Sono
passati oramai vari giorni dalla grande manifestazione per la pace e contro la
guerra che ha chiuso, il 9 novembre, a Firenze, i lavori del primo Forum sociale
europeo (FSE). Possiamo perciò mettere da parte la cronaca di quelle giornate e
fare una riflessione più attenta ai contenuti del forum sociale ed alla
partecipazione della Funzione Pubblica CGIL.
Non
si può nascondere che il Forum Sociale Europeo è stato un incontestabile
successo: ci sono stati 32mila partecipanti paganti, il doppio di quanti ce ne
sono stati a Porto Alegre 1 e di più che al Forum Sociale Mondiale, Porto
Alegre 2 (30mila).
Trentaduemila
persone che in ognuno dei tre giorni hanno seguito sei Conferenze, due per area
tematica (Liberalismo-Globalizzazione; Guerra-Pace; Democrazia- Cittadinanza-
Diritti); cinquanta seminari (su tre assi fondamentali: approfondimento delle
tematiche delle Conferenze; costruzione di reti europee; campagne ); centinaia
di workshop e una decina di conferenze serali (dai dialoghi dei movimenti con le
lotte sindacali, le istituzioni e i partititi alle finestre sul mondo dal
Mediterraneo, al ruolo delle religioni al conflitto israelo palestinese).
Una
incredibile dimostrazione di civiltà e di cultura, di partecipazione politica e
di approfondimento scientifico che forse era difficile da immaginare e certo,
ora, è difficile da dimenticare.
Il
18 luglio 2001 i sindacati mondiali, compresi CGIL CISL UIL, partecipavano, a
Genova, alla iniziativa “Globalizzare i diritti la giustizia sociale la
solidarietà”. Una riunione, in una città deserta e suddivisa in zone
colorate, inespugnabili e da espugnare, separata da quelli che sarebbero stati i
lavori del G8 alternativo e dalle terribili giornate della manifestazioni del 20
e 21 luglio che avrebbero portato alla morte di Carlo Giuliani.
A
quelle giornate di Genova il sindacato decise di non partecipare. Partecipò la
sola FIOM e parteciparono tante persone, iscritte, iscritti, militanti che
“disobbedirono” e parteciparono individualmente perché non si sentivano
separate. Da allora la realtà è cambiata.
La
riflessione è andata molto avanti con scelte politiche coraggiose e positive.
Al Congresso nazionale della Funzione Pubblica CGIL il segretario generale,
Laimer Armuzzi, diceva nella relazione introduttiva: “… Senza
un cambiamento di ruoli e, potere degli organismi internazionali, senza un
estensione della democrazia e dei diritti, senza uno sviluppo economico e
sociale per i miliardi di persone che vivono la condizione di esclusione, non
c’è pace e sicurezza per nessuno sulla terra. Queste ragioni dovrebbero
obbligare non solo la CGIL, ma tutta la sinistra sociale e politica ad una
maggiore attenzione nei confronti del cosiddetto "movimento no global".
Si tratta, come è noto, di una realtà inedita e complessa, di un
"movimento di movimenti" - come è stato detto - di centinaia di
organizzazioni, solo in Italia. Ferma restando, per noi, la pregiudiziale
irrinunciabile contro ogni concezione e pratica violenta delle forme di lotta
– che coinvolge, però, una ristretta minoranza di quell’universo – sono
convinto che con l’insieme di questo movimento è bene non solo dialogare, ma
realizzare iniziative comuni. Quel movimento ha bisogno di interlocutori sociali
rappresentativi del mondo del lavoro e di riferimenti politici che oggi non ha,
così come noi abbiamo bisogno di metterci alla prova in un orizzonte di valori,
di temi e di soggetti emergenti, a livello planetario. Così come anche noi
sentiamo il bisogno di una più certa rappresentanza dei valori, dei bisogni e
dei soggetti del lavoro nella sfera della politica…” Parole chiare che
trovavano altrettanta chiarezza nel documento politico finale: “Il
sindacato, la CGIL deve procedere, nel rispetto delle reciproche autonomie,
sulla strada del dialogo intrapresa con questi movimenti, così come avviene con
l’appuntamento internazionale di Porto Alegre, per costruire concrete
iniziative di impegno comune, a partire dal tema del lavoro e dei diritti. “
La
rivista della nostra categoria, Quale Stato, aveva da tempo aperto una
riflessione sulle tematiche globali ed stata tra i soci fondatori di Attac
Italia. Basterebbe ricordare i numeri su “Le vie della sinistra nella
globalizzazione” (4, 1999) e su “Globale e locale” (1/2, 2000). E poi i
tanti interventi, dalla Tobin Tax ad Agnoletto a Petrella, che sulle pagine del
trimestrale hanno continuato a battere sul tema, per certi versi ad imporre
un’agenda che solo qualche anno prima sembrava molto distante dagli interessi
del sindacato.
La
Funzione Pubblica CGIL, e la rivista Quale Stato, hanno deciso la propria
partecipazione e la propria adesione al Forum sociale europeo di Firenze dopo la
Conferenza preparatoria del Forum tenutasi a Salonicco dal 12 al 14 luglio 2002.
La
nostra categoria, sulla base delle decisioni congressuali, ha deciso inoltre di
svolgere, a partire proprio da Firenze, una partecipazione molto più attiva,
partendo dalla considerazione che tra le tematiche centrali del movimento ci
sono proprio i servizi pubblici e la difesa e la valorizzazione dello spazio
pubblico.
Grazie
all’impegno ed alla collaborazione di Alessandra Mecozzi, responsabile
internazionale della FIOM CGIL e una tra le più importanti voci del Forum
sociale, la nostra categoria è stata, infatti, tra i promotori di un seminario,
di tre giorni, su “Servizi pubblici e privatizzazioni”, assieme ad una lunga
serie di altre organizzazioni, la maggior parte non sindacali: ATTAC
Francia, Austria, Italia, Svizzera e Germania; Espace Marx, Collettivo dei
servizi pubblici (CGT Energia, FSU, G10), World Development Movement, Globalise
Resistance, CUB e SUD.
C’è
stata più di qualche sorpresa, quando, il giorno di apertura del seminario, il
7 novembre, alla Fortezza da Basso, nella cosiddetta sala Duemila (dal numero
dei metri quadrati della sala stessa), abbiamo assistito alla attenta
partecipazione di circa 700 persone, per la maggior parte giovani, per circa tre
ore ad un dibattito sul ruolo dei servizi pubblici e sulle politiche di
privatizzazione. Faceva un certo effetto, un ritorno ai tempi dell’impegno e
della riflessione, vedere centinaia di persone che rimanevano sedute, attente ad
ascoltare relatori in italiano, francese, tedesco e
inglese, persone che prendevano appunti, senza che squillasse un telefono
cellulare o si levasse il solito chiacchiericcio di sottofondo.
Una
realtà, che si replicava in ogni conferenza, in ogni seminario, in ogni momento
dei lavori del forum e che fa venire in mente la parola civiltà in contrasto
con la inciviltà di coloro che nei giorni precedenti, nelle ore precedenti,
avevano cercato di provocare quelle “sicure devastazioni” che erano nel
proprio cervello o nelle proprie aspettative.
Il
seminario ha affrontato il tema delle privatizzazioni e del ruolo dei servizi
pubblici, in un’ottica molto complessa e variegata, ma che rispondeva al
bisogno di una gestione democratica e partecipativa del settore pubblico, nel
rispetto dei diritti sociali ed individuali a cui gli stessi servizi pubblici
dovranno rispondere.
Il
seminario si è sviluppato su tre giornate: nella prima giornata si
è discusso del bilancio dei processi in corso sia a livello europeo che a
livello internazionale. Si è messo in evidenza il ruolo delle istituzioni
finanziarie internazionali nella destrutturazione dei servizi pubblici. Si è
fatto il punto sui processi di liberalizzazione e di privatizzazione in Europa e
sui negoziati AGCS (Accordo generale sui servizi pubblici) nella Organizzazione
Mondiale del Commercio. In questa giornata è intervenuto il segretario generale
della Funzione Pubblica CGIL, Laimer Armuzzi che ha detto tra l’altro: “Insieme
stiamo scoprendo che uno degli effetti principali della globalizzazione e della
commercializzazione è l’assedio e l’invasione dello spazio pubblico, luogo
per eccellenza delle regole e dei diritti indispensabili e indisponibili. Per
dirla con Riccardo Petrella il luogo di quei beni comuni indisponibili
dell’umanità che non sono, non possono essere disponibili al mercato. Quei
beni, penso alla salute, all’acqua, al patrimonio genetico che sono un diritto
universale, un diritto umano.Non esiste praticamente più nessuna forma di vita
umana che sfugga al dominio della logica tecnico-mercantile. E' quel che si può
definire come la mercantilizzazione dell'umano, del sociale, della vita.Per
questo noi sosteniamo a livello mondiale ed europeo la campagna che vede
impegnata l’Internazionale dei Servizi Pubblici, il sindacato mondiale dei
servizi pubblici, in una difesa globale del settore pubblico che unisce e fonde
la difesa dei diritti indisponibili con la difesa dei diritti dei lavoratori che
debbono garantire la qualità e l’efficacia della fornitura di quei
diritti.Sappiamo che le organizzazioni finanziarie mondiali sono impegnate in
ben altro. Vogliono ridurre lo spazio pubblico a merce per il loro mercato ed
per i loro profitti.”.[1]
Nella
seconda giornata si è discusso sulle possibili proposte per agevolare la
partecipazione democratica dei cittadini europei nella difesa dei servizi
pubblici. Sulla base di una intesa con la FP CGIL
in questa giornata è
intervenuto Manuel Higueras, segretario nazionale della Federazione
dell'amministrazione pubblica di Comisiones Obreras, Spagna (FSAP-CCOO)
Nella
terza giornata si sono ipotizzate, sul tema dei servizi pubblici, tre grandi
azioni. “ In un primo tempo – ci dice Alessandro Pelizzari di Attac Suisse e
coordinatore dei seminari - la costituzione di una rete europea di lotte locali
(attraverso Internet). L’ obiettivo finale di questa ricerca è la redazione
di un libro bianco delle privatizzazioni, che raggruppa diverse analisi ed
esperienze di lotta. Parallelamente, il movimento intende creare una forza di
mobilitazione in vista della pubblicazione del Libro verde dell’Unione europea
sui servizi di interesse generale, la cui pubblicazione è prevista per marzo
2003. A ciò, il movimento dovrà organizzare nella primavera 2003 un forum
europeo sull’avvenire dei servizi pubblici”.
-
novembre Forum sociale mediterraneo (Barcellona, Spagna)
Allegati:
I documenti finali
APPELLO
CONTRO LA GUERRA
A
tutti i cittadini e le cittadine di Europa Insieme possiamo fermare questa
guerra!
Noi,
movimenti sociali europei stiamo lottando per i diritti sociali e la giustizia
sociale, per la democrazia e contro tutte le forme di oppressione.
Vogliamo
un mondo di differenze, di libertà e di rispetto reciproco.
Crediamo
che questa guerra, che sia legittimata o meno dall'Onu, sarà una catastrofe per
i popoli dell'Iraq che già patiscono le conseguenze dell'embargo e del regime
di Saddam Hussein, e per i popoli del Medio Oriente. Chiunque creda nella
soluzione politica e democratica dei conflitti internazionali deve opporsi a
questa guerra, perché sarà une guerra che può portare a un disastro globale.
C'è
già una opposizione massiccia alla guerra in ogni paese di Europa. Centinaia di
migliaia di persone si sono già mobilitate per la pace.
Facciamo
appello ai movimenti, ai cittadini e alle cittadine di Europa per una resistenza
continentale coordinata alla guerra:
organizzando
da subito una opposizione di massa all'attacco all'Iraq in caso avvenga
l'attacco, organizzando immediatamente mobilitazioni, azioni e manifestazioni
nazionali il sabato immediatamente successivo iniziando da ora ad organizzare
manifestazioni in tutte le capitali europee il 15 di febbraio.
APPELLO
DEI MOVIMENTI SOCIALI EUROPEI
Veniamo
dai movimenti sociali e dai movimenti di cittadini e cittadine di tutte le
regioni di Europa, dall'Est e dall'Ovest, dal Nord e dal Sud. Veniamo da un
lungo percorso che è passato per le mobilitazioni di Amsterdam, Seattle, Praga,
Nizza, Genova, Bruxelles, Barcellona, le grandi mobilitazioni contro il
neoliberismo, gli scioperi generali per la difesa dei diritti sociali e tutte le
mobilitazioni contro la guerra, un percorso per costruire un'altra Europa. A
livello globale ci riconosciamo nella Carta dei Principi del Forum Sociale
Mondiale e nella Carta dei Movimenti Sociali di Porto Alegre.
Ci
siamo riuniti a Firenze per esprimere la nostra opposizione a un modello europeo
fondato sul potere delle multinazionali e sul neoliberismo. Il modello di
mercato produce costanti attacchi alle condizioni e ai diritti dei lavoratori e
delle lavoratrici, produce ineguaglianza sociale, oppressione delle donne e
delle minoranze etniche, esclusione sociale dei disoccupati e delle disoccupate,
dei migranti e delle migranti. Produce degrado ambientale, privatizzazioni e
precariato. Porta i paesi più ricchi a dominare le economie dei paesi più
deboli e a impedire nei fatti il loro diritto all'autodeterminazione. Ancora una
volta sta portando alla guerra.
Ci
siamo riuniti per rafforzare e allargare la nostra alleanza perché la
costruzione di un'altra Europa e di un altro mondo è sempre più urgente.
Vogliamo un mondo di uguaglianza, di diritti sociali, rispettoso delle diversità,
un mondo nel quale l'educazione, un lavoro dignitoso, la salute e la casa siano
diritti per tutti, dove sia garantito il diritto di consumare cibo sicuro
prodotto da contadini e contadine, un mondo senza povertà, senza sessismo e
razzismo, senza omofobia, che metta le persone prima del profitto. Un mondo
senza guerra.
Ci
siamo riuniti per discutere alternative, per continuare ad allargare le nostre
reti e per pianificare le campagne e le lotte che possono costruire questo altro
futuro possibile. Grandi movimenti e grandi mobilitazioni hanno cominciato ad
attraversare l'Europa : i movimenti sociali europei rappresentano una nuova
e concreta possibilità di costruire un'altra Europa per un altro mondo. Ci
impegniamo insieme per il prossimo anno nelle seguenti mobilitazioni e campagne :
Contro
il neoliberismo
Contro
la guerra
Contro
il razzismo
Per
i diritti e "un'altra Europa"
Contro
il patriarcato
Documento
Conclusivo Assemblea dei Migranti di Firenze
Documento
finale
Il
movimento europeo dei migranti è in costruzione
Una
partecipazione straordinaria ha caratterizzato tutti gli appuntamenti in cui,
all'interno del Forum Sociale Europeo, si è discusso del tema delle migrazioni
internazionali e dei diritti dei migranti. Questa grande presenza di donne e di
uomini provenienti da diversi paesi europei e dagli altri continenti è un
evento di grande rilievo : a Firenze, il movimento dei movimenti ha
finalmente dimostrato di voler assumere come centrale il tema delle migrazioni,
una questione trasversale, connessa come è ai processi di ristrutturazione e
destrutturazione del mercato del lavoro, alle politiche di abbattimento del
welfare state, ai processi di esclusione sociale. Va affermandosi la
consapevolezza che la lotta radicale contro la globalizzazione neoliberista è
monca se non assume l'obiettivo del conseguimento della pienezza dei diritti dei
migranti, quei 19 milioni di cittadini che l'Europa di Nizza, di Laeken, di
Siviglia vuole mantenere in una condizione di invisibilità, di sfruttamento, di
apartheid. In molti interventi il protagonismo dei migranti ha avuto modo di
esprimersi e di testimoniare come in tutta Europa stiano crescendo e
moltiplicandosi forme di autorganizzazione, esperienze che vanno sostenute in
quanto sono fondamentali per la crescita di tutto il movimento che si batte per
i diritti dei migranti e contro il razzismo, ma non solo. La soggettività dei
migranti arricchisce, e ne è elemento indispensabile, la forza di tutto il
movimento che lotta contro la guerra, contro il neoliberismo, per i diritti sul
lavoro, democratici, sociali e civili di tutti.
Nella
gran parte dei paesi europei si è diffuso un uso politico e ideologico del tema
del controllo e della limitazione dell'immigrazione: i topoi razzisti dell'
"invasione", degli immigrati come fonte di insicurezza per i
nazionali, della "clandestinità" come sinonimo di criminalità sono
abitualmente adoperati come "moneta" da spendere sul mercato
elettorale, utilizzata a piene mani dai partiti di destra, ma contesa anche da
partiti di sinistra. La cittadinanza europea, proposta nella Carta europea dei
diritti è una cittadinanza escludente, riconosciuta solo a chi ha la nazionalità
degli stati-membri. I milioni di migranti che risiedono in Europa stabilmente e
contribuiscono alla sua ricchezza economica e culturale sono destinati, secondo
Aznar, Blair e Berlusconi, a rimanere privi di diritti.
All'approccio
sicuritario delle politiche migratorie europee il movimento risponde con lo
sgretolamento dal basso della Fortezza Europa. Il Forum Sociale Europeo ha
ribaltato l'agenda dei governanti europei ponendo le basi per la costruzione di
un movimento europeo dei migranti e per i diritti dei migranti che propone
l'idea di un'Europa alternativa aperta, pluriculturale, "meticcia",
fondata su principi e finalità radicalmente diversi :
-
la garanzia del diritto a migrare e a entrare in Europa ; - la libera
circolazione per tutti, compresi i cittadini di "paesi terzi" ; -
la regolarizzazione a regime di tutti i sans-papiers - l'idea di una
cittadinanza inclusiva, capace di garantire a tutti coloro che risiedono nel
territorio europeo pieni diritti civili, politici, sociali, secondo il principio
che è cittadino europeo chiunque nasca sul territorio europeo o vi risieda
regolarmente ; - la garanzia piena del diritto alla coesione familiare ;
- la garanzia di uguali diritti per tutti i lavoratori e l' introduzione di
misure che tutelino dallo sfruttamento i lavoratori stranieri, compresi quelli
precari e senza contratto di lavoro ; - la lotta contro ogni forma di
discriminazione, xenofobia e razzismo ; - la garanzia dei diritti dei rom ;
- la garanzia piena del diritto di asilo.
La
discussione di Firenze si è concentrata su tre grandi temi : in primo
luogo sul nuovo regime di frontiera che si è andato affermando in Europa
nell'ultimo decennio, di cui sono state indagate le ripercussioni sia verso
l'esterno (il cosiddetto effetto-domino, attraverso il quale esso si irradia
verso est e verso sud, coinvolgendo in primo luogo i paesi candidati a entrare
nell'Unione europea) sia verso l'interno (proliferazione dei centri di
detenzione, sistemi di espulsione, ma anche tendenza a introdurre
stratificazioni gerarchiche all'interno della cittadinanza nei singoli paesi
europei) ; in secondo luogo sui movimenti dei migranti e per i diritti dei
migranti che si esprimono in Europa, di cui sono stati censiti le
caratteristiche, lo spettro d'azione e le forme di mobilitazione ; infine
sul lavoro migrante, di cui sono state evidenziate l'esemplarità e la rilevanza
crescente all'interno della composizione della forza lavoro europea.
I
migranti, i rom, le associazioni antirazziste, le realtà autorganizzate che si
sono confrontate a Firenze nell'Assemblea dei migranti, hanno concordato per il
prossimo anno la promozione di iniziative, mobilitazioni e campagne comuni
perfezionando e approvando le proposte avanzate nel documento preparatorio
elaborato dal Tavolo migranti dei Social Forum Italiani.
Il
diritto a migrare Nessuna ragione economica, politica o sociale può
giustificare la privazione della libertà di emigrare, diritto riconosciuto a
tutti gli uomini e le donne dagli artt. 13 e 14 della Dichiarazione Universale
dei Diritti dell'Uomo. Va condotta su scala europea una campagna per l'
introduzione di meccanismi di regolarizzazione permanente di tutti coloro che di
fatto sono inseriti nel tessuto lavorativo e sociale : i diritti dei
migranti non possono essere subordinati agli interessi dei datori di lavoro, le
politiche di ingresso contingentate e la militarizzazione delle frontiere
alimentano il traffico di esseri umani, l'immigrazione irregolare e il lavoro
nero, anziché combatterli.
La
cittadinanza europea di residenza L'Assemblea propone una nuova idea di
cittadinanza che assuma come fondamento teorico la saldatura tra il
riconoscimento dei diritti umani universali - civili, politici e sociali - a
tutti gli esseri umani e la consapevolezza della dimensione ormai concretamente
pluriculturale delle società contemporanee. Una tale rivisitazione dell'idea di
cittadinanza comporta la necessità di svincolare i diritti di cittadinanza
dalla nazionalità e di modificare l'Art.17 del trattato dell'Unione. Ciò in
sostanza significa sostituire al principio della nascita quello della residenza
in un determinato territorio come principio fondativo di una cittadinanza non
solo civile e politica (dunque comprensiva del diritto di voto), ma anche
sociale.
No
detention I centri di detenzione sono il simbolo della politica neoliberista di
criminalizzazione dei migranti: a Woomera (Australia) come a Ponte Galeria
(Italia), a Malaga (Spagna) come a Manchester (Regno Unito) e a Zurigo
(Svizzera), essi sono luoghi di sospensione del diritto e uno dei principali
strumenti di attuazione delle politiche repressive nei confronti dei migranti.
Donne e uomini, colpevoli solo di aver osato cercare una vita migliore, vengono
trattenuti per mesi in vere e proprie prigioni, difese da militari armati e da
reti di filo spinato. Verrà lanciata su scala europea una campagna per la loro
chiusura e per bloccare la costruzione di nuove strutture. La campagna ha già
un primo appuntamento : a Torino, il 30 novembre 2002 si svolgerà una
manifestazione nazionale contro i centri di detenzione e contro la legge
Bossi-Fini alla quale parteciperanno delegazioni europee.
Il
diritto di asilo Dalla guerra del Golfo in poi i governi mondiali hanno scelto
di rilegittimare l'uso della guerra come strumento di risoluzione delle
controversie internazionali, con l'intervento in Kossovo hanno inventato la
"guerra umanitaria", dopo l'attacco dell'11 settembre hanno trovato
nella "guerra permanente al terrorismo" un escamotage per giustificare
una volta per tutte l'uso indiscriminato delle armi contro le popolazioni civili
con la cosiddetta "guerra preventiva". Ma i profughi e i richiedenti
asilo, che in buona parte rappresentano la diretta conseguenza di quelle e di
molte altre guerre, vedono negato ogni giorno il diritto di asilo. Il Forum
Sociale Europeo propone una campagna europea per l'effettiva garanzia del
diritto di asilo a qualsiasi persona perseguitata, anche da soggetti non
statali, per motivi politici o in ragione della sua appartenenza religiosa,
culturale, di genere, e per chiedere all'Unione Europea l'adozione in tempi
brevi di direttive che vincolino gli stati membri ad uniformare, al livello più
alto, i propri sistemi di accoglienza e le politiche di integrazione dei
richiedenti asilo e dei rifugiati.
L'Assemblea Europea dei Migranti si è data un nuovo appuntamento a febbraio a Parigi : in un incontro di due giorni le campagne e le iniziative individuate a Firenze verranno ulteriormente discusse e tradotte in un percorso di lavoro coordinato in tutta Europa.
[1]
E ‘possibile leggere il testo completo dell’intervento sul nostri sito (http://www.fpcgil.it/document/Rel_Armuzzi_FSEFirenze.htm)
oppure sul prossimo numero di Quale Stato 3-4/2002 “Servizi pubblici in
un’Europa di pace e diritti”. Da leggere anche l’intervento di Mario
Agostinelli “Firenze, il giorno prima”: