La Funzione pubblica CGIL si riconosce totalmente nella posizione - che ha fortemente concorso a decidere - che la Federazione dei Sindacati Europei dei Servizi Pubblici (FSESP) ha chiaramente esposto nel documento “10 ragioni per le quali la FSESP dice NO alla proposta di Direttiva sui Servizi nel mercato interno”, l’ormai famigerata “Direttiva Bolkestein”. La FP CGIL si sente quindi pienamente ed attivamente partecipe della “campagna europea” contro la “Direttiva Bolkestein”, lanciata e sostenuta a conclusione del Forum Sociale Europeo di Londra da numerosi sindacati, associazioni e movimenti; aderisce alla manifestazione che la Federazione Europea dei lavoratori edili (FETBB) - a cui ha aderito la FSESP, con il sostegno della Confederazione Europea dei Sindacati (CES) – ha promosso per il 25 novembre a Bruxelles, in concomitanza con il Consiglio europeo dei ministri “Concorrenza” (Mercato interno, industria e ricerca), che discuterà la “proposta Bolkestein” per la prima volta. La FP CGIL parteciperà alla promozione e al sostegno di tutte le iniziative volte alla diffusione della conoscenza critica, all’elaborazione di proposte alternative ed alla mobilitazione di lotta che i sindacati, le associazioni ed i movimenti europei assumeranno nel corso della “campagna”, con l’obbiettivo di ottenere che la Direttiva sia ritirata, come la FSESP chiese già in occasione del suo Congresso di Stoccolma nello scorso giugno. La “Direttiva Bolkestein”, nella sua attuale formulazione, deve essere rigettata anche perché prefigura un inaccettabile e totale allineamento dell’ Europa alle logiche liberiste “globali” che, nell’ambito dell’ Accordo Generale sul Commercio dei Servizi (AGCS/GATS), si tenterà ancora di far prevalere - dopo il fallimento del Vertice di Cancùn – in occasione del prossimo Vertice dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) previsto ad Hong Kong per la fine del 2005. Per la FP CGIL è dunque indispensabile ed urgente operare perché il Parlamento europeo si dimostri capace di tener conto della pressione sempre più forte che - per iniziativa dei sindacati, delle associazioni e dei movimenti già impegnati nella “campagna” - la società europea sta esercitando affinché sia salvaguardato e qualificato il ruolo fondamentale dei servizi pubblici come fondamento del “modello sociale europeo”, ormai sottoposto all’ assedio delle culture e dei poteri del neoliberismo, sia a livello globale che locale. Solo riconquistando una convergenza reale ed efficace fra società europea e Parlamento, in questo campo strategico, sarà possibile ottenere che il Consiglio e la Commissione europea, prendendone atto, modifichino radicalmente la logica che ha originato la “Direttiva Bolkestein” e, assumendo un punto di vista nettamente alternativo, pongano rimedio ai guasti gravissimi che essa provocherebbe anche sotto il profilo di un ulteriore approfondimento del solco che ha separato la società europea dalle sue istituzioni nel corso del processo che ha portato all’approvazione del Trattato costituzionale, non a caso segnato dalla contraddizione profonda (ormai quasi unanimemente denunciata) costituita dal rapporto fra l’affermazione di principi e valori condivisibili e, di fatto, l’assunzione – nella III Parte – della concorrenza come principio regolatore del mercato e del modello sociale stesso. Per queste ragioni, “NO alla Direttiva Bolkestein” è, anche per noi, la parola d’ordine che guiderà le nostre elaborazioni e le nostre iniziative nel prossimo futuro e che, in particolare, ci impegnerà, con tanti altri, nella “campagna europea” già in corso. Carlo Podda
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