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SERVIZI PUBBLICI IN UN’EUROPA
DI PACE E DIRITTI Lascia la porta aperta a tutti i
viaggiatori (Luis Sepulveda)
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Il Forum Sociale Europeo di Firenze rappresenta una importante tappa nel percorso che stanno facendo la CGIL e la Funzione Pubblica CGIL nel rapporto con il movimento e le tematiche che il movimento sviluppa. La FP CGIL, che vorrei ricordare rappresenta oltre 360mila lavoratrici e lavoratori dei servizi pubblici in Italia, è consapevole che la presa di coscienza su temi e soggettività in qualche modo nuovi rispetto alla tradizione del sindacato, non solo italiano, rappresenta un notevole passo in avanti, rispetto a quanto era avvenuto a Genova. Qui non c’è solo la CGIL, ma anche la Confederazione Europea dei Sindacati e tanti, tantissimi sindacati europei. Se penso solo a qualche anno fa, alla “sorpresa” che fu per noi il movimento di Seattle, vorrei sottolineare, con piacere, che il sindacato sembra avere acquisito la consapevolezza che la globalizzazione delle tematiche del cambiamento, le battaglie contro il liberismo e la mercantilizzazione hanno bisogno, di una pari globalizzazione delle relazioni. Per dirla con altre parole, per affrontare la nostra battaglia con efficacia abbiamo bisogno di una globalizzazione dei diritti e di mettere in campo un lavoro comune con le associazioni. E questo non è affatto scontato. Abbiamo bisogno, come sindacati, di superare l’idea di essere autosufficienti e di andare oltre le tradizionali relazioni internazionali tra soli sindacati. In particolare ne ha bisogno il sindacato della Funzione Pubblica, il sindacato dei servizi pubblici. Siamo convinti del fatto che il tema dei servizi pubblici, della loro salvaguardia, sia al centro delle politiche globali, sia cioè un tema centrale e forte nel movimento. Grazie alle lotte politiche, sociali e civili condotte nel XIX secolo e nella prima metà del XX secolo, le nostre società hanno formalmente riconosciuto il carattere “naturale” ed inalienabile dei diritti umani e sociali in quanto inerenti alla persona umana. Il che significa che per il fatto di esistere, ogni persona ha titolo naturale ed inalienabile, ad una serie di diritti considerati indispensabili ed essenziali alla vita individuale e collettiva. Insieme stiamo scoprendo che uno degli effetti principali della globalizzazione e della commercializzazione è l’assedio e l’invasione dello spazio pubblico, luogo per eccellenza delle regole e dei diritti indispensabili e indisponibili. Per dirla con Riccardo Petrella il luogo di quei beni comuni indisponibili dell’umanità che non sono, non possono essere disponibili al mercato. Quei beni, penso alla salute, all’acqua, al patrimonio genetico che sono un diritto universale, un diritto umano. Non esiste praticamente più nessuna forma di vita umana che sfugga al dominio della logica tecnico-mercantile. E' quel che si può definire come la mercantilizzazione dell'umano, del sociale, della vita. Per questo noi sosteniamo a livello mondiale ed europeo la campagna che vede impegnata l’Internazionale dei Servizi Pubblici, il sindacato mondiale dei servizi pubblici, in una difesa globale del settore pubblico che unisce e fonde la difesa dei diritti indisponibili con la difesa dei diritti dei lavoratori che debbono garantire la qualità e l’efficacia della fornitura di quei diritti. Sappiamo che le organizzazioni finanziarie mondiali sono impegnate in ben altro. Vogliono ridurre lo spazio pubblico a merce per il loro mercato ed per i loro profitti. Siamo impegnati a contrastare, in ogni modo, ad esempio l’Accordo generale sul commercio dei servizi, attraverso cui, l’Organizzazione mondiale del commercio, pensa di distruggere la nozione stessa di servizio pubblico. L'accordo sul commercio dei servizi è costruito sul mandato parlamentare ricevuto dagli esecutivi per mercanteggiare sui servizi, secondo le regole della diplomazia, cioè della segretezza, come si addice ai negoziati bilaterali condotti a livello governativo. Il meccanismo è complesso e può dar luogo a conseguenze disastrose, se si estende l'accordo anche ai settori pubblici, aprendoli alle lobbies industriali. La distribuzione dell'acqua potabile, della posta, l'energia e l'ambiente, sono già riconosciuti come appartenenti alla politica commerciale. Cosa impedirà agli stati di considerare come fattori di crescita economica anche l'istruzione e la sanità e di inserirli nell'agenda dei negoziati? L’accordo è pericoloso perchè espressione e veicolo di una liberalizzazione attuata come valore in sé, senza dubbi sulla sua efficacia, senza confronti con la realtà di chi non conta perché non ha un conto corrente. I servizi pubblici sono invece sempre più essenziali nella lotta alla povertà e sono centrali nella capacità di mettere in moto una crescita ed uno sviluppo sostenibile. Ed è per questo che in Europa dobbiamo difendere quello che ancora possiamo chiamare modello sociale europeo. In Europa si contrappongono spinte e posizioni democratiche, penso ad alcune decisioni del parlamento europeo, a logiche fortemente legate al liberismo e alla pura difesa degli interessi commerciali, penso ad esempio al tema degli appalti pubblici dei servizi. Per questo siamo impegnati in una forte e decisa richiesta che la nuova Costituzione Europea contenga una esplicita difesa dei diritti, del modello sociale ed, in particolare, dei servizi pubblici. Ad oggi c’è da essere irritati e preoccupati. C’è un preoccupante e non casuale vuoto per come la nuova Unione europea saprà assicurare i diritti fondamentali, come l’accesso ai servizi universali di interesse generale, all’istruzione, alla sanità, all’energia, alla difesa dell’ambiente. La nostra posizione è chiara. I servizi pubblici costituiscono un elemento fondante del modello sociale europeo. I servizi pubblici, lo spazio pubblico, debbono essere preservati dalle logiche di privatizzazione e debbono avere un proprio forte riconoscimento all’interno della nuova Costituzione Europea. E’ questa una battaglia che ci impegniamo a portare avanti in un confronto permanente con il movimento, in modo che essa non si racchiuda e si concluda in ambiti puramente istituzionali.
Una battaglia che per noi è essenziale se teniamo conto che qui in Italia la nostra Costituzione è sotto assedio proprio sul terreno dei diritti universali come scuola e sanità e che i tratti di un regime sono sempre più evidenti. La CGIL, come ben sapete, si batte in maniera forte e chiara, senza alcun tentennamento. E’ una battaglia dura e non corporativa. Anzi è una lotta che si sottrae al neocorporativismo, come hanno dimostrato i tre milioni di persone in piazza il 23 marzo a Roma e lo straordinario risultato dello sciopero generale del 18 ottobre. Stiamo parlando di servizi pubblici, ma voglio comunque esprimere anche in questa sede la mia più grande preoccupazione sul rischio della guerra. Se c’è un diritto indisponibile è quello della garanzia alla vita e alla pace. La guerra è stata, da sempre, il peggior nemico dei lavoratori, dei cittadini e dei giovani. Noi qui vogliamo essere chiari. La posizione della CGIL è contraria ad ogni tipo di guerra. C’è chi parla di guerra preventiva, chi di guerra umanitaria. Noi siamo contro la guerra comunque sia. Noi vogliamo difendere i diritti e la pace. Noi vogliamo un’Europa di pace e diritti. Firenze non è che una tappa per noi e per il movimento nella lotta che conduciamo per la pace ed i diritti, un’altra tappa ci può essere il 10 dicembre, anniversario della dichiarazione dei diritti dell’uomo. In quella data proponiamo che si organizzino iniziative che ribadiscano il nostro no alla guerra e la nostra volontà di costruire un mondo più giusto. Questo a me sembra molto chiaro. E noi ci impegniamo a lavorare assieme, a lottare assieme. Nessuno vincerà da solo. Né voi, né noi. Questo a me sembra molto chiaro. Per dirla con Luis Sepulveda, come troverete scritto negli striscioni che porteremo con noi alla manifestazione di sabato “Lascia la porta aperta a tutti i viaggiatori, perché i sentieri giusti vanno percorsi insieme”. Consiglio ad Oriana Fallaci di leggerli. Io, confesso, non la leggo da tempo ed ho intenzione di continuare così.
Firenze, 7 novembre 2002 |