Strategia CE per il
mercato interno - implicazioni relative alle risorse idriche e ad altri servizi
pubblici
di David Hall
d.j.hall@gre.ac.uk
PSIRU, Università di Greenwich
Maggio 2003
Il presente rapporto è stato
commissionato dalla European Public Services Union (EPSU) www.epsu.org
1
INTRODUZIONE
2
AMPLIARE IL MERCATO DEI SERVIZI IDRICI, SANITARI E DI ALTRO GENERE
2.1 L'ACQUA: UN'OPPORTUNITA' DI MERCATO
2.2 SUPREMAZIA
DELLE REGOLE DI MERCATO SUI SERVIZI SANITARI
2.3 PPP: AIUTI STATALI ED ESENZIONE DALLA CONCORRENZA
PER IL SETTORE PRIVATO
2.4 AFFERMAZIONI NON COMPROVATE
2.4.1 Ferrovie - apertura del mercato e
sicurezza dell'utenza
2.4.2 Energia - i nuclei familiari non traggono
benefici dalla concorrenza al consumo
2.4.3 Vincoli di bilancio - distorsione
inefficiente contro modernizzazione
3 COMMENTI
3.1 UNA NEUTRALITÀ DI PARTE
3.2 REGOLAMENTAZIONI DEL LIBERO MERCATO E
DEROGHE PER I SERVIZI PUBBLICI
3.3 POLITICHE IN AGENDA ED
AMMINISTRAZIONE DELLA NORMATIVA UE
1
Introduzione
Il 7 maggio 2003 la DG Mercato ha pubblicato un documento che fissa le strategie
riguardanti l'insieme del mercato interno dell'Unione per i prossimi tre anni.
Il documento ha rilevato servizi di interesse generale, quelli idrici in
particolare per i quali la DG vuole aprire maggiormente il mercato ad operatori
del settore privato. La DG Mercato ha inoltre scelto di mettere in risalto le
sezioni relative ai SIG ed in particolare ai servizi idrici nel comunicato
stampa (PR, Press Release) e nelle FAQ (Frequently Asked Questions) del
documento inerente alla strategia. Questa nota mette in luce alcuni dei punti
chiave e dei problemi fondamentali riguardanti l'impatto di questa strategia sui
servizi pubblici, in particolar modo su quelli idrici.
2
Ampliare il mercato dei servizi idrici, sanitari e di altro genere
2.1 L'acqua: un'opportunità di mercato
Il documento afferma che il settore idrico è un settore in cui potrebbero
essere necessarie "nuove proposte", per ampliare quelle opportunità
di mercato il cui potenziale è al momento limitato da numerosi enti erogatori
locali. Una sezione del documento rileva la dimensione delle potenziali
opportunità di mercato affermando che le cifre concernenti l'industria idrica
all'interno dell'UE superano quelle dell'industria del gas, sebbene ciò
dimostri la necessità, in un certo senso, di privatizzare o liberalizzare (le
cifre relative all'istruzione ed alla salute sono ancora più elevate - si
dovrebbe allora avviare un regime di liberalizzazione anche in questi settori?).
Tuttavia, mentre il gas è un bene di consumo che vanta un consistente commercio
transfrontaliero, le quantità d'acqua che si acquistano e si vendono
all'interno dell'Europa sono ancora minime e non possono pertanto essere
utilizzate per definire una competenza comunitaria in questo settore. La
'frammentazione è ciò di cui ci si lamenta ripetutamente: "La concorrenza
nel settore idrico … soffre a causa della sua frammentazione" (PR), il
settore è "frammentato e dominato da monopoli locali" (FAQ). Ciò è
dovuto al fatto che l'acqua è di competenza delle autorità locali in quasi
tutti i paesi dell'UE: si potrebbe dire, in senso più positivo, che essa è un
bene gestito a livello locale o di comunità.
La DG Mercato è sicura del
fatto che la concorrenza del settore privato nel mercato dell'acqua porterebbe a
dei miglioramenti, ma non dispone di prove al riguardo. Nel PR e nelle FAQ si
afferma, senza alcuna prova che "la modernizzazione può portare potenziali
benefici" (laddove "modernizzazione" è chiaramente un eufemismo
per privatizzazione). Il documento suggerisce, forse ingenuamente, che il
variare dei prezzi dell'acqua nei vari paesi d'Europa sia dovuto ad imperfezioni
del mercato: "Rendimento del servizio e tariffazione variano sensibilmente
da uno Stato Membro all'altro, ma ciò spesso non trova riscontro e spiegazione
né nella disponibilità d'acqua né in altri fattori esterni di natura
oggettiva (per es. il clima)" (FAQ); inoltre "le tariffe annue per il
consumo dell'acqua variano dai € 350 di Berlino ai € 50 di Roma (mentre in
Irlanda non si paga nulla)".
Le conclusioni della DG Mercato
al riguardo non sono chiare. Si pensa forse, all'interno di essa che sia
possibile creare un mercato che sfoci nella convergenza tariffaria e che
consenta ai cittadini europei di scegliere il proprio fornitore di risorse
idriche in uno qualunque dei paesi dell'Unione, magari attraverso un'unica
conduttura o facendo scorrere l'acqua direttamente da Roma alla Germania? Pensa
forse la DG che gli Irlandesi, che pagano l'acqua attraverso le tasse,
dovrebbero essere obbligati a scegliere un altro metodo? Una proposta discussa e
respinta nella formulazione della Direttiva quadro sull'acqua.
Curiosamente, il documento
afferma che "i servizi della Commissione si impegneranno a rivedere la
situazione giuridica ed amministrativa nel settore idrico e delle acque reflue.
Ciò includerà un'analisi degli aspetti legati alla concorrenza in ottemperanza
alle garanzie di cui al Trattato sui servizi d'interesse economico generale e
sulle disposizioni ambientali".
Se ciò è vero, sarà assolutamente ridondante: la DG Concorrenza ha
commissionato proprio l'anno scorso: 'Uno Studio sull'Applicazione delle regole
della Concorrenza al settore idrico all'interno dell'Unione Europea",
pubblicato nel Dicembre 2002. Lo studio presenta di per sé notevoli debolezze -
in particolare non coglie alcuna prova empirica inerente alle prospettive ed ai
problemi che provocherebbe un eventuale coinvolgimento dei privati nel settore
idrico - ma addirittura una copia, sulla scia della DG Mercato, probabilmente
non riuscirebbe a risolvere tali debolezze.
Il politico a capo della DG
Mercato, il Commissario Bolkestein, aveva in precedenza manifestato la propria
intenzione a voler aprire il settore dell'acqua alle aziende private, e a
potenziare il ruolo dei cosiddetti "partenariati pubblico/privato"
(PPP) nei servizi pubblici, in occasione di due discorsi tenuti in novembre
2002. Il 7 novembre, il discorso intitolato 'Energia Nucleare' includeva una
sezione sull'acqua in cui il Commissario avvertiva che la liberalizzazione è
una cosa positiva nonché una tendenza inesorabile, anche nel settore idrico,
nonostante alcune nazioni come i Paesi Bassi non vogliano seguire questa
tendenza e "Ancor peggio, c'è chi non vuole avere niente a che fare con
tutto questo." Tuttavia, il Commissario Bolkestein aveva le idee chiare sul
futuro: Il mercato esercita le sue pressioni anche nel settore idrico…la
tendenza attuale un giorno assumerà una dimensione Europea…Non appena [la
Direttiva Quadro sull'Acqua (WFD) sarà implementata], avremo maggiori elementi
per considerare l'acqua un prodotto transfrontaliero. La Direttiva Quadro
contempla il commercio transfrontaliero dell'acqua a condizione che vengano
rispettati alcuni standard ecologici.". Tuttavia, in ragione della
Direttiva Quadro l'acqua non può certamente essere considerata oggetto di
commercio transfrontaliero, e pertanto disciplinata dalle regole del mercato
interno. Non esiste un mercato internazionale dell'acqua di grandi dimensioni e
la stessa Direttiva Quadro non riguarda questioni commerciali ma la gestione
ambientale.
2.2
Supremazia delle regole di mercato sui servizi sanitari
Il PR esige che i paesi ottemperino alle decisioni della Corte di Giustizia
dell'Unione sui servizi sanitari, secondo cui il paziente può recarsi in un
altro paese per usufruire di cure mediche il cui costo rimarrà a carico del
servizio sanitario nazionale del paziente stesso: "La Strategia mette in
luce la necessità che gli Stati Membri ottemperino alle recenti sentenze della
Corte, in particolare quelle che garantiscono al paziente la libertà di cura al
di fuori del proprio Stato Membro. Ciò potrebbe alleggerire le problematiche
che affliggono i vari sistemi sanitari nazionali consentendo, allo stesso tempo,
di utilizzare al meglio le risorse dei vari Paesi dell'Unione." (PR) Ciò
non tiene in conto il fatto che queste decisioni sono state ampiamente criticate
per aver minato il concetto di erogazione di servizi sanitari pubblici per tutti
- bisogna seguire le regole del mercato, a tutti i costi.
Le FAQ reiterano questa
posizione in maniera più enfatica, suggerendo semplicisticamente che "Il
Mercato Interno possiede le potenzialità per essere utile ad erogatori di
servizi e pazienti in quanto consente di utilizzare le risorse all'interno
dell'Unione nel modo più razionale ed efficiente possibile", e richiamando
infine l'attenzione dei più convinti sostenitori della fede neoliberale:
"La Strategia esige lo sviluppo di una visione condivisa che consenta di
sfruttare al massimo questo potenziale". Queste affermazioni a supporto di
controverse scelte politiche insistono altresì su una soluzione che sancisce la
supremazia delle regole di mercato. Non è certo questo il modo di sviluppare
servizi pubblici basati sulla responsabilità e sull'affidabilità in seno
all'UE.
I commenti al documento
traggono spunto da casi giudiziari di cui è stata investita la Corte di
Giustizia europea, riguardanti la normativa in materia di concorrenza in ambito
UE e mercato interno. Alcune decisioni hanno sostenuto i sistemi sanitari
esistenti, altre no; ma in tutti i casi il sistema sanitario ha dovuto
giustificare il fatto di aver derogato alle regole della concorrenza e del
mercato. Tuttavia, la DG Mercato dovrebbe notare che anche casi del genere
definiscono chiaramente quando è necessario rispettare le regole del sistema
sanitario, piuttosto che quelle del mercato, e quando non è necessario.
2.3 PPP: aiuti statali ed esenzione dalla concorrenza
per il settore privato
Il PR fa notare che "La Commissione chiarirà in che modo le regole della
concorrenza e degli aiuti statali si applicano ai partenariati pubblico/privato
e pubblicherà un Libro Verde al fine di garantire che detti partenariati siano
compatibili con le norme che disciplinano i pubblici appalti.". Lo scopo è
quello di rendere disponibili fondi comunitari per il sostegno ad aziende
private senza che si trasformino in "sovvenzioni anticompetitive".
Questo impegno era stato preannunciato dal Commissario Bolkestein, in occasione
di un discorso sui PPP risalente a novembre del 2002 in cui il Commissario aveva
affermato che era necessario rivedere la legislazione al fine di facilitare un
maggior inserimento del settore privato nei servizi pubblici.
Il desiderio di favorire il
ruolo dei PPP coinvolge altri settori della Commissione. La DG Regioni ha già
prodotto un documento concernente appunto i PPP nei paesi candidati all'adesione
nei settori idrico e dei trasporti. La DG deve essere male informata circa la
reale esperienza nei paesi candidati, e ritiene che ovunque, in questi paesi,
l'erogazione di servizi da parte del settore pubblico sia un'opzione scartata in
partenza.
Il documento di strategia della
DG Mercato e le FAQ si dichiarano neutrali circa la questione dell'erogazione di
servizi da parte di partenariati pubblico-privato e della relativa titolarità:
"La posizione della Commissione in merito a questa questione [maggior
coinvolgimento del settore privato] è assolutamente neutrale. La Strategia
indica semplicemente che partenariati di tipo pubblico-privato diventano sempre
più frequenti allorché i bilanci del settore pubblico sono sottoposti ad un
giro di vite, e perciò sollevano alcune questioni legali che adesso devono
essere chiarite."(FAQ). Tuttavia, dette questioni legali costituiscono due
assunti centrali del trattato: uno riguarda gli aiuti statali, che il trattato
definisce una distorsione nel momento in cui vengono concessi al settore
pubblico; l'altro assunto riguarda la concorrenza, principio cardine del
trattato, al quale sia la DG Concorrenza sia la DG Mercato vorrebbero
ardentemente assoggettare gli erogatori di servizi del settore pubblico.
Tuttavia, su tali questioni, l'approccio del documento in relazione ai PPP è
assai diverso ed implica che si consideri l'erogazione di servizi da parte del
settore privato più appetibile rispetto al settore pubblico.
Infatti, il documento mira a
facilitare l'erogazione di aiuti statali ai PPP - e dunque al settore privato; e
in relazione alla concorrenza, la DG è pronta ad emendare le direttive sui
pubblici appalti cosicché, per esempio, gli appalti possono essere rinegoziati
dopo l'aggiudicazione senza necessariamente procedere ad un nuovo bando di gara
- con l'obiettivo palesemente dichiarato "di facilitare i partnenariati di
tipo pubblico-privato". (La DG Mercato vuole inoltre garantire alle aziende
"il diritto di presentare regolari ricorsi davanti ad un tribunale
investito dell'autorità necessaria per penalizzare le amministrazioni
aggiudicatrici" - ma non ne specifica il motivo).
2.4
Affermazioni non comprovate
2.4.1 Ferrovie - apertura del mercato e
sicurezza dell'utenza
Il documento della DG definisce come la creazione di reti di servizi - ivi
compresi quelli ferroviari - sia di "vitale importanza" per la
qualità della vita di tutti noi e per il benessere dei cittadini di tutti i
paesi. Il seguente paragrafo (3 (b), Azioni) continua entusiasticamente ad
affermare che "Il Consiglio ed il Parlamento dovrebbero adottare in tempi
brevi il "secondo pacchetto sui servizi ferroviari"…La Commissione
si farà presto portatrice di nuove proposte relative all'apertura del mercato
del trasporto passeggeri al fine di realizzare il Mercato Interno anche nel
settore ferroviario." I pendolari britannici non saranno probabilmente
d'accordo, infatti, l'apertura del settore ad operatori privati ha significato
per loro minore affidabilità del servizio e una rete ferroviaria pericolosa a
causa della scarsa manutenzione. Il documento della DG Mercato è stato
pubblicato tre giorni prima dell'anniversario della sciagura ferroviaria di
Potters Bar, in cui persero la vita 12 persone, mentre un anno dopo la società
privata che, a quanto pare, doveva gestire la manutenzione dei binari negava
ancora qualsiasi responsabilità.
2.4.2 Energia - i nuclei familiari non traggono
benefici dalla concorrenza al consumo
Il documento contiene sommarie nonché controverse affermazioni secondo cui la
liberalizzazione in questi settori ha 'portato notevoli benefici sia alle
aziende sia ai consumatori', a sostegno delle quali sono forniti solo pochi
esempi, del tipo "I consumatori risparmiano il 15% per l' elettricità nei
mercati liberalizzati rispetto ai mercati protetti". Nella stessa settimana
in cui è stato pubblicato il documento, un rapporto del National Audit Office
in Gran Bretagna evidenziava il fatto che le grandi aziende avevano registrato
un calo dei prezzi pari al 19%, mentre la maggior parte dei consumatori non
aveva ottenuto alcun beneficio se non aveva cambiato gestore.
2.4.3 Vincoli di bilancio -
distorsione inefficiente contro modernizzazione
Il documento mette in luce i vincoli di bilancio a cui sono assoggettate le
autorità pubbliche, costrette a rispettare rigidi requisiti in materia di
investimenti, detti vincoli, infatti, dovrebbero essere considerati un problema
in quanto pongono delle restrizioni alla scelta delle modalità più efficaci
per finanziare gli investimenti infrastrutturali. Al contrario, il documento
parte dal presupposto, non comprovato, che questa dipendenza forzata dalle
concessioni a lungo termine al settore privato produrrà risultati migliori:
"Il settore privato svolgerà un ruolo sempre più importante nel
finanziamento delle infrastrutture e nella modernizazzione dei servizi
essenziali assicurando altresì che detti servizi siano alla portata di tutti e
della migliore qualità possibile." Modernizzazione, accessibilità e
qualità sono automaticamente associate al settore privato.
Eppure la DG Mercato dovrebbe
essere conscia del fatto che il finanziamento attraverso il settore privato fa
aumentare il costo in capitale dei progetti infrastrutturali del 10% ed oltre,
poiché ai governi vengono corrisposti i tassi di interesse più bassi. In
settori ad alta intensità di capitale, quali l'acqua o l'energia, i costi di
gestione dovrebbero essere ridotti di una percentuale enorme per poter
controbilanciare tutto questo. I vincoli di bilancio sono fonte di distorsioni
ed inefficienza nella scelta dei meccanismi atti ad incrementare il
finanziamento del debito destinato ai servizi pubblici.
3 Commenti
3.1 Una neutralità di parte
La neutralità sulle disposizioni in materia di settore pubblico/privato
proclamata a sua difesa dalla UE riguarda soltanto il modello della concorrenza
tra aziende. Le aziende pubbliche sono omologate alle aziende private quando si
comportano come quest'ultime - perseguire il massimo profitto e farsi
concorrenza per accaparrarsi i clienti.
Ma questa
"neutralità" è assolutamente banale: eccellere nella concorrenza e
negli affari, rappresenta di rado per non dire mai, lo scopo principale delle
aziende pubbliche. Il loro obiettivo è quello di fornire una struttura in grado
di garantire l'erogazione di servizi, condividere i vantaggi dell'efficienza e
gli utili di produttività con la comunità, escludere gli effetti nefasti
prodotti dalla necessità di selezionare i migliori operatori del settore, ecc.
Questi tratti caratteristici, tuttavia, si scontrano con il principio della
massima apertura del mercato interno, e su questo l'UE non assume certo una
posizione neutrale. La DG Mercato non cela la sua preferenza nei confronti di un
mercato comunitario nel settore dei servizi idrici che eserciti la propria
supremazia sugli operatori responsabili dell'erogazione di detti servizi a
livello locale; essa insiste sul fatto che le regole del commercio precedono il
benessere e la salute e vuole perciò, facilitare attivamente la partecipazione
del settore privato allentando le normative in materia di aiuti statali e
competitività.
3.2 Regolamentazioni del libero mercato e
deroghe per i servizi pubblici
Il documento chiede che i sistemi sanitari si aprano al mercato interno e
sottolinea lo squilibrio nella normativa comunitaria nonché la proliferazione
di casi in cui i sistemi che erogano servizi pubblici sono costretti a
giustificarsi di fronte alla normativa europea sulla concorrenza e sul mercato
interno. Esistono numerosi casi riguardanti la legittimità delle
regolamentazioni sanitarie nel contesto della normativa sulla concorrenza e sul
mercato interno (vedasi sopra), ma anche casi in cui, ai sensi della normativa
sulla concorrenza, ci si chiede se non sia necessario informare l'UE
dell'eventuale erogazione di aiuti statali: in un caso del genere ancora
pendente, l'Avvocato-Generale suggerisce che nel caso in cui vengano utilizzate
le finanze pubbliche per un servizio che rientra nella definizione di
"attività economica" è necessario informare ed ottenere
l'approvazione della Commissione prima di poter procedere. Quale che sia l'esito
in casi reali - e le sentenze in materia di servizi sanitari hanno avuto esiti
diversi - la necessità che il pubblico servizio giustifichi eventuali deroghe
alla normativa sulla concorrenza e sul mercato interno produce seri squilibri,
in termini sia politici che di decisioni orientate a soddisfare gli interessi
della collettività.
3.3
Politiche in agenda ed amministrazione della normativa UE
Nelle pubblicazioni della DG Mercato (e della DG Concorrenza) non è facile
distinguere tra la promozione di linee politiche e l'amministrazione della
normativa UE. Dai discorsi pronunciati a novembre dal Commissario Bolkestein si
evince l'impegno ad un'apertura del settore idrico, al sostegno dei PPP, due
aree che sono oggetto di pubbliche controversie politiche. La necessità di tali
politiche viene avanzata come l'unica soluzione corretta, sottolineando come
ogni eventuale opposizione sarebbe irragionevole: es. "Ancor peggio, alcuni
non vogliono avere nulla a che fare con tutto questo [la liberalizzazione nel
settore idrico]" (tratto dal discorso di Bolkestein sull'energia nucleare e
sull'acqua), oppure "Alcuni, inutile dirlo, si oppongono ad un'iniziativa
di carattere legislativo sui PPP a livello europeo.". (discorso di
Bolkestein sui PPP).
Allegato: intervento del
Commissario Bolkestein sull'acqua, 7 Novembre 2002
(tratto da http://europa.eu.int/comm/internal_market/en/speeches/spch-02-543_en.htm
)
"….Eppure si omette
costantemente un segmento del mercato dei servizi di pubblica utilità: il
settore idrico. Dovremmo guardare anche alle forze di mercato in quel settore.
Nei Paesi Bassi il settore idrico non tende ad avviarsi verso la
liberalizzazione. Ancor peggio, alcuni non vogliono avere nulla a che fare con
tutto questo.
Dobbiamo tenere a mente che la liberalizzazione non è un dogma; bensì è uno
strumento pratico che consente di stabilire il corretto rapporto tra prezzo,
qualità e livello del servizio erogato.
L'acqua sarà un bene sempre meno abbondante in futuro. La richiesta di risorse
idriche aumenta in conseguenza dell'incremento della popolazione e della
crescita economica, mentre decresce la quantità di acqua relativamente pulita
proveniente dalle falde acquifere sotterranee. Esiste anche il problema
dell'inaridimento, dovuto all'uso di ingenti quantità d'acqua nelle pratiche
agricole. Questo è già un problema serio in Spagna. L'acqua potabile viene
usata dappertutto oggi, perfino per lavare le automobili e per gli scarichi dei
servizi igienici. Da un punto di vista puramente ecologico, ci si potrebbe
chiedere se non è il caso, forse, di assoggettare maggiormente il settore
idrico alle forze del mercato al fine di far incontrare meglio la domanda e
l'offerta. Mi sembra un quesito logico nonché legittimo.
Alcuni potrebbero obiettare che l'esperienza del Regno Unito nel settore idrico
non è stata in tutto e per tutto positiva. Ma questa esperienza deve fungere da
lezione per l'avvenire. Nel 1989, la Gran Bretagna avviò la privatizzazione
delle società idriche ma non si preoccupò di liberalizzarne il mercato.
Praticamente fu come mettere il carro davanti ai buoi. Si sarebbe dovuto prima
liberalizzare il mercato dando ai consumatori la possibilità di scegliere, e
poi, in un secondo momento far sì che il governo e le aziende decidessero di
quali strutture dotarsi per operare su detto mercato. In due parole: prima
liberalizzare e poi, se così si può dire, privatizzare. La privatizzazione del
settore idrico in Gran Bretagna non è stata decisa dalla sera alla mattina; il
settore versava in uno stato di grande trascuratezza - ed era gestito dal
governo. La popolazione aveva a lungo ritenuto che l'approvvigionamento idrico e
la sanificazione dell'acqua non fossero un problema. I fatti provarono che si
sbagliava.
Durante il processo di privatizzazione, fu avviato un importante progetto di
investimenti mirati al miglioramento della qualità dell'acqua potabile e delle
strutture di sanificazione dell'acqua. Molte aziende britanniche producevano
acqua potabile ed allo stesso tempo si occupavano del trattamento dei rifiuti.
Il prezzo dell'acqua aumentò in Gran Bretagna poiché il paese fu costretto ad
adeguarsi agli standard ambientali dell'UE. I costi elevati per il trattamento
dei rifiuti vennero recuperati dal prezzo elevato dell'acqua potabile. La
privatizzazione fu vista come un modo per rinvigorire l'intero settore. Il
mercato doveva sopperire alla negligenza dello Stato. Tuttavia, le forze di
mercato non avevano alcuna voce in capitolo in quel periodo. Alla presentazione
del bilancio per il 1999, il governo britannico propose l'incremento della
concorrenza nel settore idrico. Riferendosi in particolare alla concorrenza fra
gestori regionali. In Europa continentale si sente spesso dire che il settore
idrico britannico versa in cattive condizioni a causa della privatizzazione, il
che può avere conseguenze nefaste sulla salute pubblica o l'ambiente. Da quale
pulpito viene la predica! Il settore era in stato di abbandono quando era
gestito dal governo!
In termini più generici si può affermare che a livello europeo, una certa
apertura del mercato del settore idrico è possibile.
1. La diversificazione è un fattore importante, in quanto i consumatori- e
soprattutto i grandi consumatori cioè le aziende - sono sempre più esigenti
per quanto concerne la qualità. Importanti catene di consumo dei nuovi settori
industriali hanno già cominciato ad installare doppie tubature al fine di
differenziare i vari prodotti idrici. È solo una questione di risparmiare acqua
in conseguenza dell'incremento dei prezzi. Dopo tutto, c'è una bella differenza
tra acqua da bere, acqua usata per lavare ed acqua da raffreddamento. Si può
utilizzare l'acqua piovana per innaffiare le piante. Oggi, viene usata acqua
potabile di alta qualità per gli scopi più disparati con un conseguente
abbassamento del livello della falda freatica.
2. Un'altra possibilità è data dalla concorrenza tra reti di distribuzione.
L'approvvigionamento idrico avviene oggi a livello regionale, pertanto le
aziende dipendono da un gestore regionale. È possibile, tuttavia, che
un'azienda idrica colleghi le proprie tubature ad una rete di distribuzione di
prossimità al fine di erogare il servizio a un dato utente o gruppo di utenti.
Ciò significa che il consumatore ha la possibilità di scegliere. Ma significa
anche che un ente erogatore inefficiente rischia di perdere la propria clientela
a vantaggio di un altro distributore regionale. Questo potrebbe essere un modo
per incentivare la qualità del servizio erogato. Il governo britannico è
particolarmente favorevole all'implementazione di una concorrenza
transfrontaliera che miri a migliorare il rendimento delle società idriche
privatizzate. Noto con piacere che il documento reso pubblico questa settimana
dal governo britannico ("Directing the Flow") sulla linea politica che
lo stesso intende intraprendere in futuro nel settore idrico afferma che: il
governo vuole introdurre maggiore concorrenza nella fornitura di risorse idriche
alla grande utenza, incoraggiare sempre di più l'innovazione, incrementare
l'efficienza e rendere i prezzi più competitivi'.
3. Dobbiamo anche considerare gli sviluppi tecnologici. Il tempo non può essere
fermato. Nel settore delle telecomunicazioni, la tecnologia ha contribuito molto
all'apertura dei mercati. Nel settore idrico, la tecnologia a membrana sta
rendendo possibile la produzione d'acqua su piccola scala e la sua
decentralizzazione. Con l'aiuto di un impianto piuttosto semplice, un'azienda
sarà in grado di purificare ed utilizzare l'acqua autonomamente, riducendo
così la dipendenza da altre aziende idriche. Il settore dell'acqua non sta
attraversando una fase di stallo e pertanto migliorerà se riuscirà ad essere
pronto ad affrontare gli sviluppi futuri piuttosto che continuare a dipendere
dal sostegno statale.
4. Un'altra possibilità potrebbe essere data da una concorrenza basata sulle
concessioni, sul modello francese. In questo modo, il governo indice un bando di
gara pubblico per la produzione e distribuzione di acqua e la società che offre
le condizioni più vantaggiose si aggiudica il contratto per un determinato
periodo di tempo. Tutti gli accordi di base vengono stipulati in un contesto di
legalità ed il concessionario privato ha accesso al mercato dei capitali e può
dar vita a partenariati. La Banca Mondiale caldeggia vivamente il modello delle
concessioni.
Il mercato incalza, anche nel settore idrico. Questo è stato privatizzato per
il 77% in Francia e per l'87% in Gran Bretagna. In Spagna, la privatizzazione è
già sulla buona strada mentre il Portogallo e l'Italia si stanno muovendo in
quella direzione. È altresì interessante notare che in Germania, dove esiste
un gran numero di aziende idriche, il governo sta smantellando il monopolio
dell'acqua potabile. La società idrica che serve la capitale, la "Berliner
Wasserwerke", è stata in gran parte privatizzata. La Città di Berlino
detiene il 51% delle quote ed il 49% degli operatori di mercato. Il Ministero
dell'Economia ritiene che le aziende idriche tedesche siano scarsamente
preparate a svolgere il ruolo di operatori internazionali e che il settore
idrico sia troppo frammentato. La liberalizzazione dovrebbe fornire alle aziende
idriche tedesche degli incentivi atti a modernizzare ed incrementare il volume
delle loro attività. Pertanto, è lecito attendersi un'ondata di fusioni ed
alleanze tra aziende tedesche ed aziende straniere.
La tendenza attuale assumerà anche una dimensione europea un giorno. Per ciò
che riguarda il settore idrico, la Commissione si è pertanto concentrata sulla
qualità. Nel settembre del 2000, il Parlamento Europeo ed il Consiglio dei
Ministri hanno adottato la Direttiva Quadro sull'Acqua, che dovrebbe essere
recepita dalla legislazione nazionale entro tre anni. Quando ciò sarà
avvenuto, avremo maggiori elementi per considerare l'acqua un prodotto
transfrontaliero. La Direttiva Quadro contempla il commercio transfrontaliero di
risorse idriche a condizione che vengano rispettati alcuni standard
ecologici".
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