QUALE STATO 2/03
OSSERVATORIO INTERNAZIONALE
PER UN'ALTRA POLITICA
DELL'ACQUA COME "BENE COMUNE"
La strategia del Movimento e il ruolo del sindacato
di Rosario Lembo
L'acqua, fonte di vita e
risorsa vitale per la sopravvivenza di ogni essere vivente, rappresenta in
termini metaforici, la parabola che meglio riassume il processo involutivo sul
piano dei diritti che l'umanità sta vivendo in questa intensa fase del processo
di globalizzazione.
Risorsa accessibile a tutti, anche se in termini disuguali, perché messa a
disposizione dall'ecosistema e riconosciuto per decenni come un diritto
inalienabile dalla principali convenzioni internazionali, l'acqua ha subito
proprio sotto gli impulsi della globalizzazione, nel corso degli ultimi cinque
anni, una profonda metamorfosi che l' ha trasformata da diritto in bisogno, da
bene comune in merce.
Ogni essere vivente, imprescindibilmente legato per la propria sopravvivenza
all'accesso a questa risorsa fondamentale, è stato cosi nell'arco di pochi anni
trasformato da cittadino o essere vivente titolare dell'accesso a questo bene
comune, in quanto cittadini del pianeta terra, in "cliente", costretto
cioè a comprare l'acqua sul mercato dai produttori che hanno acquisito la
gestione "privata" dello sfruttamento di questa risorsa, in utenti che
accedono all'acqua come ad un qualsiasi altro normale "servizio"
industriale, commerciale, non più gestito dalle autonomie locali ma da imprese
private e multinazionali che hanno fatto della gestione dell'acqua potabile una
fonte di remunerazione del capitale investito.
Il Movimento "per l'acqua" , nato intorno ai principi contenuti nel
Manifesto per il Contratto Mondiale dell'acqua, redatto da Riccardo Petrella ,
rappresenta quel segmento della società civile che ha saputo cogliere, con
lungimiranza politica e culturale l'importanza di mobilitarsi intorno alla
difesa di questa fondamentale risorsa che alla base della sopravvivenza di ogni
essere umano, cioè l'acqua, identificano di questo impegno
"politico-culturale" uno dei punti di partenza per contrastare questo
modello di globalizzazione in atto.
Come è avvenuto per temi come la pace, la solidarietà internazionale, la lotta
contro la fame ..…. cioè per valori che si intendeva difendere e promuovere a
livello mondiale, oggi intorno alla difesa dell' acqua come bene comune ed alla
promozione di una nuova cultura dei cittadini e delle istituzioni, capace di
preservare la difesa di questa importante risorsa, è nato un movimento che sta
sempre più assumendo una dimensione "internazionale", cioè globale.
Intorno alla difesa della risorsa acqua come diritto inalienabile e come bene
comune, si è venuto infatti lentamente strutturando un movimento capace di
avviare un processo di mobilitazione e di contestazione, dal basso, in diverse
parti del mondo.
La grande sfida con la quale la comunità internazionale e la stessa società
civile devono confrontarsi, a breve termine, è quello di saper progettare e
definire una nuova politica mondiale di gestione e di regolamentazione
dell'acqua per garantire l'accesso alla risorsa come un diritto, contrastando i
processi di mercificazione e di privatizzazione che sono oggi le strategie
scelte nelle ultime conferenze internazionali che si sono svolte nel corso degli
ultimi due anni promosse da Agenzie delle Nazioni unite ed in particolare di
quelle finanziarie: banca mondiale e fondo monetario internazionale.
Se il movimento non sarà capace di avviare un processo partecipativo e
democratico,capace di imporre il riconoscimento dell'acqua come un diritto
inalienabile ed un bene a gestione comune, e conseguentemente, di affermare la
necessità di un nuovo assetto giuridico di norme" e di autorità che
garantiscono la salvaguardia di questa risorsa, la comunità internazionale
sarà costretta nei prossimi anni a confrontarsi con uno scenario crescente di
conflitti analoghi a quelli che sono oggi legati al controllo dei giacimenti di
petrolio nelle varie regioni del Mondo.
Queste le sfide che circondano oggi la gestione di questa importante risorsa che
è l'acqua dolce, l'acqua potabile.
Sono sfide però che il movimento a difesa dell'acqua da solo non può
affrontare perché gli interessi economici in gioco sono troppi forti e perché
il tentativo in atto è quello di trasformare la gestione della risorsa acqua
nella nuova fonte di remunerazione degli investimenti finanziari e quindi delle
borse..
E' necessario pero che il Movimento delle ONG e delle espressioni più
organizzate della società civile, che si sta organizzando a difesa dell'acqua,
sappia costruire alleanze che chiamano in causa le diverse componenti della
società : da parte sia dell'associazionismo , in particolare quello
ambientalista, ed il mondo delle ONGs, dall'altro il sindacato e soprattutto il
mondo delle autonomie locali, cioè gli enti locali.
Dal 1998 ad oggi, cioè nell'arco di 4 anni, il movimento dell'Acqua è stato
capace di raggiungere due importanti obiettivi : richiamare l'attenzione
dell'opinione pubblica e dei media intorno alle problema dell'acqua, portare la
riflessione sulle scelte di gestione della risorsa acqua al centro della
politica italiana, europea e mondiale ; denunciare il dramma del miliardo di
persone che non hanno accesso all'acqua; costringere come attesta la
proclamazione da parte delle Nazioni Unite del 2003 dedicato all'acqua potabile
o la messa in agenda nei vari G-8, le istituzioni internazionali di farsi carico
di questi dramma; impedire in alcune Paesi, ricchi di risorse di acqua potabile,
che venissero messi in atto processi di privatizzazione da parte delle
istituzioni ed attivare processi di mobilitazione dei cittadini
Con la realizzazione del 1° Forum Alternativo Mondiale di Firenze, la prima
fase della Campagna a sostegno del Manifesto per il Contratto Mondiale
dell'acqua può quindi considerarsi conclusa ed il Movimento a sostegno del
Manifesto per il Contratto mondiale dell'acqua si sente pronto ad avviare una
seconda fase, ancora più impegnativa, quella di progettare e costruire una
nuova politica, locale e globale, dell'acqua
Dove nasce e come si è
sviluppato il Movimento
Prima di approfondire le
condizioni e le modalità con cui si potrà sviluppare questa seconda fase della
Campagna è opportuno contestualizzare lo scenario in cui si colloca questa
sfida.
Il movimento a sostegno dei principi del Manifesto per il contratto mondiale
dell'acqua, è nato nel corso del 1998 con il Manifesto per un Contratto
Mondiale dell'acqua, redatto da Riccardo Petrella tradotto e diffuso in oltre 6
lingue. La diffusione e la condivisione dei principi proposti dal Manifesto,
finalizzato a difendere l'acqua come un bene comune ed un diritto inalienabile,
ha ben presto portato alla nascita dei primi Comitati di sostegno del Manifesto.
Dopo una fase di contaminazione culturale fondata su una militanza individuale,
grazie all'adesione nel 1999 al Manifesto in Italia da parte del CIPSI, una
federazione che raggruppa oltre una 30 di ONG di cooperazione internazionale(
www.cipsi.it) il movimento ha assunto una dimensione più progettuale con la
realizzazione in Italia della Campagna educativa "Acqua bene comune
dell'umanità" (www.contrattoacqua.it) ed a trovato il suo impulso a
seguito della 2°Conferenza mondiale sull'Acqua che si svolse all'Aia nel marzo
del 2000. La dichiarazione finale del 2° Forum Mondiale dell'acqua,
sottoscritta da 109 delegazioni di Paesi industrializzati e non infatti ha
sancito la trasformazione a livello internazionale dell'acqua da diritto in
bisogno ha sancito di fatto il passaggio all'opposizione del Movimento. Dalla
mobilitazione personale e dall'azione culturale-educativa si è passati all'
impegno politico e quindi alla strutturazione delle adesioni personali in
Comitati Nazionali di appoggio al Manifesto. Si è assistito così alla nascita
di Comitati in diversi paesi : Italia, Belgio, Francia, Canada, Svizzera etcc e
sotto il coordinamento e l'animazione del Comitato Internazionale per il
Manifesto per il Contratto Mondiale dell'Acqua presieduto da Mario Soares e
coordinato da Riccardo Petrella, ha preso corpo e si è venuto strutturando il
movimento internazionale a difesa dell'acqua come diritto e come bene comune.
La seconda scelta fatta dal movimento dell'acqua è stata quella di portare la
mobilitazione a difesa dell'acqua, all'interno del Movimento internazionale, sia
attraverso il coinvolgimento dell'associazionismo internazionale organizzato (i
gruppi Attac (Francia, Svizzera,Italia)- il Council Canidian (Canada), Pubblic
Citizen (Usa), Movimento contro le Dighe, Oxfam (Belgio, Canada), ma soprattutto
all'interno del Movimento dei Movimenti. A partire dal primo appuntamento di
Porto Alegre del Forum Sociale Mondiale, il Comitato internazionale con i
contributi di di Riccardo Petrella, Mario Soares e Danielle Mitterrand, ha
saputo inserire con autorevolezza la tematica dell'acqua, diventando di fatto il
punto di riferimento e di aggregazione per i tutti i movimenti impegnati a
difendere sui vari fronti la risorsa "acqua" (campagne contro le dighe
(MAB), campagne per la difesa dei fiumi e delle sorgenti, ed i Movimenti
sensibili ai temi ambientali, associazioni di consumatori e mondo universitario…
) organizzando sessioni tematiche e momenti di approfondimento.
Fra i successi conseguiti dal Comitati internazionale dell'Acqua, nell'ambito
del processo dei Social Forum Mondiali di Porto Alegre, è opportuno ricordare
la nascita della Coalizione mondiale contro la privatizzazione in occasione del
2° Forum (Gennaio 2002) con la sottoscrizione di un manifesto mondiale
sottoscritta da oltre 20 associazioni internazionale e la definizione di una
strategia di azione e di impegni da parte del movimento nei confronti dei
principali appuntamenti internazionali (Conferenza di Johannesburg, III Forum
Mondiale di Kyoto, etcc…) che è stata definita a Créteil (Francia 23-24
marzo 2002) con il primo appuntamento progettuale dei membri della Coalizione
mondiale contro la privatizzazione.
In occasione del 3° Forum Sociale Mondiale di Porto Alegre(Gennaio 2003) si è
assistito invece ad una nuova fase di strutturazione del Movimento per l'acqua.
Difronte alla scelta del Movimento dei Movimenti, di non abbandonare la
costruzione del Forum Sociale Mondiale sulla dimensione dell'incontro e dello
scambio di esperienze per passare a quello di facilitatore della nascita di Reti
tematiche,cioè di laboratori di progettualità politica, il Movimento dei
Comitati per l'Acqua ha sviluppato una propria strategia.
Dapprima ha concorso alla realizzazione del 1° Forum brasiliano dell'acqua a
Bélem, e poi ha concorso con determinazione a far impegnare sul tema dell'Acqua
i Forum delle autonomie locali e quello dell'Educazione ed infine durante i
lavori del Forum di Porto Alegre ha lanciato la proposta di dar vita alla
realizzazione del 1° Forum Alternativo Mondiale di Firenze confrontandosi con
la proposta di realizzazione di un percorso di Forum dell'Acqua continentali da
strutturare come un percorso parallelo in preparazione dell'appuntamento del
Social Fondo in India nel 2004.
Rispetto agli appuntamenti
istituzionali, è opportuno brevemente ricordare che il Movimento a sostegno del
Contratto mondiale dell'acqua, ha sviluppato nei primi quattro anni (1998-2002)
una analoga strategia di "contaminazione" nei confronti dei principali
appuntamenti internazionali promossi dalle principali Agenzie ed organizzate dal
Consiglio Mondiale dell'Acqua, (organizzatore dei vari Forum Mondiali) , del
Global Warer Partneship e che hanno portato alla proclamazione del 2003 come
Anno internazionale dell'acqua dolce. Sulla base del Manifesto e degli obiettivi
comuni sottoscritto a Porto Alegre(gennaio 2002) i vari Movimenti aderenti alla
Coalizione Mondiale contro la privatizzazione e mercificazione dell'acqua ed il
Comitato internazionale del Contratto Mondiale dell'acqua, composto dai vari
Comitati a e le principali associazioni e movimenti per due anni hanno
partecipato ai principali appuntamenti internazionali, si sono organizzati per
esercitare una azione di lobby e di pressione sulle delegazioni dei rispettivi
Governi, nei confronti degli scharpe dei vari Governi che hanno preparato nel
campo dell'acqua, al Millennium dell'ONU (settembre 2000) al vertice delle
Nazioni Unite su " finanziamento e sviluppo" a Monterrey nel Mexico
(marzo 2002), al vertice della FAO sull'Alimentazione a Roma (2002), ed al
vertice di Johannesburg(agosto 2002).
Il fallimento di questo
approccio di dialogo e di contaminazione delle posizioni delle Istituzioni viene
sancito dal vertice di Johannesburg nell'agosto del 2002. Difronte al rifiuto al
più alto livello politico e simbolico (Assemblea di 189 Capi di Stato e di
Governo) da parte soprattutto degli Stati più potenti ( USA, Canada, paesi
dell'Unione Europea… ), della richiesta da parte dei vari movimenti, presenti
in modo massiccio con loro delegazioni ai lavori della Conferenza, di
riconoscere l'accesso all'acqua come un diritto ed un bene comune patrimoniale
mondiale, il Comitato internazionale a sostegno del manifesto per il Contratto
Mondiale dell'Acqua , Coordinamenti di ONGs come il CIPSI, decisero di
abbandonare i lavori della Conferenza. Questa posizione è stata successivamente
rafforzata, da parte dei movimenti schierati a sostegno del Manifesto per il
contratto mondiale dell'acqua, dalla decisione di non partecipare a nessun dei
successivi appuntamenti internazionali promossi dalle Nazioni Unite e dai
Governi e di dar vita ad una serie di Forum Alternativi,mentre una parte delle
Associazioni che avevano aderito alla coalizione di Porto Alegre ha deciso di
continuare questo dialogo per il 2003 e di fatto molte organizzazioni
nord-americane hanno preso parte, con grande delusione anche ai lavori del III
Forum Mondiale di Kyoto, nel marzo del 2003.
La politica dei Grandi
Ma con quali scenari si è dovuto e deve confrontasi, rispetto ai processi di
globalizzazione in corso, il Movimento dell'Acqua ?
La politica dell'acqua, promossa dai gruppi sociali ed economici fautori della
mondializzazione dell'economia, avviata nel 2° Forum dell'Aja, sancita a
Johannesburg e confermata a Kyoto, in occasione del III Forum Mondiale
dell'Acqua, da rappresentanti di Governi, delle organizzazioni specializzate
dell'ONU e della imprese multinazionali private che è stata costruita ed è
riuscita ad affermare nel giro di pochi anni i seguenti tre principi cardini
(2):
- l'acqua deve essere considerata principalmente come un "bene
economico". Come il petrolio, il grano ed altre merci l'acqua può essere
venduta, comprata, scambiata.
- l'accesso all'acqua è un bisogno vitale, non un diritto umano. Gli esseri
umani sono oggi considerati solo dei consumatori, dei clienti di un
bene/servizio che deve essere reso accessibile mediante i meccanismi di mercato
- l'acqua deve essere trattata come una risorsa preziosa (l'oro blu). Essa è
destinata a diventare sempre più rara e dunque strategicamente importante. I
conflitti per gli usi alternativi , concorrenti, in seno ai paesi e fra i paesi
sono destinati ad intensificarsi ed a generalizzarsi.
Sulla base di questi principi il Terzo Forum Mondiale di Kyoto ha sancito il
varo di una nuova strategia mondiale del XXI secolo per la gestione della
risorsa acqua, redatta dal Consiglio Mondiale dell'acqua e sottoscritto dai
rappresentanti dei Governi, delle organizzazioni specializzate delle Nazioni
Unite e delle imprese multinazionali private.
Questa nuova politica dell'acqua deve perseguire i seguenti obiettivi:
· promuovere la gestione delle risorse idriche secondo il modello della
gestione integrata delle risorse idriche elaborato dalla Banca Mondiale
· agire sull'offerta dell'acqua mettendo in valore le risorse non ancora
sfruttate,
· liberalizzazione dei servizi idrici nell'ambito dei negoziati WTO/GATS , di
cui l'Unione Europea e tra i più ferventi sostenitori
· liberalizzazione, deregolamentazione e privatizzazione dei servizi idrici
secondo il principio della "condizionalità" imposto dalla Banca
Mondiale e dal Fondo Monetario Internazionale
· dare priorità all'investimento privato, per cui è compito del settore
privato di assicurare il finanziamento dei 100 miliardi di $ annui necessari,
secondo la Banca Mondiale per garantire ridurre a metà nel 2015 il numero delle
persone che non hanno accesso all'acqua;
· la privatizzazione dell'insieme dei servizi d'acqua secondo il modello PPP,
cioè del Partenariato pubblico privato.
La nuova strategia
internazionale risulta così dominata da due slogans mistificatori : il PPP (
Partenariato Pubblico Privato) considerato - su impulso della Banca Mondiale -
il modello di gestione dell'acqua da generalizzare in tutto il mondo, ed il
"dialogo multi-stakeholders", secondo il quale le decisioni in materia
di gestione dell'acqua sarebbero le più democratiche e le più efficaci "
allorché tutti gli attori in presenza ( lo Stato, cioè il Parlamento, il
governo; le imprese private; la società civile cioè le ONG, i movimenti
sociali, …) vi partecipano su un piano di uguaglianza.
Questo dialogo, definito come "governance", secondo la nuova
strategia, rappresenterebbe la forma " moderna" dell'organizzazione
del governo. In realtà esso svuota d'importanza il principio di democrazia
" rappresentativa", in particolare il ruolo dei Parlamenti, e fa
emergere la legittimità del potere politico dai rapporti di forza tra "
stakeholders" i quali, contrariamente alla tesi del dialogo, sono tutto
salvo che essere uguali !
La sfida del Movimento per
una nuova politica dell'acqua
Come abbiamo in precedenza
descritto, la difesa del diritto all'acqua costituisce l'obiettivo politico e
strategico di una rete di esperti, movimenti e associazioni della società
civile di tutto il mondo, che sono via via aumentati sul piano numerico e delle
alleanze, intorno al Manifesto per un Contratto Mondiale dell'acqua e che ha
avuto il coraggio lanciare la sfida a livello locale e globale per difendere
l'acqua come"bene comune dell'umanità" diritto inalienabile
individuale e collettivo.
La sfida alla strategia della oligarchia mondiale è stata lanciata il 22 marzo
di quest'anno, quando a Firenze, negli stessi giorni del Forum di Kyoto, 2.000
delegati, più di 100 relatori e rappresentanti movimenti provenienti da …..
paesi, circa 300 delegazioni di associazioni e comitati impegnati sul tema
dell'acqua ed in iniziative contro la privatizzazione , hanno dato vita al 1°
Forum alternativo mondiale dell'acqua .
Il Forum ha consentito di arrivare, a conclusione dei due giorni di lavori su 4
laboratori, alla redazione di una dichiarazione che propone " un' altra
politica dell'acqua" e che costituisce il programma politico che il
Movimento dell'acqua si è dato per costruire una nuova politica dell'acqua
entro il 2006 ,che è stato già pubblicato su questa rivista ed è disponibile
sul sito della Campagna.
Questa nuova "politica mondiale e locale dell'acqua", di cui il
Movimento intende farsi promotore definisce, per approccio culturale e proposte
politiche, un modello "alternativo" a quello proposto dalla Banca
Mondiale e dal Fondo Monetario e che sono stati formalizzati con la Conferenza
di Kyoto.
I principi portanti di questo nuovo documento politico restano quelli espressi
dal Manifesto per un Contratto mondiale dell'acqua del 1998, che non possono
considerarsi ancora raggiunti, ma l'affermazione di principio viene associata e
coniugata con indirizzi precisi rispetto alle cause o sulle modalità con cui si
pensa di conseguire. In sintesi, gli obiettivi che il Movimento dell'acqua di è
data per costruire questa nuova politica dell'acqua :
· il riconoscimento dell'acqua come "diritto" e conseguentemente il
riconoscimento della "illegalità della povertà nel mondo" in quanto
la povertà è la diretta conseguenza dell'impossibilità per 1, 3 milioni di
persone di poter aver accesso all'acqua potabile nella qualità e quantità
sufficienti alla vita. Cioè i 4 litri al giorno per usi domestici.
· il riconoscimento dell'acqua come "bene comune mondiale" con
conseguenti definizioni di regole mondiali e di istituzioni di controllo.
L'acqua deve cioè essere trattata come un bene che appartiene a tutti gli
esseri umani ed a tutte le specie viventi del Pianeta. Gli ecosistemi devono
essere considerati come dei beni, come un patrimonio che appartengono a tutte la
comunità internazionale
· il finanziamento pubblico dell'accesso all'acqua, cioè un nuovo modello di
partenariato pubblico-pubblico e un nuovo modello di cooperazione decentrata fra
enti locali. Le collettività pubbliche (dai comuni allo Stato, dalle Unioni
continentali alla Comunità Mondiale) devono assumere il dovere di assicurare il
finanziamento degli investimenti necessari per concretizzare il diritto
all'acqua potabile per tutti ed un uso "sostenibile" del bene acqua.
Lo strumento più appropriato per raggiungere questo obiettivo è la messa in
opera di un sistema fiscale progressivo a finalità redistributive a tutti i
livelli, dal locale al mondiale, secondo una molteplicità ed una modularità
dei meccanismi di raccolta delle risorse finanziarie pubbliche in funzione dei
bisogni e dei livelli territoriali d'investimento. E' inoltre indispensabile ed
improrogabile rivedere il ruolo ed il funzionamento delle istituzioni
finanziarie multilaterali ( BM-FMI-BERD-BEI- IBD-ABD) ed definire nuove
istituzioni di finanziamento di tipo cooperativo a sostegno di un nuovo modello
di partenariato pubblico-pubblico.
· la democratizzazione della gestione dell'acqua a tutti i livelli ed in
particolare dei grandi bacini ideologici mondiale(su 262 bacini mondiali, 260
sono transnazionali). La democrazia deve essere al centro del "vivere
insieme", anche a livello mondiale . I cittadini devono cioè partecipare
su basi rappresentative e dirette alla definizione ed alla realizzazione della
politica dell' acqua, dal livello locale al livello mondiale. Il concetto di
"gouvernance mondiale", promosso e sollecitato dai grandi in occasione
del Forum mondiale di Kyoto, è una grande mistificazione che mira solo ad
inglobare e coinvolgere la società civile nella "gestione". La
partecipazione ed il coinvolgimento della società civile necessita invece della
promozione di un "pubblico nuovo, democratico,partecipato e solidale"
costruito attraverso l'attivazione di luoghi di partecipazione diretta, di
prossimità, che includano i cittadini, le comunità, i lavoratori, gli enti
locali e la valorizzazione di tutte le forme che nei vari continenti e paesi
rappresentano la ricchezza dell'esperienza democratica.
· l'educazione alla gestione responsabile ed ecosostenibile a livello di base
(sensibilizzazione) ed a livello di ricerca e formazione (Scuole, Università,
Ricerca). La promozione di una nuova "cultura", cioè di nuovi
atteggiamenti sia a livello dei cittadini che delle istituzioni pubbliche,
costituiscono un presupposto essenziale per la costruzione di una nuova politica
alternativa di gestione, conservazione, ricerca e preservazione dell'acqua.
Per affermare questi principi e
costruire le basi e le strutture portanti per realizzare "una nuova
politica dell'acqua" capace di garantire il diritto alla vita per tutti ed
una valorizzazione e protezione dell'acqua in quanto bene comune, il movimento
dei Comitati per il contratto Mondiale dell'Acqua, il CIPSI e le Associazioni
che hanno approvato la Dichiarazione del 1° Forum Mondiale Alternativo di
Firenze si sono date una propria agenda,fino al 2006, quando a Montreal (Canada)
sarà realizzato il 4° Forum Mondiale dell'Acqua. Questa agenda politica
prevede una serie di appuntamenti finalizzati a realizzare le seguenti 9
proposte di azione :
1. richiesta alle Nazioni Unite di convocare entro Dicembre di quest'anno(2003),
a conclusione dell'anno internazionale dell'Acqua, una giornata speciale per la
firma di un Contratto Mondiale dell'Acqua. Qualora questa richiesta non venga
positivamente accolta, realizzazione in Europa di una giornata speciale
organizzata dai parlamentari dell'acqua che nei vari Paesi sostengono in
Manifesto.
2. richiesta ai Movimenti ed associazioni che hanno promosso il 1° Forum
alternativo Mondiale di lanciare una Campagna per la "dichiarazione di
illegalità della povertà" principale causa del non accesso all'acqua
potabile ed ai servizi sanitari;
3. la mobilitazione dei cittadini contro tutte le forme di privatizzazione
dell'acqua e dei servizi corrispondenti nel senso sia della
ri-municipalizzazione e ri-pubblicizzazione dei servizi idrici già privatizzati
sia della lotta contro l'inclusione dell'acqua fra i servizi oggetto dei
negoziati del GATS in seno al WTO.
4. che l'Unione Europea abbandoni la politica di liberalizzazione e di
deregolamentazione pubblica dell'acqua, come naturale ed inevitabile conseguenza
del mercato unico europeo e si impegni per la costituzione di un servizio
pubblico europeo. La stessa proposta viene fatta per un servizio pubblico
africanp, medio-orientale, nord-africano, medio-orientale, nord-americano
5. che venga istituita un'Autorità Mondiale dell'acqua avente una triplice
funzione : legislativa, in materia di principi e di regole mondiali (funzioni di
Parlamento Mondiale dell'acqua); giurisdizionale in materia di prevenzione e di
risoluzione dei conflitti (funzione di Tribunale mondiale dell'Acqua) ; e di
controllo in materia do valutazione delle politiche pubbliche dell'acqua e di
rispetto delle regole e delle norme (funzione di Agenzia Mondiale di
Valutazione)
6. che si operi un riorientamente rio-rientamento dei sussidi oggi accordati dai
Paesi ricchi del mondo( 347 miliardi di $ annui) alla agricoltura intensiva,
produttivistica e principale dilapidatrice di risorse idriche per indirizzarle a
sostegno di un modello di agricoltura sostenibile , finalizzata alla
alimentazione locale ed al diritto al cibo per tutti e agli investimenti
necessari, valutati in 30/35 miliardi di $ annui per 10 anni, per garantire
l'accesso all'acqua a tutti;
7. assicurare e garantire il finanziamento il finanziamento pubblico dei servizi
d'acqua nel mondo mediante a) la costituzione di un sistema mondiale di
imposizione fiscale, di cui dovrebbe far parte una "water tax" specie
sulle acque minerali; b) la creazione di un sistema di strumenti finanziari
corporativi inter-comunali, inter-regionali ed inter-nazionali pubblici, quali
una nuova generazione di casse di risparmio, banche cooperative, fondi
mutualistici mondiali garantiti dagli enti locali e dagli stati.
8. la promozione, per iniziativa degli enti locali e di parlamentari, di forme
effettive per la gestione della acqua mediante la creazione e moltiplicazione
dei parlamenti dell'acqua, specie a livello dei grandi bacini ideologici
trasnazionali ( democrazia dei fiumi).
9. lancio di una campagna mondiale per l'acqua pubblica consistente della
ripubblicizzazione della gestione delle acque minerali e nel ridare spazio e
visibilità all'acqua nei luoghi pubblici
( stadi, aeroporti, piazze, scuole,strade, stazioni, ferrovie, giardini, etc).
Le condizioni di
fattibilità per raggiungere questi obiettivi
La fattibilità di questa
importante sfida è legata alla capacità del Movimento dei Comitati per il
Contratto mondiale dell'acqua di saper creare una nuova cultura rispetto
all'utilizzo della risorsa acqua ed a promuovere una nuova politica della
"gestione" da parte delle Istituzioni internazionali ma in particolare
dei Governi nazionali e della stessa Unione europea.
Questi due obiettivi strategici
richiedono però il coinvolgimento di tutte le varie componenti della società
civile e la capacità di saper dar vita, da parte del Movimento dei Comitati, ad
un sistema articolato di sinergie di "rete" capace di stimolare , da
parte di ogni singolo articolazione, comportamenti innovativi che concorrono,
nei vari settori, al raggiungimento le 9 proposte di azioni in precedenza
evidenziate.
L'Associazionismo ed in particolare i movimenti impegnati a difesa della
cittadinanza e dell'ambiente, nelle loro varie articolazioni, hanno il compito
di creare le condizioni per diffondere e promuovere a livello di opinione
pubblica una nuova cultura e devono essere capaci di sviluppare ed alimentare la
mobilitazione ed il coinvolgimento dei vari soggetti rispetto ai principi del
Manifesto del Contratto mondiale dell'acqua.
E' necessario infatti lanciare una vera e propria cultura dell'acqua che
responsabilizzi i cittadini ad un consumo sostenibile, ad una partecipazione
attiva nelle scelte di gestione e dall'altro però evitare che l'occultamento
del costo del "costo dell'acqua" perpetui la concezione che l'acqua
possa considerarsi come una "res nullis", come una merce che ha poco
valore. Questa battaglia educativa è un obiettivo di lungo periodo che richiede
tempo e comporta anche la capacità di saper stimolare il coinvolgimento del
mondo universitario e della ricerca verso questo impegno.
Esistono poi delle componenti
della società civile con le quali il Movimento dell'Acqua deve essere capace di
costruire delle alleanze in funzioni di precisi obiettivi.
La prima di queste è la categoria dell'Associazioni dei consumatori che
costituisce il soggetto con la cui collaborazione il Movimento intende
interagire per avviare azioni di monitoraggio e di controllo diretto delle
politiche locali e nazionali di gestione dell'acqua potabile.
In particolare si tratta di rivendicare e sollecitare la partecipazione di loro
rappresentanti o di dei singoli cittadini nelle consulte degli utenti o dei
servizi che sono state previste come modalità diverse, nell'ambito dell'ATO,
cioè delle ambiti territoriali ottimali, cioè le strutture che saranno
chiamate ad esprimere le politiche le politiche di gestione dei vari bacini
idrogeoloci.
Movimento ed Associazioni dei consumatori devono da un lato rivendicare la
richiesta di partecipazione e di rappresentanza diretta dei cittadini negli
organi di gestione degli Ato e dall'altra sviluppare insieme la formazione di
quadri con competenze e quindi in grado di monitorare le politiche e le
decisioni adottate a livello di bacino rispetto alla gestione dell'acqua.
La seconda categoria con cui il Movimento deve stringere un'alleanza è quello
degli enti locali, degli amministratori , dei sindaco, delle province, delle
Regioni che sono disponibili ad impegnarsi per difendere i principi del
Manifesto dell'Acqua. E' a partire dal basso, dal territorio che infatti va
progettata , sperimentata ed avviata le prime esperienza di resistenza rispetto
ai processi di privatizzazione in atto ma anche la sperimentazione di nuove
politiche dell'acqua fondata su modelli di gestione pubblico, di partenariato
pubblico-pubblico, di fiscalità come modello di copertura dei costi ma anche
mobilitazione di risorse finanziarie con cui garantire i 40 litri per tutti ed
la copertura dei costi perla gestione del ciclo intergrato dell'acqua.
Infine ci sono i Sindacati ed
il mondo dei lavoratori, che costituiscono la terza componente organizzata della
società civile con il quale il Movimento dell'acqua intende sviluppare nuove
strategie di alleanza.
I Sindacati finora si sono infatti occupati dell'acqua quasi esclusivamente a
livello di politiche occupazionali, e gli stessi lavoratori di privatizzazioni
speso in funzione delle trasformazione aziendali e del rischio della perdita del
posto di lavoro. Il Comitato Italiano ha tentato il coinvolgimento del mondo
sindacale invitando ad un confronti sui principi del Manifesto i Segretari
nazionali dei servizi pubblici, nel giugno del 2000, ma questo confronto non
portò a nessuna successiva mobilitazione.
Oggi di fronte ai nuovi scenari locali e globali, il movimento sindacale deve
saper sviluppare al suo interno una nuova cultura ed una nuova politica
sindacale rispetto ai servizi pubblici e alla gestione dei beni pubblici.
Va cioè sviluppata una nuova cultura sindacale capace di metter al centro della
lotta e dell'impegno sindacale assieme alla difesa del diritto al lavoro anche
la salvaguardia del diritto di accesso ad alcuni "beni comuni", fra i
quali si annovera l'acqua, assieme all'aria, all'ambiente alla pari degli altri
diritti di cui il sindacato ha saputo in questi ultimi anni farsi carico. Non è
possibile continuare a concepire l'impegno sindacale solo più in termini di
difesa dei diritti dei lavoratori ed con riferimento all'acqua solo della
salvaguardia dei posti di lavoro.
Il sindacato, ed in particolare la CGIL, hanno avuto il coraggio di cogliere, in
questi ultimi mesi, la sfida lanciata dal movimento rispetto alla pace e per
contrastare la scelta della guerra preventiva come strumento di prevenzione del
terrorismo internazionale. Di recente ed in modo unitario, il sindacato si è
schierato contro le nuove politiche di riforma messe in atto dal Governo
Berlusconi rispetto ad alcuni diritti, come ad esempio l'istruzione, la salute,
la riforma del mercato del collocamento.
E' necessario che oggi il sindacato, a livello sia nazionale che europeo, sia
capace di definire la sua strategia di impegno per contrastare la tendenza alla
riduzione in merce di diritti fondamentali ed inalienabili come quello
dell'accesso all'acqua potabile e più ancora di schierarsi a livello europeo,
tramite la CES ed le espressioni del sindacato internazionale per far emergere
con forza una posizione forte nei momenti di interlocuzione con le istituzioni,
governi ed in particolare contro la politica di liberalizzazione e la preferenza
per la gestione privata dell'acqua che l'Unione Europea porta avanti con
l'iniziativa sull'acqua (EU water iniziative) e con la posizione assunta in
occasione dei negoziati di Cancun del WTO /GATS.
La mobilitazione del sindacato a livello europeo, per l'esclusione dei servizi
pubblici, in particolare dell'acqua, sanità, educazione, trasporti, etc. dai
negoziati del GATS perché non vengano trasformati in servizi mercantili deve
diventare uno dei nuovi terreni di impegno del sindacato europeo.
A questa pericolosa tendenza bisogna saper sviluppare politiche alternative come
quella proposta dal Movimento a sostegno del Contratto Mondiale dell'acqua che
propone la creazione di servizi pubblici mondiale per la gestione di alcuni beni
comuni, a partire dal livello dell'Unione europea, finanziato dalla Union, sotto
il controllo permanente del Parlamento europeo ed in stretta collaborazione con
le varie componenti della società civile e dei movimenti. La creazione del
mercato unico europeo non deve tradursi in una sostituzione dei monopoli
pubblici nazionali con monopoli pubblici privati locali o oligopoli privati
europei. Rispetto a questa sfida il sindacato è chiamato ad esprimersi e ad
impegnarsi assumendo una posizione ben precisa.
E' necessario altresì che a
livello locale il sindacato si faccia carico di seguire, analizzare e
contrastare le politiche che gli enti locali hanno avviato e stanno portando a
compimento a livello di privatizzazione delle aziende municipalizzate. Il
Sindacato attraverso le sue articolazioni di settore deve trovare il coraggio di
schierarsi contro la trasformazione, previsto dall'articolo 35 della legge
448/2001 che obbliga gli enti locali a trasformare le proprie aziende in
Società per azione (Spa). Questa forzatura verso la formazione di Spa a
capitale misto oltre che non essere motivata da alcun obbligo comunitario , non
comporta infatti nessun beneficio a favore delle comunità ed ancor meno tutela
la conservazione dei posti di lavoro.
Sul tema delle privatizzazioni e sulle conseguente mercificazione della gestione
dell'acqua potabile, è necessario che il sindacato nelle sue diverse
componenti, avvii un serio dibattito finora inesistente o solo abbozzato con
qualche seminario interno, sforzandosi di pervenire alla definizione di una
nuova posizione, possibilmente unitaria, rispetto sia alla legge 36/94, in modo
da salvaguardare molte realtà locali, come alcune aziende speciali che alla
privatizzazione imposta dall'art. 35 ed ai rischi della attuale delega in tema
"ambientale" conferita dal Governo al Ministro dell'Ambiente ed a un
gruppo e di esperti.
Il sindacato deve concorrere e sostenere quelle azioni di resistenza agli
attuali processi di privatizzazione, che in funzione della competenza in tema di
gestione della risorsa acqua, conferita dalla riforma del titolo V della
costituzione, alcune Regioni ed autonomie locali stanno portando avanti con
l'emanazione di leggi quadri di gestione della risorsa acqua che si discostano
dall'art. 35.
Almeno fino a quando la Comunità europea non imporrà nuove normative cogenti
per i singoli paesi, le Regioni hanno la possibilità di contrastare lo stesso
art.35 della legge finanziaria, e nell'attuale "vacatio" del
regolamento attuativo dell'art.35, è possibile infatti l'emanazione di leggi
quadro regionali che regolamentino la gestione dell'acqua come bene comune e
come un servizio pubblico di competenza esclusiva degli enti pubblici e quindi
ripristinando la facoltà degli enti locali di mantenere il monopolio pubblico
del servizio. Questa opzione politica deve diventare l'obiettivo non soltanto
degli amministratori che si sono dichiarati disponibili a sostenere i principi
del Manifesto ma anche il terreno di impegno del movimento sindacale, della
associazioni ambientaliste,delle associazioni dei consumatori e di cittadinanza
e di quanto hanno dimostrato interesse e sensibilità per la difesa della
risorsa e del "bene comune" che l'acqua rappresenta per la nostra
sopravvivenza e quella delle future generazioni.
Va infatti segnalato che una nota sentenza del Novembre del 99 della Corte di
Giustizia dell'Uunione Europea ha ribadito la possibilità per gli Enti pubblici
di gestire tali servizi tramite affidamento diretto a soggetto pubblico
appositamente costituito o a soggetto su cui l'ente pubblico eserciti il pieno
controllo.
Dunque è possibile attivare percorsi di resistenza a livello territoriale e nel
mondo de i lavoratori per una uova politica di difesa di una risorsa che
appartiene a tutti e non deve diventare un bene, una risorsa privata la cui
gestione viene affidata in esclusiva la mercato ed al mondo delle imprese.-
Ecco dunque alcune precise
posizioni politiche e precisi ambiti di impegno, a livello locale ed europeo,
rispetto ai quali il sindacato è chiamato a farsi carico. Con coraggio il
sindacato dve saper mettere al centro della sua agenda politica delle
rivendicazioni nei confronti del Governo e delle Istituzioni il tema della
gestione pubblica della risorsa acqua contribuendo cosi ad attivare sinergie ed
alleanze con quella "nuova politica dell'acqua" che la campagna
portata avanti dal Movimento dell'Acqua intende perseguire per impedire che
l'acqua si trasformata da bene in merce o in servizio industriale.
Il successivo livello di impegno del mondo sindacato deve essere capace di
impegnarsi ad allacciare alleanze a livello internazionale con i sindacati dei
quei lavoratori che in molti paesi del sud del mondo, nei paesi dell'est di
prossima inclusione nella Unione Europea, si trovano costretti a subire le
conseguenze delle politiche di privatizzazione spesso attuate da quelle stesse
imprese italiane o aziende municipalizzate che vanno alla conquista degli
"appalti internazionali". Impegnarsi per garantire l'accesso all'acqua
a tutti, in particolare alle fasce più vulnerabili e promuovere il
riconoscimento dell'acqua come un diritto, sollecitare dalle istituzioni il
riconoscimento dell'acqua come un servizio di pubblica utilità richiede dunque
che il sindacato, come ha saputo fare per battaglie come quelle per combattere
il lavoro minorile, sappia sviluppare una analogo impegno politico a livello
internazionale sviluppando una sua carta politica di comportamenti e lotte
sindacali, facendo proprie i principi del Manifesto del contratto mondiale
dell'acqua e l'opzione di promuovere un nuovo modello di servizio pubblico della
gestione dell'acqua, efficiente, trasparente e socialmente orientato nello
spirito della gestione dell'acqua come "ben comune".
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