Romano
Prodi
Presidente
della Commissione Europea
Presentazione
della comunicazione della Commissione alla Convenzione europea
Convenzione europea
Bruxelles, 5 dicembre 2002
Signor
Presidente,
Signore
e signori delegati della Convenzione,
lo
scorso febbraio, ho preso la parola in questa sede in occasione della vostra
prima sessione. Quel giorno, ho scommesso sulla democrazia e sul dialogo.
Ho
scommesso sulla Convenzione.
Due
conferenze intergovernative non erano riuscite a fare quello che ormai è
improrogabile: riformare profondamente l'Unione e dotarla di una costituzione
per un continente solidale, prospero e attivo nel mondo.
Eravamo
coscienti della necessità di modernizzare un sistema, il metodo comunitario,
che aveva funzionato egregiamente per 50 anni ma che aveva bisogno di essere
aggiornato.
Il
mio messaggio, a nome della Commissione, era semplice: "tutte
le istituzioni qui rappresentate devono sapersi rimettere in questione",
compresa naturalmente la Commissione.
Ribadisco
quest'impegno: non è possibile andare avanti se ognuno resta fermo sulle
proprie certezze.
Il
metodo inaugurato dalla Convenzione ha innescato un processo democratico di cui
l'Unione ha bisogno.
Prima
i negoziati si tenevano a porte chiuse. Ora i governi vengono alla Convenzione e
si esprimono alla luce del sole.
Le
forze politiche nazionali hanno armonizzato la loro visione europea, creando le
premesse per il primo vero dibattito di società a livello dell'Unione.
La
società civile ha fatto sentire la sua voce e viene ascoltata.
Infine
i capi di Stato e di governo hanno alimentato il vostro dibattito dal di fuori
di questa assemblea.
A
che punto siamo oggi?
Leggendo
i vostri interventi e le relazioni dei vostri gruppi di lavoro, sono rimasto
colpito dalla rapida maturazione del dibattito politico che riflette il cammino
percorso dopo Nizza e Laeken.
•
Il tentativo di definire in negativo le competenze dell'Unione è stato rimpiazzato da una riflessione sulle
missioni dell'Unione del futuro. Il dibattito pubblico ha mostrato che la
stragrande maggioranza degli europei non chiede di ridurre l'azione dell'Unione.
Dalla politica estera alla giustizia, dalla sicurezza interna alle questioni
sociali, la Convenzione ha saggiamente preso atto della forte
"domanda di Europa" che
nasce dalla pubblica opinione.
•
I Parlamenti nazionali sono
coinvolti appieno attraverso i loro rappresentanti. Essi sono inoltre
fondamentali per diffondere sul territorio le idee che sorgono in questa sede e
proseguirne il dibattito.
•
La Carta dei diritti fondamentali costituisce la base della futura
costituzione.
Su
tutti questi punti si è creato un consenso, e questo non era certo scontato
quando avete dato inizio ai vostri lavori.
Inoltre,
vorrei sottolineare che a mio modo di vedere, la Convenzione, nella ricchezza
della diversità dei suoi membri, è il foro appropriato per dibattere i valori
spirituali e morali sui quali si fonda l'identità europea.
Sono
sicuro che lo farete in uno spirito pluralista e rispettoso delle convinzioni
altrui.
L'Unione
deve dimostrare al mondo che vi è un modo democratico e civile di governare la
globalizzazione nella democrazia, nella stabilità e nella pace.
In
sostanza confermiamo la volontà di
consolidare un'Unione di popoli e di Stati che sia la prima vera democrazia
sovranazionale.
La
coerenza ci impone però di garantire che tutte
le decisioni rispecchino la doppia legittimità dei popoli e degli Stati.
Le
nostre proposte rispondono a tre preoccupazioni: più democrazia, azione più
efficace, maggiore chiarezza.
Innanzitutto,
quattro misure per avere più democrazia.
1. Il
Presidente della Commissione è eletto dal Parlamento europeo
con una maggioranza di due terzi e a scrutinio segreto. Il Presidente viene poi
confermato dal Consiglio europeo. Gli
altri membri della Commissione sono designati, a maggioranza qualificata, dal
Consiglio europeo di comune accordo con il Presidente della Commissione. Tutto
il Collegio viene quindi approvato dal Parlamento europeo. La Commissione
sarebbe così più politica senza essere completamente politicizzata.
2. La
Commissione è responsabile sia di fronte al Parlamento europeo che al Consiglio
europeo.
Questa doppia responsabilità rispecchia più fedelmente la duplice natura
dell'Unione.
3. Il potere legislativo dell'Unione è condiviso tra il
Consiglio, che rappresenta i governi degli Stati, e
il Parlamento europeo, che rappresenta i popoli dell'Unione. Tutte
le leggi europee sono
adottate, su proposta esclusiva della Commissione, dal Consiglio e dal Parlamento europeo in codecisione. E nessuno
Stato membro potrà disporre del diritto di veto.
4. Tutti gli atti di bilancio sono adottati secondo una procedura
che rispecchi la duplice natura dell'Unione. Il Parlamento è coinvolto nelle
decisioni relative alle risorse che dovranno avere carattere proprio, come
riconosce peraltro anche la bozza preliminare di Trattato. Scompare quindi la
distinzione tra spese obbligatorie e spese non obbligatorie.
In
secondo luogo, quattro misure per un'azione più efficace
1. Generalizzare
il voto a maggioranza: in un'Unione a 25, abolire l'unanimità deve essere la priorità più
alta. Naturalmente, in alcuni casi delicati, la Commissione suggerisce il
ricorso alla maggioranza rafforzata. La comunicazione propone che le decisioni
siano prese a doppia maggioranza che
esprime sia la maggioranza degli Stati che quella della popolazione dell'Unione.
2. Potenziare
l'efficacia della Commissione. Fino all'entrata in vigore delle disposizioni di Nizza
che prevedono la riduzione del numero dei Commissari, la Commissione conterà un
rappresentante nazionale per Stato. Per assicurare il funzionamento del Collegio
prevediamo l'istituzione di vicepresidenti di coordinamento, senza naturalmente
creare alcun "direttorio".
3. Per la Presidenza del
consiglio occorre trovare un equilibrio tra la continuità e la visibilità
dell'Unione e la necessità di mantenere la forte partecipazione al progetto
europeo legata al semestre di Presidenza. Raccomandiamo pertanto di mantenere il
sistema di rotazione semestrale per la Presidenza del Consiglio europeo, del
Consiglio affari generali e del Comitato dei rappresentanti permanenti. Per
tutte le altre formazioni, proponiamo una nuova formula: i componenti delle
formazioni del Consiglio eleggono fra di loro un Presidente che resta in carica
per un anno. Questa formula dà maggiore continuità ai lavori e affida le
Presidenze a personalità che godrebbero della piena fiducia dei loro pari.
4. Le
politiche economiche
devono
restare una responsabilità nazionale. Il loro coordinamento è tuttavia
indispensabile e richiede:
•
l'attribuzione
alla Commissione di una facoltà di sorveglianza, per il rispetto da parte degli Stati sia dei
"grandi orientamenti di politica economica" che della disciplina di
bilancio.
•
Il
mantenimento presso il Consiglio della responsabilità finale delle decisioni
necessarie per ovviare a eventuali deviazioni. La base della decisione dovrebbe tuttavia essere una
"proposta" della Commissione e non una semplice
"raccomandazione".
Relazioni
esterne
L'Europa
ha un ruolo da svolgere nel mondo, deve difendere i propri valori e promuovere
il proprio modello di società. Per questo, deve essere forte e parlare con una
sola voce.
La
Commissione propone pertanto di istituire la carica di Segretario dell'Unione, vicepresidente della Commissione, incaricato
di rappresentare l'Unione e di attuare le azioni comuni.
Nominato
di concerto dal Consiglio europeo e dal Presidente della Commissione, il
Segretario sarebbe individualmente
responsabile nei confronti sia del Consiglio europeo che del Presidente della
Commissione. In quanto membro della Commissione, condividerà inoltre la
responsabilità del Collegio nei confronti del Parlamento europeo.
Per
un periodo transitorio (da stabilire), il Segretario dell'Unione, di concerto
con il Presidente della Commissione esercita
il diritto di iniziativa della
Commissione, nel quadro degli orientamenti del Consiglio o di un gruppo di Stati
che invochino un'azione europea.
Al
termine del periodo transitorio, una decisione del Consiglio, adottata a
maggioranza rafforzata stabilirà il regime definitivo.
Il
Segretario dell'Unione è anche
responsabile dell'attuazione delle decisioni comuni.
Il
Presidente della Commissione e il Segretario dell'Unione garantiscono la
coerenza tra le azioni di politica estera e le altre azioni che hanno un impatto
sulle relazioni esterne, come ad esempio le decisioni in campo commerciale o di
politica di sviluppo.
Gli
altri settori della politica esterna continuano a competere all'iniziativa
autonoma della Commissione e ad essere disciplinati dall'esercizio normale della
collegialità.
È
inoltre prevista una rappresentanza unica
della zona Euro. Laddove esiste la competenza interna, come nel caso della
zona Euro, è opportuno garantire l'unità verso l'esterno.
Infine,
tre misure per una maggiore chiarezza
•
Adottare
una classificazione delle norme in tre categorie: le
"leggi organiche" e le "leggi", adottate di comune accordo
dal Parlamento europeo e dal Consiglio, e i "regolamenti
d'esecuzione", adottati dalla Commissione.
•
Riformare
radicalmente le competenze d'esecuzione della legislazione europea. Occorre affidare tali
competenze esclusivamente alla Commissione che, ricordo, sarà responsabile
dinanzi a entrambi i rami legislativi
dell'Unione. Lo stesso principio di chiara suddivisione delle responsabilità
deve applicarsi alla cosiddetta "comitatologia".
La Commissione viene posta sotto il controllo politico congiunto di Parlamento e
Consiglio. Questa soluzione è molto più lineare del sistema attuale, opaco per
i cittadini e per questo spesso criticato.
Partita
dai quattro punti rimasti irrisolti dopo la lunga notte di Nizza, l'obiettivo
della Convenzione è diventato più ambizioso.
Ora
non si tratta più di assicurare il funzionamento delle istituzioni ma di
ridefinire la nostra Unione per preservarla intatta e prospera per il futuro.
La
Convenzione offre ai nostri cittadini e al mondo intero una riflessione pubblica
su tutti gli aspetti delle nostre istituzioni.
Un'ultima
annotazione: non è un caso che nei nostri Trattati figuri l'espressione
"un'unione sempre più stretta fra i popoli dell'Europa". Essa è
infatti l'alfa e l'omega del nostro
approccio.
Vi
rivolgo pertanto un accorato appello: mantenete
questo obiettivo.
Vi
faccio i migliori auguri per la continuazione dei vostri lavori.
Grazie.