7° Congresso FSESP – 14-17 Giugno 2004, Stoccolma
Risoluzione congressuale FSESP Pensioni Le pensioni sono in testa all’agenda sociale europea. A partire dal 2000, il Consiglio, la Commissione Europea e i Comitati di protezione sociale e di politica economica dell’UE hanno pubblicato una serie di articoli, comunicazioni e rapporti congiunti sulla creazione di regimi pensionistici adeguati e sostenibili. Ai rapporti strategici nazionali che descrivono il modo in cui i governi si propongono di garantire le pensioni di domani, si aggiunge l’uso del metodo aperto di coordinamento per definire gli obiettivi che devono raggiungere gli Stati membri. La crescita della popolazione anziana ed il suo impatto sulle finanze pubbliche e sui regimi pensionistici preoccupano anche i sindacati; tuttavia, l’attenzione esclusiva che si sta dando a prospettive finanziarie a breve termine nasconde un più ampio panorama in cui anche le pensioni contribuiscono al raggiungimento di obiettivi sociali. Fino ad oggi, la FSESP non ha avuto prove sufficienti che giustifichino la necessità di trasformare radicalmente i regimi pensionistici pubblici. Nel 2002 e nel 2003 i fondi pensione hanno attraversato un momento difficile: le severe critiche contro le decisioni di investimenti hanno dimostrato che i sistemi pensionistici comportano anche dei rischi che possono avere conseguenze importanti per i lavoratori. Pertanto, le pensioni costituiscono una priorità per i sindacati europei. È inaccettabile che, in alcuni casi, si stiano imponendo soluzioni senza consultare i sindacati né negoziarle con essi. Il modello a tre pilastri si usa spesso come riferimento per descrivere i sistemi pensionistici nazionali in Europa. Questo modello è composto da tre elementi: 1. pensioni pubbliche e sistemi di protezione sociale; 2. sistemi pensionistici aziendali (Occupational pension schemes) 3. risparmio individuale ai fini pensionistici.( Individual pension savings.) Nella maggior parte dei casi, le pensioni pubbliche si finanziano con le imposte generali ed i contributi versati dall’attuale generazione di lavoratori e datori di lavoro (sistemi di ripartizione). In alcuni Paesi, i piani pensionistici aziendali sono anch’essi finanziati con i sistemi di ripartizione. In altri, invece, attraverso il risparmio collettivo o individuale (sistemi a capitalizzazione). Ciascuna modalità di finanziamento presenta vantaggi e inconvenienti: · Il principio di ripartizione garantisce un grado di redistribuzione del reddito politicamente accettabile, ma esiste sempre il rischio che nuove decisioni politiche modifichino il contratto sociale tra le generazioni, che costituisce la base del finanziamento delle pensioni in un sistema di ripartizione. · Per quanto riguarda i sistemi a capitalizzazione, è anche possibile garantire un grado di redistribuzione accettabile per il gruppo di lavoratori interessati, se questi sistemi sono basati su contratti collettivi settoriali. I conti di risparmio individuali non sono che una delle tante scelte possibili per creare regimi pensionistici attraverso la capitalizzazione. Il principio della capitalizzazione consiste nel fatto che i lavoratori e/o datori di lavoro risparmiano per la loro futura pensione. Il risparmio è generalmente investito in azioni e obbligazioni. La quantità di denaro disponibile per le pensioni dipende così dai risultati dell’investimento e dalla durata del periodo di accumulo. · Nei sistemi pensionistici con prestazioni definite, è il datore di lavoro che si assume il rischio dell’investimento. Nei sistemi pensionistici con contributi definiti, i lavoratori ne risultano beneficiati quando l’investimento dà buoni risultati, mentre ne sono danneggiati in caso contrario. La FSESP riconosce la diversità e la costante evoluzione dei regimi pensionistici nazionali, che si sono sviluppati nell’arco di decenni. La presente risoluzione non implica l’armonizzazione dei sistemi pensionistici nazionali. La FSESP si impegna fermamente in favore di regimi pensionistici di qualità, correttamente finanziati e sostenibili che contribuiscano efficacemente, attraverso meccanismi di redistribuzione, all’integrazione e alla coesione sociali in Europa. Pensioni pubbliche di qualità permettono ai lavoratori un livello di vita accettabile ed una buona protezione, basati su un reddito garantito indicizzato in base ai salari. Dal momento che il diritto alla pensione è fondamentalmente il frutto di tutta una vita di lavoro, è giusto che le pensioni siano calcolate sui salari, piuttosto che sui prezzi. Altrimenti, i pensionati risulterebbero svantaggiati rispetto ad altri cittadini, pur avendo versato contributi durante tutta la loro vita professionale. La fattibilità dei regimi pensionistici pubblici, basati sulla solidarietà tra le generazioni, richiede un coordinamento, a livello europeo e nazionale, delle politiche macro-economiche, fiscali, sociali e per l’occupazione. I governi europei dovranno moltiplicare gli sforzi per raggiungere gli obiettivi di Lisbona: livelli di occupazione pari al 70% per gli uomini e al 60% per le donne. La crescita economica e l’aumento della produttività contribuiranno a stabilizzare i sistemi pensionistici. Le riforme dei sistemi pensionistici dovranno tenere conto dell’evoluzione dei modelli di lavoro e familiari, della crescente domanda di flessibilità della giornata lavorativa, dell’organizzazione dei permessi per assistenza e malattia e delle opportunità di formazione permanente. Le riforme dovrebbero cercare di eliminare le differenze tra uomini e donne e al tempo stesso essere valutate per il loro impatto di genere. La Commissione Europea accorda un’elevata priorità alle pensioni. A settembre 2003 ha avviato la seconda fase ufficiale di consultazione delle parti sociali sulla trasferibilità del diritto a una pensione aziendale per risolvere il problema delle norme sulle pensioni complementari che ostacolano la mobilità dei lavoratori che si trasferiscono a lavorare in un altro Stato membro o, più semplicemente, che cambiano lavoro all’interno dello stesso Stato membro. La Commissione Europea propone che le parti sociali negozino un accordo quadro. La FSESP si adopererà per eliminare ogni tipo di ostacolo alla trasferibilità dei diritti pensionistici aziendali. La FSESP sottolinea l’importanza della libera circolazione dei lavoratori nell’Unione Europea. Al fine di permettere ai lavoratori di lavorare in un altro Paese, bisogna regolare la questione dei diritti pensionistici. Sono necessarie norme che garantiscano, da una parte, la tutela del valore dei diritti pensionistici riconosciuti e, dall’altra, il pagamento della pensione quando il lavoratore andrà in pensione, indipendentemente dal Paese in cui lo stesso risieda. I regimi pensionistici aziendali sono regimi complementari sviluppati nell’ambito di un’attività professionale. Essi non puntano a danneggiare o sostituire i sistemi pensionistici pubblici, ma a completarli. Dovrebbero basarsi su contratti collettivi settoriali e non su disposizioni di singole aziende, per garantire la sicurezza e l’indipendenza di ogni datore di lavoro, e, al tempo stesso, la solidarietà tra i lavoratori. Le aziende dovrebbero essere obbligate a contribuire ai regimi pensionistici settoriali. La FSESP esprime preoccupazione per i tentativi dei datori di lavoro di far ricadere sulle persone i rischi legati alle disposizioni in materia di pensione. I regimi pensionistici basati su prestazioni definite possono costituire un freno a tali tentativi. Allo stesso modo, in questi sistemi bisognerà inserire meccanismi di indicizzazione al fine di mantenere un livello di vita accettabile dopo la pensione. Dal momento che le pensioni professionali costituiscono salario differito, le organizzazioni affiliate alla FSESP (sia nell’ambito settoriale che a livello di impresa) devono partecipare attivamente alla creazione, all’applicazione e al controllo dei regimi di pensione professionale, così come al controllo e alla gestione strategica dei fondi pensione. Tutti i lavoratori devono avere accesso ai sistemi di pensione professionale, indipendentemente dall’età, dall’anzianità di servizio o dal tipo di contratto di lavoro (contratti a tempo pieno/part-time, a tempo indeterminato/determinato). Deve essere applicato il principio della parità di trattamento tra uomini e donne. In tal senso i salari unisex non discriminanti rappresentano una buona possibilità. I regimi pensionistici aziendali dovranno tenere conto dei rischi biometrici (legati alla longevità, alla sopravvivenza del coniuge o delle persone a carico, ecc.). Bisognerà garantire la conservazione del diritto alla pensione aziendale nei periodi di malattia e durante le interruzioni dell’attività professionale quali i permessi di diverso genere, come il congedo parentale, per maternità, per motivi di studio e formazione. Ciò è possibile in regimi pensionistici aziendali solidali, che tengano conto degli obiettivi della politica sociale. Si dovrebbero garantire investimenti socialmente responsabili. I fondi pensione non devono investire in aziende che, per esempio, utilizzino il lavoro minorile o facciano ricorso al lavoro forzato, producano beni o servizi nocivi per l’ambiente, fabbrichino armi o abbiano atteggiamenti antisindacali. Si dovranno applicare principi di gestione prudente nella gestione dei fondi e, di conseguenza, evitare gli investimenti di carattere puramente speculativo. Le decisioni di investimento non dovranno compromettere la sicurezza del pagamento delle pensioni di oggi e di domani. La FSESP respinge quei sistemi i cui consigli di amministrazione siano sotto il controllo esclusivo dei datori di lavoro. A questi consigli bisognerà applicare i principi di governance aziendale. I sindacati devono garantire la formazione degli amministratori e dei membri del consiglio. La FSESP e le organizzazioni ad essa affiliate veglieranno alla buona applicazione di quanto fin qui esposto e controlleranno i livelli di finanziamento dei fondi pensione. La FSESP sostiene il lavoro dell’ISP in merito al controllo del comportamento sugli investimenti dei fondi pensione e l’introduzione di codici vincolanti in materia di investimento socialmente responsabile. Sarebbe opportuno prendere le misure appropriate per evitare e neutralizzare le decisioni di gestione che mettano in pericolo la sicurezza del pagamento delle pensioni di oggi e di domani, e non siano socialmente responsabili (come ad esempio, i sistemi sottofinanziati). Diverse compagnie transnazionali hanno adottato sistemi di risparmio e scelte di titoli azionari per tutti i loro dipendenti. La prossima tappa potrebbe essere la creazione di sistemi pensionistici europei/transnazionali. Se si costituiscono fondi pensione europei o transnazionali in aziende appartenenti a settori rappresentati dalla FSESP, la loro creazione dovrà essere negoziata con una delegazione della FSESP, composta dai sindacati interessati. Inoltre, i rappresentanti delle organizzazioni affiliate alla FSESP dovranno essere presenti nei consigli di amministrazione di questi fondi pensione transnazionali. Nel quadro del dialogo sociale settoriale europeo, la FSESP e le organizzazioni dei datori di lavoro rappresentative dovranno cercare il modo di garantire ai lavoratori migranti l’acquisizione, il mantenimento e la trasferibilità del diritto alla pensione aziendale. I periodi minimi di stage richiesti per l’acquisizione del diritto alla pensione di impresa dovranno essere aboliti. La situazione dei lavoratori distaccati e le esenzioni dalla regola di adesione obbligatoria al sistema pensionistico aziendale saranno inoltre oggetto di un dibattito nel quadro del dialogo sociale settoriale europeo. L’accessibilità delle pensioni dovrà essere garantita ai lavoratori che lasciano il settore pubblico per andare in quello privato, per esempio, a motivo di un outsourcing. La FSESP constata che la privatizzazione e l’outsourcing hanno nuociuto ai sistemi pensionistici aziendali esistenti. Hanno determinato per i lavoratori una perdita del diritto alla pensione in certi Paesi e hanno portato i lavoratori di una stessa società a beneficiare di sistemi pensionistici diversi. Le organizzazioni affiliate alla FSESP lotteranno perché i lavoratori continuino a godere di buoni regimi pensionistici pubblici o perché abbiano accesso a sistemi che offrano loro prestazioni dello stesso livello o migliori. Questi sistemi dovranno inoltre essere aperti ai nuovi impiegati. In alcuni casi, aziende private che forniscono servizi pubblici si rivelano inefficienti, motivo per cui, a seguito del ritiro delle concessioni, alcuni lavoratori ritornano al settore pubblico. Questi lavoratori devono godere delle stesse garanzie. Punti di azione: · La FSESP continuerà a lavorare sulle questioni dei sistemi pensionistici nel periodo che seguirà al prossimo Congresso e contribuirà all’elaborazione a livello comunitario di obiettivi ed indicatori di convergenza sociale (metodo aperto di coordinamento), al fine di garantire la sostenibilità e la qualità delle pensioni, così come una convergenza verso l’alto, tenendo conto della prospettiva di genere. · Si presterà una particolare attenzione al monitoraggio dell’evoluzione della situazione nei nuovi Stati membri dell’UE.
Adottata dal Congresso il 16 Giugno 2004 |