Anna Salfi, Presidente FSESP

Discorso di apertura del Congresso

 

Un caldissimo benvenuto a voi tutti, cari compagni / colleghi / delegati.

Un benvenuto a Wanja Lundby-Wedin, Presidente dell'LO, la Confederazione dei sindacati svedesi,

a Sture Nordh, Presidente dell'organizzazione sindacale TCO,

a Anna Ekström, Presidente del sindacato svedese dei lavoratori SACO,

e a Lisbeth Eklund, ex Presidente della ST.

Rivolgo un ringraziamento ai colleghi svedesi che nel 2000, a Lisbona, hanno avanzato la generosa proposta di ospitare questo congresso in una sede così suggestiva.

Diamo il benvenuto a John Monks, Segretario Generale della Confederazione Europea dei Sindacati, al quale vanno i nostri ringraziamenti per l'incessante opera di collaborazione e sostegno di cui la CES ha dato prova negli ultimi 4 anni, al fine di garantire il ruolo centrale dei servizi pubblici in Europa.

È con sommo piacere che do' il benvenuto a Bart Samyn, in rappresentanza della Federazione Europea dei Metalmeccanici, e a Bernadette Segol, di UNI-Europa

Diamo il benvenuto anche a Hans Engelberts, a Alan Leather e a Jürgen Buxbaum, qui presenti in rappresentanza della nostra consorella internazionale ISP.

Sono inoltre presenti ospiti di altre organizzazioni Europee: Paul de Raeve, Segretario generale del Comitato permanente degli infermieri dell’UE (CPIUE) e Heinz Kiefer, Presidente di EUROCOP.

Diamo il benvenuto agli amici delle associazioni datoriali.

E da ultimo, ma non per importanza: un caldissimo applauso al nostro ex Presidente Herbert Mai.

E un benvenuto ai 500 Delegati dei nostri 189 sindacati affiliati provenienti da 33 Paesi europei.

Diamo inizio al VII Congresso della FSESP. Esso preannuncia l'alba di una nuova era per la FSESP e per il movimento sindacale dei Servizi Pubblici in genere. Un'era in cui i funzionari pubblici parlino davvero all'unisono per plasmare l'Europa che desideriamo – un'Europa sociale che affronti le preoccupazioni di tutti i suoi cittadini.

Il nostro operato di questa settimana, cari delegati del Congresso, svolgerà un ruolo cardine nel determinare in che modo i servizi pubblici verranno percepiti all'interno dell'Unione Europea.

A mio avviso, questa è una delle più importanti adunanze che la storia della FSESP ricordi. Siamo qui riuniti questa settimana, a metà tra due appuntamenti miliari per l'Unione Europea: le elezioni del Parlamento Europeo lo scorso week-end e la delibera del Consiglio Europeo per decidere le sorti della Proposta di Costituzione il prossimo week-end.

Il nostro Congresso giunge pertanto in un momento simbolico. Ci collochiamo tra l'espressione democratica dell'elettorato di 25 Stati membri e le fondamenta costituzionali su cui tale espressione prenderà forma.

Cari delegati, abbiamo il dovere di sfruttare nel modo più proficuo possibile questa settimana e il tempo che essa ci concederà. Abbiamo l'opportunità di dimostrare chiaramente che la funzione pubblica rappresenta il ponte tra le speranze e i diritti dei cittadini europei.

Il programma di questa nostra settimana sarà molto intenso. Esso illustra in quanti svariati modi i servizi pubblici influiscano sul dibattito europeo: la qualità della funzione pubblica; la contrattazione collettiva attraverso il dialogo sociale; l'allargamento; le pensioni e la parità di genere. Ecco le nostre risoluzioni quadro.

Sin dal nostro ultimo Congresso, abbiamo riscontrato in modo sempre più evidente che i tentativi di liberalizzazione dell'Unione Europea non stanno apportando i frutti sperati. Una proprietà sempre più concentrata negli oligopoli, una minore trasparenza e l'incremento dei prezzi per i meno abbienti sono il lascito di questi tentativi. La FSESP non se ne sta in un angolo a protestare, bensì propone alternative concrete mediante le sue delibere. Abbiamo portato il concetto di servizi d'interesse generale e la relativa definizione al centro del dibattito europeo. Stiamo iniziando a dimostrare che le partnership tra soggetti pubblici sono sempre più spesso considerate come la risposta.

Sul fronte della contrattazione collettiva, abbiamo l'opportunità d'illustrare il nostro indiscutibile livello di esperienza e di conoscenza approfondita sulle modalità di funzionamento dei servizi pubblici per i cittadini europei. Si è concretizzata l'idea di un coordinamento delle risposte che i sindacati dei servizi pubblici hanno da dare alle iniziative europee. Approfitteremo di questa settimana per richiamare la Commissione Europea a rafforzare il dialogo sociale al livello europeo e non soltanto perché si tratta di un diritto fondamentale, ma anche perché le nostre risposte dimostrano che siamo in grado di contribuire positivamente all'evoluzione dei servizi pubblici europei.

Il tessuto sociale dell'Unione Europea è robusto, ma si trova esposto a crescenti pressioni. Le pensioni della funzione pubblica rappresentano un filo importante di questo tessuto. Ci auguriamo, questa settimana, di riuscire a trasmettere ai leader europei il messaggio che tirando questo filo si rompe il significato stesso del servizio al pubblico. Le pensioni non sono una ricompensa, bensì un diritto fondamentale dei pubblici dipendenti che hanno contribuito alla robustezza del nostro tessuto sociale.

Il ruolo delle donne nella società trova una sua caratterizzazione fondamentale nei servizi pubblici e non mi riferisco soltanto al 35% di lavoratrici a tempo pieno in Europa che lavorano nel settore pubblico. Le donne sono spesso in prima linea in qualità di utenti dei servizi pubblici. Le politiche dell'U.E. devono farsi carico di questa realtà. Iniziative volte a conciliare la vita lavorativa con la vita familiare non sono che l'inizio del processo. Occorre innalzare i livelli retributivi e migliorare le opportunità.

La data storica del 1° maggio è passata davanti ai nostri occhi. I 15 Stati membri sono ora diventati 25. Abbiamo visto i festeggiamenti smorzarsi e iniziare le trattative spesso mondane e talvolta frenetiche che s'intraprendono quando si diventa uno Stato membro dell'U.E.

Ma cosa è cambiato per i cittadini e per i pubblici dipendenti dei nuovi arrivati? L'acquis comunitario non è un menu dal quale poter scegliere. Gli aspetti economici non hanno un peso maggiore di quelli sociali.

Questa settimana, ci auguriamo di avviare un percorso che costringa i leader a riconoscere che il progresso economico non è possibile senza il progresso sociale.

Vorrei infine evidenziare un caso esemplificativo a dimostrazione di quanto l'Unione Europea possa allontanarsi dai cittadini quando s'ignora la voce della ragione. L'esempio è quello della proposta di direttiva sui servizi nel mercato interno – la direttiva "Bolkestein", che il Ministro belga degli Affari Sociali ha ribattezzato come la direttiva "Frankenstein".

Questa proposta di direttiva mostra, nel suo piccolo, come l'ideologia della grande impresa riesca a smantellare la politica del consenso. Il Commissario Bolkestein, senza consultazione, senza riguardo, ma non senza conseguenze (!), ha presentato una proposta che riporterebbe il modello sociale europeo indietro di anni e anni.

È opportuno ricordare, tuttavia, che ciò non sarebbe stato possibile senza il tacito consenso dei leader europei, i quali continuano a permettere che l'Europa sociale s'indebolisca, i quali immancabilmente "incolperanno Bruxelles" quando le implicazioni di questa direttiva verranno pienamente alla luce.

Sono fiera di affermare che questa settimana, in sede congressuale, passeremo una risoluzione d'emergenza per affrontare questa problematica. Trasmetteremo un messaggio, a chiare lettere, per far capire che questa direttiva lede la funzione pubblica, lede i cittadini e lede l'Europa.

In conclusione, vorrei dire che questa settimana – ne sono pienamente convinta – renderà un buon servizio ai funzionari pubblici. Nel corso delle prossime quattro giornate, dimostreremo che il nostro è un messaggio positivo e al passo con i tempi.

Cari delegati, diamo il via ai nostri lavori, per dimostrare che i servizi pubblici sono il punto di forza dell'Europa!

Grazie.