DICHIARAZIONE SULLA VI CONFERENZA MINISTERIALE DELL’OMC (Hong Kong, 13-18 dicembre 2005)
I. Introduzione 1. La creazione di "decent work" (lavoro dignitoso[2]) deve costituire la priorità fondamentale dei governi e l’elemento centrale di una tornata di negoziati commerciali autenticamente finalizzati allo sviluppo. Il commercio dovrebbe costituire un fattore rilevante per conseguire lo sviluppo e creare "decent work"; tuttavia, rispetto a questi obiettivi di sviluppo, per molti lavoratori il sistema del commercio internazionale o non ha alcuna rilevanza o, fatto ancor più negativo, ne compromette il raggiungimento. Tanto nei paesi in via di sviluppo che nei paesi industrializzati l’agricoltura, la sicurezza del posto di lavoro e livelli di esistenza dignitosi sembrano minacciati e non favoriti da pratiche commerciali inique, mentre le multinazionali agitano la minaccia della delocalizzazione delle produzioni in quelle aree, dove sono negati i diritti dei lavoratori e la mano d’opera è a buon mercato. Centinaia di milioni di lavoratori in tutto il mondo hanno perso qualsiasi fiducia nel sistema del commercio internazionale: i governi sono obbligati ad affrontare questa situazione a Hong Kong e dopo Hong Kong. 2. La fine dell’Accordo sul Tessile e l’Abbigliamento (ATC) era nota fin dalla conclusione dell’Uruguay Round nel 1994. Tuttavia nulla è stato realizzato per prepararsi alle dimensioni del prevedibile impatto di tale scadenza, evidenziando in tal modo le gravi incongruenze interne all’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) e all'insieme del sistema multilaterale delle istituzioni economiche e finanziarie. Da un lato, infatti, le regole commerciali negoziate e successivamente fatte applicare per mezzo dei meccanismi dell’OMC incidono inevitabilmente in modo pesante sull’occupazione, i diritti dei lavoratori e le condizioni di povertà in tutto il mondo. Dall’altro esiste un vero e proprio vuoto nel cuore stesso dell’organizzazione, dovuto alla separazione esistente tra OMC e istituzioni delle Nazioni Unite responsabili dello sviluppo sociale, del lavoro, della salute, delle donne e dell’ambiente e alla vicinanza dell'OMC alle politiche delle istituzioni finanziarie internazionali basate sul cosiddetto "Consenso di Washington". 3. L'ingresso forte della Cina su tutti i principali mercati internazionali senza bisogno di rispettare neppure le più fondamentali norme dell’OIL esemplifica come sia minacciato l'obiettivo del "decent work", con conseguenze caotiche sulla divisione internazionale del lavoro. Tale processo sta destabilizzando il sistema del commercio mondiale e incide negativamente sull’occupazione in tutto il mondo, in particolare nei settori a forte intensità di mano d’opera dei paesi in via di sviluppo. Nel solo settore del tessile e dell’abbigliamento andranno perduti decine di milioni di posti di lavoro su scala mondiale come conseguenza dei massicci trasferimenti di produzione in Cina da parte delle imprese multinazionali. I governi di molti altri paesi in via di sviluppo, in un disperato tentativo di reggere la concorrenza, fanno a gara per aumentare la produzione, basata sullo sfruttamento dei lavoratori, nelle zone franche per l’esportazione (EPZs), con conseguenze negative per le persone, in larga maggioranza donne, che vi lavorano. 4. Le promesse di espansione potenzialmente derivanti dalla liberalizzazione degli scambi tramite l’OMC non si sono materializzate né in termini di migliori più numerosi posti di lavoro né in termini di una crescita più sostenuta sia nei paesi in via di sviluppo sia nel resto del mondo. In realtà molti paesi in via di sviluppo, che hanno imboccato la strada della liberalizzazione del commercio, in ossequio alle politiche raccomandate dall’OMC e dalle altre istituzioni finanziarie internazionali, hanno visto come risultato una massiccia deindustrializzazione prodotta dal crollo delle industrie nazionali che ne è derivato. Nel World Trade Report del 2004 fra i pochi riferimenti a questioni concernenti l’occupazione l’OMC sembra soltanto saper dire che le organizzazioni che rappresentano i lavoratori avrebbero causato una parte dei problemi, data la capacità dei sindacati di organizzare i lavoratori iscritti per resistere alla deregolamentazione selvaggia del sistema del commercio internazionale. 5. L’agricoltura, che costituisce la maggiore fonte di occupazione nel mondo, e i livelli di vita dei lavoratori agricoli che da essa dipendono, sono seriamente messi in pericolo dal dumping sui mercati internazionali dei sussidi all'esportazione, dalla persistente crisi globale da eccesso di offerta, dalla caduta dei prezzi dei prodotti primari più rilevanti e da un sistema di scambi, che rafforza la posizione dominante degli operatori agro-alimentari globali, delle imprese trasformatrici e del settore distributivo a scapito dei lavoratori e dei piccoli produttori. La povertà nelle campagne è una delle principali cause delle migrazioni di massa e irregolari di forza lavoro, che espongono i gruppi sociali più vulnerabili a condizioni pericolose di lavoro e di vita. 6. Se un sistema multilaterale del commercio dovrebbe poter fornire una protezione maggiore agli interessi dei paesi piccoli e marginali rispetto ai negoziati bilaterali con i paesi più potenti, in realtà, per realizzare appieno tale potenziale, è indispensabile attuare una riforma radicale dell’OMC. Di vitale importanza è il riequilibrio del sistema di governance globale, che conferisce importanza e poteri ingiustificati all’OMC, alla Banca Mondiale e al Fondo Monetario Internazionale, in modo tale che i problemi sociali e ambientali siano trattati con lo stesso rilievo dei problemi concernenti il commercio e l’economia. Le raccomandazioni della Commissione Mondiale sulla Dimensione Sociale della Globalizzazione offrono un forte sostegno alle richieste portate avanti da tempo dal movimento sindacale internazionale di una maggiore coerenza fra le varie istituzioni multilaterali internazionali, che si basi sulla nozione di "decent work", sul rispetto dei diritti umani e dei lavoratori e delle altre norme sociali, su una crescita più elevata e più equamente distribuita e sull’eliminazione della povertà. Quest'anno gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio delle Nazioni Unite (MDG) saranno oggetto di revisione da parte dell’Assemblea Generale dell’ONU e i sindacati e molte altre organizzazioni nei vari paesi del mondo rivendicano equità nei commerci come parte della loro "Campagna per un'Azione Globale contro la Povertà" (GCAP), al fine di realizzare importanti progressi nella lotta a livello mondiale contro la povertà, l’ingiustizia, la discriminazione e l’ineguaglianza di genere. La creazione di "decent work" costituisce l’elemento centrale del programma dei sindacati. I ministri del commercio di tutto il mondo sono tenuti ad assumere le raccomandazioni della Commissione Mondiale e della GCAP nella fase preparatoria della VI Conferenza Ministeriale dell’OMC, insieme alle altre raccomandazioni che figurano nella presente dichiarazione sindacale sulla Conferenza Ministeriale di Hong Kong.
II. Trasparenza, coerenza, democrazia e consultazione nell’OMC 7. Per realizzare un processo decisionale più equo, più democratico e più inclusivo nei negoziati commerciali è necessario che i metodi di lavoro dell’OMC siano trasparenti e democratici, dando lo spazio dovuto ai punti di vista dei paesi più piccoli e più poveri. I processi negoziali dovranno garantire l’effettiva partecipazione di tutti i paesi a tutte le fasi delle trattative, anche nelle istanze informali. I paesi in via di sviluppo che fanno parte dell'OMC dovranno continuare a rafforzare la loro cooperazione e il loro coordinamento sulla falsariga di quanto fatto a partire da Cancun, tramite il G-20, il G-33, il G90 e altri processi simili, che ha già contribuito a migliorare sensibilmente la trasparenza interna all’OMC. La trasparenza nei processi decisionali in materia di commercio è peraltro necessaria anche all'interno dei singoli paesi. 8. L’OMC deve diventare più trasparente e accessibile per i sindacati e per altre organizzazioni democratiche e rappresentative. L’OMC dovrà definire un processo di consultazione formale per consentire a sindacati, organizzazioni non governative e altri settori rappresentativi della società civile di esporre le proprie posizioni ai comitati, ai gruppi di lavoro, ai gruppi negoziali, al Consiglio generale e alle conferenze ministeriali dell’OMC. Inoltre sono necessari, a livello nazionale, processi effettivi di consultazione dei sindacati e delle altre organizzazioni rappresentative della società civile sui problemi del commercio, con lavori di ricerca e una pubblicità dei dati (disaggregati per genere) di maggior qualità per facilitare tale partecipazione. 9. Da tempo i sindacati chiedono la riforma delle procedure di risoluzione delle controversie in sede OMC, una richiesta che ha già trovato un'eco nel rapporto Sutherland del gennaio 2005 sul "Futuro dell’OMC”, che raccomandava di rendere pubbliche le audizioni del Gruppo di esperti per le controversie e quelle dell’istanza di appello e di elaborare criteri e procedure per recepire la documentazione fornita dall’amicus curiae. Inoltre, l'OMC deve riconoscere appieno il ruolo delle agenzie dell’ONU competenti in settori specifici quali la salute, il lavoro e l’ambiente nelle sue procedure di risoluzione delle controversie. 10. Occorre coerenza in tutto il sistema multilaterale. L’OMC deve partecipare appieno alle iniziative multilaterali per politiche coerenti, nelle contesto delle misure che deve assumere per instaurare un legame e un coordinamento più stretto con le istituzioni dell’ONU con un riconoscimento reciproco dello status di osservatore. Ciò deve rientrare in un’iniziativa più generale che miri ad aumentare il peso delle raccomandazioni dell’ONU e delle sue agenzie specializzate, comprese l'Organizzazione Internazionale del Lavoro, la FAO e l’UNCTAD, nelle azioni e nelle decisioni dell’OMC e delle altre istituzioni finanziarie internazionali. La Task Force interistituzionale dell’ONU su Genere e Commercio dovrà essere coinvolta nel processo di integrazione di una prospettiva di genere negli accordi commerciali, come previsto nella Piattaforma di Azione adottata dalla IV Conferenza Mondiale dell’ONU delle Donne, tenutasi a Pechino nel 1995. 11. I meccanismi e le strutture dell’OMC dovranno integrare pienamente le sollecitazioni sociali, ambientali e di genere. I rapporti nazionali e i dibattiti all’interno del Meccanismo di Esame delle Politiche Commerciali (TPRM), devono comprendere un’analisi di fondo rispetto alla sostenibilità dello sviluppo, con riferimento allo sviluppo sociale, all'analisi dell’impatto di genere e al rispetto dei diritti fondamentali dei lavoratori, con la piena partecipazione dell’OIL e di altre agenzie competenti. A loro volta i membri dell’OMC dovranno inserire tali aspetti nei rapporti che presentano alle riunioni del TPRM, come si è iniziato a fare in alcuni casi.
III. Più sviluppo e "decent work" per un'elevata qualità di vita 12. L’impatto del commercio sui volumi e sulla qualità dell’occupazione indica se il commercio incida positivamente o negativamente sulla crescita del tenore di vita, sul raggiungimento dello sviluppo e sull'eliminazione della povertà, in quanto l'estensione del "decent work" è fondamentale per la realizzazione di tutti questi obiettivi di progresso economico e sociale. Tuttavia le conseguenze dei commerci sull’occupazione sono sistematicamente trascurate nelle trattative commerciali, benché questi legami risultino assolutamente evidenti. Questa situazione deve cambiare radicalmente, in modo che le trattative commerciali si svolgano sulla base di un'analisi approfondita e preliminare del loro impatto sui livelli e sulla stabilità dell’occupazione (in particolare nei settori ad alta intensità di lavoro), sul rispetto dei diritti fondamentali dei lavoratori, sull’eguaglianza fra donne e uomini, sulla bontà delle condizioni di lavoro, sulla protezione sociale e sull'accesso a servizi pubblici di qualità. 13. Prima di negoziare o stipulare qualsiasi accordo commerciale è quindi necessario effettuare delle valutazione complete e preventive ante delle conseguenze in materia di sicurezza alimentare, occupazione, condizioni sociali, diritti, questioni di genere e sviluppo. Tali analisi dovranno essere effettuate sia su base multilaterale sia in ambito nazionale, facendo attenzione all’impatto del commercio sui settori direttamente interessati così come sulla popolazione povera e sui lavoratori più vulnerabili, che il più delle volte sono donne. Solo in seguito a tali analisi di vasta portata i governi acquisteranno piena consapevolezza delle conseguenze degli accordi che stipulano. Inoltre, si dovranno avviare valutazioni di impatto di sostenibilità (SIA) sia a livello multilaterale che nazionale e regionale, ampliandone il campo d’applicazione per includere il "decent work", l’impatto di genere e le priorità sociali. 14. La creazione di posti di lavoro e di condizioni di vita e di lavoro dignitose è indispensabile per realizzare uno sviluppo economico sostenibile ed eliminare la povertà. Eppure, alcuni governi continuano a privilegiare la ricerca di vantaggi competitivi a breve termine nel commercio internazionale attraverso la violazione dei diritti fondamentali dei lavoratori, compromettendo così le proprie prospettive di sviluppo a lungo termine e costringendo altri paesi a seguire il loro esempio. E’ compito dell’OMC affrontare questi problemi attuando le misure indicate di seguito. 15. Alla VI Conferenza Ministeriale dell’OMC, tutti i paesi membri sono chiamati a rinnovare il loro impegno formale al rispetto delle norme fondamentali del lavoro[3]. Per consentire un esame completo dei rapporti esistenti tra commercio, sviluppo e "decent work", l’OMC deve istituire una procedura formale, realizzata congiuntamente con l’OIL, per valutare l’impatto sociale e occupazionale della liberalizzazione del commercio, comprese le sue sinergie con i diritti fondamentali dei lavoratori. Tale organismo dovrà occuparsi anche di problemi sociali più vasti legati al commercio, quale ad esempio l’impatto delle politiche commerciali sulle donne. Inoltre i membri dell’OMC sono chiamati ad aggiornare gli accordi OMC (compresi l’articolo 20 del GATT e l’articolo 14 del GATS) per incorporarvi le norme sui diritti umani dell’ONU comprese le norme fondamentali del lavoro dell’OIL. 16. Le donne che costituiscono la stragrande maggioranza dei lavoratori nelle zone franche per l’esportazione (EPZs) sono le vittime principali dello sfruttamento che caratterizza il lavoro nelle EPZs. L’approvazione da parte dei governi di simili misure di riduzione dei costi e di altre forme di trattamento privilegiato per la produzione destinata all’esportazione è una distorsione delle regole dell’OMC (in particolare allorché le imprese straniere godono di un trattamento preferenziale rispetto a quelle nazionali), in quanto significa in altri termini che la produzione per il mercato nazionale gode di condizioni “meno favorevoli” rispetto a quella destinata alle esportazioni. La VI Conferenza Ministeriale dell’OMC dovrà adottare una dichiarazione per chiarire che intaccare i diritti fondamentali dei lavoratori, riconosciuti in sede internazionale, per incrementare le esportazioni è un illegittimo incentivo all'esportazione, che distorce il commercio, ed è pertanto inammissibile ai sensi delle norme dell’OMC. 17. I problemi particolarmente gravi nel settore del tessile e dell’abbigliamento potranno richiedere, a breve termine, il ricorso a misure di salvaguardia per attutirne l’impatto. Da essi emerge l’importanza dell'adozione alla riunione di Hong Kong di un'Iniziativa d'Emergenza per la Coerenza nelle Politiche. Compito specifico di tale iniziativa sarà lo studio dell'andamento della crescita, delle esportazione e dell’occupazione nel settore tessile e dell’abbigliamento dopo la fine del sistema delle quote, con particolare attenzione agli impatti di genere, l’attuazione di una politica commerciale e industriale di ampio respiro in grado di affrontare l’impatto della scadenza dell’ATC (Accordo Multifibre) in tutti i paesi dove il settore tessile e dell’abbigliamento abbia un peso significativo con misure diverse e specifiche, predisposte secondo le circostanze, e infine la fornitura conseguente di assistenza internazionale ai paesi in via di sviluppo interessati (in particolare quelli meno sviluppati). 18. I membri dell’OMC devono riconoscere l’importanza cruciale dell’agricoltura in quanto principale creatore di occupazione nel mondo, facendo dei lavoratori agricoli e dei poveri nelle zone rurali un target specifico delle loro strategie per debellare la povertà. La promozione dell’occupazione dovrà prevedere la lotta contro la sottoccupazione e la disoccupazione e il degrado ambientale nelle zone rurali, incentrandosi sulla creazione di "decent work" nelle zone rurali per i lavoratori agricoli e dell’indotto dell’agricoltura. 19. La VI Conferenza Ministeriale dell’OMC dovrà decidere di organizzare il primo incontro tra i Ministri del commercio e i Ministri del lavoro, con la partecipazione di sindacati e organizzazioni imprenditoriali. 20. Sia nei paesi industrializzati sia in quelli in via di sviluppo, i governi dovranno cominciare a fornire livelli adeguati di assistenza per il sostegno e la riqualificazione delle lavoratrici e dei lavoratori in esubero per effetto del commercio, onde assicurare un’equa ripartizione dei costi e dei benefici della liberalizzazione degli scambi – al fine di garantire equità ai diversi gruppi all’interno dei singoli paesi, parità tra uomini e donne ed eguaglianza tra paesi diversi. 21. In linea con gli obiettivi di giustizia sociale, contenuti nella Campagna per un'Azione Globale contro la Povertà (GCAP), è urgente concludere un accordo su una serie di questioni a favore dei paesi in via di sviluppo, accompagnato da misure decisamente più ampie di cancellazione del debito e da un forte incremento degli aiuti allo sviluppo. 22. La VI Conferenza Ministeriale dell’OMC dovrà emendare gli accordi sui Diritti di Proprietà Intellettuale in relazione al Commercio (TRIPS), o adottare un documento di chiarificazione, in modo da garantire a tutti i paesi in via di sviluppo l’accesso a farmaci a basso costo nell’eventualità di necessità di cure per patologie quali l'HIV/AIDS, come previsto originariamente negli accordi TRIPS adottati a Doha. La dichiarazione dovrà appoggiare il concetto di licenze obbligatorie con royalties eque, affinché i farmaci generici siano alla portata di tali paesi. A lungo termine sarà necessario modificare l’accordo TRIPS per eliminare la condizione imposta ai membri dell’OMC di rivedere le loro leggi sui brevetti con modalità che contrastano con la disponibilità di farmaci generici a un prezzo accessibile. I paesi membri dell’OMC dovranno inoltre far sì che gli accordi bilaterali e regionali sul commercio non siano in contrasto con il concetto di prezzo accessibile e il conseguente accesso ai farmaci generici. 23. Le decisioni relative ai trattamenti speciali e differenziati dovrebbero consentire ai paesi in via di sviluppo (in particolare i paesi meno sviluppati) di disporre di sufficiente flessibilità per l’interpretazione e l'applicazione dei vari accordi OMC, quando essa risulti favorevole al loro sviluppo sociale ed economico, con il chiarimento che la possibilità prevista per loro di proroga dei termini di applicazione si applica su base multilaterale (e non caso per caso). Nello stesso tempo dovrà essere affrontata l'anomalia di alcuni paesi a reddito elevato che risultano ancora classificati nella categoria dei paesi in via di sviluppo ai sensi delle norme dell'OMC. 24. Occorre inoltre procedere alla valutazione delle barriere non tariffarie alle esportazioni provenienti dai paesi in via di sviluppo, per garantire, con la partecipazione delle agenzie specializzate dell’ONU nonché dei sindacati e di altri attori della società civile interessati, condizioni ragionevoli di tutela dei consumatori e dell’ambiente. Dovrà essere anche prevista l’assistenza tecnica necessaria affinché i paesi in via di sviluppo possano conseguire tali standard.
IV. I negoziati NAMA (Accesso ai Mercati Non Agricoli) 25. La spinta odierna a una profonda liberalizzazione dei mercati dei prodotti non agricoli, senza paralleli passi avanti sul terreno dello sviluppo e nella protezione effettiva dei diritti dei lavoratori, difficilmente darà i risultati promessi, tanto nei paesi industrializzati che in quelli in via di sviluppo. Le sfide che devono affrontare i paesi meno sviluppati (LDCs) sono ancora più ardue. Tanto a livello multilaterale che nazionale occorre procedere, con la piena partecipazione dei sindacati che rappresentano i lavoratori direttamente interessati dall’esito di tali negoziati, a una valutazione puntuale dell’impatto dei negoziati NAMA sullo sviluppo, sulla realizzazione di "decent work" e sulla popolazione che vive in condizioni di povertà. Occorre esaminare con particolare attenzione i settori a forte intensità di lavoro e prevedere anche l’analisi dell’impatto di genere. I governi non dovranno concludere accordi nel corso di tali negoziati se non ne risultino chiare le conseguenze, in modo tale che essi siano in condizione di attuare politiche industriali finalizzate a realizzare i loro obiettivi in termini di sviluppo e occupazione. 26. Occorrono stanziamenti sia a livello nazionale sia internazionale per il sostegno a politiche attive per l'occupazione, qualora la liberalizzazione dei commerci sia causa di perdita di posti di lavoro. 27. Sia i paesi industrializzati sia quelli in via di sviluppo devono avere lo spazio politico necessario per perseguire strategie legittime di sviluppo industriale, basate sul loro contesto nazionale. I negoziati NAMA non dovrebbero ridurre eccessivamente tale spazio di flessibilità nel definire gli impegni specifici relativi all’obbligatorietà e al livello delle tariffe. In ogni caso, i paesi che dispongono di mercati per l’importazione di prodotti che provengono dai paesi meno sviluppati dovrebbero affrontare il problema dell’incremento delle tariffe e dei picchi tariffari, al fine di permettere ai paesi meno sviluppati di esercitare attività di trasformazione delle proprie materie prime. In generale occorre migliorare l’accesso ai mercati dei paesi in via di sviluppo, e più particolarmente di quelli meno sviluppati, in parallelo con analoghi passi in avanti sul fronte del rispetto dei diritti fondamentali dei lavoratori, per garantire che i lavoratori dei paesi in via di sviluppo possano trarre beneficio dagli scambi commerciali più aperti. 28. I negoziati NAMA devono prevedere una clausola che consenta ai paesi in via di sviluppo (in particolare quelli meno sviluppati), che effettivamente si impegnino a limitare le loro tariffe, di poter modificare tali impegni per comprovati motivi di ordine sociale o di sviluppo. 29. I paesi in via di sviluppo, e in particolare quelli meno sviluppati, dovrebbero aver diritto a mantenere tariffe più elevate, ove lo desiderino, in conformità al principio di “reciprocità non completa” sancito nella Dichiarazione Ministeriale di Doha. Qualunque decisione relativa una riduzione delle tariffe da parte dei paesi in via di sviluppo andrebbe presa, su base facoltativa, come decisione politico-strategica e non come una condizione vincolante nell'ambito dei negoziati NAMA. 30. Analogamente, in ogni decisione relativa a un rapido progresso dei negoziati NAMA, nell’ambito dell'”approccio settoriale”, non si dovranno esercitare pressioni sui paesi in via di sviluppo affinché vi partecipino, ove essi ritengano che ciò non sia consono agli interessi del loro sviluppo economico. 31. L’erosione dei regimi di preferenza commerciale continua a essere un problema centrale per molti paesi in via di sviluppo che attualmente rientrano nelle disposizioni di accordi come la Convenzione di Cotonou o l’Africa Growth and Opportunity Act (AGOA). In tali circostanze sarà necessario procedere a valutazioni complete di impatto prima di modificare il regime delle preferenze, prevedendo un periodo per l’adeguamento oltre a fornire assistenza ai paesi interessati a tali modifiche.
V. Servizi 32. I negoziati attualmente in corso nell’ambito dell’Accordo Generale per il Commercio dei Servizi (GATS) rischiano di compromettere gli obblighi dei governi relativi alla fornitura di servizi universali e la loro capacità di regolamentare. Tali obblighi non devono essere pregiudicati dalla concorrenza del settore privato nell’ambito delle disposizioni dell’OMC e i governi debbono conservare appieno la responsabilità e l’obbligo di garantire i propri adempimenti rispetto a tali servizi. Di conseguenza è necessario modificare le condizioni previste nell’accordo GATS al fine di escludere da tutti i futuri negoziati GATS i servizi pubblici, anche ai livelli di governo sub-nazionali, (in primis l’istruzione, la sanità e i servizi pubblici d’interesse primario come il servizio postale e le telecomunicazioni) e il settore delle attività no profit nei servizi sociali. In tutti i negoziati GATS si dovrà prevedere, su base orizzontale, l’accesso ai servizi universali a prezzi uniformi e alla portata degli utenti. La fornitura di tale servizio pubblico universale è indispensabile per procedere nella realizzazione degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio dell'ONU (MDGs). Ciò è particolarmente importante poiché qualunque taglio ai servizi pubblici, con conseguente accesso ridotto a servizi come il sistema sanitario, il sostegno all’infanzia, l’assistenza alla maternità, ecc., tende a colpire con maggiore intensità le donne. Quanto descritto sopra costituisce una condizione imprescindibile per il proseguimento dei negoziati GATS. 33. Si dovrà porre fine alla segretezza che finora ha contraddistinto lo svolgimento dei negoziati GATS e rendere pubblici i particolari delle ”richieste” e delle “offerte”, che sono state messe sul tavolo del negoziato. Tutti i paesi membri dell’OMC dovranno avere il diritto di partecipare alle consultazioni e ai negoziati, a prescindere dal fatto che abbiano presentato un’offerta al GATS e a prescindere dal contenuto di tale offerta. 34. Ai sensi dell’art XIX del GATS occorre una valutazione completa dello sviluppo, dell’occupazione e degli aspetti di genere in relazione con il commercio di servizi, tanto in termini complessivi che settoriali. Tale processo di valutazione va avviato immediatamente e dovrà essere ultimato prima della conclusione dell’attuale tornata negoziale per offrire una base a qualsiasi impegno possa essere sottoscritto dai governi. 35. Le iniziative attuate da alcuni paesi membri dell’OMC per fissare dei riferimenti (“benchmarks”), definendo livelli minimi di liberalizzazione in ambito GATS, contraddicono l’approccio al GATS basato su “liste positive” (in base al quale i paesi sono liberi di indicare i settori che vogliono inserire negli impegni GATS) e andrebbero considerate illegittime in tutti i futuri negoziati in sede GATS. 36. L’Articolo XXI dell’accordo GATS andrebbe modificato per inserire una clausola esplicita che consenta ai governi di ritirarsi o di ridurre i propri impegni GATS, se il loro fine sia così di migliorare i servizi universali e rispondere a esigenze sociali e di sviluppo, senza che ciò rischi di dar luogo all'impugnazione ai sensi delle norme OMC con eventuali conseguenti imposizioni di pagamento di indennizzi (prevenendo in tal modo l'utilizzo dell’OMC quale strumento per conservare l’accesso ai mercati da parte dei fornitori stranieri di servizi). 37. L’articolo I.3 (b) e (c) del GATS andrebbe integrato con una dichiarazione ufficiale che sancisca esplicitamente che “l’esercizio dell’autorità di governo” consente ai paesi membri dell’OMC di mantenere i propri servizi pubblici (definiti dai governi nazionali come idonei alle condizioni dei loro paesi) senza incorrere in minacce di ricorsi, che potrebbero sfociare nell’ingiunzione ad aprire tali settori alla concorrenza o a ridurre il sostegno pubblico (inclusi i sussidi incrociati) a tali settori. 38. L’articolo VI.4 del GATS andrebbe cancellato o rivisto ai fini di tutelare effettivamente la facoltà dei governi di disciplinare il settore e di attuare misure normative nazionali (conformemente al preambolo del GATS), senza possibilità di ricorso o impugnazione. Si dovrà adottare una dichiarazione che ribadisca il primato di preoccupazioni di natura sociale e ambientale rispetto al principio del libero commercio e che affermi che tali regole non possono essere sottoposte a nessun "test di necessità” nell'ambito della disciplina OMC sulla base della sua formula di principio “nulla di più oneroso del necessario”. 39. Quanto al "Modo 4" (e cioè il movimento temporaneo di persone attraverso le frontiere), il movimento sindacale si oppone a ogni incremento dell’immigrazione clandestina a scapito di lavoratori e delle comunità tanto nei paesi di origine quanto in quelli di destinazione. Si sottolinea come sia di gran lunga più auspicabile la predisposizione di misure puntuali per l’immigrazione permanente, ove necessaria, comprese misure che garantiscano parità di diritti ai lavoratori migranti, ne incoraggino la piena integrazione (anche attraverso diritti acquisiti di residenza permanente e di cittadinanza), ne impediscano lo sfruttamento da parte dei datori di lavoro e li proteggano contro ogni forma di discriminazione. La migrazione temporanea prevista dal "Modo 4" viceversa non consente un'efficace tutela di tali diritti e rende i lavoratori e le lavoratrici migranti interessati particolarmente vulnerabili allo sfruttamento. Le competenze e la struttura dell'OMC non gli consentono di regolamentare i flussi migratori, compresi quelli di natura temporanea previsti dal "Modo 4", in modo da proteggere i diritti dei lavoratori migranti. Se qualche governo dovesse comunque presentare delle offerte ai sensi del "Modo 4", nelle quali fosse previsto il movimento temporaneo di lavoratori, tali offerte dovranno essere previamente concordate con i sindacati interessati e garantire: 1) nei confronti di tutti i lavoratori interessati l'osservanza, da parte di tutti i soggetti coinvolti, dei diritti fondamentali dei lavoratori, della legislazione del lavoro nazionale (che recepisce e va oltre tali norme) del paese ove viene effettuata la prestazione, nonché dei contratti collettivi in vigore nel paese ospite; 2) il pieno coinvolgimento dell’OIL; 3) la protezione da ogni forma di discriminazione e sfruttamento dei lavoratori interessati; 4) la garanzia di restituzione dei contributi previdenziali e assicurativi da loro versati. In assenza di tali condizioni i negoziati e gli impegni GATS ai sensi del "Modo 4" non dovrebbero procedere oltre. 40. La diversità culturale dei paesi membri dell’OMC non deve essere compromessa dai negoziati, regole e impegni derivanti dal GATS in grado di minacciare l’identità culturale di tali paesi. 41. I regolamenti che garantiscono la continuità di servizi di commercio al dettaglio di qualità e di piccole aziende che sarebbero incapaci di competere con imprese più grandi in un contesto deregolamentato non devono essere smantellati a seguito dei negoziati GATS
VI. Agricoltura e Sicurezza Alimentare 42. Dieci anni di liberalizzazione del commercio delle materie prime agricole nell’ambito dell’Accordo OMC per l’Agricoltura non hanno prodotto i vantaggi promessi. In molti paesi la sicurezza alimentare ha subito un'erosione continua. Le statistiche ONU evidenziano un aumento impressionante delle esportazioni di molti prodotti alimentari di base in paesi che in passato erano in grado di soddisfare tali bisogni con la produzione locale. Ciò ha avuto gravi ripercussioni sull’occupazione agricola ed è uno dei principali fattori che generano l’ondata massiccia di migrazioni a livello globale. Il movimento sindacale internazionale sottolinea con forza la necessità che gli accordi commerciali vadano a sostegno della sicurezza alimentare e non a suo scapito. Laddove non siano in grado di farlo, devono essere riesaminati alla luce degli strumenti internazionali sui diritti umani, che definiscono il diritto all'alimentazione a prezzi accessibili come un diritto umano fondamentale. 43. Nella maggioranza dei paesi industrializzati i livelli esorbitanti di sussidi all’agricoltura comportano costi molto elevati e in genere essi non vengono indirizzati verso i coltivatori più bisognosi ma incrementano i redditi del ricco grande agri-business. Inoltre le esportazioni di prodotti agricoli sovvenzionati hanno determinato una riduzione artificiosa dei prezzi in molti paesi in via di sviluppo con conseguente distruzione di aziende agricole e di occupazione rurale. Alla luce delle ineguaglianze di genere esistenti in materia di diritti di proprietà e di accesso alle conoscenze e alla tecnologia tale situazione spesso ha avuto un impatto particolarmente negativo sulle donne, che rappresentano la maggioranza dei produttori rurali in molti paesi in via di sviluppo. 44. In tale contesto il movimento sindacale propone di eliminare tutte le forme di sussidi alle esportazioni agricole, fissandone già a Hong Kong una data di scadenza anticipata. Gli altri sussidi alla produzione agricola dovranno essere ridotti e orientati a favore di uno sviluppo rurale adeguato, che crei nuovi posti di lavoro, debelli la povertà nelle zone rurali, migliori le condizioni di lavoro e promuova il benessere animale e la sostenibilità ambientale. Tutte queste misure dovranno essere incentrate sul miglioramento del livello di occupazione e delle condizioni di lavoro e accompagnate da iniziative che mirino a fornire nuove sbocchi occupazionali ai lavoratori rurali. Data la grande importanza del cotone in diversi poverissimi paesi in via di sviluppo tutti i sussidi alla produzione di cotone che provocano una distorsione del commercio dovranno essere eliminati quanto più rapidamente possibile. 45. E’ necessario un rinnovato impegno a livello nazionale e internazionale per affrontare gli abusi, spesso gravi, in materia di diritti dei lavoratori e di condizioni di lavoro nel settore rurale, comprese le piantagioni e altre forme di produzione per l’esportazione, con particolare attenzione alla violenza nelle campagne a danno dei sindacalisti e ai diritti delle donne. Occorre un impegno concertato e ben coordinato per eliminare il lavoro minorile in agricoltura, il settore ove risulta prevalente, e per realizzare miglioramenti sostanziali in materia di salute e sicurezza sul lavoro per i lavoratori agricoli. 46. Si dovranno riconoscere forti diritti a un trattamento speciale e differenziato in relazione all'agricoltura (comprese le loro richieste relative a prodotti specialmente sensibili e a meccanismi specifici di salvaguardia) ai paesi in via di sviluppo, e soprattutto ai paesi meno sviluppati, per garantire a questi paesi la flessibilità necessaria a proteggere e valorizzare la produzione agricola nazionale, al fine in particolare di potenziare la sicurezza alimentare nei suoi vari aspetti, la lotta per l’eliminazione della povertà e la riforma agraria e attuare altre eventuali misure per migliorare le condizioni di vita dei lavoratori agricoli e degli agricoltori a basso reddito e garantire posti di lavoro sicuri e dignitosi, con particolare attenzione alle donne. 47. Si dovrà fornire un’adeguata assistenza tecnica ai paesi in via di sviluppo più poveri per garantire l'incremento della loro produzione agricola, sia per il consumo interno sia per l’esportazione. Nello stesso tempo i paesi in via di sviluppo necessitano di un maggiore accesso, più stabile e più certo, ai mercati agricoli dei paesi industrializzati. 48. L’Articolo 27.3(b) dell’Accordo TRIPS dovrà essere cancellato o emendato per escludere la brevettabilità delle forme di vita. La revisione già prevista di tale articolo dovrà essere intrapresa come una priorità urgente e in un processo trasparente e di vasta portata, che coinvolga le agenzie specializzate dell’ONU e tutti i soggetti interessati e le sue implicazioni in materia di sviluppo e sicurezza alimentare dovranno essere riesaminate alla luce degli strumenti ONU sui diritti umani.
VII. Le facilitazioni al commercio e altri "Singapore issues” 49. In linea generale il movimento sindacale internazionale nota con favore che, a parte le facilitazioni al commercio, altri “Singapore issues”, quali gli investimenti e la politica della concorrenza non sono più oggetto di discussione nei termini previsti dal mandato adottato prima di Cancun. Esiste tuttavia la necessità permanente di una forte regolamentazione intergovernativa delle responsabilità degli investitori, al fine di prevenire potenziali abusi di potere da parte delle imprese e violazioni dei diritti dei lavoratori e perché trovino applicazione i contenuti della Dichiarazione Tripartita dell’OIL in materia di imprese multinazionali e politica sociale e delle Linee Guida dell’OCSE per le imprese multinazionali. Si rileva comunque che disposizioni di tal genere non figuravano nelle proposte che sono state presentate per i negoziati in sede OMC. 50. In materia di facilitazioni al commercio si sottolinea che è necessario garantire che le competenze esistenti delle agenzie specializzate dell’ONU, quali l’OMI (Organizzazione Marittima Internazionale) e l’ICAO (Organizzazione Internazionale per l’Aviazione Civile), che affrontano i temi della facilitazione al commercio contestualmente alle normative sulla salute e sulla sicurezza, non vengano intaccate dai negoziati OMC, che mirano a definire “misure meno restrittive possibili per il commercio”. 51. Inoltre, i negoziati in sede OMC non dovranno richiedere ai paesi in via di sviluppo e soprattutto a quelli meno sviluppati costosi investimenti per dotarsi di supporti informatici e strutture doganali moderne. Tali aspetti non devono essere sottoposti alla disciplina dell'OMC per la soluzione delle controversie. D’altro canto è evidente che molti paesi in via di sviluppo trarrebbero grande beneficio da migliori infrastrutture in questi settori e che pertanto sarebbe opportuno fornire un’assistenza tecnica su larga scala per aiutare i paesi in via di sviluppo e soprattutto quelli meno sviluppati a potenziare le proprie strutture commerciali.
VII. Sviluppo eco-sostenibile in sede OMC 52. Occorre includere fattivamente lo sviluppo sostenibile in tutti gli aspetti del lavoro dell’OMC. Va inoltre chiarito nelle trattative sugli Accordi multilaterali sull’ambiente (MEA) che questi accordi, quali per esempio il protocollo sulla Biodiversità, hanno prevalenza rispetto alle regole dell'OMC. 53. Inoltre la VI Conferenza Ministeriale dell’OMC dovrà adottare una dichiarazione che rafforzi il principio di precauzione nei meccanismi dell’OMC, onde garantire che la salute e la sicurezza dei consumatori e dei lavoratori non possano in nessuna circostanza essere messi in pericolo dalle trattative e dagli impegni in sede OMC o dalle deliberazione di organismi dell’OMC quali i Panel per la soluzione delle controversie. 54. Nelle trattative nel settore della pesca i sussidi che possono nuocere alla pesca dovranno essere riallocati in aree in grado di promuovere pratiche ittiche responsabili e sostenibili, di affrontare gli aspetti sociali delle ristrutturazioni e di migliorare le condizioni di vita e di lavoro dei pescatori. 55. I sistemi di certificazione delle foreste costituiscono un modello in cui le norme sul lavoro e la promozione dell’economia e del commercio sostenibili si integrano vicendevolmente, dimostrando che la sostenibilità richiede una completa integrazione dei vari aspetti economici, ambientali e sociali.
VIII. Conclusioni 56. La Campagna per un'Azione Globale contro la Povertà (GCAP) rivendica la giustizia nel commercio, che implica reale "decent work", sviluppo, eguaglianza di genere, rispetto dei diritti fondamentali dei lavoratori, protezione sociale e accesso a servizi pubblici di qualità. Tuttavia è sempre più evidente che l’attuale struttura dell’OMC è inadatta a gestire la complessità degli effetti prodotti dal commercio sullo sviluppo e sulla creazione di "decent work". Pertanto milioni di esseri umani si vedono negare l’accesso a una vita dignitosa. Tali carenze sono state evidenziate con chiarezza dalle raccomandazioni della Commissione Mondiale sulla Dimensione Sociale della Globalizzazione che indicano una vasta gamma di iniziative per rendere più compatibili le attività commerciali dell’OMC e i diritti, lo sviluppo, la giustizia e l’equità promossi dalle agenzie dell’ONU e in particolare dall’OIL. I ministri del commercio che si preparano all’appuntamento di Hong Kong, invece di dedicare tutta la loro attenzione a un’agenda incentrata esclusivamente sulla liberalizzazione degli scambi, devono far sì che i lavori dell’OMC siano significativi per la lotta per eliminare la povertà e creare "decent work" e una vita dignitosa per tutti. Così facendo la liberalizzazione del commercio potrà iniziare a realizzare il suo potenziale per conseguire gli obiettivi della piena occupazione e del miglioramento del tenore di vita sanciti negli articoli dell'accordo istitutivo dell’OMC.
[1] Questa dichiarazione è stata sottoscritta dal GLOBAL UNIONS GROUP (Gruppo dei sindacati globali), dalla Confederazione Mondiale del Lavoro (CMT/WCL) e dalla Confederazione Europea dei Sindacati (CES). Il Global Unions Group comprende la Confederazione Internazionale dei Sindacati Liberi (CISL Internazionale), il Comitato Consultivo dei Sindacati presso l’OCSE (TUAC) e le 10 Federazioni Sindacali Globali (GUFs), che rappresentano i rispettivi settori a livello sindacale internazionale (UNI, IFBWW, IUF, IMF, PSI, EI, ITGLWF, IFJ, ITF e ICEM).
[2] "Decent work" (lavoro dignitoso), conformemente alla definizione dell’OIL, comprende nel suo significato occupazione, rispetto dei diritti sul lavoro (compresi i diritti sindacali di libertà di associazione e di contrattazione collettiva), protezione sociale , dialogo sociale.
[3] Le norme fondamentali sul lavoro (Core Labour Standards), note anche come diritti fondamentali dei lavoratori, sono diritti umani fondamentali internazionalmente riconosciuti a tutti i lavoratori, a prescindere dal livello di sviluppo e sono negoziati in sede OIL. Esse comprendono la libertà di associazione e il diritto alla contrattazione collettiva, l’eliminazione di ogni discriminazione in materia di impiego e occupazione, l’eliminazione di tutte le forme di lavoro forzato o coatto e l’abolizione effettiva del lavoro minorile, comprese le sue forme più oppressive. Il salario minimo non è mai rientrato nella proposta per la tutela dei diritti fondamentali dei lavoratori in sede OMC
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