Direttiva Bolkestein: CGIL e parlamentari della GAD

6 dicembre 2004

 

Il  6 dicembre si è tenuto un incontro tra rappresentanti della CGIL e parlamentari italiani, funzionari, coordinatori di vari partiti e gruppi politici del Parlamento Europeo sulla proposta di Direttiva sui Servizi nel Mercato interno, presentata dal precedente Commissario Bolkestein. L'idea era quella di un confronto su una serie di problemi che la direttiva apre per il mondo del lavoro, per i cittadini ed i consumatori dell'UE , che rischiano di entrare fortemente in contraddizione con diritti e principi sanciti non solo nelle legislazioni nazionali, ma anche nei Trattati e nel recente testo di Trattato costituzionale.

La particolare complessità della direttiva richiederà una serie di approfondimenti, di proposte e di possibili emendamenti con un arco di "alleanze" il più ampio possibile. Da qui l'esigenza che abbiamo espresso in questo primo confronto : definire le priorità del lavoro, anche sulla base del calendario fissato dalle commissioni del PE, per poi trovare un terreno comune (rappresentanti italiani al PE, parti sociali e mondo dell'associazionismo ) per una iniziativa congiunta verso la Commissione, il Consiglio ed il nostro governo.

Nel corso della riunione i rappresentanti sindacali hanno esposto brevemente il lavoro fin qui svolto dal gruppo costituitesi in CGIL, con la partecipazione dei dipartimenti confederali interessati (Dip. Reti e Terziario e Dip. Settori Pubblici) e delle categorie (FP, FILLEA, FILCEM, FLC, SLC, FILT).

Dai diversi interventi sostanzialmente su tutti i punti affrontati (che qui di seguito cerchiamo di riassumere) si è arrivati a conclusioni comuni.

1) Con la strategia di Lisbona la qualità dei servizi dovrebbe migliorare, sia per difendere il modello sociale europeo fin qui costruito, sia per permettere uno sviluppo economico equo e sostenibile .

2) Non esiste una definizione comune di servizi pubblici, ne di servizi di interesse generale (di competenza dei paesi mèmbri), ne di servizi di interesse economico generale. Nell'assenza di un quadro di riferimento, la direttiva complica di per sé la situazione.

3) L'ambiguità della definizione rende questa direttiva pericolosa per la sovranità nazionale sui servizi e dall'altro rende l'attività connessa non molto diversa da quanto definito in sede di WTO e di GATS.

4) La libertà di stabilimento, l'eliminazione dei vincoli nazionali e la strumentazione proposta (per esempio in materia di distacco dei lavoratori) e soprattutto il principio del paese d'origine erroneamente vengono considerati  nella direttiva come una base necessaria per raggiungere l'obiettivo della creazione di nuovi posti di lavoro e di sviluppo di servizi nel mercato interno.

5) Non si definisce un quadro positivo di regole, qualità, standard ( parliamo di un settore che rappresenta circa il 70 del PIL dell'UE).

6) La direttiva in nome del rafforzamento del mercato interno esercita una vera e propria opera demolitoria progressiva (fino al 2010) di norme, regole specifiche, valori sociali, compreso lo smantellamento dei sistema di relazioni industriali, che vengono considerati come vincoli da rimuovere. Il mercato è il modello su cui costruire ed orientare le regole di funzionamento dell'UE. Molti in questo senso sono gli esempi: prevenzione e sicurezza del lavoro, impatto ambientale, alla sanità, compreso il diritto all'accesso, la qualità delle prestazioni,

7) Siamo a favore di una direttiva sui servizi di interesse generale, che favorisca un nuovo quadro giuridico di riferimento in UE;

8) I parlamentari europei chiederanno al governo italiano di esplicitare la posizione assunta nel Consiglio in materia di Direttiva servizi.

L'incontro si è concluso con il reciproco impegno di uno scambio di informazioni sulle attività ed iniziative da metter in campo per i prossimi mesi per sollecitare una risposta costruttiva alla proposta di direttiva.