PRIME CONSIDERAZIONI sulla MANOVRA FINANZIARIA 2006
Documento della Segreteria nazionale della Funzione Pubblica Cgil 

Riteniamo di qualche utilità ricostruire il quadro complessivo degli interventi messi a punto con la manovra Finanziaria 2006, nonché esaminare più nel dettaglio i provvedimenti delle singole voci che la compongono.

La manovra è costituita dal disegno di legge Finanziaria 2006 vero e proprio, cui è collegato il decreto legge in materia di contrasto all’evasione fiscale e altri interventi urgenti (?) di carattere finanziario approvato dal Consiglio dei Ministri in data 29 settembre 2005. Ovviamente ragioniamo, in questa breve nota, con la consapevolezza che essi potranno subire modificazioni anche significative, visto che il governo ha già fatto capire che, come fece l’anno scorso, ha intenzione di intervenire in corso d’opera, tramite un maxiemendamento, durante la discussione parlamentare, che si concluderà –e anche questo è già stato annunciato- con un voto di fiducia.

Le risorse da reperire ammontano a 19 miliardi di euro, che derivano dall’intervento, concordato in sede europea, per portare il rapporto deficit/PIL al 3,8% nel 2006, pari all’0,8% del PIL stesso e quantificato in 11,5 miliardi, cui si aggiungono ulteriori 4 mld relativi a cosiddette “eccedenze di spesa, proroghe fiscali e altri oneri inderogabili” e altri provvedimenti per circa 3,5 mld a favore delle famiglie e dello sviluppo.

La copertura è affidata a tagli per 5,6 mld dal bilancio delle spese dello Stato, poco più di 3 mld da Regioni, Provincie e Comuni, 2,5 mld dalla Sanità e a 985 milioni dal lavoro pubblico, mentre sono previste ulteriori entrate per complessivi 6,8 mld (300 milioni dalla lotta all’evasione fiscale, 4,3 mld da entrate relative da rivalutazioni dei beni di impresa e delle aree edificabili, tassazioni sulle reti del gas e dell’energia elettrica giochi, demanio ecc e 2,2 mld dalla regolazione dei pagamenti del Tesoro).

Inoltre, si ipotizza un intervento “una tantum” di 3 mld per l’attuazione della strategia di Lisbona – ricerca, innovazione, formazione – a fronte di eventuali, e per nulla certe, nuove entrate di pari importo derivanti  da dismissioni o alienazione di beni dello Stato. 


 Tab 1

   La manovra 2006 

   Indebitamento netto

 

2006

2007

2008

 

 

2006

2007

2008

 
A) manovra 0,8% Pil

 


11.500


11.911


12.322


Soppressione brevetti


40


30


35

 

B) eccedenze di spesa, proroghe fiscali e altri oneri


4.000


3.450

 

600

Distretti

50

50

50


C) famiglia e sviluppo

 


200


400


600

Totale C)

3.590

2.260

2.805

Previdenza – Totaliz.

 

160

160

160

Totale A)+B)+C)

19.090

17.621

19.827

5 per mille ricerca e volontariato

 

0

70

130

 

Cuneo contributivo

 

2.000

1.550

1.830

 

Fondo famiglia e sviluppo

1.140

0

0
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Copertura

 

2006

2007

2008

Bilancio Stato

5.610

6.685

8.785

Sanità

2.500

2.500

2.500

Enti Territoriali

3.120

3.200

2.500

Pubblico impiego

985

985

985

Lotta evasione

300

460

460

Altre entrate

4.350

3.840

3.900

Regolazione fissi di Tesoreria

2.238

___

___

 

19.101

17.670

19.880

Agenda di Lisbona

Interventi

3.000

0

0

Dismissioni

3.000

0

0

 

  Fonte: Ministero dell’Economia

 


 I SINGOLI PROVVEDIMENTI SUL VERSANTE

DEI TAGLI ALLA SPESA E DI MAGGIORI ENTRATE 

 

Contenimento della spesa nel bilancio dello Stato (artt. 3,4,5,8 disegno di legge Finanziaria).

Su questa voce sono previsti risparmi per 5,6 miliardi, che dovrebbero provenire in primo luogo da tagli ai trasferimenti alle imprese, in particolar modo pubbliche, per 2,5 miliardi e da una riduzione dei consumi intermedi (acquisti di beni e servizi) per 1,5 miliardi, più del 10% sul totale della spesa su questa voce.

Su quest’ultimo punto in specifico, va rilevato come già le leggi Finanziarie e provvedimenti legislativi avevano provato ad intervenire in passato: sia il decreto taglia spese del 2003, sia la regola del 2% contenuta nella Finanziaria 2005 (il famoso metodo Brown) prevedevano interventi molto significativi in proposito. I risultati sono stati peraltro assai deludenti, visto che la stessa Corte dei Conti ha segnalato come nel primo trimestre 2005 i consumi intermedi dei Ministeri sono decisamente aumentati rispetto al 2004. E forse non è casuale che quest’approccio sia stato, almeno formalmente abbandonato. Né peraltro pare che la semplice indicazione di obiettivi ai singoli Ministeri abbia qualche possibilità di produrre risultati migliori.

Sotto questo capitolo si trova anche il taglio al FUS (Fondo Unico per lo Spettacolo) per complessivi 250 milioni (la metà di quanto prima esistente), che rischia di mettere seriamente a repentaglio l’insieme delle politiche culturali. 

 

Sanità e politiche sociali (artt.. 37,38,39 disegno legge Finanziaria)

Il disegno di legge Finanziaria 2006 dispone, in proposito, un incremento di 1 miliardo della spesa complessiva del Servizio Sanitario Nazionale e un intervento per cui lo Stato concorre al ripiano dei disavanzi del SSN per 2 miliardi per gli anni 2002, 2003, 2004, peraltro, quest’ultimo, subordinato all’espressione da parte della Conferenza Unificata dell’intesa sullo schema di Piano Sanitario Nazionale 2006 - 2008 e sugli interventi previsti in materia di contenimento delle liste d’attesa.

Ora, essendo che il livello complessivo di finanziamento del SSN per l’anno 2006 risulta essere di 92,5 miliardi e che la spesa effettiva, registrata nel DPEF 2006-2009, ammonta a più di 96 miliardi per il 2006, è evidente che la manovra produce un taglio di 2,5 miliardi. Con il risultato di contrarre debiti corrispondenti da ripianare in futuro o di mettere le Regioni nella necessità di effettuare tagli per quell’entità. Tagli le cui ripercussioni saranno tanto pesanti da comportare chiusura dei servizi, ricorso sempre più spinto alle esternalizzazioni, sino ad arrivare ai cittadini, costretti a pagarsi direttamente la spesa sanitaria. Se poi si considerano i 3 miliardi di debiti pregressi e la contrazione del ricorso alle spese in conto capitale, è evidente che gli stessi investimenti e l’innovazione tecnologica subiranno un blocco. Ed infine, queste misure, calate in un contesto di depressione economica e contrazione dei consumi quale quella che il Paese sta vivendo, quando l’80% della spesa sanitaria viene finanziato dal gettito dell’addizionale IRPEF, dall’IRAP, dall’IVA e dalle accise, ci consegnano un quadro di pesante messa in discussione del sistema sanitario pubblico. Tutto ciò sarà messo ulteriormente in evidenza con la predisposizione del futuro Piano Sanitario Nazionale 2006-2008.

Va inoltre aggiunto che il disegno di legge Finanziaria non mette rimedio alla decurtazione di circa 500 milioni che è stata compiuta in passato al Fondo Nazionale per le politiche sociali, continuando così a rendere insufficienti e deboli queste politiche. 

 

Enti locali (artt. 22-23-24-25 disegno legge Finanziaria)

A questo riguardo viene riformulato il patto di stabilità interno, stabilendo che per le Regioni a statuto ordinario il complesso delle spese correnti nel 2006 non potranno superare quelle del 2004 diminuite del 3,8%, mentre per le Provincie e i Comuni la stessa spesa corrente 2006 dovrà essere inferiore del 6,7% di quella realizzata nel 2004.

La determinazione della spesa corrente si calcola al netto delle spese del personale e della sanità (per le sole Regioni), cui si applicano le specifiche discipline di settore, di quelle per i trasferimenti correnti e di quelle di carattere sociale.

In questo caso, siamo in presenza di tagli veri e consistenti nei confronti del sistema delle Autonomie Locali (circa 3 mdl), che vedranno calare in modo significativo le risorse a loro disposizione, provocando inevitabilmente diminuzione dei servizi e/o incremento della partecipazione alla spesa dei cittadini.

Solo per stare ai Comuni, sono indicative le stime elaborate dall’ANCI: 

 

- Uscite correnti 2004                                  41,7       mld 

- Spesa per il personale 2004                   16,8       mld

- Spesa per prestazioni sociali 2004          4,1        mld

                                                                  __________

                                  

                                              Subtotale  20,7       mld

                                  -     taglio 7-8%            1,5/1,7  mld

                                                           __________  

Se poi la spesa viene attualizzata all’anno 2006, la riduzione della spesa corrente si aggira attorno al 12-13%.

Può essere utile fornire una stima relativa alla situazione che si determinerà in alcuni Comuni, sempre elaborata dall’ANCI.

 


 Tab. 2

 

Stima di riduzione della spesa finanziaria 2006

 

 n. abitanti

 stima riduzione di spesa previsione finanziaria 2006 

 

 

%

MILANO

1256211

- 12,34

ROMA

2546804

- 9,15

FIRENZE

356118

- 8,82

TORINO

865263

- 14,74

BOLOGNA

371217

- 15,82

ANCONA

100057

- 11,6

RAVELLO

2508

19,00

GENOVA

610307

-8,65

  

In termini di funzioni, sempre secondo una stima dell’ANCI, il taglio della spesa corrente rideterminata produce i seguenti effetti.

 

POLIZIA LOCALE                                             - 117                milioni 

SCUOLE MATERNE
ED ISTRUZIONE                                              - 300                milioni 

CULTURA E BENI
CULTURALI                                                    - 120                milioni 

TURISMO                                                      -   25                milioni 

SPORT- RICREATIVO                                       -   80                milioni 

VIABILITA’ E TRASPORTI                                  - 525                milioni 

TERRITORIO E AMBIENTE                                 - 686                milioni

  

Contratti e lavoro Pubblico (artt. 26-27-28-29-30-31-32-33-34-35 disegno legge Finanziaria)

E’ questo uno dei capitoli più corposi del disegno di legge Finanziaria. Si interviene per quanto riguarda gli stanziamenti contrattuali nazionali e in materia di contrattazione decentrata, sull’occupazione e le spese del personale, nonché su diversi istituti contrattuali e legislativi.

a)     Contratti nazionali e contrattazione integrativa

Si procede alla copertura degli oneri contrattuali per il biennio 2004-2005, pari allo 0,7%, sulla base del protocollo d’intesa del 27 maggio 2005 tra Governo OO.SS., che ha portato l’incremento complessivo dal 4,31% al 5,01%. A tal fine sono stanziati 390 milioni a partire dall’1/1/2006 per il personale statale contrattualizzato (e 135 milioni per quello statale non contrattualizzato).

Inoltre, vengono poste a carico del bilancio dello Stato risorse pari a 443 milioni per il biennio 2004/2005  a favore delle Amministrazioni del settore pubblico non statale (220 per il personale dipendente da Amministrazioni, Istituzioni ed Enti Pubblici diversi dall’Amministrazione statale e 213 per il Servizio Sanitario nazionale). Tale finanziamento non riguarda peraltro  le Regioni a Statuto Speciale e le Provincie autonome dil Trento e Bolzano.

Per quanto riguarda, invece, il prossimo biennio contrattuale 2006-2007, le risorse messe a disposizione (330 milioni per il 2006, di cui 230 per il personale contrattualizzato e 100 per quello non contrattualizzato, e 505 milioni per il 2007, di cui 339 per il personale contrattualizzato e 170 per quello non contrattualizzato) costituiscono una voce che non copre neanche interamente l’indennità di vacanza contrattuale.

Facciamo notare che ciò avviene per la prima volta nella storia delle risorse stanziate per i rinnovi contrattuali.

Per stare semplicemente all’ultima Finanziaria relativa ad un biennio contrattuale, quella 2004, che prevedeva le risorse iniziali per il biennio 2004-2005, lì era indicata una posta di 1970 milioni € pari all’inflazione programmata del biennio.

Non meno gravi sono le limitazioni introdotte relativamente alla contrattazione decentrata.

L’ammontare complessivo dei Fondi per il finanziamento della contrattazione integrativa dei lavoratori delle Amministrazioni dello Stato, delle Agenzie incluse quelle fiscali, degli Enti pubblici non economici inclusi quelli di ricerca e quelli ex art. 70 dlgs 165 e delle Università, a partire dal 2006, non può superare quanto previsto per l’anno 2004, determinando quindi una riduzione reale rispetto alla contrattazione effettuata.

Inoltre, a partire dal 1 gennaio 2006, le eventuali risorse aggiuntive destinate ai fondi devono coprire tutti gli oneri accessori, ivi compresi quelli a carico delle Amministrazioni; sempre a partire dal 2006, le Amministrazioni devono tener conto, nella costituzione dei Fondi, dei processi di rideterminazione delle dotazioni organiche e degli effetti delle limitazioni in materia di assunzioni di lavoratori a tempo indeterminato.

Si aggiunge ancora che tutti i risparmi così determinati concorrono al miglioramento dei saldi di bilancio delle Amministrazioni e, quindi, non possono essere utilizzati per incrementare i Fondi negli anni successivi.

Infine, gli stanziamenti relativi al lavoro straordinario, per il triennio 2006-2008, sono ridotti del 10% rispetto a quanto assegnato allo stesso titolo nell’anno 2004 alle singole Amministrazioni (con esclusione della Pubblica Sicurezza, Dipartimento della Protezione Civile, Corpo Nazionale dei VV.FF., Forze Armate e Amministrazione della Giustizia).

Al di là dei risparmi previsti (210 milioni per il complesso degli interventi restrittivi sulla contrattazione integrativa e ulteriori 7 dall’abbattimento del lavoro straordinario), non si può non cogliere il forte restringimento degli spazi della contrattazione decentrata e anche il segnale che viene mandato a tutto il sistema contrattuale pubblico, anche alle Amministrazioni non direttamente coinvolte, che non a caso è di fatto recepito con l’art.30.

b)    Occupazione e spese per il personale

Su questo piano, il primo intervento di rilievo è relativo ai lavoratori assunti a tempo determinato, o con convenzioni o tramite contratti di collaborazione coordinata e continuativa. Si dispone, a questo proposito, che per tutte le Amministrazioni dello Stato, ad eccezione della scuola per cui vale la specifica disciplina di settore, la spesa, per questa voce, a partire dal 2006, non può superare il 60% di quella sostenuta nel 2003. Tale obbligo, fortemente cogente, visto che si afferma che il suo mancato rispetto costituisce illecito disciplinare e determina responsabilità erariale, va letta assieme a quanto previsto con l’art. 30 in materia di concorso delle Regioni e degli Enti Locali al contenimento degli oneri di personale.

L’art. 30, oltre a confermare il blocco del turn-over regolato con la scorsa Finanziaria, impone che le Amministrazioni regionali e gli Enti Locali, nonché gli Enti del Servizio Sanitario Nazionale, diminuiscano la spesa per il personale per il 2006, 2007 e 2008 del 1% rispetto a quanto speso nel 2004 ( le spese per il personale vengono considerate al netto delle spese per gli arretrati contrattuali, mentre quelle per il 2006, 2007 e 2008 non devono tener conto delle spese dei futuri aumenti contrattuali e delle spese per assunzioni di personale a tempo indeterminato consentite dal blocco del turn-over). Per dirla più semplicemente, in sostanza si dice di intervenire sulla contrattazione integrativa, sulla falsariga di quanto definito per le Amministrazioni statali, e cioè riducendo le risorse, diminuendo la spesa per il lavoro straordinario, il trattamento di missioni e trasferte, e sui rapporti di lavoro a temine e/o atipici. E’ da notare che, a differenza del passato, il legislatore interviene sugli Enti locali territoriali e locali con vincoli di minore spesa e non con disposizioni di carattere quantitativo, riservate alle Amministrazioni statali.

E’ questo l’effetto dell’intervento della Corte Costituzionale dell’anno scorso sulla disciplina iniziale della legge Finanziaria 2005 in materia di blocco del turn-over, quando venne dichiarata la illegittimità costituzionale nel fissare limiti quantitativi alle Amministrazioni pubbliche non statali. Cambiando il metodo, il risultato finale peraltro rimane il medesimo.

Infatti, i risparmi previsti con l’applicazione dell’art. 30 sono notevoli: dal 2006 sono quantificati in 907 milioni per gli Enti locali territoriali e 800 milioni per il Servizio Sanitario Nazionale, per un totale complessivo di 1707 milioni.

Per dare un’idea della “pesantezza” dell’intervento, basta ricordare che il blocco del turn-over per il 2006 produce risparmi per complessivi 572 milioni.

Ora, per tornare agli effetti sui contratti a termine e sui contratti di collaborazioni coordinate e continuative, è sufficiente riandare agli ultimi dati ufficiali disponibili, che sono quelli forniti dalla Ragioneria Generale dello Stato.

Essa parla di circa 150.000 unità di lavoro equivalenti a termine (nelle varie forme) presenti nel 2003 nelle Pubbliche Amministrazioni a cui bisogna aggiungere circa altri 100.000 lavoratori assunti con co.co.co.

E’ ragionevole pensare , tenendo in debito conto delle rilevazioni “approssimative” condotte dalla Ragioneria generale dello Stato (anzi, la stima è fatta certamente per difetto, visto che nel 2004 e nel 2005 sono aumentati, e non di poco, queste tipologie di rapporto di lavoro), che più di 100.000 lavoratori “flessibili” verranno licenziati dalle Pubbliche Amministrazioni.

Infine, sempre in materia di occupazione, va segnalato che il disegno di legge Finanziaria proroga con l’art. 34 per il 2006 i contratti a termine instaurati in diverse Amministrazioni dello Stato e degli Enti Pubblici non economici, nonché dei contratti di formazione-lavoro. Si dispone, inoltre, la stabilizzazione di circa 7000 lavoratori precari nelle Amministrazioni dello Stato e  negli Enti Pubblici non economici nel 2007-2008, che, tra l’altro, non costituiscono la totalità dei lavoratori precari di quelle Amministrazioni ed Enti. Peraltro questi provvedimenti, che, in quanto volutamente parziali, sottendono una chiara operazione elettoralistica, non sono certamente in grado di invertire la tendenza negativa in atto sul lavoro a termine e precario, tendenza aggravata, in modo assai consistente, da tutto il disegno di legge Finanziaria

      c) Altri interventi in materia contrattuale e legislativa

Il disegno di legge finanziaria 2006 modifica il calcolo dell’equo indennizzo per la perdita dell’integrità fisica dipendente da cause di servizio per i lavoratori di tutte le Ammistrazioni Pubbliche (compresi Enti Locali e Sanità), escludendo tutte le voci retributive non comprese nello stipendio tabellare; viene diminuita  l’indennità di trasferta e soppressi i rimborsi per le spese di cura per l’infermità riconosciuta dipendente da cause di servizio per i lavoratori di tutte le Amministrazioni pubbliche.

E’ da sottolineare come, oltre ai risparmi complessivi previsti per 237 milioni, la norma interviene stabilendo che tali provvedimenti non sono modificabili dai contratti o accordi collettivi, riaffermando un antico primato della legge sulla contrattazione.

Inoltre, con l’art. 32, si definiscono le risorse (15 milioni per il 2006 e 20 milioni per il 2007) per l’istituzione dell’area separata dalla vicedirigenza da parte della contrattazione collettiva del Comparto Ministeri e, con l’art. 33, si costituisce un Fondo, finanziato con 20 milioni per il 2006, diretto a incentivare le procedure di mobilità per i lavoratori delle Pubbliche Amministrazioni.  

 Altre maggiori entrate   (artt. 42, 64, 66 disegno legge Finanziaria   art. 2 DL 29/9/2005 )

Tra i vari provvedimenti che determinano nuove entrate, vale la pena segnalare che il disegno di legge Finanziaria, con l’art. 42, introduce la cosiddetta “tassa del tubo”, e cioè un prelievo di circa 800 milioni su SNAM e TERNA in quanto aziende distributrici del gas e dell’energia elettrica. E’ del tutto evidente che questo prelievo verrà traslato ai cittadini sotto forma di incremento delle tariffe.

Altre voci significative in termini di entrate aggiuntive sono quelle relative alla rivalutazione dei beni d’impresa e di aree edificabili (900 milioni), dalle nuove norme sui giochi e sulle scommesse (600 milioni) e dalla lotta all’evasione fiscale (300 milioni).

  

I PRINCIPALI  PROVVEDIMENTI COMPORTANTI MAGGIORI USCITE o MINORI ENTRATE 

Il disegno di legge Finanziaria è incardinato, in primo luogo, sul reperimento delle risorse pari a 11,5 miliardi, lo 0.8% del PIL, per rientrare nel rapporto deficit/pil concordato in sede europea e fissato al 3,8% per il 2006. Ma al di là di ciò, esso contempla ulteriori significative uscite che fanno lievitare la manovra complessiva a circa 19 miliardi, le cui voci principali sono quelle che seguono.  

Intervento sul cuneo contributivo (art. 51 disegno legge finanziaria)

Tale disposizione prevede, a decorrere dal 1 gennaio 2006, un esonero dal versamento dei contributi sociali pari all’1% del monte retributivo. Questo esonero opera prioritariamente sull’aliquota contributiva per gli assegni per il nucleo familiare e, nei confronti dei datori di lavoro operanti in settori per i quali tale aliquota è dovuta in misura inferiore a 1 punto percentuale, anche su altri contributi sociali, escludendo il contributo, in ogni caso, al Fondo di garanzia per il TFR e il contributo integrativo per l’assicurazione obbligatoria contro la disoccupazione involontaria destinato ai fondi interprofessionali per la formazione continua.

Questo sgravio contributivo comporta circa 2 mld di minori entrate per il bilancio dello Stato e rappresenta l’intervento più consistente a favore delle imprese, sostituendo quello a suo tempo ipotizzato di riduzione dell’IRAP.  

Fondo famiglia e solidarietà (art. 44 disegno di legge finanziaria)

Viene istituito, per il solo anno 2006, un Fondo per la realizzazione di interventi per il sostegno delle famiglie e ai fini di solidarietà per lo sviluppo socio-economico alimentato da 1140 milioni di Euro.

Il Fondo, come è noto, avrà caratteristiche una tantum, per il solo 2006, e la sua destinazione non è ancora stata definita (si parla di interventi – bonus a favore dei nuovi nati e/o dei titolari di funzioni con bassi importi), cosa che, molto probabilmente, avverrà con il maxiemendamento che verrà presentato nel corso della discussione parlamentare.  

Proroghe di agevolazioni fiscali (art 21 disegno legge Finanziaria)

Si tratta, a questo proposito, di una serie di voci, anche molto disparate e dispersive, che vanno dalla proroga dell’applicazione dell’aliquota IVA al 10% per ristrutturazione edilizia abitativa alla diminuzione dell’IRAP per il settore agricolo, che comportano minori entrate per circa 1 miliardo.

  

Interventi di natura previdenziale (artt. 8 e 11 decreto legge 29/9/2005)

Sotto questo capitolo, viene istituito un Fondo di garanzia per agevolare l’accesso al credito delle aziende che conferiscono il TFR a forme pensionistiche complementari e disposto un ulteriore abbassamento dei contributi sociali versati dai datori  di lavoro pari allo 0,12% per il 2006 (sgravio contributivo che aggiunge a quello generale dell’1% previsto con il disegno di legge Finanziaria).

Questi interventi determinano un aggravio per il bilancio dello Stato pari a circa 200 milioni per il 2006. Inoltre vengono stanziati 160 milioni per dare attuazione a quanto previsto  dalla delega previdenziale in materia di totalizzazione dei contributi. 


UN GIUDIZIO DI SINTESI  

A questo punto, è possibile trarre un giudizio sull’insieme della manovra di bilancio prospettata per il 2006.

E’ ovviamente un giudizio non definitivo, nel senso che, come già rilevato prima, il governo ha già annunciato di avvalersi della possibilità di introdurre modifiche attraverso un maxiemendamento nel corso della discussione che impegnerà il Parlamento.

Lo diciamo perché il rischio di una torsione ulteriormente elettoralistica  della manovra è ben presente, visto che le procedure legislative per l’approvazione degli  emendamenti non prevedono, a differenza di quanto invece avviene per il disegno di legge Finanziaria, controlli preventivi in termini di ammissibilità delle norme e della loro copertura finanziaria.

Comunque, anche nell’attuale versione, non è difficile vedere, in primo luogo, come la manovra 2006 non affronta compiutamente il tema dell’abbattimento del deficit rispetto al PIL e del rientro dall’indebitamento, rinviandolo al futuro. Infatti, non solo tutti i principali istituti economici di ricerca economica, ma addirittura il Fondo Monetario Internazionale stima che il rapporto deficit/PIL ha superato il 5% già nel 2005, e, quindi, la manovra di abbassamento dello 0,8%, pari a 11,5 miliardi, risulta essere insufficiente. Del resto, questo è il prodotto delle politiche messe in campo durante tutto l’arco della legislatura del governo Berlusconi. Come dimostra ampiamente la tabella 3 riportata sotto, in tutti questi anni si è sovrastimata la crescita del PIL e si è progressivamente ridotto l’avanzo primario, fino praticamente ad azzerarlo, grazie, prima di tutto, alla riduzione delle entrate fiscali, dovuta alla ripresa dell’evasione e dell’ elusione fiscale e alle politiche dei condoni.

 


 Tab. 3 

LO SCOSTAMENTO FRA OBIETTIVI E RISULTATI  NELLE FINANZIARIE DEL GOVERNO BERLUSCONI

  2002  2003 2004   2005 (1)

 

OB. RIS. OB. RIS. OB. RIS. OB. RIS.
SAGGIO DI CRESCITA 3,1 0,4 2,9 0,3 2 1,2 2,1 0
INDEBITAMENTO NETTO -0,5 -2,7 -0,8 -3,2 -1,8 -3,2 -2,7 -4,3 (2)
AVANZO PRIMARIO 5,5 3 5,1 2,1 3,1 1,8 2,6 0,7
DEBITO/PIL 103,2 108,2 104,5 106,8 104,2 106,6 104,1 107,9

OB.=OBIETTIVI        RIS.=RISULTATI 

(1) DATI STIMATI  
(2) IL DATO E’ SOTTOSTIMATO DELLO 0,5% PERCHE' INCLUDE LE DISMISSIONI IMMOBILIARI CHE IL GOVERNO  NON E’ RIUSCITO A REALIZZARE                               

In secondo luogo, la manovra non costituisce in nessun modo un elemento di aiuto e sostegno per lo sviluppo. Non si può dire che a questo servirà lo sgravio contributivo dell’1% concesso alle imprese, che non ha alcuna caratteristica di selettività, ma si configura soprattutto come misura volta ad ottenere la non ostilità di Confindustria, cosa puntualmente avvenuta. Del resto, senza mettere in campo politiche industriali serie, capaci di favorire una modifica verso l’alto della specializzazione produttiva del sistema delle imprese, diventa illusorio individuare un sentiero di ripresa dello sviluppo. L’incapacità di questo governo di affrontare questo tema è ulteriormente confermata dal fatto che si dice di stanziare 3 mld per la ricerca, l’innovazione, la formazione secondo la cosiddetta “agenda di Lisbona”, ma lo si fa legandolo ad interventi “una tantum”, come sono le alienazioni di beni dello Stato e, non a caso, come si annuncia in questi giorni, si inizia ad affermare che, molto probabilmente, non ci sono le condizioni per proseguire su questa strada. Non si può, inoltre, sottacere come il disegno di legge Finanziaria e il decreto legge collegato non prefigurano alcuna politica utile allo sviluppo del Mezzogiorno, anzi, gli stanziamenti ad esso finalizzati vengono ulteriormente ridotti.

Infine, gli interventi prospettati per quanto riguarda la sanità, gli Enti Locali e il lavoro pubblico rappresentano un attacco fortissimo al ruolo dell’intervento pubblico e allo Stato sociale. Qui occorre vedere che non siamo in presenza di una linea di semplice continuità con il passato di questo governo di centro-destra, che ha “naturalmente” teso a ridurre il perimetro  dell’intervento pubblico. In realtà, siamo in presenza di un vero e proprio salto di qualità che produrrà la riduzione dei servizi offerti ai cittadini in campi fondamentali oppure, in alternativa, chiederà ai cittadini di aumentare in modo significativo la loro compartecipazione alle spese.

Proseguono poi le scelte che vanno verso ulteriori esternalizzazioni di attività: per esempio, sempre con il disegno di legge Finanziaria e con il decreto legge del 29/9/2005, si decide che il Ministero dell’Ambiente, per gli interventi in difesa del suolo e per il superamento delle situazioni di dissesto idrogeologico, si avvale di S.p.a. controllate direttamente o indirettamente dallo Stato. Analoga operazione si effettua con la costituzione di “Riscossione s.p.a.”, società che sostituirà il sistema di affidamento in concessione del servizio di riscossione in materia tributaria.

Per quanto riguarda il lavoro pubblico, i mancati stazionamenti per il rinnovo del prossimo CCNL, il forte restringimento degli spazi della contrattazione decentrata e l’affermazione “di principio” che la legge è sovraordinata alla contrattazione, di fatto configurano la riforma del modello contrattuale che ha in testa il governo (e anche Confindustria): contratto nazionale ridotto alla fissazione dei minimi contrattuali, contrattazione decentrata assai limitata e vincolata rigidamente a risorse prefissate, primato della legge sulla contrattazione.

Insomma, siamo di fronte ad una manovra che è, contemporaneamente, irresponsabile, nel senso che sposta nel futuro i problemi del risanamento e dello sviluppo, e punitiva nei confronti dei soggetti istituzionali e sociali che sono quelli deputati a far vivere il ruolo pubblico e lo Stato sociale.

Ragioni più che sufficienti per contrastarla fortemente, non solo con la speranza che domani un altro schieramento politico la possa cambiare, ma già oggi con la forza della mobilitazione sociale ed istituzionale. 

 compartecipazione alle spese.


SCHEDA SINTETICA 

Sanità e politiche sociali

Il disegno di legge Finanziaria 2006 dispone un incremento di 1 miliardo della spesa complessiva del Servizio Sanitario Nazionale ma poichè il livello complessivo di finanziamento del SSN per l’anno 2006 risulta essere di 92,5 miliardi e che la spesa effettiva, registrata nel DPEF 2006-2009, ammonta a più di 96 miliardi per il 2006, è evidente che la manovra produce un taglio di 2,5 milioni di Euro.

 

Enti locali

Per le Regioni a statuto ordinario il complesso delle spese correnti nel 2006 non potrà superare quelle del 2004 diminuite del 3,8%, mentre per le Province e i Comuni la stessa spesa corrente 2006 dovrà essere inferiore del 6,7% rispetto a quella realizzata nel 2004.

Siamo in presenza di tagli veri e consistenti nei confronti del sistema delle Autonomie Locali (circa 3 mdl), che vedranno calare in modo significativo le risorse a loro disposizione, provocando inevitabilmente diminuzione dei servizi e/o incremento della partecipazione alla spesa dei cittadini.
  

Contratti e lavoro Pubblico

Si procede alla copertura degli oneri contrattuali per il biennio 2004-2005, pari allo 0,7%, mentre per il biennio 2006-2007 le risorse messe a disposizione (330 milioni per il 2006, di cui 230 per il personale contrattualizzato e 100 per quello non contrattualizzato, e 505 milioni per il 2007, di cui 339 per il personale contrattualizzato e 170 per quello non contrattualizzato) non coprono nemmeno l’intera indennità di vacanza contrattuale.

Non meno gravi sono le limitazioni introdotte relativamente alla contrattazione decentrata sia in termini di riduzione delle risorse disponibili sia stabilendo che i provvedimenti della Finanziaria non sono modificabili dai contratti o accordi collettivi, riaffermando un antico primato della legge sulla contrattazione e riproponendo l’attacco alla scelta di consolidare il contratto di diritto privato.

Si penalizza, in particolare,  il calcolo dell’equo indennizzo per la perdita dell’integrità fisica dipendente da cause di servizio per i lavoratori di tutte le Ammistrazioni Pubbliche (compresi Enti Locali e Sanità), si tagliano le spese per trasferte, si abbattono del 10% le risorse per lo straordinario.

 

 Occupazione e spese per il personale

Si dispone  per tutte le Amministrazioni dello Stato, ad eccezione della scuola per cui vale la specifica disciplina di settore, una spesa, per i tempi determinati e le collaborazioni, a partire dal 2006, che non può superare il 60% di quella sostenuta nel 2003. Tale obbligo, fortemente cogente, visto che si afferma che il suo mancato rispetto costituisce illecito disciplinare e determina responsabilità erariale, va letto assieme a quanto previsto in materia di concorso delle Regioni e degli Enti Locali al contenimento degli oneri di personale.

Infatti, oltre a confermare il blocco del turn-over regolato con la scorsa Finanziaria, impone che le Amministrazioni regionali e gli Enti Locali, nonché gli Enti del Servizio Sanitario Nazionale, diminuiscano la spesa per il personale per il 2006, 2007 e 2008 del 1% rispetto a quanto speso nel 2004.

I risparmi previsti sono notevoli: dal 2006 sono quantificati in 907 milioni per gli Enti locali territoriali e 800 milioni per il Servizio Sanitario Nazionale, per un totale complessivo di 1707 milioni. Per dare un’idea della “pesantezza” dell’intervento, basta ricordare che il blocco del turn-over per il 2006 produce risparmi per complessivi 572 milioni.

Più di 100.000 lavoratori “flessibili” verranno licenziati dalle Pubbliche Amministrazioni, per  questa ragione risulta del tutto elettoralistica la previsione di una graduale stabilizzazione, peraltro molto parziale rispetto al bacino dei precari, di 7.000 tempi determinati nello Stato e Parastato.

 12 ottobre 2005