DPR 25 NOVEMBRE 1976 N. 1026
Regolamento di esecuzione
della Legge 30 dicembre 1971 n.1204, sulla tutela delle lavoratrici madri .
IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Visto l'art. 87, comma quinto, della Costituzione;
Visto l'art. 32 della Legge 30 dicembre 1971 n.1204, sulla tutela delle lavoratrici madri; Udito il parere del Consiglio di Stato;
Sentito il Consiglio dei
Ministri; Sulla proposta del Ministro per il lavoro e la previdenza sociale;
Decreta:
1. Le norme che vietano il licenziamento non escludono il licenziamento per esito negativo della prova.
2. Nel caso che il bambino sia nato morto, o sia deceduto durante il periodo di interdizione dal lavoro, il divieto di licenziamento, cessa alla fine di tale periodo. Ove il bambino sia deceduto dopo il periodo di interdizione e prima del compimento di un anno di età, il divieto cessa dieci giorni dopo la sua morte.
3. Ricorre il caso di colpa grave
previsto dalia lettera a) dell'art. 2 della legge ove la lavoratrice dia luogo a
fatti rientranti nella fattispecie di cui all'art. 2119 del Codice Civile. La
riconsegna del lavoro, da parte della lavoratrice a domicilio, di cui all'ultimo
comma dell'articolo 18 della legge, è correlata con il divieto di effettuare
prestazioni nei periodi di interdizione dal lavoro sicché il relativo rapporto
permane a tutti gli effetti. La lavoratrice che venga a trovarsi nelle
condizioni fissate dal quarto comma dell'art. 2 della legge, deve produrre alla
competente sezione di collocamento il certificato medico di gravidanza di cui al
successivo art. 14, o il certificato di assistenza al parto di cui al successivo
art. 15, primo comma, necessari all'esercizio del diritto di precedenza nella
riassunzione. Il divieto di sospensione disposto dall'ultimo comma dell'art. 2
della legge opera anche nei casi di riduzione dell'orario di lavoro. La
lavoratrice, per tutto il periodo in cui sussiste il divieto di licenziamento,
nel caso di sospensione del reparto al quale è addetta non avente autonomia
funzionale, sarà spostata ad altro reparto attivo dell'azienda e potrà essere
adibita a mansioni differenti da quelle originarie, con l'osservanza del
disposto dell'ultimo comma dell'art. 3 della legge.
4. Per la determinazione
dell'inizio del periodo di gravidanza ai fini previsti dall'art. 2, secondo
comma, della legge, si presume che il concepimento sia avvenuto 300 giorni prima
della data del parto, indicata nel certificato medico di cui al successivo art.
14. Il termine di 90 giorni fissato per la presentazione della certificazione
decorre dal giorno successivo a quello nel quale si è determinata la cessazione
effettiva del rapporto di lavoro. La mancata prestazione di lavoro durante il
periodo di tempo intercorrente tra la data di cessazione effettiva del rapporto
di lavoro e la presentazione della certificazione non dà luogo a retribuzione.
Il periodo stesso è tuttavia computato nell'anzianità di servizio, esclusi gli
effetti relativi alle ferie e alla tredicesima mensilità, o gratifica
natalizia.
5. Il divieto di cui all'art. 3, primo comma, della legge si intende riferito al trasporto, sia a braccia e a spalle, sia con carretti a ruote su strada o su guida, e al sollevamento dei pesi, compreso il carico e scarico e ogni altra operazione connessa. I lavori faticosi, pericolosi ed insalubri, vietati ai sensi dello stesso articolo, sono i seguenti:
A) Quelli previsti dagli articoli
1 e 2 del decreto del Presidente della Repubblica 20 gennaio 1976, n. 432,
recante la determinazione dei lavori pericolosi, faticosi e insalubri ai sensi
dell'art. 6 della legge 17 ottobre 1967, n. 977, sulla tutela del lavoro dei
fanciulli e degli adolescenti;
B) Quelli indicati nella tabella allegata al decreto del Presidente della Repubblica 19 marzo 1956, n. 303, per i quali vige l'obbligo delle visite mediche preventive e periodiche: durante la gestazione e per 7 mesi dopo il parto;
C) Quelli che espongono alla
silicosi e all'asbestosi, nonché alle altre malattie professionali di cui agli
allegati 4 e 5 al decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1965, numero
1124, e successive modificazioni: durante la gestazione e fino a 7 mesi dopo il
parto;
D) I lavori che comportano l'esposizione alle radiazioni ionizzanti di cui all'art. 65 del decreto del Presidente della Repubblica 13 febbraio 1964, n. 185: durante la gestazione e per 7 mesi dopo il parto;
E) I lavori su scale ed impalcature mobili e fisse: durante la gestazione e fino al termine del periodo di interdizione dal lavoro;
F) I lavori di manovalanza pesante: durante la gestazione e fino al termine del periodo di interdizione dal lavoro;
G) I lavori che comportano una
stazione in piedi per più di metà dell'orario o che obbligano ad una posizione
particolarmente affaticante: durante la gestazione e fino al termine di
interdizione dal lavoro;
H) I lavori con macchina mossa a pedale, o comandata a pedale, quando il ritmo del movimento sia frequente, o esiga un notevole sforzo: durante la gestazione e fino al termine del periodo di interdizione dal lavoro;
I) I lavori con macchine scuotenti o con utensili che trasmettono intense vibrazioni: durante la gestazione e fino al termine del periodo di interdizione dal lavoro;
L) I lavori di assistenza e cura
degli infermi nei sanatori e nei reparti per malattie infettive e per malattie
nervose e mentali: durante la gestazione e per 7 mesi dopo il parto;
M) I lavori agricoli che implicano la manipolazione e l'uso di sostanze tossiche o altrimenti nocive nella concimazione del terreno e nella cura del bestiame: durante la gestazione e per 7 mesi dopo il parto;
N) I lavori di monda e trapianto del riso: durante la gestazione e fino al termine del periodo di interdizione dal lavoro;
O) I lavori a bordo delle navi,
degli aerei, dei treni, dei pullman e di ogni altro mezzo di comunicazione in
moto: durante la gestazione e fino al termine del periodo di interdizione dal
lavoro. Il periodo per il quale è previsto, ai sensi del terzo comma dell'art.
3 della legge, che la lavoratrice possa essere spostata ad altre mansioni, può
essere frazionato in periodi minori anche rinnovabili, su disposizione
dell'ispettorato del lavoro, tenuto anche conto dello stato di salute
dell'interessata. L'ispettorato del lavoro può ritenere che sussistano
condizioni ambientali sfavorevoli agli effetti dell'art. 3, terzo comma, e
dell'art. 5, lettera b), della legge anche quando vi siano periodi di contagio
derivanti alla lavoratrice dai contatti di lavoro con il pubblico o con
particolari strati di popolazione, specie in periodi di epidemia. Ai fini
dell'applicazione del presente articolo, il certificato medico di gravidanza
dovrà essere presentato il più presto possibile. Ad ogni modo, eventuali
ritardi non comportano la perdita dei diritti derivanti dalle norme di tutela
fisica, le quali però diventano operanti soltanto dopo la presentazione di
detto documento.
6. Il computo del periodo di astensione obbligatoria dal lavoro di cui all'art. 4, lettera c), della legge decorre dal giorno successivo a quello del parto.
7. I periodi di astensione obbligatoria e facoltativa dal lavoro non si computano ai fini della durata del periodo di apprendistato.
8. La lavoratrice che intenda
avvalersi del diritto di assentarsi dal lavoro disposto dall'articolo 7, primo
comma, della legge, deve darne comunicazione al datore di lavoro e all'istituto
assicuratore ove quest'ultimo sia tenuto a corrispondere la relativa indennità,
precisando il periodo dell'assenza, che è frazionabile.
9. I periodi di astensione obbligatoria e facoltativa dal lavoro di cui agli articoli 4, 5 e 7 della legge sono considerati utili, agli effetti del diritto alla pensione e della determinazione della misura di questa a norma dell'art. 56, n. 3 del regio decreto-legge 4 ottobre 1935, numero 1827, convertito con modificazioni nella legge 6 aprile 1936, n. 1155, e dell'articolo unico del decreto del Presidente della Repubblica 15 dicembre 1970, n. 1288.
10. Fermo restando che i riposi
di cui all'articolo 10 della legge devono assicurare alla lavoratrice la
possibilità di provvedere all'assistenza diretta del bambino, la loro
distribuzione dell'orario di lavoro deve essere concordata tra la medesima e il
datore di lavoro, tenendo anche conto delle esigenze del servizio. In caso di
mancato accordo, la distribuzione dei riposi sarà determinata dall'ispettorato
del lavoro. Non è consentito alcun trattamento economico sostitutivo.
11. Le dimissioni presentate durante il periodo per cui è previsto, a norma dell'art. 2 della legge, il divieto di licenziamento devono essere comunicate dalla lavoratrice anche all'ispettorato del lavoro, che le convalida. A detta convalida è condizionata la risoluzione del rapporto di lavoro.
12. Ai fini dell'applicazione
dell'art. 20 della legge, l'interruzione spontanea, o terapeutica, della
gravidanza che si verifichi prima del 180° giorno dall'inizio della gestazione,
si considera aborto. E' considerata invece come parto, a tutti gli effetti,
l'interruzione spontanea, o terapeutica, della gravidanza successiva al 180°
giorno dall'inizio della gestazione. Per il computo dei periodi di cui ai
precedenti commi del presente articolo, l'inizio dello stato di gravidanza è
stabilito secondo i criteri fissati dal primo comma dell'art. 4 del presente
lavoro.
13. Le lavoratrici agricole, per fruire dei benefici di cui all'art. 15 della legge, devono dimostrare tale qualitica comprovandola con la iscrizione negli elenchi nominativi o con il certificato di cui all'art. 4, quarto comma, del decreto legislativo luogotenenziale 9 aprile 1946, n. 212, a prescindere, rispettivamente, dalla data di pubblicazione degli elenchi e del rilascio del certificato.
14. Nel certificato medico di
gravidanza devono essere riportate: a) le generalità della lavoratrice; b)
l'indicazione del datore di lavoro e della sede dove l'interessata presta il
proprio lavoro, delle mansioni alle quali è addetta, dell'istituto presso il
quale è assicurata per il trattamento di malattia; c) il mese di gestazione
alla data della visita; d) la data presunta del parto. Gli elementi di cui alle
lettere a) e b) sono inseriti nel certificato sulla base delle dichiarazioni
della lavoratrice, che ne risponde della veridicità. Il certificato di
gravidanza deve essere rilasciato in tre copie, due delle quali dovranno essere
prodotte a cura della lavoratrice rispettivamente al datore di lavoro e
all'istituto assicuratore. Qualora il certificato non risulti redatto in
conformità al disposto di cui al primo comma del presente articolo, il datore
di lavoro e l'istituto assicuratore possono chiederne la regolarizzazione. La
regolarizzazione è necessaria quando nel certificato non è indicata la data
presunta del parto.
15. Per i diritti conseguenti al
parto, la lavoratrice deve produrre, entro 15 giorni dall'evento, al datore di
lavoro e all'istituto presso il quale è assicurata per il trattamento di
malattia, il certificato di assistenza al parto dal quale risulti la data
dell'evento medesimo. Ugualmente, in caso di aborto spontaneo o terapeutico, la
lavoratrice deve produrre, entro 15 giorni, il certificato medico attestante il
mese di gravidanza al momento dell'aborto e quella che sarebbe stata la data
presunta del parto. Si prescinde dall'invio delle certificazioni indicate nei
commi precedenti, nonché di quelle di cui al precedente articolo, agli istituti
assicuratori, per le lavoratrici dipendenti dallo Stato, dalle regioni, dalle
province, dai comuni e dagli altri enti pubblici, in quanto tenuti a
corrispondere direttamente il trattamento economico di maternità.
16. Il datore di lavoro è tenuto a rilasciare alla lavoratrice la ricevuta dei certificati e di ogni altra documentazione dalla stessa prodotta. Il datore di lavoro è tenuto, altresì, a conservare le certificazioni predette a disposizione dell'ispettorato del lavoro per tutto il periodo nel quale la lavoratrice è soggetta alla tutela della legge.
17. Il datore di lavoro o
l'istituto assicuratore, ricevuto il certificato medico di gravidanza, può
chiedere una visita medica di controllo all'ispettorato del lavoro, che la
effettuerà a propria discrezione. Ove l'ispettorato ritenga necessario affidare
a terzi sanitari accertamenti specialistici, le relative spese sono a carico del
richiedente.
18. La lavoratrice nelle
condizioni previste dall'art. 5 lettera a), della legge, per poter fruire
dell'astensione obbligatoria dal lavoro, dovrà produrre all'ispettorato del
lavoro una domanda corredata del certificato medico di gravidanza di cui al
precedente art. 14, del certificato medico attestante le condizioni previste
dalla richiamata lettera a), nonché ogni altra documentazione che ritenga
utile. Il termine di sette giorni previsto dal sesto comma dell'art. 30 della
legge decorre dal giorno successivo a quello di ricezione della documentazione
completa. All'atto della ricezione della documentazione, l'ispettorato del
lavoro rilascerà apposita ricevuta in duplice copia, una delle quali verrà
prodotta al datore di lavoro a cura della lavoratrice. In ogni caso, qualora
entro il termine di cui al precedente comma non sia stato emanato il
provvedimento dell'ispettorato del lavoro, la domanda si considera accolta.
L'ispettorato del lavoro è comunque tenuto ad emanare il provvedimento anche
oltre il settimo giorno per determinare la durata della astensione dal lavoro.
Peraltro, qualora il provvedimento dell'ispettorato non sia ancora intervenuto
la lavoratrice riprenderà il lavoro alla scadenza del termine indicato nel
certificato medico da essa prodotto. Il provvedimento decorrerà, in ogni caso
dalla data di inizio dell'astensione dal lavoro. Ai fini dei precedenti commi
del presente articolo, l'ispettorato provinciale competente è quello nel cui
ambito territoriale la lavoratrice risiede abitualmente. Le visite di controllo
per il caso considerato nella lettera a) dell'art. 5 della legge sono gratuite.
Sono a carico dell'istituto assicuratore di malattia le spese relative alle
eventuali ricerche di laboratorio. Per i casi di astensione dal lavoro indicati
alle lettere b) e c) dell'art. 5 della legge, qualora sia la lavoratrice, o il
datore di lavoro, a presentare l'istanza ai sensi del settimo comma dell'art. 30
della legge, il provvedimento dell'ispettorato del lavoro deve anch'esso essere
adottato entro il termine di cui al secondo comma del presente articolo.
L'emanazione del provvedimento è condizione essenziale per la astensione dal
lavoro, che decorrerà dalla data del provvedimento stesso. Ferma restando la
facoltà di successivi accertamenti, l'ispettorato del lavoro può disporre
immediatamente l'astensione dal lavoro allorquando il datore di lavoro, anche
tramite la lavoratrice, secondo la richiamata lettera c) dell'articolo 5 della
legge, produca una dichiarazione di quest'ultimo nella quale risulti in modo
chiaro, sulla base di elementi tecnici attinenti all'organizzazione aziendale,
la impossibilità di adibirla ad altre mansioni. I provvedimenti stabiliti dai
commi precedenti debbono essere comunicati dall'ispettorato del lavoro alla
lavoratrice, al datore di lavoro e, ove occorra, all'istituto assicuratore, ai
fini del trattamento economico.
19. La lavoratrice a domicilio,
all'inizio dell'astensione obbligatoria dal lavoro, deve far pervenire
all'istituto assicuratore, oltre al certificato di gravidanza redatto nei
termini indicati al precedente art. 14, una dichiarazione del committente dalla
quale risulti che sono state ottemperate le condizioni previste dall'ultimo
comma dell'art. 18 della legge. L'osservanza di tali condizioni dovrà altresì
risultare dal libretto di controllo di cui all'art. 10 della legge 18 dicembre
1973, n. 877.
20. Non sono computabili, agli effetti della durata prevista da leggi, da regolamenti o da contratti collettivi per il trattamento normale di malattia, i periodi di assistenza sanitaria per malattia determinata da gravidanza, ancorché non rientrante nei casi previsti dalla lettera a) dell'art. 5 della legge, o da puerperio.
21. Il periodo durante il quale,
ai sensi dell'articolo 14 della legge, il mezzadro, o il concedente, è tenuto,
nei casi di provata necessità, a concordare l'assunzione di una unità
lavorativa, non può avere durata superiore a quella fissata dalle lettere a),
b) e c) dell'art. 4 della legge stessa.
22. In caso di permanenza, o di
indebita assunzione al lavoro, della lavoratrice gestante o puerpera durante il
periodo di interdizione, ferma restando la penalità per il datore di lavoro
prevista dall'art. 31 della legge, l'istituto assicuratore non corrisponde le
indennità di cui all'art. 15, primo comma, della legge medesima relativamente
al periodo di permanenza al lavoro vietato. L'importo delle giornate
indennizzate indebitamente percepite dalla lavoratrice in conseguenza della
condotta descritta nel comma precedente dovrà essere rimborsato all'istituto
assicuratore. Parimenti la lavoratrice che, assente dal lavoro ai sensi
dell'art. 7, primo comma, della legge, svolga attività comunque retribuita alle
dipendenze di terzi, non ha diritto all'indennità di cui al secondo comma
dell'art. 15 della legge ed è tenuta a rimborsare all'istituto assicuratore
l'importo dell'indennità indebitamente percepita.
23. E' abrogato il decreto del
Presidente della Repubblica 21 maggio 1953, n. 568 , recante il regolamento di
attuazione della legge 26 agosto 1950, n. 860 , sulla tutela delle lavoratrici
madri dipendenti dai privati datori di lavoro.