Ordine del giorno
SULLA PALESTINA


Il Comitato Direttivo della FP CGIL riunito a Roma il 4-5 aprile 2002 

esprime la più forte preoccupazione per il drammatico precipitare della situazione in Palestina e, in primo luogo, per la sorte del Presidente dell’ANP Yasser Arafat. 

Dall’inizio dell’Intifada, il 28 settembre 2000, ad oggi hanno perso la vita oltre 1400 palestinesi e 350 israeliani. La dichiarata logica di guerra che guida la politica del Governo israeliano, culminata nella decisione di assediare Arafat nella sua legittima residenza a Ramallah e di occupare militarmente e sanguinosamente le città palestinesi della Cisgiordania, non è una risposta tollerabile né in alcun modo efficace dinanzi ai tragici attentati terroristici dei “kamikaze” palestinesi nei confronti di inermi cittadini israeliani. Ogni atto terroristico è inaccettabile e non ammette tolleranza né giustificazione alcuna. Combattere il terrorismo è compito ineludibile dell’ Autorità palestinese. Stroncarlo alle radici è possibile rimovendo l’occupazione dai Territori e ripristinando una speranza di pace equa e duratura, fondata sul principio di  “due popoli, due Stati”. 

Come ha recentemente affermato Amnesty International “le azioni condotte dai gruppi armati palestinesi nel colpire i civili, far esplodere bombe su gruppi di madri e bambini e sparare arbitrariamente ai conducenti in strada, costituiscono tragedie devastanti… Ma simili azioni inaccettabili non possono mai giustificare le violazioni dei diritti umani che, da oltre 16 mesi, abbiamo visto commettere quotidianamente, ogni ora, persino ogni minuto, contro i Palestinesi da parte delle forze di sicurezza israeliane". 

L’unica soluzione percorribile ed efficace non può quindi che partire dall’immediato ritiro delle truppe israeliane dai territori occupati – come richiesto dal Consiglio di sicurezza dell’ONU, inascoltato dal Governo israeliano – per giungere al più presto ad una tregua garantita dall’interposizione di forze sotto l’egida dell’ONU e alla possibilità di una trattativa di pace che coinvolga tutti i soggetti interessati.  

In caso contrario, l’irresponsabile spirale di odio e di violenza che l’intervento militare israeliano sta alimentando, coinvolgerà inevitabilmente tutta l’area mediorientale con conseguenze tragicamente imprevedibili.  

Mentre è inaccettabile l’affermazione, purtroppo emersa in settori delle comunità ebraiche: “chi non è con Sharon è con i terroristi palestinesi” ed odiose ed inquietanti appaiono gli attentati le provocazioni rivolte contro le sinagoghe e le comunità ebraiche vanno sostenute e incoraggiate le posizioni dei tanti cittadini, delle associazioni e delle forze politiche israeliane, degli ufficiali della riserva delle forze armate di Israele, di esponenti delle comunità ebraiche che in queste ore difficili sono impegnate, per la pace, contro la politica di Sharon in Israele ed in ogni parte del mondo. 

Il CD della FP CGIL esprime il suo sdegno per l’azione svolta dalle autorità israeliane che hanno impedito, anche con la forza, l’entrata in Israele di una delegazione pacifica, composta anche da sindacalisti della CGIL ed esprime la solidarietà a tutte le persone, alle compagne ed ai compagni coinvolti. Chiede al governo italiano una forte protesta verso il governo israeliano ed una iniziativa diplomatica, del governo italiano e dell’Unione europea, affinché venga garantito l’accesso alle delegazioni nazionali ed internazionali. 

Nell’immediato, il Comitato direttivo della FP CGIL impegna il gruppo dirigente nazionale e tutte le strutture regionali e territoriali a promuovere e ad sostenere tutte le iniziative di pace tese a salvaguardare la vita, la libertà d’azione e l’autorevolezza del Presidente Arafat – anche ai fini della prevenzione e della repressione delle attività terroristiche - e ad ottenere l’immediato ritiro delle truppe israeliane. 

In particolare è necessario: 

  •       operare perché delegazioni autorevoli delle Istituzioni internazionali – a partire dall’ONU e dall’Unione europea – e di parlamentari italiani ed europei, ma anche di dirigenti delle associazioni sindacali e sociali, possano recarsi subito in Palestina ed essere ammesse ad incontrarsi sia con il Presidente Arafat che con i massimi responsabili del Governo israeliano per esercitare la funzione di mediazione e di “interposizione” politica e diplomatica di cui c’è drammatica urgenza affinché siano applicate le Risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’ONU, anche attraverso ogni forma possibile di pressione e di sanzione sul piano politico ed economico.

  •       garantire la sicurezza e – per quanti lo vogliano - il rientro in patria dei civili di ogni nazionalità che, in queste ore, stanno svolgendo in Palestina una preziosissima azione di sostegno e di testimonianza alla causa della pace e dei diritti sia del popolo palestinese che di quello israeliano;

  •       promuovere e partecipare unitariamente a tutte le iniziative di pace nazionali e locali e ad ogni iniziativa di raccolta di mezzi essenziali di soccorso e sostegno ai feriti e alle popolazioni colpite.

La Funzione pubblica CGIL rivolge un fermo appello al Governo italiano, al Parlamento, ai sindacati internazionali ed europei perché sia subito messa in campo, a questi fini,  un’azione concertata ed energica capace di conquistare gli obiettivi dichiarati, recuperando il ritardo e l’inerzia pericolosamente manifestatisi nei giorni scorsi,  in particolare dalle Nazioni Unite, dall’Unione europea e dai governi nazionale, ed impegna a tal fine le iscritte e gli iscritti, tutte le proprie strutture regionali e territoriali. 

La Funzione Pubblica CGIL prende l’impegno ad inviare, appena possibile, una sua delegazione in Palestina, nell’ambito delle iniziative più generali che operano già in queste ore, per contribuire a svolgere quelle funzioni di mediazione e di tutela di cui c’è, già da ora, un reale ed impellente bisogno. 


 

Ordine del giorno  medici sulla riforma Sirchia
(C.D. della Fp Cgil del 4-5 aprile 2002)

  La riforma Sirchia è un inganno per i cittadini e per gli stessi medici. D’ora in poi chi avrà bisogno di prestazioni sanitarie sarà costretto a passare dalla struttura privata dove il medico esercita la libera professione senza limiti né controlli, questo se potrà permettersi di pagare. In caso contrario,assisterà ad un allungamento ulteriore delle liste di attesa negli ospedali, dove i medici sceglieranno di recarsi nel tempo che non dedicano all’attività privata. 

            I medici che intendono continuare a lavorare nella struttura pubblica, al di là delle gratuite affermazioni del Ministro Sirchia, a causa dell’abolizione dell’indennità di esclusività, vedranno, invece, decurtato il loro stipendio, così come già annunciato dalle Regioni. 

            Il risultato complessivo sarà la fine dell’assistenza negli ospedali pubblici a favore delle strutture private con ricadute negative per le tasche e la salute dei cittadini ed anche per la professionalità degli stessi medici che ancora oggi credono nel servizio sanitario nazionale. 

             Approvato all’unanimità