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Perché
una campagna per l'acqua, bene comune dell'umanità
Principi
e proposte del "Manifesto italiano per il Contratto Mondiale dell'Acqua
Il
ruolo dell'Italia nel contesto europeo, internazionale e mondiale
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Introduzione
Perché
una campagna per l'acqua
Più
di 1,4 miliardi di persone nel mondo non hanno accesso all'acqua potabile.
Siccome l'acqua é, con l'aria, la principale fonte di vita
insostituibile, ciò significa che il diritto alla vita per centinaia di milioni
di esseri umani è oggi severamente negato o, perlomeno, troncato. Si tratta di una situazione intollerabile per un mondo che si
proclama "villaggio globale". Il
rischio è grande che, se non v'è inversione di tendenza, le persone senza
accesso all'acqua potabile diventeranno più di 3 miliardi nel 2020.
Le
risorse idriche mondiali sono dappertutto in uno stato disastroso.
L'inquinamento, le contaminazioni e gli sperperi hanno fatto dell'acqua
dolce una risorsa sempre più "rara" nella qualità necessaria ed
indispensabile alla vita. Cosi,
anche nei paesi sviluppati come l'Italia, é diventato sempre più costoso
accedere all'acqua dolce di buona qualità.
Da anni, il costo dell'acqua non fa che aumentare anche se, in Italia, la
qualità dell'acqua e della sua distribuzione resta inadeguata ed insufficiente
in moltissime zone del territorio.
Il
contrasto é flagrante – ed inaccettabile – tra le zone dove la carenza
d'acqua resta un problema di vissuto quotidiano e le zone dove gli sperperi,
dovuti ad un'agricoltura intensiva, ad attività industriali inquinanti ed ad
usi domestici/privati irragionevoli, si traducono in una dilapidazione
predatrice del patrimonio idrico comune nazionale e mondiale.
E tempo di cessare d'essere dei "dilapidatori di fonte di
vita".
Assicurare
nel 2020-2025 l'accesso all'acqua a tutti gli abitanti della Terra non solo é
un obiettivo lodevole, ma si tratta soprattutto di un'utopia possibile,
realizzabile. A condizione, beninteso, di avere la volontà di farlo.
Sensibilizzare
l'opinione pubblica affinché tale volontà si esprima e si affermi
concretamente, é la ragione d'essere del "Comitato Italiano per il
Contratto Mondiale dell'Acqua".
Il
"Contratto Mondiale dell'Acqua" costituisce la proposta
centrale del "Manifesto dell'Acqua".
Il manifesto é stato redatto nel settembre 1998 da un Comitato
Internazionale presieduto da Mario Soares e creato all'iniziativa di Riccardo
Petrella.
Il
"Manifesto dell'Acqua" si
fonda su quattro idee-chiave
-
fonte insostituibile di vita, l'acqua deve essere considerata un bene comune patrimoniale dell'umanità e degli altri organismi viventi
-
l'accesso
all'acqua, potabile in particolare, é un diritto umano e sociale
imprescrittibile che deve essere garantito a tutti gli esseri umani indipendentemente dalla
razza, l'età, il sesso, la classe, il reddito, la nazionalità, la religione,
la disponibilità locale d'acqua dolce
-
la
copertura finanziaria dei costi necessari per garantire l'accesso effettivo di
tutti gli essere umani all'acqua, nella quantità e qualità sufficienti alla
vita, deve essere a carico della collettività,
secondo le regole da ella fissate, normalmente via la fiscalità ed altre
fonti di reddito pubblico. Lo
stesso vale per la gestione dei servizi d'acqua (pompaggio, distribuzione e
trattamento)
-
la
gestione della proprietà e dei servizi é una questione di democrazia.
Essa é fondamentalmente un affare dei cittadini e non (solo) dei
distributori e dei consumatori
Messa
in opera della Campagna. Una
scadenza operativa al 2002. La
Conferenza Mondiale di RIO + 10
La
raccolta delle adesioni alla Campagna é già iniziata in Svizzera (dal
settembre 2000) ed avrà luogo in altri paesi del mondo quali – oltre l'Italia
– il Belgio, la Francia, il Canada, gli Stati Uniti, il Brasile, la Germania,
l'India... L'insieme delle adesioni, che si spera ammonteranno
a diecine e diecine di migliaia, sarà
presentato alla Conferenza Mondiale delle Nazioni Unite – RIO + 10 –
su Sviluppo ed ambiente che avrà luogo a
Johanesburg (Sud Africa) nell'ottobre 2002.
"RIO + 10", III° Summit della Terra, rappresenterà uno
dei momenti più centrali e determinanti sul piano dell'agenda politica
internazionale nel campo della definizione e messa in opera della politica
mondiale dell'acqua.
Il
nostro obiettivo
é
di iscrivere i principi e le proposte della Campagna nelle risoluzioni e nei
testi finali di RIO + 10, per poi mobilitare i cittadini sulle misure concrete
da prendere ai vari livelli (dalle città ai bacini idrografici plurinazionali,
dalle regioni al livello mondiale) per l'effettiva realizzazione dei principi e
degli obiettivi definiti a "RIO + 10".
Priorità
della campagna
Principi
e proposte del "Manifesto italiano per il Contratto Mondiale
dell'Acqua"
L'applicazione
delle idee-chiave a livello italiano fa emergere una serie di:
-
problemi ed opportunità
-
priorità per l'azione
-
soluzioni e prospettive
di
natura politica, istituzionale, tecno-scientifica e socio-culturale.
Influenzata
dall'interpretazione che si fa della situazione dell'acqua in Italia (onde
l'importanza di una valutazione pubblica collettiva dello stato dell'acqua nel
nostro Paese), l'identificazione delle priorità per l'azione costituisce
l'esercizio fondamentale di qualsiasi scelta di società.
Dalle priorità dipendono le soluzioni adottate e le prospettive
d'evoluzione.
Le
tre priorità maggiori del "manifesto italiano"
Þ
PRIMA PRIORITA’
:
mettere
la politica dell'acqua ai primi posti dell'agenda politica italiana
Per
quanto l'Italia faccia parte dei paesi più sviluppati al mondo, il diritto di
accesso all'acqua potabile è ancora in certe zone limitato sul piano
quantitativo e, soprattutto qualitativo, il che spiega perché l'Italia figura
al primo posto al mondo per consumo pro-capite d'acqua minerale in bottiglia.
Situazioni locali di disfunzionamento burocratico, d'incuria gestionale e
di corruzione politica ed economica, hanno spinto molte collettività locali ad
abbandonare la gestione pubblica dei servizi d'acqua per affidarli a società
private. La tendenza alla
privatizzazione sembra imporsi a passi da giganti nell'indifferenza quasi
generale.
Il
primo
nodo
dell'agenda politica italiana in
materia d'acqua è la banalizzazione accettata della trasformazione dell'acqua
da bene comune vitale in un bene economico privato, nella credenza che se
l'acqua è trasformata in una merce
con un prezzo determinato dal mercato, si può realizzare una gestione
dell'acqua più efficace e nell'interesse di tutti.
Eppure
la grande maggioranza degli italiani è servita, non senza successo, da imprese
pubbliche intercomunali di alta qualità tecnica, manageriale ed umana.
Il
secondo
nodo
è rappresentato dello stato pietoso
della gestione del territorio. I
disastri naturali (alluvioni, siccità...) che colpiscono frequentemente il
nostro paese rivelano le debolezze strutturali
della gestione del territorio su tutti i suoi aspetti.
Non é sufficiente reagire in stato di emergenza.
E' urgente che la politica italiana metta fine al dissesto
urbanistico, al "mal-governo" dei bacini fluviali, alla
debolezza delle lotta contro la deforestazione, gli inquinamenti agricoli ed
industriali e gli sperperi domestici.
Il
terzo
nodo risiede nell'estrema
molteplicità e diversità dei regimi locali di proprietà, d'uso e di gestione
delle risorse idriche, che non consente una visione coerente ed integrata a
livello regionale e nazionale. Regole
moderne convivono con regole ancestrali sulle quali si fondono diritti ed usi
"antichi" frammentati,
atomizzati che consentono uno "sfruttamento"
individualistico di notevoli risorse d'acqua.
Di
fronte a tale situazione, il nostro Comitato propone che la POLITICA
DELL'ACQUA diventi uno dei temi centrali dell'agenda pubblica nazionale nel
corso dei prossimi cinque anni.
A
tal fine è necessario aprire un grande dibattito nazionale sulle tendenze alla
privatizzazione.
A
nostro avviso l'acqua deve essere riconosciuta dalla legge come un bene
comune pubblico. Essa deve restare
o (ri)diventare di proprietà e gestione pubblica, sapendo che l'acqua in Italia
non appartiene agli italiani ma all'umanità, alla vita, e che gli italiani
hanno il diritto di accesso all'acqua del Paese in solidarietà con le altre
popolazioni e le generazioni future.
Þ
SECONDA PRIORITA’ :
promuovere
la conoscenza pubblica, collettiva sui problemi dell'acqua per favorire una
partecipazione effettiva dei cittadini alla gestione democratica dell'acqua a
livello locale/regionale e nazionale/internazionale.
Le conoscenze disponibili sullo stato dell'acqua in Italia sono numerose e di varie natura e qualità. Restano pero disparate, frammentarie, discontinue e ineguali da regione a regione, da settore a settore. In molti casi sono di difficile accesso ed utilizzo.
Se si
vuole che i cittadini partecipino attivamente agli affari della
"polis", la soluzione al problema dell'accesso ad una conoscenza
pubblica, collettiva, sistematica ed adeguata non può più essere
procrastinata.
Il
nostro Comitato intende apportare un contributo a tale obiettivo mediante
·
la redazione di un RAPPORTO
SULL'ACQUA IN ITALIA relativamente
succinto (attorno alle 150 pagine)
Ø
da rendere pubblico il 22 marzo
2002 (giornata mondiale dell'acqua), e
Ø
da trasmettere al Parlamento ed
al Governo italiano in vista della partecipazione e del contributo dell'Italia
alla conferenza mondiale di RIO + 10 a Johanesburg nell'ottobre del 2002.
Documenti e rapporti non sono
però sufficienti. C'è infatti bisogno urgente di creare spazi pubblici di
cooperazione e di partecipazione cittadina ai livelli dove può e deve
essere operata la gestione democratica dell'acqua. Pensiamo ai livelli urbani, intercomunali, ai livelli di
bacini fluviali, ai livelli regionali. Tali
spazi pubblici potrebbero prendere la forma di parlamenti di bacino,
di "associazioni - imprese cooperative", consorzi
intercomunali.
Tra le azioni di supporto e
di accompagnamento necessarie a garantire una più grande efficacia alla
realizzazione degli obbiettivi della seconda priorità, è opportuno prevedere
·
il lancio, nel settore
dell'educazione, di una azione nazionale di sensibilizzazione e di dibattito
sui temi dell'acqua a partire dell'anno scolastico 2001-2002.
Questa
azione si concretizza nella Campagna di educazione allo sviluppo
"Acqua
Bene comune dell’Umanità".
La Campagna si propone di allargare, prolungare e consolidare la
partecipazione di cittadini, istituzione e del mondo della scuola attraverso
iniziative in 13 città italiane, ad opera di un Consorzio di 13 ONG del CIPSI
aderenti al Comitato italiano. In
questo quadro si dovrebbe promuovere una emissione radio, ad opera della
RAI ed altre radio impegnate civilmente, e lanciare un consistente in un gioco
pubblico dove i vincitori non riceveranno del denaro per loro ma da
destinare a dei Fondi di Solidarietà per
finanziare l'accesso a 100 (a 1000) rubinetti d'acqua in città o villaggi
d'Asia, d'Africa, d'America latina e d'Europa.
Þ
TERZA PRIORITA’ :
applicare
il principio della presa a carico da parte della collettività del finanziamento
dei costi relativi al diritto d'accesso per tutti i cittadini a 40 litri d'acqua
di qualità sufficiente, al giorno per persona, per usi domestici.
Servizio privato all'origine,
poi a partire dalla fine del XIX° secolo servizio pubblico "sociale",
la distribuzione dell'acqua non è mai stata gratuita.
La presa a carico del finanziamento dei costi dell'insieme dei servizi
d'acqua è stata assicurata sui bilanci pubblici grazie agli introiti fiscali
e/o i prestiti organizzati dalle collettività locali o dallo stato centrale. Il fatto, dunque, che i costi siano coperti, in totalità o
in maggior parte, dalle finanze pubbliche non significa che l'acqua è gratuita.
Le misure adottate nel 1997 in
Fiandra (Belgio) nel senso qui proposto rispondono, inoltre, ad un'esigenza
nuova : quella di lottare contro la riapparizione nei nostri paesi sviluppati di
situazioni di povertà strutturali conducenti alla privazione del diritto di
accesso all'acqua per un numero crescente di cittadini.
" I tagli d'acqua" sono in aumento in Europa.
Il fatto che si prevede un
importante aumento del costo dell'acqua non implica che i poteri pubblici
debbano essere messi nei prossimi anni nella condizione di non disporre delle
risorse finanziarie adeguate per continuare ad assicurare il servizio pubblico
dell'acqua e che, per conseguenza, solo il settore privato avrà le risorse
finanziarie necessarie e "dovrà", dunque, prendere a carico i servizi
d'acqua. Tocca ai cittadini
decidere del sistema di finanziamento dei servizi d'acqua sulla base di un
informazione e di una conoscenza le più ampie e rigorose possibili dei costi e
dei benefici delle varie soluzioni. Un'informazione
ed una conoscenza che solo un'azione di valutazione pubblica nazionale può
assicurare.
Noi proponiamo l'adozione di
un sistema di tarifficazione dell'acqua a tre piani
Ø
il piano
dell'accesso/diritto : i
cittadini partecipano al finanziamento collettivo dei costi relativi alla
provvisione di 40 litri giorno/persona per usi domestici, tramite meccanismi
fiscali giusti, equi e solidali;
Ø
il piano dell'uso al di là
dell'accesso/diritto : ogni cittadino dovrà pagare l'acqua utilizzata al di là dei 40 litri su
basi progressive in funzione della quantità e secondo regole precise tenenti
conto della finalità dei diversi usi, dei contesti territoriali e di altri
parametri significativi;
Ø
il piano dell'abuso
: a partire da un livello d'uso definito, abusivo dal legislatore competente,
entra in azione il divieto (e la corrispondente penalizzazione).
Il principio "chi inquina paga" non può, infatti, essere il
principio guida generale per una gestione integrata, sostenibile e solidale
dell'acqua.
Il ruolo
dell'Italia nel contesto europeo, internazionale e mondiale
Che
si tratti della definizione di una "politica mondiale" dell'acqua
– promossa e pilotata in questi ultimi dieci anni dalla Banca Mondiale con la
collaborazione dell'UNESCO, della FAO, dell'OMS, dell'UNEP e dell'UNDP, del
Consiglio Mondiale dell'Acqua – o della messa in opera di una "politica
europea" a livello dell'Unione europea, è certo che l'Italia non
è stata fra i promotori e i protagonisti più attivi ed
innovatori. Paesi come la
Svezia, i Paesi Bassi, il Canada, l'Egitto, la Svizzera hanno pesato e pesano
molto di più dell'Italia sulle decisioni in materia di orientamenti, strategie,
metodi, istituzioni. Non parliamo
poi rispetto alla Francia, le cui
imprese private costituiscono le prime tre grandi potenze mondiali dell'acqua.
Non si tratta di rivendicare
una politica mercantilistica aggressiva e nazionalista da parte dell'Italia ma
di esprimere un volontà attiva in favore di una politica mondiale della
cooperazione e dello sviluppo fondata sulla priorità da dare ai beni e servizi
comuni mondiali di cui
l'acqua deve diventare il primo
esempio concreto.
La sfida è grande di fronte
alle forti pressioni in favore della privatizzazione e della mercificazione
dell'acqua e, per conseguenza, della mercificazione del diritto alla vita.
Inoltre, il campo di manovra è ristretto, di fronte alla crescita ed
alla moltiplicazione di potenti gruppi privati mondiali "multi-servizi".
Se i cittadini non modificano una tale situazione, l'esistenza di questi gruppi
renderà sempre meno possibile una politica
pubblica della città e della gestione del territorio.
Proponiamo che l'Italia prenda
l'iniziativa di sostenere l'inclusione delle proposte del "Manifesto
dell'Acqua" nelle risoluzioni finali di RIO + 10 ed in particolare
la proposta relativa alla costituzione di un "parlamento mondiale
dell'acqua".
Per meglio dotarsi dei mezzi
necessari ed assumere un ruolo attivo, è importante che il governo italiano
crei una "Task
Force Acqua Bene Comune".
Il mandato della "Task Force" sarebbe quello di promuovere la coerenza tra i vari attori italiani operanti nel campo dell'acqua, dello sviluppo sostenibile e dei diritti umani a livello europeo, internazionale e mondiale.