7° Congresso FSESP – 14-17 Giugno 2004, Stoccolma
Risoluzione congressuale FSESP I servizi pubblici in un’Unione Europea allargata
Introduzione L’allargamento dell’Unione europea sta progressivamente unificando il continente. La prossima espansione dell’Unione europea diventerà effettiva il 1 maggio 2004. Ciò rappresenterà una tappa storica nella continuità della costruzione dell’Unione europea. La FSESP ritiene che si tratti di un’occasione per progredire nella costruzione della pace, della stabilità e della prosperità in Europa. In questa fase, le decisioni politiche non si concentreranno più sull’adesione, ma piuttosto l’attenzione dovrà essere rivolta all’interrogativo: quali misure politiche sono necessarie in un’Unione europea allargata? Servono strumenti efficaci per gestire i continui cambiamenti e gli adattamenti che avvengono all’interno dell’UE, unendo i valori di efficienza economica con la solidarietà all’interno di una economia sociale di mercato e una democrazia in tutti gli ambiti della società, compreso il mondo del lavoro, e riconoscendo le responsabilità delle parti sociali. La FSESP s’impegna ad affrontare le sfide poste da questa storica opportunità e, attraverso la sua politica e la sua iniziativa, darà il suo contributo nel pretendere il rispetto dei diritti sindacali, il riconoscimento del ruolo dei sindacati nello sviluppo delle politiche, la creazione di strutture efficaci per l’informazione e la consultazione, le relazioni industriali, una più giusta distribuzione della ricchezza, buone condizioni lavorative e retributive, la parità di trattamento tra uomo e donna, la non discriminazione delle minoranze etniche, servizi pubblici di alta qualità, la coesione sociale e regionale, una società inclusiva e una buona amministrazione. Abbiamo bisogno di strumenti adeguati per evitare, attraverso l’applicazione effettiva dell’acquis sociale dell’Unione europea, ogni sviluppo incontrollato di fenomeni come l’aumento della disoccupazione, il dumping sociale, la concorrenza fiscale e la fuga dei cervelli e delle capacità tecniche, derivanti dalla libera circolazione. Solo attraverso la gestione consapevole di questa sfida politica si potranno evitare l’attuale disillusione generale nei confronti dell’integrazione della UE e le spinte nazionaliste, o addirittura xenofobe. A seguito dell’Assemblea generale del 2000, la FSESP ha creato una task force sull’allargamento dell’Unione europea, che si è riunito cinque volte in luoghi come Sofia, Riga e Tallin. Il compito della task force era quello di analizzare le implicazioni dell’allargamento dell’UE per il settore pubblico ed i suoi sindacati. La FSESP ha inoltre organizzato una serie di seminari nei settori degli Enti Locali (Praga, 20-23 ottobre 2001), delle amministrazioni nazionali (Cracovia 28-30 giugno 2002), dell’energia (con Emcef ed Eurelectric nell’ambito del dialogo sociale, Budapest, 19-20 Settembre 2002), e nella sanità (Bratislava, 12-15 Settembre 2003). Tutte queste attività hanno messo in rilievo le problematiche che la FSESP deve affrontare con i suoi affiliati. Hanno inoltre permesso la creazione di un networking tra gli affiliati e hanno certamente fornito una indicazione per il necessario futuro orientamento del suo lavoro. Sono stati fatti sforzi anche per facilitare la partecipazione dei rappresentanti sindacali nelle strutture di lavoro ufficiali della FSESP, nei seminari e nelle conferenze. Tuttavia, non c’è alcun dubbio che la cooperazione e il collegamento sotto l’ombrello della FSESP hanno ancora bisogno di miglioramenti, in particolare per valorizzare la partecipazione attiva dei sindacati dei Paesi candidati.
I servizi pubblici nell’Unione europea allargata La trasformazione delle economie che erano centralizzate e a gestione statale nell’Europa centro-orientale ha portato alla privatizzazione dei settori dell’energia, del gas e dell’acqua e, spesso, società transnazionali sono subentrate nella gestione di questi servizi. Come nei Paesi dell’UE, questo ha comportato la razionalizzazione dei servizi e la perdita di posti di lavoro. La FSESP ha sostenuto i sindacati nei loro sforzi per ottenere piani sociali e il rispetto degli accordi collettivi da parte dei padroni stranieri. I mercati europei dell’energia elettrica e del gas hanno sperimentato una straordinaria concentrazione di poteri nelle mani di poche imprese che hanno esteso le loro attività all’Europa centrale ed orientale. Nel settore della sanità dei Paesi dell’Europa centro-orientale, c’è la prova che organizzazioni internazionali, come la Banca mondiale, abbiano sostenuto che il finanziamento di questi sistemi andasse fatto attraverso schemi assicurativi piuttosto che attraverso la tassazione fiscale progressiva. A causa dell’alta percentuale di economia informale in questi Stati, questo indirizzo ha l’effetto di incrementare la pressione finanziaria. I mezzi non costituiscono più la base del finanziamento, ma si assiste ad una individualizzazione dei processi, per cui i pazienti pagano le spese mediche di tasca loro e in nero. Il passaggio agli schemi assicurativi ha reso più facile l’ingresso dell’attività privata nel settore. Questo ha inoltre messo sotto pressione il servizio sanitario per la sua scarsa capacità di fornire prestazioni superiori all’assistenza minima. Secondo la FSESP, i regimi di assicurazione sociale devono avere una base fissa di finanziamento (entrate fiscali). Un processo di trasformazione è avvenuto inoltre nelle amministrazioni e nei servizi pubblici, nel tentativo di passare da una pubblica amministrazione completamente politicizzata ad una che si fondi sui principi etici della ‘neutralità’ e della ‘incorruttibilità’. Nonostante l’introduzione di riforme fondamentali, la trasformazione delle amministrazioni pubbliche è ancora in atto. In molti Paesi questo tentativo di riforma è descritto come un movimento oscillante, una sorta di "va e vieni" o addirittura di "avanti e indietro". Messo a confronto con gli attuali Stati membri dell’UE, il numero di funzionari (civil servants) nella pubblica amministrazione, nella maggior parte degli Stati candidati è soggetto a una forte fluttuazione per via della ridefinizione dei servizi pubblici, per l’introduzione di regole più severe e per considerazioni politiche o finanziarie. In alcuni dei Paesi candidati, il numero di funzionari e dipendenti pubblici è diminuito; per esempio, in Bulgaria, all’entrata in carica dell’attuale governo, il numero totale dei dipendenti nel settore pubblico è diminuito del 10%. Nei Paesi candidati i servizi pubblici sono caratterizzati da un’alta percentuale di donne tra il personale, percentuale che tende ad aumentare. In generale, i livelli salariali del settore pubblico sono inferiori a quelli del settore privato. I Paesi candidati sono ancora caratterizzati da strutture amministrative piuttosto centralizzate. Pertanto, il processo di decentramento nell’Europa centro-orientale mira principalmente a trasferire le funzioni centrali amministrative alle unità regionali o locali, che si possono definire più adeguatamente come luoghi decentrati dei ministeri centrali. Tuttavia, il trasferimento delle funzioni amministrative agli Enti Locali non necessariamente accompagna questo processo. Il finanziamento dei servizi pubblici locali rappresenta uno dei problemi maggiori. La capacità amministrativa dei Paesi candidati era, e continua ad essere, un aspetto rilevante nella relazione periodica della Commissione Europea. Nonostante la Commissione europea non abbia un potere diretto di intervento sulle amministrazioni pubbliche e sulle strutture amministrative nazionali, ha formulato esigenze esplicite e di vasta portata per i paesi candidati, perché gli stessi creino amministrazioni pubbliche indipendenti e professionali. La Commissione europea ha perseguito attivamente la creazione di nuovi livelli di governo, la creazione di nuove agenzie; ha promosso il miglioramento del coordinamento ed ha introdotto cambiamenti nelle procedure di bilancio e di controllo finanziario. Questi cambiamenti sono stati giustificati dalla necessità di applicare l’acquis nei diversi ambiti del mercato interno, degli appalti pubblici, della sicurezza alimentare, del riconoscimento delle qualifiche professionali, della sicurezza nucleare, della gestione delle frontiere, della lotta contro la frode, il riciclaggio di denaro sporco e la criminalità organizzata. Il dialogo sociale e le strutture per la contrattazione collettiva Nei paesi candidati dell’Europa centro-orientale le strutture per il dialogo sociale e la contrattazione collettiva sono poco sviluppate. I motivi di questa carenza strutturale sono diversi: prevalenza delle strutture tripartite per il dialogo sociale e, di conseguenza, concentrazione dei rapporti con il governo piuttosto che relazioni bilaterali autonome tra le parti sociali; continua diminuzione del già basso livello di sindacalismo; frammentazione dei sindacati e delle organizzazioni datoriali. Nel settore pubblico alcuni di questi problemi sono accentuati dalla difficoltà di identificare chiaramente il ruolo del governo in quanto datore di lavoro, dall’introduzione di leggi relative alle amministrazioni pubbliche che tendono a ridurre il ruolo dei sindacati così come a limitare e/o proibire il diritto allo sciopero e da un insufficiente trasferimento dei poteri in materia di diritto alla contrattazione collettiva e restrizioni finanziarie. La situazione è diversa nell’ambito dei servizi pubblici dove i sindacati associati alla FSESP hanno potuto raggiungere accordi a livello di azienda e, in un numero limitato di casi, anche a livello settoriale. Tuttavia, in generale, si può affermare che la contrattazione collettiva a livello settoriale letteralmente non esiste, a causa della generale mancanza di organizzazioni imprenditoriali. Orientamenti per il futuro lavoro della FSESP nell’Unione europea allargata La FSESP si impegna a rafforzare il modello sociale europeo, fondato su servizi pubblici di alta qualità, su sindacati forti e sul buon funzionamento del dialogo sociale e della contrattazione collettiva. L’Unione europea allargata non si può ridurre soltanto a un mercato interno allargato. Ciò avrebbe terribili conseguenze in termini di giustizia sociale e di coesione economica e sociale. Al riguardo, i risultati del lavoro della convenzione e della successiva Conferenza intergovernativa sono essenziali per il futuro dell’Unione europea sul piano dei valori, degli obiettivi e delle politiche. La composizione delle istituzioni dell’UE, per esempio la Commissione, il Comitato economico e sociale e il Comitato delle Regioni comprenderanno i nuovi Stati membri. Gli sforzi della FSESP devono sostenere i buoni rapporti stabiliti con queste istituzioni dal punto di vista sindacale. La FSESP si unirà alla campagna della ISP sui servizi pubblici di qualità. Questo significa promuovere una riforma positiva dei servizi pubblici e lo sviluppo di modelli di partenariato pubblico/pubblico. Bisogna dedicare particolare attenzione alla possibilità di assistere lo sviluppo delle risorse umane nel settore pubblico, per far risaltare la capacità dei servizi pubblici di creare posti di lavoro. Le attività commerciali delle imprese transnazionali nel campo dei servizi pubblici richiedono un costante controllo, in particolare considerando i loro precedenti nelle relazioni industriali. I Comitati aziendali europei giocano un ruolo essenziale a sostegno di questo lavoro. Una delle priorità delle future attività e delle risorse della FSESP deve essere facilitare e sostenere la creazione di adeguate strutture per il dialogo sociale e la contrattazione collettiva, in particolare nei Paesi candidati dell’Europa centro-orientale. Va riconosciuto il ruolo positivo della contrattazione collettiva come motore di sviluppo e azione convergente, al fine di garantire che la crescita economica e produttiva si traduca in salari più alti e migliori condizioni di lavoro. La FSESP estenderà la sua rete per la contrattazione collettiva per coprire tutti i Paesi candidati e collaborerà con la confederazione europea dei sindacati e l’Istituto sindacale europeo per raccogliere i dati sulle condizioni di lavoro e gli accordi collettivi. La capacità negoziale dei sindacati nei Paesi candidati va ancora migliorata attraverso lo scambio di esperienze e conoscenze e lo sviluppo di strategie per la contrattazione multimpresa, modelli di contrattazione e le clausole di estensione. La FSESP lavorerà con i sindacati affiliati dell’Europa centrale e orientale per utilizzare efficacemente le ‘linee guida di coordinamento salariale’, al fine di garantire che i lavoratori possano beneficiare dei premi di produttività e dell’incremento nella crescita economica come parte di uno sviluppo con processo di riduzione del divario (catching-up development). Bisogna riconoscere e sviluppare la potenziale funzione del modello di dialogo sociale europeo a livello settoriale. In questo contesto è essenziale stabilire un dialogo sociale settoriale in tutti i settori coperti dalla FSESP e coinvolgere i rappresentanti di tutti i paesi candidati nel dialogo settoriale sociale. Il comitato per il dialogo sociale settoriale dovrebbe sostenere la trasposizione, l’implementazione e l’applicazione dell’acquis sociale dell’UE, così come quello dell’Oil e delle altre norme internazionali. L’implementazione dell’acquis sociale dipende dalla partecipazione attiva delle parti sociali a livello nazionale, per esempio per quanto riguarda la Direttiva sul tempo di lavoro e le leggi sulla salute e la sicurezza. La FSESP valuterà su base annua il progresso nel trasferimento dell’acquis sociale della UE e denuncerà pubblicamente su un ‘Libro Nero’ le violazioni delle leggi fondamentali da parte dei datori di lavoro e delle amministrazioni. La FSESP deve rivedere il suo funzionamento interno per considerare i diversi bisogni all’interno dell’Unione europea allargata e un eventuale ulteriore ampliamento dell’Unione europea. · Gli attuali collegi elettorali dell’Europa centrale ed orientale non funzionano per una rappresentanza effettiva in seno agli organi della FSESP. Le aree geopolitiche coperte sono troppo ampie e il numero dei sindacati coinvolti è troppo grande per permettere una cooperazione efficace. Bisogna sviluppare un diverso modello per i collegi al fine di facilitare la cooperazione ed il coordinamento dei sindacati a livello sub-regionale.· Il gruppo di lavoro della FSESP sull’allargamento non dovrebbe continuare nella sua forma attuale. La FSESP dovrebbe invece sostenere gruppi di collegamento tra i sindacati delle sub-regioni (per esempio i paesi baltici) oppure gruppi riconosciuti di Paesi attraverso coordinatori eletti. È necessario inoltre creare e continuare a costruire reti di esperti, per esempio per la contrattazione collettiva, la formazione sindacale, la parità di genere e i comitati aziendali europei. Bisognerà incoraggiare la cooperazione e il coordinamento tra sindacati a livello sub-regionale, non soltanto tra ‘vecchi’ e ‘nuovi’ Stati membri, ma anche tra gli stessi sindacati dei nuovi Stati membri, al fine di scambiare informazioni ed esperienze sulla contrattazione collettiva.· La FSESP sonderà la possibilità di formare attivisti sindacali allo scopo di sostenere gli sforzi delle affiliate dell’Europa centrale e orientale per incrementare i livelli di sindacalizzazione. La FSESP faciliterà inoltre lo scambio di esperienze sulle strategie di reclutamento. La FSESP incoraggerà la programmazione strategica a lungo termine dei sindacati affiliati, anche nell’ottica di mettere insieme risorse e personale in campi quali l’organizzazione, la contrattazione e gli affari europei. Il segretariato della FSESP dovrà disporre di personale per facilitare e coordinare questo lavoro esaminando la possibilità di lavorare insieme sia con le affiliate che con l’ISP.· Si sta elaborando un kit informativo della Fsesp, corredato da materiale per la formazione. Questo materiale deve fornire un quadro di obiettivi comuni finalizzati alla formazione e all’organizzazione e il suo impiego sarà promosso per la cooperazione sindacale bilaterale/multilaterale, sotto la guida della FSESP.· La FSESP integrerà la dimensione dell’‘allargamento’ nel lavoro di tutte le sue strutture statutarie e prenderà in considerazione adeguate forme per dibattere argomenti relativi all’elaborazione di una politica strategica. I collegi elettorali dei Paesi dell’Europa centro-orientale nomineranno un rappresentante per fornire un aggiornamento sugli sviluppi nella contrattazione collettiva, come punto fisso dell’ordine del giorno di ciascuno dei quattro Comitati permanenti della FSESP.· La FSESP ha bisogno di estendere la sua attività ai Balcani in generale e deve sviluppare le proprie posizioni in merito alle politiche attuate dall’UE in quell’area, come il mercato interno dell’energia elettrica e del gas o le politiche sull’immigrazione, e stringere legami più stretti con i sindacati della regione, compresi quelli della Turchia.
Adottata dal Congresso il 16 Giugno 2004 |