Dichiarazione del Comitato Esecutivo FSESP su una Unione sociale europea
Adottata dal Comitato Esecutivo FSESP, 7 Giugno 2005
Dieci Stati Membri hanno ratificato il Trattato Costituzionale dell’UE, mentre i cittadini della Francia e dei Paesi Bassi lo hanno respinto. Il comitato Esecutivo della FSESP, svolto il 7 giugno 2005 a Bruxelles, ritiene che il crescente disincanto dei cittadini e dei lavoratori Europei per il processo d’integrazione Europea è dovuto a due fattori:
1. Per troppo tempo, la deriva verso una politica neo-liberista si è formata nelle chiuse riunioni del Consiglio dei Ministri. I rappresentanti dei governi nazionali hanno sottoscritto l’agenda della ‘priorità economica della Commissione al costo dello sviluppo sociale ed ambientale. Peraltro, i Ministri hanno intrapreso questo percorso celandosi dietro l’anonimato. I discorsi politici nazionali sono intrisi di una cultura che riversa la “colpa a Bruxelles”, guidata a volte dagli stessi Ministri responsabili di quelle decisioni. La facilità con cui i Ministri hanno negato dirette responsabilità per le loro stesse decisioni ha alimentato un profondo “euro-cinismo” tra i cittadini. L’indirizzo neo-liberista è ulteriormente e subdolamente aggravato dalle sentenze della Corte di Giustizia Europea, che costantemente estendono le regole del mercato, dentro il vuoto politico. 2. La Commissione attuale promuove un orientamento politico neo-liberista estremo, ma è anche sostenuta dai governi di molti Stati membri. Gli esempi sono:
Non si può costruire l’ulteriore allargamento dell’Unione Europea basandosi soltanto sui principi del mercato interno. Il Comitato Esecutivo della FSESP riafferma la sua convinzione fondamentale che un successivo allargamento dell’Unione Europea non può essere costruito solamente con i principi del mercato interno. L’Unione Europea deve svilupparsi come una Unione sociale, politica ed economica. La bocciatura della bozza di trattato Costituzionale deve essere colta come un segnale politico e sociale diretto ai responsabili delle politiche europee e nazionali affinché riorientino la costruzione dell’Unione Europea sulla base di una armonizzazione sociale verso l’alto, di servizi pubblici forti ed efficienti e del sistematico coinvolgimento dei sindacati e delle parti sociali. Una politica attiva per l’occupazione deve urgentemente indirizzare gli investimenti nei servizi pubblici e nelle infrastrutture, come l’istruzione, la sanità ed i servizi sociali, i trasporti. Questo richiede anche dei passi per evitare la concorrenza fiscale tra gli Stati Membri, la lotta contro l’evasione e le frodi fiscali all’interno dell’UE. E’ indispensabile una Unione Europea socialmente equilibrata per affrontare gli effetti negativi della globalizzazione. Gli avvenimenti del 29 Maggio e del 1 Giugno devono costringere i politici europei e nazionali ad assumersi la responsabilità delle loro azioni, a rendersi credibili, e ad accettare il nesso tra le decisioni europee e le conseguenze nazionali. L’Unione Europea deve abbracciare il progresso sociale. Solo dopo potrà essere legittimata dai lavoratori e dai cittadini europei.
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