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XVII RIUNIONE DEL GRUPPO MEDITERRANEO

Madrid, 26 marzo 1999

DOCUMENTO POLITICO

(Versione italiana)

 

  1. INTRODUZIONE

Con il presente documento i sindacati affiliati all'ISP che costituiscono il gruppo del Mediterraneo, esprimono la loro posizione rispetto agli avvenimenti più importanti che a breve e lungo periodo interesseranno il movimento sindacale europeo ed il settore pubblico nel prossimo futuro.

Ovviamente ci riferiamo al Congresso della Confederazione Europea dei Sindacati (CES) e all'Assemblea Generale della Federazione Europea dei Servizi Pubblici (FSESP).

Certamente, non pensiamo di partire dall'idea che l'Europa ed il suo processo d'integrazione economica e politica siano partite dal nulla, e che si siano prodotte come fatto isolato a livello mondiale. Sappiamo di sicuro, perché si è ripetuto in molte occasioni, che la globalizzazione (o mondializzazione, visto che su questi termini gli esperti sono discordanti) stia avanzando a passi giganti ed incida su tutte le economie.

Ponemmo l'accento, dal punto di vista sindacale, che il processo di globalizzazione attualmente in corso riduce la capacità d'intervento dei governi e dei parlamenti e, in generale, delle istituzioni democratiche; nella misura in cui riduce l'ambito d'esercizio effettivo della sovranità popolare, concentra un immenso potere nelle mani anonime d'entità opache, non elette e che portano a gravissimi rischi per le democrazie, sia per quelle storiche sia per quelle che qualcuno, in America latina, definì qualche tempo fa, come "democrazie a bassa intensità".

In tal modo, questo modello di globalizzazione, che dissolve le frontiere storiche davanti al flusso devastatore di capitali finanziari virtuali, nel mentre innalza muraglie insuperabili alla manodopera umana, che si sposta in cerca di lavoro, o semplicemente per sopravvivere; minaccia di costruire la globalizzazione sopra i detriti della disarticolazione nazionale.

Basato essenzialmente sopra le disuguaglianze tra i paesi, fra i sessi, fra le classi e fra le etnie, questo modello di globalizzazione si alimenta delle disuguaglianze e le riproduce, aumentandole e segmentando progressivamente la società, ed è pertanto incompatibile non solo con le profonde aspirazioni ugualitarie connaturali alla solidarietà ma anche con i propri requisiti basici di stabilità che rendono viabili tutte le società

Per confrontarci con questo deterioramento crescente, è fondamentale avanzare notevolmente sulla strada della democrazia, della solidarietà, dei diritti di cittadinanza, di un'ossatura sociale su scala planetaria.

La globalizzazione senza regole, ha esteso la crisi economica molto prima dei suoi ipotetici benefici. Nonostante tutto, la soluzione non passa per una resistenza che potrebbe portare probabilmente a ritorni di nazionalismo sciovinista, ma attraverso la democratizzazione del processo, cosi come si è discusso nell'ultimo congresso della Confederazione Internazionale dei Sindacati Liberi (CISL internazionale). Meglio sarebbe, se si preferisce, riequilibrare in tutte le sfere decisionali, il valore della politica e dell'economia.

  1. EUROPA

Potremmo affermare che in Europa i mali della globalizzazione siano più attenuati, ma non è del tutto sicuro, e quello che potrebbe essere peggiore è che stiamo assistendo ad un miraggio. Guardando alla crisi economica mondiale nella quale siamo attualmente immersi, potremmo affermare che i paesi dell'Unione Europea sono più protetti, visto che '80% dei suoi flussi commerciali sono interni ed all'interno sono in migliori condizioni quelli che sono presenti nella zona " Euro", visto che la moneta unica permette di sopportare le peggiori tempeste monetarie.

In ogni caso, anche accettando la bontà dell'unione monetaria, che sta preservando i paesi che la integrano dalla crisi internazionale, la moneta unica non è una blindatura sufficiente e definitiva. Difficoltà, come quelle che attraversano le economie dei paesi nordici, specialmente la Svezia, ma anche il Regno Unito, che nonostante sia rimasto fuori della zona Euro, per propria decisione, forma in ogni caso parte dell'Unione Europea, congiuntamente ai rischi degli investimenti tedeschi in Russia - che contano con il sostegno del governo federale tedesco, in quanto considerati d'interesse pubblico - in un intorno d'assoluta liberalizzazione del flusso di capitali, ed in assenza dell'armonizzazione fiscale fra gli stessi e di una cooperazione fra gli stati membri col fine di scambiare informazioni e rendere trasparenti, le operazioni finanziarie dei non residenti, possa dar luogo a nuove tensioni interne con una tendenza al ritorno di politiche nazionali protezionistiche.

E' forse il momento di riaffermare la vocazione europea non con compiacenti parole, ma con fatti che spingano senza ritardi verso l'unione politica e sociale, l'Europa degli investimenti produttivi e del lavoro.

  1. IL CONGRESSO DELLA CES

La CES celebrerà il suo congresso dal 29 giugno al 2 luglio di quest'anno. Già possediamo le bozze dei documenti: un primo sulla politica sindacale generale ed un altro sul sistema di relazioni industriali.

La risoluzione generale è il frutto di un lavoro realizzato nel comitato preparatorio del Congresso e delle deliberazioni prese, frequentemente a forza e con polemiche. E' importante rilevare che le confederazioni dei paesi del mediterraneo, hanno già realizzato una prima analisi dei documenti, avendo come prima impressione che non siamo in presenza di un documento che riflette le proposte concrete che necessitano ai lavoratori europei per i primi quattro anni del nuovo secolo.

In molte occasioni abbiamo segnalato che il congresso della CES è molto importante per le federazioni europee. Le tensioni che hanno vissuto in occasione dell'importante negoziato sul lavoro a tempo parziale o recentemente sulla contrattazione per il tempo di lavoro determinato, dimostrano la necessità di vincolare organizzativamente le federazioni, soprattutto tenendo in conto che la negoziazione collettiva a livello europeo si sta aprendo un cammino. Per questa ragione, e guardando al futuro, lo statuto della CES deve indicare chiaramente le competenze di ciascuna struttura che sarà deputata a portare avanti la contrattazione collettiva, sia settoriale sia intersettoriale.

Questo, significa, che se vogliamo una vera Confederazione Europea, le strutture di Federazione devono compromettersi nelle decisioni della CES, restando autonome ma assumendo le responsabilità, che le competono come struttura deputata alla difesa dei diritti e delle condizioni di lavoro di un settore produttivo o di un determinato gruppo di lavoratori.

In questo processo, la FSESP, in quanto l'organizzazione più grande della CES, deve farsi carico in modo speciale di questo problema, con proposte molto concrete, che permettano questo maggiore e migliore vincolo che i sindacati mediterranei dei servizi pubblici auspicano.

Per quello che riguarda i servizi pubblici, il documento fa riferimento nel paragrafo 6 che saranno necessari " servizi pubblici di qualità e completamente accessibili", senza però far menzione della Carta dei Servizi Pubblici recentemente adottata.

Noi pensiamo , congiuntamente con le nostre confederazioni, di fare emendamenti ad ambedue i documenti, dobbiamo puntare sulla necessità di far risaltare in forma più cogente il tema della difesa dei servizi pubblici europei, delle condizioni di lavoro dei lavoratori che svolgono la loro attività nel settore pubblico.

  1. CARTA DEI SERVIZI PUBBLICI EUROPEI

La Carta fu approvata dal Comitato Esecutivo della Ces nel mese di dicembre 1998. Sui contenuti generali già ci siamo pronunciati, sostenendo il testo, e tenendo in debito conto che la stessa CES manifestò la sua volontà che quanto contenuto divenisse la piattaforma rivendicativa, utile, per aprire un tavolo di dialogo sociale a livello dei servizi pubblici europei. La stessa Federazione europea aveva l'intenzione di cominciare l'attività di dialogo sociale basandosi sui contenuti della Carta approvata.

La carta nasce in parte come conseguenza al fatto di non essere riusciti ad includere nel nuovo trattato dell'Unione, firmato in Amsterdam, un capitolo relativo all'importanza dei servizi pubblici., da qui la necessità di sviluppare come nostra priorità la inclusione, per il futuro, nei trattati dei servizi pubblici e della loro importanza per il modello sociale europeo.

Noi, nonostante questo, non possiamo aspettare che i governi decidano una nuova modifica del trattato, e dobbiamo elaborare una strategia a livello nazionale ed europeo che permetta di iniziare un processo negoziale con un doppio obiettivo, convincere i rispettivi governi nazionali e le istituzioni europee sulla necessità di legiferare, regolare, omogeneizzare i servizi pubblici a livello comunitario e a migliorare le condizioni di lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori.

Sicuramente torneremo ad avere problemi, in quanto non abbiamo interlocutori sia nella Commissione Europea sia nei livelli nazionali, però potremo fare pressioni in tutte quelle situazioni che ci si presenteranno, come per esempio le riunioni informali dei ministri della funzione pubblica dell'Unione Europea, che hanno cominciato a riunirsi in maniera informale ogni sei mesi in occasione delle successive presidenze.

All'ultima riunione che si è tenuta in Vienna ha partecipato Herbert Mai in rappresentanza della FSESP, e dalle informazioni date nell'ultimo Comitato Direttivo, pensiamo che questo sia stato un buon inizio per cominciare a porre i problemi del dialogo sociale su base europea.

A questo proposito, abbiamo sul tavolo varie opportunità, ma quello che deve essere chiaro è che i paesi che coordinano il lavoro del Gruppo devono cominciare a pensare un calendario d'azione tendente a forzare sul dialogo sociale. Una buon'iniziativa, potrebbe essere, quella di mantenere una sede di riunione con i ministri della funzione pubblica spagnolo ed italiano, stante che furono quelli che proposero questa forma di coordinamento della funzione pubblica dei pesi UE. L'occasione potrebbe essere buona per sondare quale sarà la data, ed il tema della prossima riunione che si celebrerà con la presidenza tedesca.

Sembrerebbe che la FSESP abbia preso seriamente queste riunioni dei ministri della funzione pubblica europea, e sarebbe conveniente che continuasse partecipandovi anche per il futuro. In base alle informazioni ricevute nel comitato Direttivo dello scorso 5 febbraio, già vi sono contatti in merito con l'attuale presidenza tedesca dell'Unione.

Riassumendo, approfittare di tutte le occasioni che ci si presenteranno per reclamare l'apertura di un tavolo di dialogo sociale nella funzione pubblica europea, tenendo in conto che abbiamo una piattaforma di base come la Carta dei Servizi Pubblici Europei.

  1. L'ASSEMBLEA GENERALE DELLA FSESP

Fino ad oggi si sono celebrate due riunioni (1998 e 17 marzo 1999), in tutte e due sono state anticipati i contenuti dei diversi interventi e documenti, che dovremmo discutere nell'Assemblea generale, però solamente nell'ultima riunione si sono cominciate a discutere le possibili modifiche dello statuto, un tema importante perché contiene due elementi fondamentali di conflitto, il primo la relazione che la FSESP deve stabilire con l'Internazionale dei Servizi Pubblici (ISP) e il modello di finanziamento.

Il finanziamento non può essere un obiettivo a se stante ma deve accompagnarsi con un documento politico che definisca le priorità della Federazione europea, di là degli studi puntuali e delle giornate di dibattito, come Mediterraneo intendiamo la struttura della FSESP come quella di un vero sindacato europeo nel seno dell'amministrazione pubblica, con un elemento essenziale che è la contrattazione collettiva.

E' veritiero che abbiamo fatto alcuni progressi in qualche settore come quello elettrico e altri, però essenzialmente siamo stati incapaci di strutturare un sindacato che fosse riconosciuto ugualmente in ambito nazionale e comunitario. Però adesso abbiamo una occasione eccellente come quella della Carta dei Servizi Pubblici ed il foro informale dei ministri europei della funzione pubblica.

I contenuti proposti nei documenti sembrano adeguati, però manca un impegno fermo per il dialogo sociale a tutti i livelli, e questo tenendo in conto che solamente abbiamo gli enunciati. Non siamo in ogni caso contrari a parlare della fiscalità, o dei servizi pubblici in termini generici, però necessitiamo trovare elementi concreti d'azione sindacale diretta di fronte ai governi ed alle istituzioni comunitarie. Questo dovrebbe essere l'elemento centrale.

Un altro grande tema, chiaramente legato a quello suddetto, è la modifica dello Statuto della FSESP, sopra il quale sempre si centra di più il contenuto dell'Assemblea.

    1. LA RIFORMA DELLO STATUTO

I Sindacati del mediterraneo già hanno anticipato una proposta di modifica dello Statuto che ha scatenato una piccola rivolta in seno alla FSESP: la verità è che siamo stati giudicati, in ogni caso, prima di aver potuto spiegare i contenuti della nostra proposta, però pensiamo che quando dicemmo che la FSESP doveva essere autonoma, stavamo parlando della sua politica e non dell'organizzazione e delle finanza.

L'autonomia della Federazione europea, parte chiaramente dalla nostra analisi politica su come si va configurando l'Unione Europea, tenendo in conto, anche, dei nuovi paesi che s'incorporeranno dopo l'ampliamento. È da questa prospettiva che necessitiamo rinforzare i meccanismi decisionali, la democrazia interna, e rinforzare i nostri legami di solidarietà con le altre zone del mondo.

Questo, però, non può farlo, se stiamo permanentemente discutendo delle nostre relazioni organizzative e finanziarie con L'Intenzionale dei Servizi Pubblici. Questa è una questione, che non solamente ha a che vedere con il finanziamento, ma anche con una visione politica del sindacalismo internazionale. Dobbiamo essere capaci di raggiungere un accordo stabile con l'ISP, che permetta alla FSESP di funzionare adeguatamente e apportare l'appoggio necessario all'attività mondiale dell'ISP.

Recentemente abbiamo visto approvare per la FSESP in bilancio con un enorme deficit, abbiamo dovuto costituire un fondo volontario per sostenere il dialogo sociale, e nei prossimi anni dovremmo inevitabilmente aumentare le quote se non vogliamo fare della FSESP un'organizzazione di testimonianza. L'ISP, tuttavia, (con i soldi delle nostre quote d'affiliazione) ha proposto " di prestare" alla federazione la somma necessaria per chiudere il nostro debito. La situazione come si può vedere comincia ad essere pazzesca.

Per questo un primo passo sarà approvare uno Statuto della FSESP legato con quello che sarà approvato al Congresso della CES, con una devolution amministrativa ed organizzativa dall'ISP.

    1. IL MODELLO DI FINANZIAMENTO

Non sarebbe giusto fare proposte che non tengano in conto che ambedue le organizzazioni devono essere finanziate, e che, la maggioranza dei sindacati affiliati alla FSESP è anche affiliata , e per questo paghiamo le quote, all'ISP. Se non teniamo in conto questo fatto, rispettando, tuttavia, le organizzazioni sindacali, che appartengono solamente alla FSESP, non saremmo in condizione di accordarci su un sistema di finanziamento per il futuro.

Non possiamo sottrarci dalla realtà, e questa ci mostra che la Federazione non potrà sopravvivere con l'attuale sistema di finanziamento. Vi sono ragioni esterne, come la mancanza di finanziamento delle attività da parte della Commissione, però vi è anche una ragione fondamentale ed è la negativa formula di finanziamento adottata dall'ISP per finanziare la FSESP:

In questa situazione, e dopo, il congresso di Yokohama, solamente abbiamo due scelte:

  1. Fare un nuovo accordo con l'ISP di finanziamento della FSESP (senza che questo presupponga un prestito).
  2. Aumento delle quote europee

 

E' chiaro che, come sindacati del mediterraneo, siamo per la prima scelta, però si potrebbe arrivare a soluzioni intermedie, quali per esempio quello di un nuovo accordo con l'ISP, assieme ad un aumento in forma moderata delle quote.

In ogni caso, lasciamo aperte queste possibilità per la loro discussione all'interno del gruppo.

 


Conclusioni del XVII Incontro del Mediterraneo

Madrid 25-26/3/1999

I Sindacati della funzione pubblica di Cipro, Francia, Grecia, Israele, Italia, Portogallo e Spagna affiliati all'ISP e che formano il Gruppo del Mediterraneo, sulla base del documento politico presentato nella riunione di Madrid e di quello approvato nell'incontro di Roma, tenendo conto dei documenti preparatori della Assemblea generale, approvano le seguenti considerazioni:

il servizio pubblico deve rappresentare uno strumento importante per controllare ed intervenire nel processo di globalizzazione in modo da evitare distorsioni antidemocratiche ed implicazioni antisolidaristiche a carico dei cittadini e dei lavoratori;

riaffermiamo la nostra vocazione europea attraverso fatti concreti per spingere verso l'Europa politica e sociale, sfruttando gli effetti positivi della moneta unica e favorendo gli investimenti produttivi finalizzati al lavoro ed al miglioramento della sua qualità;

bisogna, per quanto possibile, agire come Federazioni e Confederazioni Nazionali e come Federazione Europea per fare sì che dal congresso della CES e dai suoi due documenti - sulla politica sindacale generale e sulle relazioni industriali - emergano risultati plausibili e validi per i lavoratori europei nell'ambito della contrattazione collettiva;

la Carta dei Servizi Pubblici deve essere inserita a pieno titolo nel documento della CES e rappresentare il punto di partenza di una strategia finalizzata, tanto a livello nazionale che comunitario, per ottenere una riforma del trattato di Amsterdam;

è necessario incrementare l'impegno per l'individuazione di una controparte stabile nel dialogo sociale;

le Federazioni devono, mantenendo la loro autonomia, inserirsi profondamente, strutturalmente e politicamente nella CES e divenire, a tutti gli effetti, categorie della sindacato europeo;

è ormai improrogabile, vista la prossimità dell'assemblea generale, stabilire le linee di base per una nuova Federazione Europea dei Servizi Pubblici che possa, con una politica autonoma, avviare un'attività basata su elementi concreti, anche attraverso la revisione dello statuto nei seguenti termini:

- inserimento, nel preambolo e nelle finalità, del dialogo sociale e della titolarità della Federazione degli interventi a tutti i livelli istituzionali nella Unione Europea;

- affermazione della FSESP come Federazione della CES, adattando il suo Statuto alla Confederazione, iniziando dal cambiamento del termine "Assemblea generale" in "Congresso."

- inserimento di un nuovo articolo che regoli il dialogo sociale e la contrattazione europea;

- limitazione della composizione della FSESP a tutti i sindacati dei paesi UE, AELE ed a quelli candidati all'UE le cui confederazioni aderiscono alla CES;

- inserire tra gli organi eletti dall'Assemblea Generale il/la Segretario/a Generale, il/la vice Segretario/a Generale e i/le componenti il segretariato;

- prevedere la presenza dell'ISP o di altri Segretariati Professionali Internazionali nel Comitato Esecutivo con la veste di osservatori; inoltre pensiamo che si debbano chiarire meglio le funzioni delle due strutture che sviluppano le proprie funzioni in Europa partendo dal fatto che è molto negativa la duplicazione delle funzioni.

- specificare i poteri del Segretario Generale;

- introduzione dell'obbligo di consultazione dei paesi appartenenti ai collegi rappresentati;

- approntare nuovi mezzi e metodi di finanziamento diretto, in euro, che possano essere aggiornati dal Comitato Esecutivo, tra un congresso e l'altro;

- garantire l'interpretariato nel maggior numero di lingue possibili nel Comitato Esecutivi, nel Comitato Direttivo e nei gruppi di lavoro e prevedere la costituzione di un fondo comune di solidarietà, con gestione autonoma, per affrontare i costi dell'interpretariato;

- affidare l'attività amministrativa del segretariato alle direttive del segretario generale;

Inoltre il Gruppo;

  • approva una risoluzione sulla guerra in Jugoslavia e nel Kosovo,
  • approva di inviare un messaggio di appoggio alle lavoratrici ed ai lavoratori in Israele per lo sciopero convocato dai sindacati;
  • approva, inoltre, che la XVIII riunione si terrà a Gerusalemme, in Israele, nel mese di ottobre del 1999.

Madrid, 26 marzo 1999

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SOLIDARIETA' SCIOPERO ISRAELE

TESTO ORIGINALE

To Leon Morosowsky

General Secretary

UCAPSE - HISTADRUT

ISRAEK

Dear brother Leon,

The international meeting of the Mediterranean Group of the PSI, with the participation of delegate from: Italy, Spain, Germany, France, Greece, Portugal, Cyprus and Austria, included in its Agenda on 26 march 1999, in Madrid, the issue of the general strike of the public sector in Israel, and after debate, concluded as follow. The European countries expressed complete support with the just struggle of the public sector employees in Israel, and their goal to preserve the value of the wages and their standards of the life. The up mentioned countries expressed their solidarity with UCAPSE and are encouraging you, Leon, to lead your union toward achievement of the strike and aims to satisfactory resolution of the labour dispute.

Please send this statement to the Histadrut chairman, Mister Amir Peretz

Cc Mister Yona Bezzaleli, Gerusalem

 

Traduzione

Caro compagno Leon,

l'incontro internazionale del Gruppo mediterraneo dell'ISP, con la partecipazione di rappresentanti dall'Italia, Spagna, Germania, Francia, Grecia, Portogallo, Cipro ed Austria, ha incluso nel suo ordine del giorno del 26 marzo 1999, a Madrid, la questione dello sciopero generale nel settore pubblico in Israele, e dopo una discussione, ha deciso quanto segue. I paesi europei esprimono il loro pieno sostegno alla giusta lotta delle lavoratrici e dei lavoratori del settore pubblico in Israele, e al loro obiettivo di preservare il potere d'acquisto dei salari ed il proprio livello di vita. I paesi suddetti esprimono la loro solidarietà all'UCAPSE ed ti incoraggiano a condurre il sindacato alla piena riuscita dello sciopero al raggiungimento dei risultati in grado di risolvere in modo soddisfacente la lotta sindacale.

RISOLUZIONE SUL KOSOVO

 

I Sindacati della Funzione Pubblica dei Paesi Mediterranei di Cipro, Francia, Grecia, Israele, Italia, Portogallo e Spagna, riuniti a Madrid il 26 marzo 1999, per il XVII° incontro, hanno affermato la loro più viva preoccupazione per la guerra che si sta sviluppando nella ex Yugoslavia e nel Kosovo.

I sindacati dei sette paesi chiedono che ritornino a parlare la diplomazia e la politica, perché la guerra e le carneficine sono strumenti crudeli ed inefficaci.

Essi chiedono, che l'Europa si riappropri della mancata capacità di decisione politica e che dimostri di essere una realtà non solo economica in grado di assumersi le proprie responsabilità.

Il movimento sindacale dei Paesi Mediterranei è consapevole delle diverse responsabilità che gravano sugli attori di questo conflitto, ed in particolare su Milosevic ed il suo regime e condanna fermamente la sanguinosa repressione ed i massacri che si svolgono in queste ore in Kosovo, ma resta convinto che il dialogo, la politica e la pace, restino la via principale in grado di risolvere la crisi.

Pasydy, FPSEC-SEK (Cipro), Interco-CFDT, Fédération Santé-Sociaux-CFDT, FGC-FO, Fédération des Personelles des Services Publics-FO (Francia), ADEDY (Grecia), Ucapse-HISTADRUT (Israele), FP-CGIL, FIST-CISL, FPI-CISL, FNLE-CGIL (Italia), Sintap-UGT (Portogallo), FSAP-CCOO, Federacion Estatal de Sanidad-CCOO (Spagna)

 


 

Conclusioni della riunione del gruppo di coordinamento delle donne del Mediterraneo (Madrid, 25 ottobre 1998)

La riunione è iniziata con la presenza delle donne rappresentanti l'Italia, il Portogallo e la Spagna. La CFDT di Francia era rappresentata da due compagni. Era presente, come invitata, Helga Mena Bondal, dell'Austria.

Al primo punto abbiamo analizzato la partecipazione delle donne nei sindacati del gruppo mediterraneo, con le seguenti conclusioni:

·        Bisogna generare un dibattito interno ai nostri sindacati su come incrementare la rappresentanza delle donne nelle strutture;

·        Bisogna mettere in campo azioni positive che garantiscano una presenza equilibrata delle donne nelle strutture di contrattazione e di direzione sindacale;

·        Seppure la legislazione riconosca formalmente la parità, praticamente in tutti i paesi europei la realtà mostra le profonde diseguaglianze che vivono le donne. Di fronte a ciò i sindacati debbono capeggiare la democrazia paritaria, come sfida ineludibile del 21°secolo e raccogliere le domande sociali che richiedono una più grande partecipazione delle donne nella società.

·        Si devono affrontare i processi di riforma delle amministrazioni pubbliche affinché non penalizzino le condizioni delle donne, nella propria doppia condizione di lavoratrici ed utenti;

·        Si deve rafforzare la contrattazione collettiva a livello europeo. E' una questione difficile, però molto importante per le donne come strumento per la qualità.

·        Bisogna approfondire sindacalmente i temi della parità di genere ed evitare che siano trattati solo marginalmente.

Nel secondo punto è stata presentata la prossima Conferenza delle donne del Mediterraneo, da celebrare a Roma in Ottobre.

Questo progetto è stato sollecitato dalla FSESP, l'ISP e dalle affiliate italiane e spagnole, all'interno del 4° programma europeo di azione sulla uguaglianza tra uomini e donne;

Si è proposto un gruppo di lavoro composto da Ros Harvey, del segretariato dell'ISP, Inger Lise Ronning, del Segretariato della FSESP, Imma Bernabé, Wanda Galli, Fernanda Carvajal ed una compagna greca, per il gruppo mediterraneo e da Katrina Perkka del Gruppo dei paesi dell'Est e dell'Europa centrale.

E' prevista solo la partecipazione delle donne, in modo da garantirne la presenza, però nella riunione si è pensato di estendere l'invito ai Segretari Generali dei sindacati del gruppo affinché essi possano integrarne le conclusioni nelle politiche sindacali.

Al terzo punto è stata presentata la Conferenza ISP(FSESP sulla parità di genere che si terrà nel mese di Novembre a Budapest.

Così pure è stata presentata una proposta di modifica del punto 4.3.3 "Rappresentanza delle donne " dello Statuto della FSESP.

Infine si è data lettura ed approvazione di una Risoluzione del gruppo delle donne da presentare alla XVII riunione del Gruppo mediterraneo

Risoluzione del gruppo delle donne del Gruppo mediterraneo (Madrid, 26 ottobre 1998)

Nel settore pubblico lavora un elevato numero di donne, nonostante ciò sono molto poche quelle che occupano i più alti livelli di direzione, sia nelle amministrazioni sia nelle organizzazioni sindacali.

Il Gruppo del Mediterraneo è quello che ha il più basso livello di partecipazione delle donne nelle strutture sindacali nell'insieme della FSESP.

Nella Dichiarazione europea sulla parità tra uomini e donne del 1996 si dice:

" L'ISP e la FSESP lavorano per una Europa che valorizzi e promuova la parità tra donne e uomini... chiedono a tutti i membri di promuovere la partecipazione delle donne nelle loro stesse organizzazioni, credendo che la parità di sesso nel lavoro inizia dai sindacati. L'ISP e la FSESP sottolineano la necessità per gli affiliati di mettere in atto i programmi di azioni positive per le donne... dovrebbero avere obiettivi specifici, orari e risorse come pure metodi per raccogliere dati, monitorare e valutare la partecipazione e il progresso delle donne nei sindacati. Le questioni femminili e la partecipazione al dialogo sociale europeo dovrebbero diventare un priorità per il sindacato".

Negli stessi termini si è conclusa la Conferenza regionale europea delle donne, svoltasi a Vienna nel maggio del 1996.

Intanto si conferma che gli sforzi da compiere, per dare seguito alla Risoluzione di Roma del 23 ottobre 1998, devono servire per adattare le nostre strutture e le nostre politiche a queste dichiarazioni, che sono state riconosciute anche nel Congresso dell'Isp di Yokohama e sono obiettivi da realizzare già nella Assemblea generale della FSESP nel 2000.

Per questo, il gruppo donne del Gruppo mediterraneo, riunite nella giornata del 25 marzo 1999, esige che i sindacati di questo Gruppo prendano misure di azione positiva per ottenere una rappresentanza equilibrata di uomini e donne negli organi di direzione e dotino di risorse economiche, umane e materiali le riunioni e le attività di cui si ha bisogno.

Le donne dei paesi del Gruppo del Mediterraneo, nelle conclusioni della riunione, desiderano evidenziare con forza non solo il problema delle donne lavoratrici ma in particolare di quelle con handicap che hanno aggiunta una condizione obiettiva di maggior svantaggio per conciliare il tempo di lavoro con il tempo dedicato alla famiglia.

 

Proposta di modifica dello Statuto della FSESP

4.3.3 Rappresentanza delle donne.

Inoltre è fissato un numero appropriato di rappresentanti di organizzazioni affiliate nominate come componenti a pieno diritto fino al raggiungimento di un Comitato Esecutivo con una rappresentanza equilibrata dei due sessi che, in assenza di dati, significa 50%

Le 5 rappresentanti europee elette dal Comitato Esecutivo della FSESP che si riuniranno prima degli incontri del Comitato Esecutivo e/o del Comitato Direttivo, con il compito di coordinare le politiche delle donne della FSESP e di facilitare la presenza delle donne negli organismi di direzione del sindacato a livello nazionale ed europeo.

Le attività del gruppo di coordinamento delle 5 donne elette cesseranno quando si raggiungerà una rappresentanza equilibrata di uomini e donne nel Comitato esecutivo e, le rappresentanti non elette con il procedimento abituale parteciperanno nel Comitato esecutivo con la qualità di osservatrici.

 

Gruppo di coordinamento delle donne del Mediterraneo (Roma 23 ottobre 1998)

Le donne del Gruppo di coordinamento del Mediterraneo composto dalle rappresentanti di Albania - Cipro - Grecia - Portogallo - Spagna ed Italia riunitesi a Roma il 22 ottobre 1998 propongono al Gruppo del Mediterraneo dei sindacati aderenti all'ISP che, nel redigere il documento politico e la risoluzione finale da approvare nella riunione di Madrid, si tenga conto delle seguenti questioni.

1.     Le donne riaffermano il diritto ad un coordinamento stabile delle rappresentanti del Mediterraneo del quale prevedere almeno una riunione in concomitanza con le riunioni del Gruppo dei Paesi del Mediterraneo, facilitandone la partecipazione attraverso ogni mezzo possibile.

1.     Chiedono di assumere il punto di vista delle rappresentanti europee delle donne della FSESP che raccomanda ad ogni Sindacato di utilizzare ogni mezzo che sia adeguato a facilitare la presenza delle donne nei posti dirigenziali del Sindacato sia a livello nazionale sia a livello europeo.

2.     Chiedono che le politiche nazionali di contrattazione collettiva vengano integrate con quanto affermato al punto 4 del documento finale del Congresso ISP di Yokohama attraverso l'attuazione di piani di azioni positive.

Le donne chiedono inoltre che venga inserito nello Statuto che "fermo restando il raggiungimento dell'obiettivo del 50% della presenza delle donne in tutti gli organismi dirigenti della FSESP", fino a che non sarà raggiunto il numero appropriato la rappresentanza Europea delle donne si riferirà a 5 rappresentanti europee elette dal Comitato Esecutivo della FSESP che si riuniranno prima degli incontri del Comitato Esecutivo e/o del Comitato Direttivo con il compito di coordinare le politiche delle donne della FSESP.