Dipartimento Ambiente e
Territorio
Roma, 14 marzo 2003
Prof. Riccardo PETRELLA
FIRENZE
Oggetto: adesione della CGIL Nazionale al “Forum alternativo mondiale dell’acqua”
La CGIL Nazionale ritiene
che la fase preparatoria dei negoziati
dell’Organizzazione Mondiale del Commercio sull’accordo per
il commercio dei servizi
(GATS), che si terranno a CANCUN il prossimo autunno, è stata
condotta, tanto dal WTO quanto dagli Stati, in condizioni di
assoluta mancanza di trasparenza e poco si sa di quello che realmente
è stato sin qui discusso. In molti paesi persino i Parlamenti sono
stati esclusi dalla discussione, per non parlare delle organizzazioni
sociali e sindacali.
Pochi, ad esempio, sanno che nei negoziati
GATS sono compresi servizi sociali di base come la scuola, la
sanità, la previdenza, l’acqua, i rifiuti ecc. che da sempre sono
gestiti direttamente dalla mano pubblica, oppure sono programmati
dallo Stato mediante linee di indirizzo a cui devono sottostare anche
i soggetti privati, come nel caso italiano della sanità e della
scuola.
Il rischio più immediato è che gli accordi del WTO possano
fortemente limitare, se non addirittura annullare, fondamentali
prerogative pubbliche di indirizzo, programmazione e controllo, in
quanto considerate contrastanti con la spinta alla progressiva
liberalizzazione esercitata
dalle compagnie multinazionali.
Ci potremmo trovare dunque di fronte ad una pesante limitazione
del potere degli stati su materie che riguardano la qualità della
vita dei cittadini.
Tutto
ciò, ad avviso della CGIL, costituisce un pesante attacco alla qualità
dello “stato sociale”, caratteristica peculiare dei paesi
europei.
Per
queste ragioni la CGIL si
farà promotrice di una iniziativa presso le sedi nazionali ed
internazionali tesa a rinviare il prossimo vertice di Cancun fin tanto
che non sia chiara e condivisa l’agenda dei lavori.
La CGIL non condivide numerosi
temi dell’attuale agenda del WTO ed in particolare l’intenzione,
attraverso i GATS, di aumentare le pressioni sugli stati per la
privatizzazione e la commercializzazione delle risorse idriche.
Ricordiamo per inciso che le Nazioni Unite hanno scelto il 2003
come “anno internazionale dell’acqua”.
Questa decisione dell’ONU
la CGIL la interpreta come scelta, totalmente condivisa, di non considerare l’acqua
come una qualsiasi altra merce. Tanto più in uno scenario in
cui il controllo delle risorse idriche già oggi, ma ancora di più
nel futurista producendo fortissime tensioni e conflitti in
intere aree geografiche.
Infatti le risorse idriche sono già oggi sottoposte ad una
eccessiva pressione dovuta all’aumento dei consumi, al degrado della
loro qualità determinato dall’inquinamento agricolo, industriale ed
urbano, alla loro minore disponibilità derivante dalle progressive
modificazioni climatiche. Tale pressione – in assenza di una
inversione di tendenza globale e locale – porterà nel giro di
qualche anno ad una grave insufficienza delle risorse idriche nel
mondo ed aggraverà da subito la già drammatica situazione in
numerosi Paesi.
L’acqua è una risorsa primaria indispensabile per l’umanità:
senza acqua non c’è vita, non c’è sviluppo, non c’è speranza
per un domani migliore.
Già oggi 1 persona su 7 al mondo, cioè un miliardo d 200
milioni di persone, non hanno accesso all’acqua potabile. Ogni anno nel mondo per sete o per malattie derivanti dall’uso di acqua non potabile muoiono migliaia d bambini.
Oltre 2 milioni di morti l’anno e centinaia di migliaia di
ammalati sono causati da carenze idriche, inquinamento delle fonti di
approvvigionamento, sistemi fognari fatiscenti addirittura
inesistenti.
Come è pensabile in uno scenario mondiale così
drammaticamente caratterizzato proporre la commercializzazione della
risorsa idrica?
E
come è pensabile proporre un modello di liberalizzazione -
privatizzazione di una risorsa così preziosa per la vita
costruito su sollecitazione di una lobby di interessi perdendo di
vista le reali condizioni dei Paesi poveri del mondo?
Non
meraviglia che a farsi portatori di questa linea siano in primo luogo
la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale che fanno
pressione sui paesi in
via di sviluppo affinché liberalizzino i loro servizi, ma è
francamente deprimente che a farsi interprete di questa intenzione sia
la stessa Unione Europea.
La
verità è che si vuole attivare un processo di liberalizzazione al
fine di consentire ad alcune multinazionali di disporre senza ostacoli
delle risorse idriche.
Secondo la CGIL si pone invece il problema di un governo
sostenibile della risorsa idrica a livello mondiale ispirato a
principi di cooperazione economica e di solidarietà verso i paesi più
svantaggiati e prevedendo a questo fine una apposita struttura
dell’ONU con la missione di realizzare quanto deciso nel Summit
mondiale sullo sviluppo sostenibile di Johannesburg.
La CGIL non ritiene quindi accettabile imporre, nell’ambito
dei negoziati WTO, la privatizzazione del servizio idrico nei paesi in
via di sviluppo in quanto l’acqua è una risorsa indispensabile alla
vita delle popolazioni e gli Stati ne debbono disporre senza
condizionamenti commerciali.
La CGIL ritiene altresì che se la linea di liberalizzazione,
senza regole e senza confini, del WTO è letale per i paesi in via di
sviluppo che si vedrebbero sottratte risorse idriche indispensabili al
loro futuro, è molto
rischiosa anche per paesi sviluppati come il nostro.
L’effetto immediato per il nostro Paese sarebbe infatti la
compressione delle titolarità degli enti locali e delle regioni: i
primi titolari del servizio, attraverso gli ATO e proprietari delle
reti di distribuzione; le seconde detentrici di un potere di
programmazione delle risorse territoriali
(di cui la risorsa idrica è parte integrante) che è stato rafforzato
dalla recente riforma del titolo V della Costituzione.
In
Italia abbiamo una legge varata nel 1994 (la n. 36) finalizzata a
porre fine all’eccesso di frammentazione delle gestioni e a dare
maggiore efficienza tecnica ed economica ad un servizio il cui
dissesto è esperienza quotidiana di milioni di cittadini. La legge
36/94 afferma all’articolo uno che tutte le acque superficiali e
sotterranee sono pubbliche e che costituiscono una risorsa che deve
essere salvaguardata e utilizzata secondo criteri di solidarietà.
All’articolo due si afferma inoltre che l’uso dell’acqua per il
consumo umano è prioritario rispetto agli altri usi.
Tutto ciò porta la CGIL a ritenere fuori discussione la
titolarità pubblica della risorsa idrica.
Le
Regioni e le Autorità di bacino hanno funzioni di programmazione
delle risorsa; i Comuni riuniti negli Ambiti Territoriali Ottimali (ATO)
sono titolari del servizio e proprietari delle reti; il controllo dei
risultati di gestione e delle tariffe è degli ATO in rappresentanza
dei Comuni.
In
Italia oltre l’88% delle gestioni sono pubbliche o a maggioranza
pubblica. In questo quadro la legge 36/94 si pone l’obbiettivo di
ridurre la frammentazione localistica delle gestioni (più di 8.000)
con lo scopo di aumentare l’efficienza, ridurre le diseconomie,
integrare il ciclo del servizio, spesso gestito in modo frazionato
con costi elevati.
La
liberalizzazione delle forme di gestione del servizio ad avviso della
CGIL non può mettere in discussione la centralità della presenza
pubblica e delle funzioni che la legge le attribuisce. I gestori di
ambito, che faticosamente si vanno costituendo,
sono vincolati alla funzione sociale fortemente connaturata al servizio
idrico, ma nel contempo sono tenuti ad operare per eliminare le
carenze di gestione non più sopportabili dai cittadini e dalle
economie territoriali.
Siamo
pienamente coscienti che il sistema che si va delineando, purtroppo
con gravi ritardi nel
nostro Paese, è ancora molto imperfetto e molti punti sono ancora
oggetto di discussione,
ma non riteniamo che i GATS siano in grado di offrire un contributo
per migliorarlo. Per questo la
CGIL ritiene inaccettabile che tali accordi possano limitare la libertà
dei Governi di legiferare o regolamentare i servizi pubblici, né
tanto meno si può obbligare un Governo a privatizzare.
La
conclusione per la CGIL è una sola: la risorsa idrica non può essere
oggetto di nessuna negoziazione in sede WTO, ne tanto meno di
privatizzazione.
Per
questo insieme di ragioni la CGIL aderisce al 1° Forum alternativo
mondiale dell’acqua che si terrà a Firenze il 21 e 22 di Marzo
2003.
p. la Segreteria Confederale
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