ore di lavoro con le cure dei loro figli, parenti malati o persone anziane. La CES, perciò, apprezza molto le proposte di offrire ai lavoratori più tutela contro irregolari ed imprevedibili orari di lavoro, e il diritto di rivendicare una flessibilità anche per loro stessi. Queste proposte rappresenterebbero un vero miglioramento all’attuale Direttiva e sarebbero ben accolte dai lavoratori ovunque.

7)  Inoltre, gli emendamenti che limitano la possibilità di escludere personale autonomo e manageriale dalla Direttiva, vanno visti come importanti miglioramenti. Anche il personale dirigente dovrebbe aver diritto di non essere sottoposto ad orari eccessivamente lunghi. Questi emendamenti aiuteranno anche a prevenire il ricorso al cosiddetto lavoro in proprio, utilizzato per ovviare la regolamentazione dell’orario di lavoro.

Ci sono anche alcuni motivi di seria preoccupazione per la CES:

Sia all’interno, sia all’esterno delle istituzioni dell’UE si nota un calo di considerazione per il ruolo importante della contrattazione collettiva come strumento che offre sicurezza e flessibilità. La contrattazione collettiva può essere adattata alle specificità di situazioni esistenti nei vari paesi, settori e imprese, e può rispettare in modo equilibrato le necessità dei datori di lavoro e dei lavoratori.

Il Trattato europeo impegna esplicitamente la Comunità e gli stati membri a promuovere il dialogo tra il management e il mondo del lavoro a tutti i livelli (articolo 136 e 138). Favorire la flessibilità delle regole, permettendo ai partner sociali a vari livelli di trovare forme alternative di tutela attraverso la contrattazione collettiva è, quindi, in armonia con il modello europeo.

Un motivo di seria preoccupazione è il fatto che, finora, non c’è stato alcun segnale da parte della Commissione o dal Consiglio che le posizioni del Parlamento europeo possano essere prese in seria considerazione nel corso del processo legislativo e che possano produrre grandi cambiamenti negli atteggiamenti degli stati membri. E’ qui che viene fuori un serio deficit della democrazia nell’UE.

Ed è per questo, che il Parlamento europeo, l’11 maggio 2005 a Strasburgo, dovrà lanciare un messaggio chiaro e positivo all’indirizzo di altre istituzioni dell’UE. Se il Parlamento è profondamente diviso, con la sinistra e la destra che entrambe votano contro le proposte del compromesso, ma per opposte ragioni, la Commissione e il Consiglio saranno autorizzate a fare semplicemente quello che vogliono, con il sostegno della minoranza conservatrice del Parlamento che professa flessibilità senza sicurezza. Questo scenario otterrà facilmente il sostegno della maggioranza, se manca un’alternativa realistica.

Un Parlamento forte, con una maggioranza ampia e convincente, non può e non deve essere ignorato.

·    Vi chiediamo di votare la prossima settimana, non per una Direttiva sugli orari di lavoro perfetta, ma a favore della salvaguardia dei suoi principi di base.

·    Vi chiediamo di votare a favore di un Unione europea che prenda i diritti fondamentali in serissima considerazione.

·    Vi chiediamo di votare a favore di una chiara maggioranza nel Parlamento europeo che possa svolgere appieno il suo ruolo importante indipendente e democratico.

·    Vi chiediamo di votare a favore del rapporto Cercas, perché il pacchetto di misure in esso contenuto offre una equa opportunità alle imprese e ai lavoratori in tutta l’Unione europea.

Vi ringraziamo anticipatamente per il vostro sostegno.

 

John Monks

Segretario generale della CES

 

Traduzione dall’inglese a cura di Ota Nohova, Segretariato per l’Europa della CGIL