Comunicato stampa della Segreteria nazionale della Fp-Cgil

  

La Corte di Cassazione ha assolto il Dirigente  sanitario di un’Azienda ospedaliera del Veneto denunciato da una dipendente della stessa Azienda per un caso di molestie sessuali.

L’argomentazione adottata dalla Corte è quella secondo cui si è trattato di un episodio di “toccamento unico ed isolato” non considerabile come atto di libidine.

. Non vogliamo entrare nel merito giuridico della definizione della fattispecie o della tipologia giuridica della contestazione che è, ovviamente, rinviata alla competenza dei magistrati. Non di atto di libidine, infatti si tratta, ma di molestia sessuale sul luogo di lavoro.

Ma possiamo ricordare che gli episodi non si sono reiterati anche perché l’interessata, pur continuando la sua difficile battaglia, si è trasferita d’ufficio.

Vogliamo, però, prendere posizione rispetto ad una vicenda che ripropone puntualmente l’impunibilità delle molestie a carattere sessuale nei luoghi di lavoro.

Da anni giace in Parlamento la proposta di legge contro le molestie sessuali nei luoghi di lavoro di cui sollecitiamo l’immediata approvazione.

Per parte nostra, nei Contratti collettivi nazionali di lavoro del pubblico impiego abbiamo definito la molestia sessuale un  comportamento perseguibile come illecito disciplinare con sanzioni che possono arrivare anche al licenziamento di chi molesta.

Oltre ad esprimere la nostra solidarietà nei confronti della dipendente che ha mostrato coraggio nel denunciare un sopruso che, pur unico, risulta offensivo della sua dignità, ribadiamo l’impegno della Funzione pubblica Cgil contro qualsiasi forma di costrizione e di ricatto anche a sfondo sessuale.

Fin tanto che la legge non sarà approvata lotteremo per l’adozione dei codici di condotta contro le molestie sessuali caldeggiate dalla Unione Europea.

 

Roma, 25 gennaio 2001