L’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) in breve
L'OMC (in inglese World Trade Organization - WTO), con sede a Ginevra e 148 paesi membri, è una delle più importanti istituzioni internazionali e si pone come organismo di "governo" del commercio mondiale. Il Wto è nato nel 1995, sulla base dell’accordo GATT, siglato nel 1947 per regolare le tariffe sui prodotti industriali tra alcuni paesi. A differenza della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale, che almeno formalmente fanno parte del sistema delle Nazioni Unite, il Wto non ha nulla a che fare con l'ONU. Il WTO si fonda su diversi accordi (agreements) riguardanti l’agricoltura, i prodotti industriali, i servizi, i brevetti, ecc... Il Wto è una delle sole organizzazioni internazionali a racchiudere un potere legislativo, esecutivo e giudiziario: i membri che non si adeguano alle regole stabilite nei vari accordi possono essere costretti a farlo dalle sanzioni commerciali stabilite da un tribunale ad hoc. Guidata dalla logica del "mercato", la politica del WTO è stata sinora stabilita dai paesi più potenti e dalle loro influenti società transnazionali. Lo scopo principale del WTO e dei diversi negoziati al suo interno è quello di favorire gli scambi ed il commercio internazionale mediante una progressiva e continua diminuzione dei dazi, delle tariffe doganali e delle leggi e norme nazionali che ostacolano il libero commercio. Questo però in pratica significa che qualunque legge, normativa o altra misura, anche se presa per difendere l’ambiente, i diritti umani o dei lavoratori, può essere considerata dal potente “tribunale” interno del Wto come una barriera ingiustificata al libero commercio. Il paese che ha osato adottare questa legge è costretto a rimuoverla o a pagare pesanti sanzioni. Oggi le regole economiche, finanziarie e commerciali guidano e controllano le scelte in materia di diritti umani, sociali, dei lavoratori o di protezione dell’ambiente. Noi vogliamo ribaltare completamente questa situazione inaccettabile. E’ necessario riportare i diritti umani, sociali, del lavoro e la tutela dell’ambiente al centro delle priorità e delle decisioni prese a livello internazionale, e fare in modo che le organizzazioni che se ne occupano lavorino in maniera democratica e trasparente e controllino ed indirizzino le decisioni prese in materia commerciale, economica, e finanziaria. E’ necessario affermare il diritto di ogni nazione e di ogni popolazione, nel Nord come nel Sud del mondo, di tutelare la propria economia, l’agricoltura, l’accesso all’acqua, il diritto alla salute ed all’istruzione nelle forme e con gli strumenti più adatti. Nei prossimi anni rischiamo di trovarci nella situazione in cui solo i più ricchi potranno avere accesso a questi beni e servizi, mentre la maggioranza dell’umanità si troverà esclusa dal “mercato” dell’acqua, della scuola, della sanità, del cibo.
I principi di funzionamento del Wto e del libero commercio Alla base del Wto e dell’idea stessa del libero commercio c’è un’idea economica vecchia di un paio di secoli, nota come “principio del vantaggio comparato”. Secondo questo principio ogni paese dovrebbe specializzarsi a produrre solo quello in cui è più bravo, ovvero con i minori costi di produzione e utilizzo di materie prime e lavoro. Grazie al commercio internazionale ogni paese potrebbe poi avere tutti i prodotti, realizzati alle migliori condizioni e quindi ai costi più bassi. Questo dovrebbe permettere di produrre di più e portare ricchezza e sviluppo per tutti. A dieci anni dalla nascita del Wto questo approccio sembra miseramente fallito. In primo luogo l’idea del vantaggio comparato per funzionare dovrebbe riguardare economie di livello simile, o comunque paragonabile. Purtroppo la situazione attuale è decisamente diversa, ed i paesi meno ricchi e potenti, ma anche le fasce di cittadini più povere nei nostri stessi paesi devono subire continuamente le conseguenze delle decisioni imposte a vantaggio di poche imprese multinazionali. Come può un paese che esporta solo alcune materie prime, o magari unicamente caffè o cacao, negoziare con i giganti economici? Consideriamo poi che il prezzo di molte materie prime è continuamente sceso negli ultimi decenni, e che questo prezzo è di solito negoziato a Londra, New York o poche altre piazze finanziarie. I paesi poveri, inoltre, sono spinti da questo sistema commerciale e dall’enorme peso del debito estero che devono tuttora ripagare a produrre unicamente per l’esportazione, perdendo la propria sovranità alimentare. Questo discorso non riguarda poi unicamente un confronto tra nazioni. La stessa Banca mondiale ha dichiarato in un suo recente studio che delle prime 100 economie del mondo solo 49 sono Stati, mentre 51 sono imprese multinazionali. E’ facile immaginare quanto può essere corretto impostare il commercio mondiale su una completa liberalizzazione, dove il più forte vince tutto: è come pensare ad un incontro di pugilato tra il campione del mondo dei pesi massimi ed un bambino, e giustificarsi dicendo che le stesse regole valgono per tutti, quindi l’incontro è corretto. Gli accordi del Wto sono stati scritti da e su misura per le grandi imprese multinazionali, mentre i diritti dei cittadini e dei popoli, nel nord come nel sud del mondo, sono totalmente inascoltati. Come conseguenza, per i paesi più poveri, l’unica possibilità per cercare di competere sul mercato mondiale e acquisire quel famoso “vantaggio comparato” è quella di tagliare i costi di produzione, gli stipendi, negare ai lavoratori anche i loro diritti fondamentali, eliminare qualunque legge a tutela dell’ambiente. E’ la cosiddetta “corsa verso il fondo” dove ogni paese o regione deve partecipare alla gara o vedersi escluso dal grande circo del commercio. Questo approccio non riguarda solo i paesi poveri, che sono comunque quelli più drammaticamente colpiti, ma sta avendo delle conseguenze molto pesanti anche qui da noi. Il caso più noto e recente è quello del tessile, dove in Italia come in Bangladesh, negli Usa come nello Sri Lanka si stanno perdendo migliaia, a volte milioni di posti di lavoro a causa della concorrenza della Cina ed in misura minore dell’India, che riescono a produrre a bassissimo costo. Come conseguenze diversi paesi hanno già iniziato a rivedere al ribasso le proprie legislazioni riguardanti i diritti dei lavoratori, gli stipendi minimi, l’inquinamento, nella speranza di riuscire ad abbassare il costo della produzione e tornare competitivi. Invece di cercare di rimediare a questa situazione, o almeno di imparare dai propri errori, oggi si è lanciati nella stessa corsa verso il fondo e verso una completa liberalizzazione per quanto riguarda l’agricoltura, i prodotti industriali, i servizi. Tra questi ultimi si cerca di svendere al mercato persino quelli pubblici ed essenziali quali l’istruzione, la sanità, l’acqua, che da diritti fondamentali di ogni essere umano vogliono essere trasformati in beni e servizi commerciali. Per questo è necessario ed urgente invertire questa tendenza. Un’organizzazione che regoli il commercio internazionale è sicuramente necessaria, ma quest’organizzazione deve essere sottoposta al controllo trasparente e democratico e rispettare le decisioni delle altre organizzazioni internazionali che si occupano di diritti umani, sociali, del lavoro e di tutela ambientale: tutte tematiche che dovrebbero avere nettamente la precedenza rispetto alle questioni meramente commerciali.
Alcuni esempi del potere e delle decisioni prese nel Wto L’Unione Europea qualche anno fa sì rifiutava di importare carne trattata con gli ormoni dagli Usa. Questi ultimi, tramite il Wto, hanno fatto causa all’Europa, sostenendo che anche se questo divieto era stato preso per tutelare la salute umana e animale, impediva alle imprese americane di vendere la loro carne agli ormoni come e dove volevano. Il Wto ha dato ragione agli Usa, e noi cittadini europei paghiamo ogni anno più di 100 milioni di dollari di multe perchè non vogliamo la carne agli ormoni statunitense. Nei
prossimi mesi il “tribunale” del Wto dovrà esprimersi sul blocco voluto
dall’Unione Europea sugli organismi geneticamente modificati (OGM) che
vengono dagli Usa. Al Wto non interessa se il 70% dei cittadini europei non
vuole OGM, non interessano i problemi per l’ambiente o la salute,
interessano solo le questioni economiche e commerciali. Il tribunale del Wto
si riunisce a porte chiuse, dove esperti unicamente di commercio ed economia
decidono le sorti del mondo ed i nostri diritti. Le decisioni del Wto si applicano anche agli enti locali come Comuni, Province e Regioni. Tra qualche anno il Wto potrebbe ad esempio decidere che il Comune di Roma non ha il diritto di scegliere se affidare le mense nelle scuole pubbliche a produttori dell’agricoltura biologica, o che lo Stato e le Regioni non possono finanziare gli ospedali o le scuole pubbliche, perchè si tratterebbe di misure che potrebbero essere considerate contrarie alla libera concorrenza ed al libero mercato. Pensate adesso che il Wto si occupa di cibo e agricoltura, di prodotti industriali, della pesca e delle foreste, di accesso ai farmaci, di brevetti, di servizi quali l’accesso all’acqua, l’educazione, la sanità, le poste, i trasporti, l’energia, il trattamento dei rifiuti, le banche e le assicurazioni, e moltissimi altri. Solo nel campo dei prodotti industriali, sono già oltre duecento le leggi riguardanti la tutela dell’ambiente, dei diritti umani, sociali e dei lavoratori che sono state prese di mira: per fare un’esempio, l’Unione Europea ha adottato negli anni diverse norme riguardanti l’efficenza energetica o la sicurezza per la produzione e vendita di prodotti chimici che sono oggi a rischio in quanto considerate illeggittime per quelle imprese e paesi che vogliono difendere il loro “diritto” ad esportare automobili, elettrodomestici o pesticidi inquinanti. Analogamente, nel campo dei servizi, l’accesso all’acqua, il diritto all’istruzione o alla salute non sono “beni commerciali”, ma diritti fondamentali di ogni essere umano, indipendentemente dal luogo di nascita o dal reddito, e non possono essere negoziati in un’organizzazione che si occupa unicamente di libero commercio. Le fasce più povere e deboli della popolazione dei Paesi occidentali sono escluse da servizi essenziali e nei paesi del Sud del mondo si rischia la non autosufficienza alimentare, il mancato accesso a un bene vitale come l'acqua, l'impossibilità di costruire un sistema scolastico o sanitario… Il Wto decide anche sulla possibilità per i paesi più poveri di comprare e importare farmaci a basso costo per salvare milioni di vite, come nel caso delle cure per l’AIDS. Anche qui la domanda è abbastanza semplice: la vita umana è un bene commerciale? E’ più importante tutelare i profitti delle multinazionali o la vita di milioni di persone? La risposta è purtroppo tutt’altro che scontata: il Wto, come dice il suo stesso nome, parte dai problemi commerciali, dalla tutela dei profitti e dei brevetti per cercare poi delle eccezioni e deroghe per salvare delle vite, se questo non contrasta con il sacro dogma del libero commercio.
L'Accordo Generale sul commercio dei Servizi (GATS)
I Servizi sono uno dei fattori chiave nell'economia attuale. Essi
toccano quasi tutti gli aspetti della nostra vita ed influenzano
pesantemente anche l'ambiente in cui viviamo. La produzione di energia, i
trasporti, l'acqua, i viaggi, il turismo, le catene alberghiere, la raccolta
e lo smaltimento dei rifiuti sono tutti esempi di settori che hanno un
impatto forte e diretto su di noi e sono settori a cui si applicano le
regole dell'accordo GATS, firmato al termine dell'Uruguay Round ed in vigore
dal 1 gennaio 1995. Sinteticamente, si tratta di un accordo quadro, estremamente ambizioso e piuttosto complesso, composto da 29 articoli. La prima parte del testo stabilisce subito i futuri passi per ampliarlo; la seconda contiene le regole generali da applicare a tutti i servizi, come lo status di nazione più favorita (e’ il secondo articolo); la terza contiene impegni precisi relativi all’acceso al mercato e la regola del cosiddetto Trattamento Nazionale (National Treatment) (art.17) che si applicano ai servizi presenti nelle liste definite dagli stati.
Ecco alcune caratteristiche significative del GATS: - Copre praticamente tutti i provvedimenti governativi, comprese leggi, regolamenti, linee guida, sussidi, donazioni, limitazioni d’accesso al mercato e regole locali. Cioè tutte le misure "affecting trade in services". - Copre tutti i tipi di servizi. Infatti le regole iniziali si applicano a tutti i servizi, anche a quelli di cui non esiste uno specifico accordo di dettaglio. E’ importante notare che l’accordo non interessa solo il commercio con l’estero (cross-border trade), ma ogni possibile modalità di fornitura di un servizio, compreso il commercio elettronico. Il GATS utilizza un approccio ibrido per coprire i vari settori, combinando un approccio definito come "dall’alto verso il basso" (top-down) con regole che coprono tutti i settori con uno di tipo "dal basso in alto" (bottom-up) che stabilisce regole che si applicano solo ai settori specificati nelle apposite liste allegate. - Interessa i settori pubblici, poiché l'eccezione per i servizi governativi è molto ambigua. - Proibisce la discriminazione vietando interventi tesi a proteggere o favorire iniziative locali. Questo accordo, già ambizioso, doveva essere rinegoziato nell'ambito del Millennium Round da lanciare a Seattle, ma il fallimento del meeting ministeriale non ha bloccato questo progetto, poichè l'articolo XIX stabilisce che l'accordo sia rinegoziato dopo cinque anni dalla sua entrata in vigore, cioé a partire dal 2000. Ecco perche' a Ginevra sono attualmente in corso i negoziati per la sua revisione.
Novità
Proposta U.S.A per l'avanzamento delle negoziazioni sul GATS 13 luglio 2005 Gli Stati
uniti hanno presentato alcune proposte per un nuovo piano di lavoro per i
negoziati sui servizi nell'ambito della Doha Development Agenda.In primo
luogo, hanno suggerito che i ministri del commercio che si incontreranno ad
Hong Kong questo dicembre fissino una data limite per la presentazione di
nuove offerte migliorate rispetto alle precedenti. I negoziati nell'ambito
dell'accordo generale sui servizi risultano essere ad uno stadio molto meno
avanzato rispetto a quelle sull'agricoltura e sui prodotti industriali.
Nella loro proposta gli Stati Uniti hanno avanzato la richiesta che il
presidente della sessione speciale dei negoziati di Doha presenti un piano
di lavoro per il comitato dei negoziati commerciali prima della fine di
questo mese, indicando i passi necessari per far avanzare il dialogo da qui
al vertice di Hong Kong. Un freno alla proposta americana, soprattutto per quanto attiene alla domestic regulation, è arrivato dai più grossi paesi in via di sviluppo, come India e Brasile, che hanno anche palesato divergenze con l'Unione Europea, in particolare sulla modalità 4 dell'accordo, il transito temporaneo interfrontaliero dei lavoratori professionisti. L'ambasciatore indiano presso il WTO, Ujal Singh Bhatia, ha affermato che la revisione delle offerte da parte dei paesi industrializzati non riguardano particolari settori di interesse per il suo paese e che esse riflettono solamente il mantenimento dello status quo da parte di queste stesse nazioni. Un gruppo di paesi in via di sviluppo ha criticato tali offerte, affermando che esse riguardano solamente gli ambiti di interesse della nazioni ricche, soprattutto in materia di salute e spostamento temporaneo di lavoratori professionisti, senza contemplare impegni ulteriori in ambito di trasparenza e ottimizzazione delle procedure amministrative rispetto alle categorie di servizi in discussione.
Negoziato sui servizi: tempo di crisi?
Fonte: Alianza Social Continental 6 aprile 2005 In un
documento redatto da Alexandra Strickner di IATP (Istitute for agricoltural
and trade policy), viene fatto il punto sull'avanzamento dei negoziati sulla
liberalizzazione dei servizi (Accordo Gats). Il Pakistan annuncia l'apertura del proprio mercato interno dei servizi agli altri paesi membri del WTO entro il mese di maggio.
Il Pakistan apre il proprio mercato dei servizi 30 marzo 2005 Durante una riunione del Planning Commission del WTO, tenutasi martedì scorso, il ministro del commercio pakistano ha annunciato la decisione di aprire il paese agli investimenti esteri nei principali settori del mercato dei servizi tra i quali l'educazione, la finanza, la salute, le telecomunicazioni, i trasporti e l'ambiente. Tale decisione, arrivata con un anno e mezzo di ritardo rispetto agli altri paesi membri del WTO, nasce dalla consapevolezza, ha affermato il ministro pakistano, che il paese ha bisogno di aprirsi alla concorrenza estera per aumentare la propria competitività sul mercato dei servizi, il cui volume di esportazioni risulta essere molto inferiore a quello di Cina e India, tra gli altri. Secondo il ministro l'apertura del proprio mercato interno dei servizi, necessario per accedere a quello degli altri paesi appartenenti al WTO, permetterà l'aumento dell' efficienza, della qualità e dell' impiego nel settore terziario. Alla riunione hanno partecipato anche i rappresentanti delle principali aziende private dei settori finanziario e delle telecomunicazioni del paese.
Per
approfondimento Gli articoli di
Roberto Meregalli, economista, Beati i costruttori di pace – Rete di
Lilliput - L’Acqua nel ciclo di negoziati per il rinnovo dell’Accordo Generale sul Commercio dei servizi (GATS) - Le minacce reali del Gats ( 9 febbraio 2005) - Gats update (21 gennaio 2005)
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