CONTRATTO COLLETTIVO NAZIONALE DI LAVORO DEL PERSONALE DEL COMPARTO DELLE REGIONI E DELLE AUTONOMIE LOCALI PER IL QUADRIENNIO NORMATIVO 2002-2005 E IL
BIENNIO ECONOMICO 2002-2003 In data 22 gennaio 2004,
presso la sede dell’ARAN, ha avuto luogo l’incontro tra: ARAN: nella persona del
Presidente Avv. Guido Fantoni CGIL FP CGIL CISL FPS CISL UIL FPL UIL COORDINAMENTO SINDACALE CISAL AUTONOMO “Fiadel/Cisal, Fialp/Cisal, Cisas/Fisael, Confail/Unsiau, Confill Enti Locali-Cusal,
Usppi-Cuspel-Fasil-Fadel” USAE DICCAP - DIPARTIMENTO ENTI LOCALI CAMERE DI COMMERCIO-POLIZIA MUNICIPALE “Snalcc-Fenal-Sulpm” Al termine della riunione le parti sottoscrivono l'allegato contratto collettivo nazionale di lavoro relativo al personale del comparto Regioni e Autonomie locali per il quadriennio normativo 2002–2005 e biennio economico 2002-2003
DEL PERSONALE DEL COMPARTO DELLE REGIONI E DELLE AUTONOMIE LOCALI PER QUADRIENNIO NORMATIVO 2002-2005 E IL
BIENNIO ECONOMICO 2002-2003 INDICE TITOLO I DISPOSIZIONI GENERALI Art. 2 Durata, decorrenza,
tempi e procedure di applicazione del contratto TITOLO II RELAZIONI SINDACALI E
PARTECIPAZIONE CAPO I – RELAZIONI SINDACALI Art. 3 Conferma sistema relazioni sindacali Art. 4 Tempi e procedure per la stipulazione dei contratti decentrati integrativi Art. 5 Contrattazione collettiva decentrata integrativa di livello territoriale Art. 6 Concertazione Art. 7 Relazioni sindacali
delle Unioni di Comuni CAPO II – FORME DI PARTECIPAZIONE E RAFFREDDAMENTO DEI CONFLITTI Art. 8 Comitato paritetico sul fenomeno del mobbing Art. 9 Interpretazione
autentica dei contratti collettivi TITOLO III DISCIPLINA DEL RAPPORTO DI
LAVORO CAPO I – SISTEMA DI CLASSIFICAZIONE Art. 10 Valorizzazione delle alte professionalità Art. 11 Posizioni organizzative e tempo parziale Art. 12 Commissione
paritetica per il sistema di classificazione CAPO II – DISPOSIZIONI PER LE UNIONI DI COMUNI E I SERVIZI IN CONVENZIONE Art. 13 Gestione delle risorse umane Art. 14 Personale distaccato a tempo parziale e servizi in convenzione Art. 15 Posizioni
organizzative apicali CAPO III – DISPOSIZIONI PER L’AREA DI VIGILANZA E DELLA POLIZIA LOCALE Premessa Art. 16 Indennità del personale dell’area di vigilanza Art. 17 Prestazioni assistenziali e previdenziali Art. 18 Permessi per
l’espletamento di funzioni di pubblico ministero CAPO IV – DISPOSIZIONI SUL RAPPORTO DI LAVORO Art. 19 Partecipazione del personale comandato e distaccato alle progressioni orizzontali e verticali Art. 20 Assenze per l’esercizio delle funzioni di giudice onorario o di vice procuratore onorario Art. 21 Cause di cessazione
del rapporto di lavoro TITOLO IV DISPOSIZIONI DISCIPLINARI Art. 22 Clausola generale Art. 23 Modifiche all’art. 23 (Doveri del dipendente) del CCNL 6/7/1995 Art. 24 Modifiche all’art. 24 (Sanzioni e procedure disciplinari) del CCNL del 6/7/1995 Art. 25 Codice disciplinare Art. 26 Rapporto tra procedimento disciplinare e procedimento penale Art. 27 Sospensione cautelare in caso di procedimento penale Art. 28 Disposizioni
transitorie per i procedimenti disciplinari TITOLO V TRATTAMENTO ECONOMICO CAPO I – ISTITUTI DI CARATTERE GENERALE Art. 29 Stipendio tabellare Art. 30 Effetti dei nuovi stipendi Art. 31 Disciplina delle risorse decentrate Art. 32 Incrementi delle risorse decentrate Art. 33 Istituzione e disciplina della indennità di comparto Art. 34 Finanziamento delle progressioni economiche orizzontali Art. 35 Integrazione delle
posizioni economiche orizzontali CAPO II – COMPENSI, INDENNITA’ ED ALTRI BENEFICI ECONOMICI Art. 36 Modifiche all’art. 17 del CCNL dell’1/4/1999 Art. 37 Compensi per produttività Art. 38 Personale distaccato alle associazioni degli enti Art. 39 Dipendenti in distacco sindacale Art. 40 Straordinario per calamità naturali Art. 41 Indennità di rischio Art. 42 Benefici economici per gli invalidi per servizio Art. 43 Tredicesima
mensilità CAPO III – DISPOSIZIONI FINALI E TRANSITORIE Art. 44 Disposizioni per il personale dell’Agenzia nazionale per la gestione dell’albo dei segretari comunali e provinciali Art. 45 Conferma di discipline precedenti gestione dell’Albo dei Segretari comunali e provinciali Art. 46 Personale addetto alle case da gioco Art. 47 Personale
dipendente dal comune di Campione d’Italia ALLEGATI: Tabella A Tabella B Tabella C Tabella D NOTA A VERBALE DELL’ARAN Dichiarazione congiunta n. 1 Dichiarazione congiunta n. 2 Dichiarazione congiunta n. 3 Dichiarazione congiunta n. 4 Dichiarazione congiunta n. 5 Dichiarazione congiunta n. 6 Dichiarazione congiunta n. 7 Dichiarazione congiunta n. 8 Dichiarazione congiunta n. 9 Dichiarazione congiunta n. 10 Dichiarazione congiunta n. 11 Dichiarazione congiunta n. 12 Dichiarazione congiunta n. 13 Dichiarazione congiunta n. 14 Dichiarazione congiunta n. 15 Dichiarazione congiunta n. 16 Dichiarazione congiunta n. 17 Dichiarazione congiunta n. 18 Dichiarazione congiunta n. 19 Dichiarazione congiunta n. 20 Dichiarazione congiunta n. 24 Dichiarazione congiunta n.
25 ALLEGATO - Codice di
comportamento dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni TITOLO I DISPOSIZIONI GENERALI Art. 1 Campo di applicazione 1. Il presente contratto
collettivo nazionale si applica a tutto il personale - esclusi i dirigenti
- con rapporto di lavoro a tempo indeterminato o a tempo determinato,
dipendente da tutti gli enti del comparto delle regioni e delle autonomie
locali indicate dall'art. 10, comma 1, del CCNQ sulla definizione dei
comparti di contrattazione collettiva del 18 dicembre 2002, di seguito
denominati ”enti”. 2. Al personale delle IPAB,
ancorchè interessato da processi di riforma e trasformazione, si applica
il CCNL del comparto regioni e autonomie locali sino alla individuazione o
definizione, previo confronto con le organizzazioni sindacali nazionali
firmatarie del presente contratto, della nuova e specifica disciplina
contrattuale nazionale del rapporto di lavoro del personale. 3. Al restante personale
del comparto soggetto a processi di mobilità in conseguenza di
provvedimenti di soppressione, fusione, scorporo, trasformazione e
riordino, ivi compresi i processi di privatizzazione, riguardanti l’ente
di appartenenza, si applica il contratto collettivo nazionale del comparto
delle regioni e delle autonomie locali, sino alla individuazione o
definizione, previo confronto con le organizzazioni sindacali nazionali
firmatarie del presente CCNL, della nuova e specifica disciplina
contrattuale del rapporto di lavoro del personale. 4. Il riferimento al
decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 e successive modificazioni ed
integrazioni è riportato nel testo del presente contratto come D.Lgs.n.165
del 2001. Art. 2 Durata, decorrenza, tempi e
procedure di applicazione del contratto 1. Il presente contratto
concerne il periodo 1 gennaio 2002 - 31 dicembre 2005 per la parte
normativa ed è valido dall'1 gennaio 2002 fino al 31 dicembre 2003 per la
parte economica. 2. Gli effetti del presente
contratto decorrono dal giorno successivo alla data di stipulazione, salvo
specifica e diversa prescrizione e decorrenza espressamente prevista dal
contratto stesso. 3. Gli istituti a contenuto
economico e normativo aventi carattere vincolato ed automatico sono
applicati dagli enti destinatari entro 30 giorni dalla data di
stipulazione del contratto di cui al comma 2. 4. Il presente contratto,
alla scadenza, si rinnova tacitamente di anno in anno qualora non ne sia
data disdetta da una delle parti con lettera raccomandata, almeno tre mesi
prima di ogni singola scadenza. In caso di disdetta, le disposizioni
contrattuali rimangono integralmente in vigore fino a quando non siano
sostituite dal successivo contratto collettivo. 5. Per evitare periodi di
vacanza contrattuale, le piattaforme sono presentate tre mesi prima della
scadenza del contratto. Durante tale periodo e per il mese successivo alla
scadenza del contratto, le parti negoziali non assumono iniziative
unilaterali né procedono ad azioni dirette. 6. Dopo un periodo di
vacanza contrattuale pari a tre mesi dalla data di scadenza della parte
economica del presente contratto o a tre mesi dalla data di presentazione
delle piattaforme, se successiva, ai dipendenti del comparto sarà
corrisposta la relativa indennità secondo le scadenze stabilite
dall'Accordo sul costo del lavoro del 23 luglio 1993. Per le modalità di
erogazione di detta indennità, l’ARAN stipula apposito accordo ai sensi
degli artt. 47 e 48, commi 1, 2, 3, 4 e 5 del D.Lgs.n.165/2001. 7. In sede di rinnovo
biennale per la parte economica, ulteriore punto di riferimento del
negoziato sarà costituito dalla comparazione tra l'inflazione programmata
e quella effettiva intervenuta nel precedente biennio, secondo quanto
previsto dal citato Accordo del 23 luglio 1993. TITOLO II RELAZIONI SINDACALI E
PARTECIPAZIONE CAPO I RELAZIONI SINDACALI Art. 3 Conferma sistema relazioni
sindacali 1. Si conferma il sistema
delle relazioni sindacali previsto dal CCNL dell’1.4.1999 con le modifiche
riportate ai seguenti articoli. 2. Gli enti assumono le
iniziative ricomprese nella disciplina dell’art. 1, comma 2 e 3, nel
rispetto delle previsioni sulle relazioni sindacali del CCNL
dell’1.4.1999. Art. 4 Tempi e procedure per la
stipulazione dei contratti decentrati integrativi 1. Il testo dell’art. 5 del
CCNL dell’1.4.1999 è sostituito dal seguente: “1. I contratti collettivi
decentrati integrativi hanno durata quadriennale e si riferiscono a tutti
gli istituti contrattuali rimessi a tale livello, da trattarsi in un'unica
sessione negoziale. Sono fatte salve le materie previste dal presente CCNL
che, per loro natura, richiedano tempi di negoziazione diversi o verifiche
periodiche essendo legate a fattori organizzativi contingenti. Le modalità
di utilizzo delle risorse, nel rispetto della disciplina del CCNL, sono
determinate in sede di contrattazione decentrata integrativa con cadenza
annuale. 2. L'ente provvede a
costituire la delegazione di parte pubblica abilitata alle trattative di
cui al comma 1 entro trenta giorni da quello successivo alla data di
stipulazione del presente contratto ed a convocare la delegazione
sindacale di cui all' art.10, comma 2, per l'avvio del negoziato, entro
trenta giorni dalla presentazione delle piattaforme. 3. Il controllo sulla
compatibilità dei costi della contrattazione collettiva decentrata
integrativa con i vincoli di bilancio e la relativa certificazione degli
oneri sono effettuati dal collegio dei revisori dei conti ovvero, laddove
tale organo non sia previsto, dai servizi di controllo interno secondo
quanto previsto dall’art. 2 del D.Lgs. 30 luglio 1999 n. 286. A tal fine,
l'ipotesi di contratto collettivo decentrato integrativo definita dalla
delegazione trattante è inviata entro 5 giorni a tali organismi, corredata
da apposita relazione illustrativa tecnico finanziaria. In caso di rilievi
da parte dei predetti organismi, la trattativa deve essere ripresa entro
cinque giorni. Trascorsi 15 giorni senza rilievi, l’organo di governo
dell’ente autorizza il presidente della delegazione trattante di parte
pubblica alla sottoscrizione definitiva del contratto. 4. I contratti collettivi
decentrati integrativi devono contenere apposite clausole circa tempi,
modalità e procedure di verifica della loro attuazione. Essi conservano la
loro efficacia fino alla stipulazione, presso ciascun ente, dei successivi
contratti collettivi decentrati integrativi. 5. Gli enti sono tenuti a
trasmettere all'ARAN, entro cinque giorni dalla sottoscrizione definitiva,
il testo contrattuale con la specificazione delle modalità di copertura
dei relativi oneri con riferimento agli strumenti annuali e pluriennali di
bilancio.” Art. 5 Contrattazione collettiva
decentrata integrativa di livello territoriale 1. Il testo dell’art. 6 del
CCNL dell’1.4.1999 è sostituito dal seguente: 1. “Per gli enti,
territorialmente contigui, con un numero di dipendenti in servizio non
superiore a 30 unità, la contrattazione collettiva decentrata integrativa
può svolgersi a livello territoriale sulla base di protocolli di intesa
tra gli enti interessati e le organizzazioni sindacali territoriali
firmatarie del presente contratto; l’iniziativa può essere assunta dalle
associazioni nazionali rappresentative degli enti del comparto o da
ciascuno dei soggetti titolari della negoziazione decentrata integrativa.
2. I protocolli devono precisare: a) la composizione della delegazione trattante di parte pubblica; b) la composizione della delegazione sindacale, prevedendo la partecipazione di rappresentanti delle organizzazioni territoriali dei sindacati firmatari del presente CCNL, nonché forme di rappresentanza delle RSU di ciascun ente aderente; c) la procedura per la autorizzazione alla sottoscrizione del contratto decentrato integrativo territoriale, ivi compreso il controllo sulla compatibilità degli oneri con i vincoli di bilancio dei singoli enti, nel rispetto della disciplina generale stabilita dall’art. 5; d) i necessari adattamenti
per consentire alle rappresentanze sindacali la corretta fruizione delle
tutele e dei permessi. 3. I rappresentanti degli enti che aderiscono ai protocolli definiscono, in una apposita intesa, secondo i rispettivi ordinamenti: a) le modalità di formulazione degli atti di indirizzo; b) le materie, tra quelle di competenza della contrattazione integrativa decentrata, che si intendono affidare alla sede territoriale con la eventuale specificazione degli aspetti di dettaglio, che devono essere riservate alla contrattazione di ente; c) le modalità organizzative necessarie per la contrattazione e il soggetto istituzionale incaricato dei relativi adempimenti; d) le modalità di
finanziamento dei relativi oneri da parte di ciascun ente. 4. La disciplina del
presente articolo può essere attivata dalle Camere di commercio contigue
indipendentemente dal numero dei dipendenti in servizio.” Art. 6 Concertazione 1. Il testo dell’art. 8 del CCNL dell’1.4.1999 è sostituto dal seguente: “1. Ciascuno dei soggetti
di cui all’art. 10, comma 2, ricevuta l’informazione, ai sensi dell’art.7,
può attivare, entro i successivi 10 giorni, la concertazione mediante
richiesta scritta. In caso di urgenza, il termine è fissato in cinque
giorni. Decorso il termine stabilito, l’ente si attiva autonomamente nelle
materie oggetto di concertazione. La procedura di concertazione, nelle
materie ad essa riservate non può essere sostituita da altri modelli di
relazioni sindacali. 2. La concertazione si effettua per le materie previste dall’art.16, comma 2, del CCNL del 31.3.1999 e per le seguenti materie: a) articolazione dell’orario di servizio; b) calendari delle attività delle istituzioni scolastiche e degli asili nido; c) criteri per il passaggio dei dipendenti per effetto di trasferimento di attività o di disposizioni legislative comportanti trasferimenti di funzioni e di personale; d) andamento dei processi occupazionali; e) criteri generali per la
mobilità interna. 3. La concertazione si
svolge in appositi incontri, che iniziano entro il quarto giorno dalla
data di ricezione della richiesta; durante la concertazione le parti si
adeguano, nei loro comportamenti, ai principi di responsabilità,
correttezza e trasparenza. 4. La concertazione si
conclude nel termine massimo di trenta giorni dalla data della relativa
richiesta. Dell’esito della stessa è redatto specifico verbale dal quale
risultino le posizioni delle parti. 5. La parte datoriale è
rappresentata al tavolo di concertazione dal soggetto o dai soggetti,
espressamente designati dall’organo di governo degli enti, individuati
secondo i rispettivi ordinamenti.” Art. 7 Relazioni sindacali delle
unioni di comuni 1. Le relazioni sindacali
delle unioni di comuni sono disciplinate dal titolo secondo del CCNL
dell’1.4.1999 con riferimento a tutti i modelli relazionali indicati
nell’art. 3, comma 2, dello stesso CCNL. Sino alla elezione della RSU di
ciascuna unione, secondo la vigente disciplina, la delegazione sindacale
trattante è composta dai delegati delle RSU degli enti aderenti e dai
rappresentanti territoriali delle organizzazioni sindacali firmatarie del
presente contratto. CAPO II FORME DI PARTECIPAZIONE E
RAFFREDDAMENTO DEI CONFLITTI Art. 8 Comitato paritetico sul
fenomeno del mobbing 1. Le parti prendono atto
del fenomeno del mobbing, inteso come forma di violenza morale o psichica
in occasione di lavoro - attuato dal datore di lavoro o da altri
dipendenti - nei confronti di un lavoratore. Esso è caratterizzato da una
serie di atti, atteggiamenti o comportamenti, diversi e ripetuti nel tempo
in modo sistematico ed abituale, aventi connotazioni aggressive,
denigratorie e vessatorie tali da comportare un degrado delle condizioni
di lavoro e idonei a compromettere la salute o la professionalità o la
dignità del lavoratore stesso nell’ambito dell’ufficio di appartenenza o,
addirittura, tali da escluderlo dal contesto lavorativo di riferimento.
2. In relazione al comma 1,
le parti, anche con riferimento alla risoluzione del Parlamento Europeo
del 20 settembre 2001, riconoscono la necessità di avviare adeguate ed
opportune iniziative al fine di contrastare la diffusione di tali
situazioni, che assumono rilevanza sociale, nonché di prevenire il
verificarsi di possibili conseguenze pericolose per la salute fisica e
mentale del lavoratore interessato e, più in generale, migliorare la
qualità e la sicurezza dell’ambiente di lavoro. 3. Nell’ambito delle forme
di partecipazione previste dall’art. 25 del CCNL dell’1.4.1999 sono,
pertanto, istituiti, entro sessanta giorni dall’entrata in vigore del
presente contratto, specifici Comitati Paritetici presso ciascun ente con
i seguenti compiti: a) raccolta dei dati relativi all’aspetto quantitativo e qualitativo del fenomeno del mobbing in relazione alle materie di propria competenza; b) individuazione delle possibili cause del fenomeno, con particolare riferimento alla verifica dell’esistenza di condizioni di lavoro o fattori organizzativi e gestionali che possano determinare l’insorgere di situazioni persecutorie o di violenza morale; c) formulazione di proposte di azioni positive in ordine alla prevenzione e alla repressione delle situazioni di criticità, anche al fine di realizzare misure di tutela del dipendente interessato; d) formulazione di proposte per la definizione dei codici di condotta. 4. Le proposte formulate dai Comitati vengono presentate agli enti per i conseguenti adempimenti tra i quali rientrano, in particolare, la costituzione ed il funzionamento di sportelli di ascolto, nell’ambito delle strutture esistenti, l’istituzione della figura del consigliere/consigliera di fiducia nonchè la definizione dei codici, sentite le organizzazioni sindacali firmatarie del presente contratto. 5. In relazione all’attività di prevenzione del fenomeno di cui al comma 3, i Comitati propongono, nell’ambito dei piani generali per la formazione, previsti dall’art. 23 del CCNL del 1° aprile 1999, idonei interventi formativi e di aggiornamento del personale, che possono essere finalizzati, tra l’altro, ai seguenti obiettivi: a) affermare una cultura organizzativa che comporti una maggiore consapevolezza della gravità del fenomeno e delle sue conseguenze individuali e sociali; b) favorire la coesione e la solidarietà dei dipendenti, attraverso una più specifica conoscenza dei ruoli e delle dinamiche interpersonali all’interno degli uffici, anche al fine di incentivare il recupero della motivazione e dell’affezione all’ambiente lavorativo da parte del personale. 6. I Comitati sono costituiti da un componente designato da ciascuna delle organizzazioni sindacali di comparto firmatarie del presente CCNL e da un pari numero di rappresentanti dell’ente. Il Presidente del Comitato viene designato tra i rappresentanti dell’ente ed il vicepresidente dai componenti di parte sindacale. Per ogni componente effettivo è previsto un componente supplente. Ferma rimanendo la composizione paritetica dei Comitati, di essi fa parte anche un rappresentante del Comitato per le pari opportunità, appositamente designato da quest’ultimo, allo scopo di garantire il raccordo tra le attività dei due organismi. Enti, territorialmente contigui, con un numero di dipendenti inferiore a 30, possono concordare la costituzione di un unico Comitato disciplinandone la composizione della parte pubblica e le modalità di funzionamento 7. Gli enti favoriscono l’operatività dei Comitati e garantiscono tutti gli strumenti idonei al loro funzionamento. In particolare valorizzano e pubblicizzano con ogni mezzo, nell’ambito lavorativo, i risultati del lavoro svolto dagli stessi. I Comitati adottano un regolamento per la disciplina dei propri lavori e sono tenuti a svolgere una relazione annuale sull’attività svolta. 8. I Comitati di cui al
presente articolo rimangono in carica per la durata di un quadriennio e
comunque fino alla costituzione dei nuovi. I componenti dei Comitati
possono essere rinnovati nell’incarico; per la loro partecipazione alle
riunioni non è previsto alcun compenso. Art. 9 Interpretazione autentica
dei contratti collettivi 2. Al fine di cui al comma
1, la parte interessata invia alle altre, richiesta scritta con lettera
raccomandata. La richiesta deve contenere una sintetica descrizione dei
fatti e degli elementi di diritto sui quali si basa; essa deve fare
riferimento a problemi interpretativi e applicativi di rilevanza generale. 3. L’ARAN si attiva autonomamente o su richiesta del Comitato di settore. 4. L’eventuale accordo,
stipulato con le procedure di cui all’art. 47 del D. Lgs. n. 165 del 2001
sostituisce la clausola controversa sin dall’inizio della vigenza del
contratto collettivo nazionale. 5. Con analoghe modalità si
procede tra le parti che li hanno sottoscritti, quando insorgano
controversie sulla interpretazione dei contratti decentrati integrativi,
anche di livello territoriale. L’eventuale accordo stipulato con le
procedure di cui agli artt. 5 e 6 del CCNL dell’1.4.1999, sostituisce la
clausola controversa sin dall’inizio della vigenza del contratto
decentrato. 6. E’ disapplicata la
disciplina dell’art. 13 del CCNL del 6.7.1995. TITOLO III DISCIPLINA DEL RAPPORTO DI
LAVORO CAPO I SISTEMA DI CLASSIFICAZIONE Art. 10 Valorizzazione delle alte
professionalità 1. Gli enti valorizzano le
alte professionalità del personale della categoria D mediante il
conferimento di incarichi a termine nell’ambito della disciplina dell’art.
8, comma 1, lett. b) e c) del CCNL del 31.3.1999 e nel rispetto di quanto
previsto dagli artt. 9, 10, e 11 del medesimo CCNL. 2. Gli incarichi del comma
1 sono conferiti dai soggetti competenti secondo gli ordinamenti vigenti:
a) Ipotesi comma 1, lett. b) dell’art. 8 citato: per valorizzare specialisti portatori di competenze elevate e innovative, acquisite, anche nell’ente, attraverso la maturazione di esperienze di lavoro in enti pubblici e in enti e aziende private, nel mondo della ricerca o universitario rilevabili dal curriculum professionale e con preparazione culturale correlata a titoli accademici (lauree specialistiche, master, dottorati di ricerca, ed altri titoli equivalenti) anche, per alcune delle suddette alte professionalità, da individuare da parte dei singoli enti, con abilitazioni o iscrizioni ad albi; b) Ipotesi comma 1, lett.
c) dell’art. 8 citato: per riconoscere e motivare l’assunzione di
particolari responsabilità nel campo della ricerca, della analisi e della
valutazione propositiva di problematiche complesse di rilevante interesse
per il conseguimento del programma di governo dell’ente. 3. Gli enti adottano atti organizzativi di diritto comune, nel rispetto del sistema di relazioni sindacali vigente: a) per la preventiva disciplina dei criteri e delle condizioni per la individuazione delle competenze e responsabilità di cui al precedente comma 2, lett. a) e b) e per il relativo affidamento; b) per la individuazione dei criteri utili per la quantificazione dei valori della retribuzione di posizione e di risultato; c) per la definizione dei
criteri e delle procedure destinate alla valutazione dei risultati e degli
obiettivi, nell’ambito del vigente sistema di controllo interno. 4. L’importo della
retribuzione di posizione relativa agli incarichi di cui ai commi 1 e 2
varia da un minimo di € 5.164,56 ad un massimo di € 16.000; la
retribuzione di risultato connessa ai predetti incarichi può variare da un
minimo del 10%ad un massimo del 30% della retribuzione di posizione in
godimento. La retribuzione di risultato può essere corrisposta previa
valutazione dei soggetti competenti sulla base dei risultati certificati
dal servizio di controllo interno o dal nucleo di valutazione, secondo
l’ordinamento vigente. 5. Le risorse previste
dall’art. 32, comma 7, integrano quelle già disponibili negli enti per la
retribuzione di posizione e di risultato e sono espressamente destinate
alla remunerazione degli incarichi disciplinati dal presente articolo. Art.11 Posizioni organizzative e
tempo parziale 1. All’art. 4 del CCNL del
14.9.2000, dopo il comma 2 è inserito il seguente: “2.bis I comuni privi di
dirigenza, in relazione alle specifiche esigenze organizzative derivanti
dall’ordinamento vigente, individuano, se necessario ed anche in via
temporanea, le posizioni organizzative che possono essere conferite anche
al personale con rapporto a tempo parziale di durata non inferiore al 50%
del rapporto a tempo pieno. Il principio del riproporzionamento del
trattamento economico trova applicazione anche con riferimento alla
retribuzione di posizione”. Art. 12 Commissione paritetica per
il sistema di classificazione 1. Al fine di promuovere, nell’ambito della vigenza del presente accordo contrattuale, un migliore e più efficace riconoscimento della professionalità dei dipendenti volto ad una valorizzazione della risorsa umana intesa come concreto strumento per gestire e sostenere i processi di riforma e di ammodernamento dei sistemi organizzativi degli enti, è istituita, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore del presente CCNL, una Commissione Paritetica ARAN e Confederazioni ed Organizzazioni Sindacali firmatarie del presente CCNL e con la partecipazione del Presidente del Comitato di Settore, con il compito di acquisire tutti gli elementi di conoscenza idonei al raggiungimento degli obiettivi sopra indicati e di formulare alle parti negoziali proposte per una verifica del sistema di classificazione che, in particolare devono: ricomporre i processi lavorativi attraverso un arricchimento delle attuali declaratorie che consenta di adeguare il sistema di classificazione ai nuovi compiti, funzioni e poteri degli Enti conseguenti ai processi di riforma istituzionali già avvenuti, nonché alle indicazioni di legge per l’istituzione di nuovi profili professionali in relazione ai nuovi titoli di studio richiesti per l’accesso all’impiego; dare attuazione ai contenuti dell’art 24 del CCNL 5/10/2001 per le professioni sanitarie operanti nelle IPAB; per il personale docente delle scuole e delle istituzioni scolastiche e della formazione; per il personale educativo degli asili nido; per gli ufficiali dello stato civile e dell’anagrafe; per gli addetti alla comunicazione ed alla informazione; perfezionare la clausola sulle selezioni verticali tra categorie e chiarire i punti intermedi di accesso sulle posizioni B3 e D3; rivisitare i profili
professionali alla luce di nuove competenze e professionalità. Eventuali decisioni della
Commissione, per la parte sindacale, sono adottate sulla base della
rappresentatività espressa dalle stesse ai sensi delle vigenti
disposizioni. CAPO II DISPOSIZIONI PER LE UNIONI
DI COMUNI E I SERVIZI IN CONVENZIONE Art. 13 Gestione delle risorse
umane 1. Le unioni gestiscono
direttamente il rapporto di lavoro del proprio personale assunto, anche
per mobilità, con rapporto a tempo indeterminato o determinato (a tempo
pieno o parziale) nel rispetto della disciplina del presente contratto
nonché di quella definita in sede di contrattazione decentrata integrativa
per gli aspetti a quest’ultima demandati. 2. Gli atti di gestione del
personale degli enti locali temporaneamente assegnato all’unione, a tempo
pieno o a tempo parziale, sono adottati dall’ente titolare del rapporto di
lavoro per tutti gli istituti giuridici ed economici, ivi comprese le
progressioni economiche orizzontali e le progressioni verticali, previa
acquisizione dei necessari elementi di conoscenza forniti dall’unione. Per
gli aspetti attinenti alla prestazione di lavoro e alle condizioni per la
attribuzione del salario accessorio trova applicazione la medesima
disciplina del personale dipendente dall’unione; i relativi atti di
gestione sono adottati dall’unione. 3. Per le finalità di
gestione indicate nei commi precedenti l’unione costituisce proprie
risorse finanziarie destinate a compensare le prestazioni di lavoro
straordinario e a sostenere le politiche di sviluppo delle risorse umane e
della produttività, secondo la disciplina, rispettivamente, degli artt. 14
e 15 del CCNL dell’1.4.1999 e successive modificazioni e integrazioni e
degli artt. 31 e 32 del presente contratto. 4. Le risorse finanziarie di cui al comma 3 vengono costruite secondo le seguenti modalità: a) relativamente al personale assunto direttamente, anche per mobilità, in sede di prima applicazione, sulla base di un valore medio pro capite ricavato dai valori vigenti presso gli enti che hanno costituito l’unione per la quota di risorse aventi carattere di stabilità e di continuità; successivamente le stesse risorse potranno essere implementate secondo la disciplina contrattuale vigente nel tempo per tutti gli enti del comparto; la quota delle eventuali risorse variabili e non stabili viene determinata di volta in volta secondo le regole contrattuali vigenti per tutti gli enti del comparto; b) relativamente al
personale temporaneamente messo a disposizione dagli enti aderenti,
mediante un trasferimento di risorse (per il finanziamento degli istituti
tipici del salario accessorio e con esclusione delle progressioni
orizzontali) dagli stessi enti, in rapporto alla classificazione dei
lavoratori interessati e alla durata temporale della stessa assegnazione;
l’entità delle risorse viene periodicamente aggiornata in relazione alle
variazioni intervenute nell’ente di provenienza a seguito dei successivi
rinnovi contrattuali. 5. Al fine di favorire la utilizzazione temporanea anche parziale del personale degli enti da parte dell’unione, la contrattazione decentrata della stessa unione può disciplinare, con oneri a carico delle risorse disponibili ai sensi del comma 3: a) la attribuzione di un particolare compenso incentivante, di importo lordo variabile, in base alla categoria di appartenenza e alle mansioni affidate, non superiore a € 25, su base mensile, strettamente correlato alle effettive prestazioni lavorative; b) la corresponsione della
indennità per particolari responsabilità di cui all’art. 17, comma 2,
lett. f) del CCNL dell’1.4.1999 che si può cumulare con il compenso
eventualmente percepito ad analogo titolo presso l’ente di provenienza. 6. Le unioni di comuni
possono individuare le posizioni organizzative e conferire i relativi
incarichi secondo la disciplina degli artt. 8, 9, 10 e 11 del CCNL del
31.3.1999; al personale incaricato di una posizione organizzativa
dell’unione la retribuzione di posizione e di risultato è correlata alla
rilevanza delle funzioni attribuite e alla durata della prestazione
lavorativa; il relativo valore si cumula con quello eventualmente
percepito ad analogo titolo presso l’ente di provenienza, ugualmente
rideterminato in base alla intervenuta riduzione della prestazione
lavorativa; l’importo complessivo a titolo di retribuzione di posizione,
su base annua per tredici mensilità, può variare da un minimo di €
5.164,56 ad un massimo di € 16.000; la complessiva retribuzione di
risultato, connessa ai predetti incarichi, può variare da un minimo del
10% ad un massimo del 30% della complessiva retribuzione di posizione
attribuita. Per il finanziamento delle eventuali posizioni organizzative
delle unioni prive di personale con qualifica dirigenziale trova
applicazione la disciplina dell’art. 11 del CCNL del 31.3.1999. 7. La utilizzazione del
lavoratore sia da parte dell’ente titolare del rapporto di lavoro sia da
parte dell’unione, fermo rimanendo il vincolo complessivo dell’orario di
lavoro settimanale, non si configura come un rapporto di lavoro a tempo
parziale secondo la disciplina degli articoli 4, 5 e 6 del CCNL del
14.9.2000. Art. 14 Personale utilizzato a
tempo parziale e servizi in convenzione 1. Al fine di soddisfare la
migliore realizzazione dei servizi istituzionali e di conseguire una
economica gestione delle risorse, gli enti locali possono utilizzare, con
il consenso dei lavoratori interessati, personale assegnato da altri enti
cui si applica il presente CCNL per periodi predeterminati e per una parte
del tempo di lavoro d’obbligo mediante convenzione e previo assenso
dell’ente di appartenenza. La convenzione definisce, tra l’altro, il tempo
di lavoro in assegnazione, nel rispetto del vincolo dell’orario
settimanale d’obbligo, la ripartizione degli oneri finanziari e tutti gli
altri aspetti utili per regolare il corretto utilizzo del lavoratore. La
utilizzazione parziale, che non si configura come rapporto di lavoro a
tempo parziale, è possibile anche per la gestione dei servizi in
convenzione. 2. Il rapporto di lavoro
del personale utilizzato a tempo parziale, ivi compresa la disciplina
sulle progressioni verticali e sulle progressioni economiche orizzontali,
è gestito dall’ente di provenienza, titolare del rapporto stesso, previa
acquisizione dei necessari elementi di conoscenza da parte dell’ente di
utilizzazione. 3. La contrattazione
decentrata dell’ente che utilizzatore può prevedere forme di
incentivazione economica a favore del personale assegnato a tempo
parziale, secondo la disciplina dell’art. 17 del CCNL dell’1.4.1999 ed
utilizzando le risorse disponibili secondo l’art. 31. 4. I lavoratori utilizzati
a tempo parziale possono essere anche incaricati della responsabilità di
una posizione organizzativa nell’ente di utilizzazione o nei servizi
convenzionati di cui al comma 7; il relativo importo annuale, indicato nel
comma 5, è riproporzionato in base al tempo di lavoro e si cumula con
quello eventualmente in godimento per lo stesso titolo presso l’ente di
appartenenza che subisce un corrispondente riproporzionamento. 5. Il valore complessivo,
su base annua per tredici mensilità, della retribuzione di posizione per
gli incarichi di cui al comma 4 può variare da un minimo di € 5.164,56 ad
un massimo di € 16.000. Per la eventuale retribuzione di risultato
l’importo può variare da un minimo del 10% fino ad un massimo del 30%
della retribuzione di posizione in godimento. Per il relativo
finanziamento trova applicazione la generale disciplina degli artt. 10 e
11 del CCNL del 31.3.1999. 6. Al personale utilizzato
a tempo parziale compete, ove ne ricorrano le condizioni e con oneri a
carico dell’ente utilizzatore, il rimborso delle sole spese sostenute nei
limiti indicati nei commi 2 e 4 dell’art. 41 del CCNL del 14.9.2000. 7. La disciplina dei commi
3, 4, 5 e 6 trova applicazione anche nei confronti del personale
utilizzato a tempo parziale per le funzioni e i servizi in convenzione ai
sensi dell’art. 30 del D. Lgs. n. 267 del 2000. I relativi oneri sono a
carico delle risorse per la contrattazione decentrata dell’ente di
appartenenza, con esclusione di quelli derivanti dalla applicazione del
comma 6. Art. 15 Posizioni organizzative
apicali 1. Negli enti privi di
personale con qualifica dirigenziale, i responsabili delle strutture
apicali secondo l’ordinamento organizzativo dell’ente, sono titolari delle
posizioni organizzative disciplinate dagli artt. 8 e seguenti del CCNL del
31.3.1999. CAPO III La modifica degli assetti istituzionali, a partire dalla modifica del Titolo V della Costituzione, e la necessità di costruire politiche integrate per la sicurezza, per corrispondere ai bisogni e alle nuove sollecitazioni dei cittadini, hanno dato vita ad un confronto tra gruppi politici, associazioni del sistema delle autonomie, organizzazioni sindacali, Parlamento e Governo, finalizzato alla rivisitazione e all’aggiornamento della legislazione in materia di polizia locale. Le parti, nel condividere l’urgenza della nuova disciplina legislativa, concordano sulla necessità di riconoscere: • la centralità delle città nello sviluppo delle politiche della sicurezza; • il nuovo potere legislativo affidato alle regioni; • il rispetto dei diversi livelli istituzionali; • iI ruolo specifico della polizia locale, come servizio di polizia dei comuni e delle province, definendone coerentemente compiti e funzioni. Le parti, in attesa del
nuovo assetto legislativo, al fine di non disperdere il lavoro e le
competenze sin qui svolte dalla polizia locale, richiamano l’esigenza che
i modelli organizzativi degli enti siano ispirati al potenziamento e alla
valorizzazione del settore, in particolare sui seguenti temi. Autonomia organizzativa dei corpi di polizia locale Le parti concordano, nel
rispetto di quanto sancito dalla legge n. 65 del 1986, sulla esigenza di
salvaguardare la piena autonomia organizzativa dei corpi di polizia
locale, sia con riferimento ai compiti tecnico-operativi che riguardo al
loro assetto organizzativo interno, sottolineando la diretta dipendenza
funzionale del responsabile del corpo o del servizio dal capo
dell’amministrazione. Formazione e sviluppo professionale Le parti concordano nel
ritenere che le funzioni della polizia locale richiedono livelli di
professionalità sempre più elevata che possono essere prioritariamente
acquisiti con significativa esperienza professionale nonchè mediante
percorsi di aggiornamento e di qualificazione rivolti alla valorizzazione
professionale del personale addetto ai relativi servizi negli enti;
pertanto gli enti, in sede di attuazione della disciplina delle
progressioni verticali di cui all’art. 4 del CCNL del 31.3.1999, tengono
prevalentemente conto dei suddetti percorsi. Copertura assicurativa Le parti, alla luce della
sentenza della Corte di Cassazione n. 16364 del 20.11.2002, che ha
stabilito che l’attività prestata dal “vigile urbano” addetto, a piedi,
alla viabilità stradale rientra tra le attività protette, equiparandole a
quelle ad alto rischio previste dall’art. 1, comma 3, del D.P.R. n. 1124
del 1965, in virtù del principio generale secondo cui “a parità di rischio
infortunistico deve corrispondere parità di tutela”, si impegnano ad
attivarsi nei confronti degli organismi competenti al fine di rendere
concreto il principio sopra esposto. Art.16 Indennità del personale
dell’area di vigilanza 1. L’indennità prevista
dall’art. 37, comma 1, lett. b), primo periodo, del CCNL del 6.7.1995 per
il personale dell’area di vigilanza, ivi compresi i custodi delle carceri
mandamentali, in possesso dei requisiti e per l’esercizio delle funzioni
di cui all’art. 5 della legge n. 65/1986, è incrementata di € 25 lordi
mensili per 12 mensilità ed è rideteminata in € 1.110,84 annui lordi con
decorrenza dall’1.1.2003. 2. L’indennità prevista
dall’art. 37, comma 1, lett. b), secondo periodo, del CCNL del 6.7.1995
per il restante personale dell’area di vigilanza non svolgente le funzioni
di cui all’art. 5 della citata legge n. 65/1986, è incrementata di € 25
mensili lordi per 12 mensilità ed è rideterminata in € 780,30 annui lordi
a decorrere dall’1.1.2003. Art. 17 Prestazioni assistenziali e previdenziali 1. Le risorse destinate a
finalità assistenziali e previdenziali dall’art. 208, comma 2, lett. a) e
comma 4, del D Lgs. n. 285 del 1992 e successive modificazioni e
integrazioni, sono gestite dagli organismi di cui all’art. 55 del CCNL del
14.9.2000 formati da rappresentanti dei dipendenti e costituiti in
conformità a quanto previsto dall’art. 11, della legge n. 300 del 1970. Art. 18 Permessi per l’espletamento
di funzioni di pubblico ministero 1. Il personale della
polizia locale cui siano affidate funzioni di pubblico ministero presso il
tribunale ordinario per delega del Procuratore della Repubblica, ai sensi
dell’art. 50, comma 1 lett.a) del D. Lgs. n. 274 del 28.8.2000, ha diritto
alla fruizione di permessi retribuiti per il tempo necessario
all’espletamento dell’ incarico affidato. CAPO IV DISPOSIZIONI SUL RAPPORTO
DI LAVORO Art. 19 Partecipazione del
personale comandato o distaccato alle progressioni orizzontali e verticali 1. Il personale comandato o distaccato presso enti, amministrazioni, aziende ha diritto di partecipare alle selezioni sia per le progressioni orizzontali che per le progressioni verticali previste per il restante personale dell’ente di effettiva appartenenza. A tal fine l’ente di appartenenza concorda le modalità per acquisire dall’ente di utilizzazione le informazione e le eventuali valutazioni richieste secondo la propria disciplina. 2. Le parti concordano nel
ritenere che gli oneri relativi al trattamento economico fondamentale e
accessorio del personale “distaccato” a prestare servizio presso altri
enti, amministrazioni o aziende, nell’interesse dell’ente titolare del
rapporto di lavoro, restano a carico dell’ente medesimo. Art. 20 Assenze per l’esercizio
delle funzioni di giudice onorario o di vice procuratore onorario 1. Il dipendente
autorizzato dall’ente di appartenenza a svolgere le funzioni di giudice
onorario o di vice-procuratore onorario, ai sensi delle vigenti
disposizioni (D.M. 7.7.1999) salvo che non ricorrano particolari e gravi
ragioni organizzative, ha diritto di assentarsi dal lavoro per il tempo
necessario all’espletamento del suo incarico. 2. I periodi di assenza di
cui al comma 1 non sono retribuiti e non sono utili ai fini della
maturazione dell’anzianità di servizio e degli altri istituti
contrattuali. Gli stessi periodi non sono sottoposti alla disciplina del
cumulo di aspettative, di cui all’art. 14 del CCNL del 14.9.2000, e
possono essere fruiti anche in via cumulativa con le ferie, con la
malattia e con tutte le forme di congedo e di permesso previsti dalla
legge e dalla contrattazione collettiva. Art. 21 Cause di cessazione del
rapporto di lavoro 1. All’art. 27 ter, comma 1, del CCNL del 6.7.1995, la lett. a) è sostituita come segue: “a) al raggiungimento del
limite massimo di età o al raggiungimento dell’anzianità massima di
servizio qualora tale seconda ipotesi sia espressamente prevista, come
obbligatoria, da fonti legislative o regolamentari applicabili nell’ente” TITOLO IV Art. 22 Clausola generale 1. E’ confermata la
disciplina contenuta nel capo V del CCNL del 6 luglio 1995, fatte salve le
modificazioni di cui ai successivi articoli. Art. 23 1. Al testo dell’art. 23
del CCNL del 6 luglio 1995 sono apportate le seguenti modifiche: a. la rubrica dell’articolo “doveri del dipendente” è modificata in “obblighi del dipendente”; b. al termine del comma 1, dopo il punto, è aggiunta la seguente frase “Il dipendente adegua altresì il proprio comportamento ai principi riguardanti il rapporto di lavoro contenuti nel codice di condotta allegato”; c. al comma 3, lettera d), le parole “della legge 4 gennaio 1968, n.15” vengono sostituite con “al DPR del 28 dicembre 2000 n. 445” (Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa); d. al comma 3, lettera r),
dopo le parole “interessi finanziari o non finanziari propri” e prima del
punto viene aggiunta la frase “o di suoi parenti entro il quarto grado o
conviventi”. Art. 24 Modifiche all’art. 24
(Sanzioni e procedure disciplinari) del CCNL 6 luglio 1995 1. Al testo dell’art. 24
del CCNL del 6 luglio 1995 sono apportate le seguenti modifiche: A) Il comma 1 è sostituito dal seguente comma: “1. Le violazioni, da parte dei lavoratori, degli obblighi disciplinati nell’art. 23 danno luogo, secondo la gravità dell’infrazione, previo procedimento disciplinare, all’applicazione delle seguenti sanzioni disciplinari: a) rimprovero verbale; b) rimprovero scritto (censura); c) multa di importo fino ad un massimo di 4 ore di retribuzione; d) sospensione dal servizio e dalla retribuzione fino a un massimo di dieci giorni; e) sospensione dal servizio con privazione della retribuzione da 11 giorni fino ad un massimo di sei mesi; f) licenziamento con preavviso; g) licenziamento senza
preavviso.” B) Il comma 2 è sostituito
dal seguente comma: “2. L’ente, salvo il caso del rimprovero verbale, non può adottare alcun provvedimento disciplinare nei confronti del dipendente, senza previa contestazione scritta dell’addebito e senza averlo sentito a sua difesa con l’eventuale assistenza di un procuratore ovvero di un rappresentante dell’associazione sindacale cui aderisce o conferisce mandato. La contestazione deve essere effettuata tempestivamente e comunque nel termine di 20 giorni che decorrono: b) dal momento in cui il responsabile della struttura in cui il dipendente lavora ha avuto conoscenza del fatto; c) dal momento in cui
l’ufficio competente per i procedimenti disciplinari, su segnalazione del
responsabile della struttura in cui il dipendente lavora, ha avuto
conoscenza del fatto comportante la applicazione di sanzioni più gravi del
rimprovero verbale e di quello scritto.” C) il comma 4 è sostituito
dal seguente comma: “4. Nel caso in cui, ai
sensi dell’ art. 55 del D.Lgs. n. 165/2001 la sanzione da comminare non
sia di sua competenza, il responsabile della struttura in cui il
dipendente lavora, ai fini del comma 2, segnala entro 10 giorni,
all’ufficio competente per i procedimenti disciplinari, ai sensi del comma
4 dell’art. 55 citato, i fatti da contestare al dipendente per
l’istruzione del procedimento. In caso di mancata comunicazione nel
termine predetto si darà corso all’accertamento della responsabilità del
soggetto tenuto alla comunicazione.” D) dopo il comma 4 è
aggiunto il seguente comma 4 bis: “4 bis. Qualora, anche nel
corso del procedimento, già avviato con la contestazione, emerga che la
sanzione da applicare non sia di spettanza del responsabile della
struttura in cui il dipendente lavora, questi, entro 5 giorni, trasmette
tutti gli atti all’ufficio competente per i procedimenti disciplinari,
dandone contestuale comunicazione all’interessato. Il procedimento
prosegue senza soluzione di continuità presso quest’ultimo ufficio, senza
ripetere la contestazione scritta dell’addebito.” E) dopo il comma 9 viene
aggiunto il comma 9 bis: “9 bis. Con riferimento al
presente articolo sono da intendersi perentori il termine iniziale e
quello finale del procedimento disciplinare. Nelle fasi intermedie i
termini ivi previsti saranno comunque applicati nel rispetto dei principi
di tempestività ed immediatezza, che consentano la certezza delle
situazioni giuridiche”. Art. 25 Codice disciplinare 1. Il testo dell’art. 25
(codice disciplinare ) del CCNL del 6.7.1995 è sostituito dal seguente: “1. Nel rispetto del principio di gradualità e proporzionalità delle sanzioni in relazione alla gravità della mancanza, e in conformità a quanto previsto dall’art. 55 del D.Lgs.n.165 del 2001 e successive modificazioni ed integrazioni, il tipo e l’entità di ciascuna delle sanzioni sono determinati in relazione ai seguenti criteri generali: a. intenzionalità del comportamento, grado di negligenza, imprudenza o imperizia dimostrate, tenuto conto anche della prevedibilità dell’evento; b. rilevanza degli obblighi violati; c. responsabilità connesse alla posizione di lavoro occupata dal dipendente; d. grado di danno o di pericolo causato all’ente, agli utenti o a terzi ovvero al disservizio determinatosi; e. sussistenza di circostanze aggravanti o attenuanti, con particolare riguardo al comportamento del lavoratore, ai precedenti disciplinari nell’ambito del biennio previsto dalla legge, al comportamento verso gli utenti; f. al concorso nella
mancanza di più lavoratori in accordo tra di loro. 2. La recidiva nelle
mancanze previste ai commi 4, 5 e 6, già sanzionate nel biennio di
riferimento, comporta una sanzione di maggiore gravità tra quelle previste
nell’ambito dei medesimi commi. 3. Al dipendente
responsabile di più mancanze compiute con unica azione od omissione o con
più azioni od omissioni tra loro collegate ed accertate con un unico
procedimento, è applicabile la sanzione prevista per la mancanza più grave
se le suddette infrazioni sono punite con sanzioni di diversa gravità. 4. La sanzione disciplinare
dal minimo del rimprovero verbale o scritto al massimo della multa di
importo pari a 4 ore di retribuzione si applica, graduando l’entità delle
sanzioni in relazione ai criteri del comma 1, per: a) inosservanza delle disposizioni di servizio, anche in tema di assenze per malattia, nonché dell’orario di lavoro; b) condotta non conforme ai principi di correttezza verso superiori o altri dipendenti o nei confronti del pubblico; c) negligenza nell’esecuzione dei compiti assegnati, nella cura dei locali e dei beni mobili o strumenti a lui affidati o sui quali, in relazione alle sue responsabilità, debba espletare attività di custodia o vigilanza; d) inosservanza degli obblighi in materia di prevenzione degli infortuni e di sicurezza sul lavoro ove non ne sia derivato danno o disservizio; e) rifiuto di assoggettarsi a visite personali disposte a tutela del patrimonio dell’ente, nel rispetto di quanto previsto dall’art. 6 della legge 20 maggio 1970 n. 300; f) insufficiente
rendimento, rispetto ai carichi di lavoro e, comunque, nell’assolvimento
dei compiti assegnati. L’importo delle ritenute
per multa sarà introitato dal bilancio dell’ente e destinato ad attività
sociali a favore dei dipendenti. 5. La sanzione disciplinare
della sospensione dal servizio con privazione della retribuzione fino ad
un massimo di 10 giorni si applica, graduando l’entità della sanzione in
relazione ai criteri di cui al comma 1, per: b) particolare gravità delle mancanze previste al comma 4; c) assenza ingiustificata dal servizio fino a 10 giorni o arbitrario abbandono dello stesso; in tali ipotesi l’entità della sanzione è determinata in relazione alla durata dell’assenza o dell’abbandono del servizio, al disservizio determinatosi, alla gravità della violazione degli obblighi del dipendente, agli eventuali danni causati all’ente, agli utenti o ai terzi; d) ingiustificato ritardo, non superiore a 10 giorni, a trasferirsi nella sede assegnata dai superiori; e) svolgimento di attività che ritardino il recupero psico-fisico durante lo stato di malattia o di infortunio; f) testimonianza falsa o reticente in procedimenti disciplinari o rifiuto della stessa; g) comportamenti minacciosi,gravemente ingiuriosi calunniosi o diffamatori nei confronti di altri dipendenti o degli utenti o di terzi; h) alterchi con vie di fatto negli ambienti di lavoro, anche con utenti o terzi; i) manifestazioni ingiuriose nei confronti dell’ente, salvo che siano espressione della libertà di pensiero, ai sensi dell’art.1 della legge n.300 del 1970; j) atti, comportamenti o molestie, anche di carattere sessuale, lesivi della dignità della persona; k) violazione di obblighi di comportamento non ricompresi specificatamente nelle lettere precedenti, da cui sia derivato disservizio ovvero danno o pericolo all’ente, agli utenti o ai terzi; j) sistematici e reiterati
atti o comportamenti aggressivi, ostili e denigratori che assumano forme
di violenza morale o di persecuzione psicologica nei confronti di un altro
dipendente. 6. La sanzione disciplinare
della sospensione dal servizio con privazione della retribuzione da 11
giorni fino ad un massimo di 6 mesi si applica per: a) recidiva nel biennio delle mancanze previste nel comma precedente quando sia stata comminata la sanzione massima oppure quando le mancanze previste al comma 5 presentino caratteri di particolare gravità; b) assenza ingiustificata ed arbitraria dal servizio per un numero di giorni superiore a quello indicato nella lett. c) del comma 5 e fino ad un massimo di 15; c) occultamento, da parte del responsabile della custodia, del controllo o della vigilanza, di fatti e circostanze relativi ad illecito uso, manomissione, distrazione o sottrazione di somme o beni di pertinenza dell’ente o ad esso affidati; d) persistente insufficiente rendimento o fatti, colposi o dolosi, che dimostrino grave incapacità ad adempiere adeguatamente agli obblighi di servizio; e) esercizio, attraverso sistematici e reiterati atti e comportamenti aggressivi ostili e denigratori, di forme di violenza morale o di persecuzione psicologica nei confronti di un altro dipendente al fine di procurargli un danno in ambito lavorativo o addirittura di escluderlo dal contesto lavorativo; f) atti, comportamenti o
molestie, anche di carattere sessuale, di particolare gravità che siano
lesivi della dignità della persona; Nella sospensione dal
servizio prevista dal presente comma, il dipendente è privato della
retribuzione fino al decimo giorno mentre, a decorrere dall’undicesimo,
viene corrisposta allo stesso una indennità pari al 50% della retribuzione
indicata all’art. 52, comma 2, lett. b) (retribuzione base mensile) del
CCNL del 14.9.2000 nonché gli assegni del nucleo familiare ove spettanti.
Il periodo di sospensione non è, in ogni caso, computabile ai fini
dell’anzianità di servizio. 7. La sanzione disciplinare
del licenziamento con preavviso si applica per: a) recidiva plurima, almeno tre volte nell’anno, nelle mancanze previste ai commi 5 e 6, anche se di diversa natura, o recidiva, nel biennio, in una mancanza tra quelle previste nei medesimi commi, che abbia comportato l’applicazione della sanzione massima di 6 mesi di sospensione dal servizio e dalla retribuzione, fatto salvo quanto previsto al successivo comma 8, lett. a); b) recidiva nell’infrazione di cui al comma 6, lettera c); c) ingiustificato rifiuto del trasferimento disposto dall’ente per riconosciute e motivate esigenze di servizio nel rispetto delle vigenti procedure, adottate nel rispetto dei modelli di relazioni sindacali previsti, in relazione alla tipologia di mobilità attivata. d) mancata ripresa del servizio nel termine prefissato dall’ente quando l’assenza arbitraria ed ingiustificata si sia protratta per un periodo superiore a quindici giorni. Qualora il dipendente riprenda servizio si applica la sanzione di cui al comma 6; e) continuità, nel biennio, dei comportamenti rilevati attestanti il perdurare di una situazione di insufficiente rendimento o fatti, dolosi o colposi, che dimostrino grave incapacità ad adempiere adeguatamente agli obblighi di servizio; f) recidiva nel biennio, anche nei confronti di persona diversa, di sistematici e reiterati atti e comportamenti aggressivi ostili e denigratori e di forme di violenza morale o di persecuzione psicologica nei confronti di un collega al fine di procurargli un danno in ambito lavorativo o addirittura di escluderlo dal contesto lavorativo; g) recidiva nel biennio di atti, comportamenti o molestie, anche di carattere sessuale, che siano lesivi della dignità della persona; h) condanna passata in giudicato per un delitto che, commesso fuori dal servizio e non attinente in via diretta al rapporto di lavoro, non ne consenta la prosecuzione per la sua specifica gravità; i) violazione dei doveri di comportamento non ricompresi specificatamente nelle lettere precedenti di gravità tale secondo i criteri di cui al comma 1, da non consentire la prosecuzione del rapporto di lavoro; j) reiterati comportamenti
ostativi all’attività ordinaria dell’ente di appartenenza e comunque tali
da comportare gravi ritardi e inadempienze nella erogazione dei servizi
agli utenti. 8. La sanzione disciplinare del licenziamento senza preavviso si applica per: a) terza recidiva nel biennio, negli ambienti di lavoro, di vie di fatto contro dipendenti o terzi, anche per motivi non attinenti al servizio; b) accertamento che l’impiego fu conseguito mediante la produzione di documenti falsi e, comunque, con mezzi fraudolenti, ovvero che la sottoscrizione del contratto individuale di lavoro sia avvenuta a seguito di presentazione di documenti falsi; c) condanna passata in giudicato: 1. per i delitti già indicati nell’ art.1, comma 1, lettere a), b) limitatamente all’art. 316 del codice penale, c), ed e) della legge 18 gennaio 1992 n. 16; per il personale degli enti locali il riferimento è ai delitti previsti dagli artt. 58, comma 1, lett. a), b) limitatamente all’art. 316 del codice penale, lett. c), d) ed e), e 59, comma 1, lett. a), limitatamente ai delitti già indicati nell’art. 58, comma 1, lett. a) e all’art. 316 del codice penale, lett. b) e c) del D.Lgs.n.267 del 2000. 2. per gravi delitti commessi in servizio; 3. per i delitti previsti dall’art. 3, comma 1 della legge 27 marzo 2001 n. 97; d) condanna passata in giudicato quando dalla stessa consegua l’interdizione perpetua dai pubblici uffici; e) condanna passata in giudicato per un delitto commesso in servizio o fuori servizio che, pur non attenendo in via diretta al rapporto di lavoro, non ne consenta neanche provvisoriamente la prosecuzione per la sua specifica gravità; f) violazioni intenzionali
degli obblighi non ricompresi specificatamente nelle lettere precedenti,
anche nei confronti di terzi, di gravità tale, in relazione ai criteri di
cui al comma 1, da non consentire la prosecuzione neppure provvisoria del
rapporto di lavoro. 9. Le mancanze non
espressamente previste nei commi da 4 a 8 sono comunque sanzionate secondo
i criteri di cui al comma 1, facendosi riferimento, quanto
all’individuazione dei fatti sanzionabili, agli obblighi dei lavoratori di
cui all’art. 23 quanto al tipo e alla misura delle sanzioni, ai principi
desumibili dai commi precedenti. 10. Al codice disciplinare
di cui al presente articolo, deve essere data la massima pubblicità
mediante affissione in luogo accessibile a tutti i dipendenti. Tale forma
di pubblicità è tassativa e non può essere sostituita con altre. Art. 26 Rapporto tra procedimento
disciplinare e procedimento penale 1. Dopo l’art. 25 del CCNL
del 6.7.1995, come sostituito dal precedente articolo, è aggiunto l’art.
25 bis “Rapporto tra procedimento disciplinare e procedimento penale”: “1. Nel caso di commissione
in servizio di gravi fatti illeciti di rilevanza penale l’ente inizia il
procedimento disciplinare ed inoltra la denuncia penale. Il procedimento
disciplinare rimane tuttavia sospeso fino alla sentenza definitiva.
Analoga sospensione è disposta anche nel caso in cui l’obbligo della
denuncia penale emerga nel corso del procedimento disciplinare già
avviato. 2. Al di fuori dei casi
previsti nel comma 1, quando l’ente venga a conoscenza dell’esistenza di
un procedimento penale a carico del dipendente per i medesimi fatti
oggetto di procedimento disciplinare, questo è sospeso fino alla sentenza
definitiva. 3. Qualora l’ente sia
venuta a conoscenza dei fatti che possono dal luogo a sanzione
disciplinare solo a seguito della sentenza definitiva di condanna, il
procedimento è avviato nei termini previsti dall’art.24, comma 2. 4. Fatto salvo il disposto
dell’art. 5, comma 2, della legge n. 97 del 2001, il procedimento
disciplinare sospeso ai sensi del presente articolo è riattivato entro 180
giorni da quando l’ente ha avuto notizia della sentenza definitiva e si
conclude entro 120 giorni dalla sua riattivazione. 5. Per i soli casi previsti
all’art. 5, comma 4, della legge n. 97 del 2001 il procedimento
disciplinare precedentemente sospeso è riattivato entro 90 giorni da
quando l’ente ha avuto comunicazione della sentenza definitiva e deve
concludersi entro i successivi 120 giorni dalla sua riattivazione. 6. L’applicazione della
sanzione prevista dall’art. 25 (codice disciplinare), come conseguenza
delle condanne penali citate nei commi 7, lett. h) e 8, lett. c) ed e),
non ha carattere automatico essendo correlata all’esperimento del
procedimento disciplinare, salvo quanto previsto dall’art. 5, comma 2,
della legge n. 97 del 2001 e dall’art. 28 del codice penale relativamente
alla applicazione della pena accessoria dell’interdizione perpetua dai
pubblici uffici. 7. In caso di sentenza
penale irrevocabile di assoluzione pronunciata con la formula “il fatto
non sussiste” o “l’imputato non lo ha commesso” si applica quanto previsto
dall’art. 653 c.p.p. e l’ente dispone la chiusura del procedimento
disciplinare sospeso, dandone comunicazione all’interessato. Ove nel
procedimento disciplinare sospeso, al dipendente, oltre ai fatti oggetto
del giudizio penale per i quali vi sia stata assoluzione, siano state
contestate altre violazioni, il procedimento medesimo riprende per dette
infrazioni. 8. In caso di sentenza
definitiva di proscioglimento, prima del dibattimento, ai sensi dell’art.129
cpp, pronunciata con la formula il fatto non sussiste o perché l’imputato
non lo ha commesso, si procede analogamente al comma 7. 9. In caso di sentenza
irrevocabile di condanna trova applicazione l’art. 653, comma 1 bis del
c.p.p. 10. Il dipendente
licenziato ai sensi dell’art. 25 (codice disciplinare), comma 7, lett. h)
e comma 8, lett. c) ed e), e successivamente assolto a seguito di
revisione del processo ha diritto, dalla data della sentenza di
assoluzione, alla riammissione in servizio nella medesima sede o in altra
su sua richiesta, anche in soprannumero, nella posizione economica
acquisita nella categoria di appartenenza all’atto del licenziamento
ovvero in quella corrispondente alla qualifica funzionale posseduta alla
medesima data secondo il pregresso ordinamento professionale. 11. Dalla data di
riammissione di cui al comma 10, il dipendente ha diritto a tutti gli
assegni che sarebbero stati corrisposti nel periodo di licenziamento,
tenendo conto anche dell’eventuale periodo di sospensione antecedente,
escluse le indennità comunque legate alla presenza in servizio, agli
incarichi ovvero alla prestazione di lavoro straordinario. In caso di
premorienza, gli stessi compensi spettano al coniuge o il convivente
superstite e ai figli. “ Art. 27 Sospensione cautelare in
caso di procedimento penale 1. Il testo dell’art. 27
(Sospensione cautelare in caso di procedimento penale) del CCNL del
6.7.1995 è sostituito dal seguente: 1. “ Il dipendente che sia
colpito da misura restrittiva della libertà personale è sospeso d’ufficio
dal servizio con privazione della retribuzione per la durata dello stato
di detenzione o comunque dello stato restrittivo della libertà. 2. Il dipendente può essere
sospeso dal servizio con privazione della retribuzione anche nel caso in
cui venga sottoposto a procedimento penale che non comporti la restrizione
della libertà personale quando sia stato rinviato a giudizio per fatti
direttamente attinenti al rapporto di lavoro o comunque tali da
comportare, se accertati, l’applicazione della sanzione disciplinare del
licenziamento ai sensi dell’art. 25 (codice disciplinare) commi 7 e 8
(licenziamento con e senza preavviso). 3. L’ente, cessato lo stato
di restrizione della libertà personale, di cui al comma 1, può prolungare
anche successivamente il periodo di sospensione del dipendente, fino alla
sentenza definitiva, alle medesime condizioni del comma 2. 4. Resta fermo l’obbligo di
sospensione per i delitti già indicati dall’art. 1, comma 1, lett. a), b)
limitatamente all’art. 316 del codice penale, lett. c) ed e) della legge
n. 16 del 1992; per le medesime finalità, nei confronti del personale
degli enti locali trova applicazione la disciplina degli artt.58, comma 1,
lett. a), b) limitatamente all’art. 316 del codice penale, lett. c), d) ed
e), e 59, comma 1, lett. a) limitatamente ai delitti già indicati
nell’art. 58 comma 1, lett. a) e all’art. 316 del codice penale, lett. b)
e c) del D.Lgs.n. 267 del 2000. 5. Nel caso dei delitti
previsti all’art. 3, comma 1, della legge n. 97 del 2001, trova
applicazione la disciplina ivi stabilita. Per i medesimi delitti, qualora
intervenga condanna anche non definitiva, ancorché sia concessa la
sospensione condizionale della pena, trova applicazione l’art. 4, comma 1,
della citata legge n. 97 del 2001. 6. Nei casi indicati ai
commi precedenti si applica quanto previsto dall’art. 25-bis in tema di
rapporti tra procedimento disciplinare e procedimento penale. 7. Al dipendente sospeso
dal servizio ai sensi del presente articolo sono corrisposti un’indennità
pari al 50% della retribuzione base mensile di cui all’art. 52, comma 2,
lett. b) del CCNL del 14.9.2000, la retribuzione individuale di anzianità
ove acquisita e gli assegni del nucleo familiare, con esclusione di ogni
compenso accessorio, comunque denominato. 8. Nel caso di sentenza
definitiva di assoluzione o di proscioglimento, ai sensi dell’ art. 25
bis, commi 7 e 8, quanto corrisposto, durante il periodo di sospensione
cautelare, a titolo di assegno alimentare verrà conguagliato con quanto
dovuto al lavoratore se fosse rimasto in servizio, escluse le indennità o
compensi comunque collegati alla presenza in servizio, agli incarichi
ovvero a prestazioni di carattere straordinario. Ove il procedimento
disciplinare riprenda per altre infrazioni, ai sensi dell’art. 25 bis,
comma 7, secondo periodo, il conguaglio dovrà tener conto delle sanzioni
eventualmente applicate. 9. In tutti gli altri casi
di riattivazione del procedimento disciplinare a seguito di condanna
penale, ove questo si concluda con una sanzione diversa dal licenziamento,
al dipendente precedentemente sospeso viene conguagliato quanto dovuto se
fosse stato in servizio, escluse le indennità o compensi comunque
collegati alla presenza in servizio, agli incarichi ovvero a prestazioni
di carattere straordinario; dal conguaglio sono esclusi i periodi di
sospensione del comma 1 e quelli eventualmente inflitti a seguito del
giudizio disciplinare riattivato. 10. Quando vi sia stata
sospensione cautelare del servizio a causa di procedimento penale, la
stessa conserva efficacia, se non revocata, per un periodo di tempo
comunque non superiore a cinque anni. Decorso tale termine la sospensione
cautelare è revocata di diritto e il dipendente riammesso in servizio. Il
procedimento disciplinare rimane, comunque, sospeso sino all’esito del
procedimento penale. 11. Qualora la sentenza
definitiva di condanna preveda anche la pena accessoria della interdizione
temporanea dai pubblici uffici, l’ente sospende il lavoratore per la
durata della stessa. Art. 28 Disposizioni transitorie
per i procedimenti disciplinari 1. I procedimenti
disciplinari in corso alla data di stipulazione del presente contratto,
sono portati a termine secondo le procedure vigenti alla data del loro
avvio con la notifica della contestazione. 2. Alle infrazioni
disciplinari accertate ai sensi del comma 1, si applicano – qualora più
favorevoli – le sanzioni previste dall’art. 25 (codice disciplinare) del
CCNL del 6 luglio 1995, senza le modifiche apportate dal presente
contratto. 3. In sede di prima
applicazione del presente CCNL, il codice disciplinare di cui all’art. 25
deve essere obbligatoriamente affisso in ogni posto di lavoro in luogo
accessibile a tutti i dipendenti, entro 15 giorni dalla data di
stipulazione del presente CCNL e si applica dal quindicesimo giorno
successivo a quello della affissione. 4. Per le infrazioni
disciplinari commesse nel periodo ricompresso tra la data di
sottoscrizione del presente CCNL e quella di decorrenza della efficacia
del codice disciplinare, trova applicazione quanto previsto dai commi 1 e
2. TITOLO V TRATTAMENTO ECONOMICO CAPO I ISTITUTI DI CARATTERE
GENERALE Art.29 Stipendio tabellare 1. Gli stipendi tabellari
sono incrementati, tenendo conto dell’inflazione programmata per ciascuno
dei due anni costituenti il biennio 2002 – 2003, del recupero dello scarto
tra inflazione reale e programmata del biennio precedente nonché delle
ulteriori risorse destinate al trattamento fisso derivanti dalle modifiche
introdotte dall’art. 33, comma 1, della legge n. 289 del 27.12.2002
(finanziaria 2003) pari allo 0,5%. 2. Ai sensi del comma 1, il
trattamento economico tabellare delle posizioni iniziali e di sviluppo
delle diverse categorie, come definito dalla tabella A allegata al CCNL
del 5.10.2001, è incrementato degli importi mensili lordi, per tredici
mensilità, indicati nella tabella A allegata al presente contratto, con le
decorrenze ivi previste. 3. A decorrere dal 1
gennaio 2003, l’indennità integrativa speciale (IIS), di cui alla tabella
C allegata al CCNL del 14.9.2000, cessa di essere corrisposta come singola
voce della retribuzione ed è conglobata nella voce stipendio tabellare;
detto conglobamento non ha effetti diretti o indiretti sul trattamento
economico complessivo fruito dal personale in servizio all’estero in base
alle vigenti disposizioni. 4. I più elevati importi di indennità integrativa speciale attualmente in godimento da parte del personale delle categorie B e D, rispetto all’importo conglobato nello stipendio, sono conservati come assegno personale non riassorbibile ed utile ai fini del trattamento di pensione e di fine servizio. Gli stessi importi sono ricompresi nella nozione del trattamento economico di cui all’art. 52, comma 2, lett. b), del CCNL del 14.9.2000. 5. A seguito della
applicazione della disciplina dei commi 2 e 3, gli importi annui del
trattamento economico tabellare iniziale e di sviluppo del sistema di
classificazione sono rideterminati, a regime, con decorrenza dall’1.1.2003
secondo le indicazioni delle allegate tabelle B e C. 6. Sono confermati: la
tredicesima mensilità, secondo la disciplina dell’art. 3 del CCNL del
5.10.2001, la retribuzione individuale di anzianità e gli altri assegni
personali a carattere continuativo e non riassorbibile . Art .30 Effetti dei nuovi stipendi 1. Nei confronti del
personale cessato o che cesserà dal servizio con diritto a pensione nel
periodo di vigenza del presente contratto di parte economica relativa al
biennio 2002-2003, gli incrementi di cui al comma 2 dell’art. 29. hanno
effetto integralmente, alle scadenze e negli importi previsti nella
tabella A, ai fini della determinazione del trattamento di quiescenza;
agli effetti della indennità premio di fine servizio, dell’indennità
sostitutiva del preavviso, nonché di quella prevista dall’art. 2122 del
c.c. (indennità in caso di decesso), si considerano solo gli
scaglionamenti maturati alla data di cessazione del rapporto. 2. Salvo diversa espressa
previsione del CCNL dell’1.4.1999 e del CCNL del 14.9.2000 gli incrementi
dei valori delle posizioni iniziali e di sviluppo del sistema di
classificazione previsti dall’art. 29, comma 2, e dalle allegate tabelle B
e C, hanno effetto, dalle singole decorrenze, su tutti gli istituti di
carattere economico per la cui quantificazione le vigenti disposizioni
prevedono un espresso rinvio alle medesime posizioni. 3. Il conglobamento sullo
stipendio tabellare dell’indennità integrativa speciale, di cui all’art.
29, comma 3, del presente CCNL, non modifica le modalità di determinazione
della base di calcolo in atto del trattamento pensionistico anche con
riferimento all’art. 2, comma 10, della legge 8 agosto 1995 n. 335. Art. 31 Disciplina delle “risorse decentrate” 1. Le risorse finanziarie
destinate alla incentivazione delle politiche di sviluppo delle risorse
umane e della produttività (di seguito citate come: risorse decentrate)
vengono determinate annualmente dagli enti, con effetto dal 31.12.2003 ed
a valere per l’anno 2004, secondo le modalità definite dal presente
articolo. 2. Le risorse aventi
carattere di certezza, stabilità e continuità determinate nell’anno 2003
secondo la previgente disciplina contrattuale, e con le integrazioni
previste dall’art. 32, commi 1 e 2, vengono definite in un unico importo
che resta confermato, con le stesse caratteristiche, anche per gli anni
successivi. Le risorse del presente comma sono rappresentate da quelle
derivanti dalla applicazione delle seguenti disposizioni: art. 14, comma
4; art. 15, comma 1, lett. a, b, c, f, g, h, i, j, l, comma 5 per gli
effetti derivati dall’incremento delle dotazioni organiche, del CCNL
dell’1.4.1999; art. 4, commi 1 e 2, del CCNL 5.10.2001. L’importo è
suscettibile di incremento ad opera di specifiche disposizioni dei
contratti collettivi nazionali di lavoro nonché per effetto di ulteriori
applicazioni della disciplina dell’art. 15, comma 5, del CCNL
dell’1.4.1999, limitatamente agli effetti derivanti dall’incremento delle
dotazioni organiche. 3. Le risorse di cui al
comma 2 sono integrate annualmente con importi aventi caratteristiche di
eventualità e di variabilità, derivanti dalla applicazione delle seguenti
discipline contrattuali vigenti e nel rispetto dei criteri e delle
condizioni ivi prescritte: art. 15, comma 1, lett. d, e, k, m, n, comma 2,
comma 4, comma 5, per gli effetti non correlati all’aumento delle
dotazioni organiche ivi compresi quelli derivanti dall’ampliamento dei
servizi e dalle nuove attività, del CCNL dell’1.4.1999; art. 4, commi 3 e
4, del CCNL del 5.10.2001, art. 54 del CCNL del 14.9.2000 art. 32, comma
6, del presente CCNL. 4. Le risorse decentrate di
cui al comma 3 ricomprendono anche le somme destinate alla incentivazione
del personale delle case da gioco secondo le previsioni della legislazione
vigente e dei relativi decreti ministeriali attuativi. 5. Resta confermata la
disciplina dell’art. 17, comma 5, del CCNL dell’1.4.1999 sulla
conservazione e riutilizzazione delle somme non spese nell’esercizio di
riferimento. Art. 32 1. Le risorse decentrate previste dall’art 31, comma 2, sono incrementate, dall’anno 2003, di un importo pari allo 0,62% del monte salari, esclusa la dirigenza, riferito all’anno 2001. 2. Gli enti incrementano ulteriormente le risorse decentrate indicate nel comma 1 e con decorrenza dall’anno 2003 con un importo corrispondente allo 0,50% del monte salari dell’anno 2001, esclusa la quota relativa alla dirigenza, nel rispetto della specifica disciplina del presente articolo. 3. Enti locali: l’incremento percentuale dello 0,50% di cui al comma 2 è consentito agli enti la cui spesa del personale risulti inferiore al 39% delle entrate correnti; 4. Camere di Commercio: l’incremento percentuale dello 0,50% di cui al comma 2 è consentito a favore degli enti la cui spesa del personale risulti inferiore al 41% delle entrate correnti. 5. Regioni: l’incremento percentuale dello 0,50% di cui al comma 2 è consentito a favore degli enti la cui spesa del personale risulti inferiore al 35% della spesa corrente depurata della spesa sanitaria. 6. Gli altri enti del comparto, diversi da quelli indicati nei commi precedenti, incrementano le risorse decentrate sino ad un importo massimo corrispondente allo 0,50% su base annua del monte salari riferito all’anno 2001, ove nel bilancio sussista la relativa capacità di spesa. 7. La percentuale di incremento indicata nel comma 2 è integrata, nel rispetto delle medesime condizioni specificate nei commi 3, 4, 5 e 6, di un ulteriore 0,20% del monte salari dell’anno 2001, esclusa la quota relativa alla dirigenza, ed è destinata al finanziamento della disciplina dell’art. 10 (alte professionalità). 8. Gli incrementi indicati nel presente articolo, commi 2 e 7, non trovano applicazione da parte degli enti locali dissestati o strutturalmente deficitari, per i quali non sia intervenuta ai sensi di legge l’approvazione dell’ipotesi di bilancio stabilmente riequilibrato. 9. E’ confermata per il personale che viene assunto in profili della categoria A o in profili collocati nella categoria B, posizione economica B1, o che vi perviene per effetto della progressione verticale, ivi compreso il personale che ha fruito della progressione economica orizzontale, di cui all’art. 5 del CCNL del 31.3.1999, l’indennità di € 64,56 annue lorde, di cui all’art. 4, comma 3, del CCNL del 16.7.1996. 10. Dalla data di
sottoscrizione del presente contratto collettivo, non trova più
applicazione la disciplina dell’art. 5 del CCNL del 5.10.2001. Art. 33 Istituzione e disciplina
della indennità di comparto 1. Al fine di conseguire un
progressivo riallineamento della retribuzione complessiva del personale
del comparto delle regioni e delle autonomie locali con quella del
restante personale pubblico, è istituito un compenso denominato: indennità
di comparto. 2. L’indennità di comparto
ha carattere di generalità e natura fissa e ricorrente. Essa viene
corrisposta per dodici mensilità. 3. L’indennità di comparto
è ridotta o sospesa negli stessi casi di riduzione o sospensione previsti
per il trattamento tabellare. Essa non è utile ai fini della
determinazione della base di calcolo dell’indennità di fine servizio.
L’istituzione della indennità di comparto non modifica le modalità di
determinazione della base di calcolo in atto del trattamento pensionistico
anche con riferimento all’art. 2, commi 9 e 10 della legge n. 335 del
1995. 4. L’indennità viene corrisposta come di seguito indicato: a) con decorrenza dell’1.1.2002, nelle misure indicate nella colonna 1 della tabella D allegata al presente CCNL; b) con decorrenza dal 1.1.2003, le misure di cui alla lett. a) sono incrementate degli importi previsti dalla colonna 2 della medesima tabella D; a tal fine vengono prelevate le corrispondenti risorse nell’ambito di quelle previste dall’art. 32 comma 1; c) con decorrenza
31.12.2003, ed a valere per l’anno 2004, l’importo della indennità di
comparto è corrisposto nei valori indicati nella colonna 4 della ripetuta
tabella D i quali riassorbono anche gli importi determinati ai sensi delle
lettere a) e b); a tal fine vengono prelevate le corrispondenti risorse
stabili dalle disponibilità dell’art. 31, comma 2. 5. Le quote di indennità di
cui alle lettere b) e c) del comma 4, prelevate dalle risorse decentrate,
sono riacquisite nella disponibilità delle medesime risorse (art. 31,
comma 2) a seguito della cessazione dal servizio, per qualsiasi causa, del
personale interessato, per le misure non riutilizzate in conseguenza di
nuove assunzioni sui corrispondenti posti. Art. 34 Finanziamento delle
progressioni orizzontali 1. Si conferma che gli
oneri relativi al pagamento dei maggiori compensi spettanti al personale
che ha beneficiato della disciplina sulle progressioni economiche
orizzontali, di cui all’art. 5 del CCNL del 31.3.1999, sono interamente a
carico delle risorse decentrate previste dall’art. 31, comma 2. 2. Gli oneri di cui al
comma 1 sono calcolati su base annua e sono comprensivi anche della quota
della tredicesima mensilità. 3. Dalla data di decorrenza
dei maggiori compensi di cui al comma 1, le risorse dell’art. 31, comma 2,
vengono stabilmente ridotte degli importi annui corrispondenti. 4. Gli importi fruiti per
progressione economica orizzontale dal personale cessato dal servizio per
qualsiasi causa o che sia stato riclassificato nella categoria superiore
per progressione verticale, sono riacquisiti nella disponibilità delle
risorse decentrate dalla data di decorrenza delle cessazioni o delle
riclassificazioni; la contrattazione decentrata definisce le finalità di
utilizzazione delle predette risorse recuperate anche per il finanziamento
di ulteriori progressioni orizzontali. 5. E’ disapplicata la
disciplina dell’art. 16, comma 2, del CCNL dell’1.4.1999. Art. 35 Integrazione delle
posizioni economiche 1. Con decorrenza dal
31.12.2003 ed a valere per l’anno 2004, il numero delle posizioni
economiche delle quattro categorie previste dal CCNL del 31.3.1999, è
integrato con la previsione delle nuove posizioni di sviluppo: A5, B7, C5
e D6 il cui valore economico è indicato nella tabella C allegata al
presente CCNL. 2. I criteri di riferimento
da utilizzare per le selezioni sono quelli già indicati nell’art. 5, comma
2, lett. a) per la posizione economica A 5 e nella lett. d) per le
posizioni B7, C5 e D6 . 3. Anche per il
finanziamento degli oneri conseguenti alle progressioni economiche di
nuova istituzione, si conferma il vincolo di utilizzazione delle risorse
di cui all’art. 31 comma 2. CAPO II COMPENSI, INDENNITA’ E
ALTRI BENEFICI ECONOMICI Art. 36 Modifiche all’art. 17 del
CCNL dell’1.4.1999 1. Il compenso per
l’esercizio di compiti che comportano specifiche responsabilità di cui
all’art. 17, comma 2, lett. f) del CCNL dell’1.4.1999 può essere
determinato, in sede di contrattazione decentrata, entro i seguenti valori
annui lordi: da un minimo di € 1.000 sino ad un massimo di € 2.000. 2. All’art. 17, comma 2, è
aggiunta la seguente lettera: i) Compensare le specifiche
responsabilità del personale delle categorie B, C e D attribuite con atto
formale degli enti, derivanti dalle qualifiche di Ufficiale di stato
civile e anagrafe ed Ufficiale elettorale nonché di responsabile dei
tributi stabilite dalle leggi; compensare, altresì, i compiti di
responsabilità eventualmente affidati agli archivisti informatici nonché
agli addetti agli uffici per le relazioni con il pubblico ed ai formatori
professionali; compensare ancora le funzioni di ufficiale giudiziario
attribuite ai messi notificatori; compensare, infine, le specifiche
responsabilità affidate al personale addetto ai servizi di protezione
civile. L’importo massimo del compenso è definito in € 300 annui lordi.
Art. 37 Compensi per produttività 1. L’art. 18 del CCNL
dell’1.4.1999 è sostituito dal seguente: “1. La attribuzione dei
compensi di cui all’art. 17, comma 2, lett. a) ed h) è strettamente
correlata ad effettivi incrementi della produttività e di miglioramento
quali-quantitativo dei servizi da intendersi, per entrambi gli aspetti,
come risultato aggiuntivo apprezzabile rispetto al risultato atteso dalla
normale prestazione lavorativa. 2. I compensi destinati a
incentivare la produttività e il miglioramento dei servizi devono essere
corrisposti ai lavoratori interessati soltanto a conclusione del periodico
processo di valutazione delle prestazioni e dei risultati nonché in base
al livello di conseguimento degli obiettivi predefiniti nel PEG o negli
analoghi strumenti di programmazione degli enti. 3. La valutazione delle
prestazioni e dei risultati dei lavoratori spetta ai competenti dirigenti
nel rispetto dei criteri e delle prescrizioni definiti dal sistema
permanente di valutazione adottato nel rispetto del modello di relazioni
sindacali previsto; il livello di conseguimento degli obiettivi è
certificato dal servizio di controllo interno. 4. Non è consentita la attribuzione generalizzata dei compensi per produttività sulla base di automatismi comunque denominati. 5. Per le Camere di
Commercio le eventuali risorse rese disponibili dagli enti secondo la
disciplina dell’art. 15, comma 1, lett. n), del CCNL dell’1.4.1999, devono
essere destinate al finanziamento della componente variabile collegata al
risultato e alla valutazione della prestazione. Le ulteriori risorse
derivanti dalla eventuale applicazione della disciplina dell’art. 15,
comma 5, del CCNL dell’1.4.1999 sono rese disponibili, previa
contrattazione decentrata integrativa, per la incentivazione delle
prestazioni e dei risultati del personale, previa analisi economico
finanziaria delle iniziative di ampliamento o di miglioramento dei servizi
che valuti l’incidenza degli oneri del personale connessi a tali
iniziative.” Art. 38 Personale distaccato alle
associazioni degli enti 1. Al personale distaccato,
ai sensi dell’art. 271, comma 2, del D. Lgs. n.267 del 2000 presso gli
organismi nazionali e regionali delle autonomie locali, compete il
trattamento economico previsto dall’art. 52, comma 2, lett. c) del CCNL
del 14.9.2000 ivi compresa la tredicesima mensilità e la indennità di
comparto disciplinata dall’art. 33; i relativi oneri sono confermati a
carico dell’ente di appartenenza. Art. 39 Dipendenti in distacco
sindacale 1. Il comma 1 dell’art. 47
del CCNL del 14.9.2000, relativo alla tutela del trattamento economico del
personale in distacco sindacale, è completato, prima del punto, con la
seguente disciplina: “ivi comprese le quote della tredicesima mensilità,
nonché la indennità di comparto disciplinata dall’art. 33.” 2. Il comma 2 dell’art. 47
del CCNL del 14.9.2000 è integrato come segue: “In sede di contrattazione
decentrata integrativa detto personale dovrà essere considerato ai fini
dell’art. 17, comma 2, lett. a) del CCNL dell’1.4.1999 e successive
modificazioni e integrazioni nonché nella valutazione utile alla
progressione economica orizzontale.” Art. 40 Straordinario per calamità
naturali 1. Le risorse finanziarie
formalmente assegnate agli enti, con i provvedimenti adottati per far
fronte elle emergenze derivanti da calamità naturali, per remunerare
prestazioni straordinarie del personale, possono essere utilizzate, per le
medesime finalità, anche a favore del personale incaricato della
responsabilità di uno posizione organizzativa. 2. La disciplina del comma
1 trova applicazione con effetto dal gennaio 2002. Art. 41 1. La misura della
indennità di rischio di cui all’art. 37 del CCNL del 14.9.2000 è
rideterminata in € 30 mensili lorde, con decorrenza dal 31.12.2003. Art. 42 Benefici economici per gli
invalidi per servizio 1. L’art. 50 del CCNL del
14.9.2000 è integrato come segue: “2. La disciplina del
presente articolo trova applicazione anche nei confronti del personale che
abbia conseguito il riconoscimento della invalidità con provvedimento
formale successivo alla cessazione del rapporto di lavoro. In tal caso la
domanda può essere presentata dall’interessato o, eventualmente, dagli
eredi, entro i successivi sessanta giorni, e il trattamento economico da
prendere a base di calcolo corrisponde a quello dell’ultimo mese di
servizio.” Art. 43 Tredicesima mensilità 1. Il comma 5 dell’art. 3,
del CCNL del 5.10.2001 è così sostituito: “Nel caso di servizio
prestato per un periodo inferiore all’anno o in caso di cessazione del
rapporto di lavoro nel corso dell’anno, la tredicesima mensilità è dovuta
in ragione di un dodicesimo per ogni mese di servizio prestato e, per le
frazioni di mese, in ragione di un trecentosessantacinquesimo per ogni
giorno di servizio prestato nel mese, ed è calcolata con riferimento alla
retribuzione individuale mensile di cui al comma 2 spettante al lavoratore
nel mese contiguo a servizio intero.” DISPOSIZIONI FINALI E
TRANSITORIE Art. 44 Disposizioni per il
personale dell’Agenzia nazionale per la gestione dell’albo dei segretari
comunali e provinciali 1. Il personale
dell’Agenzia nazionale per la gestione dell’Albo dei Segretari comunali e
provinciali, inserito nel comparto delle Regioni e delle Autonomie Locali
per effetto dell’art. 10, comma 1, del CCNQ 18.12.2002, è inquadrato, con
decorrenza dall’ 1.1.2002, nelle categorie e nei profili del vigente
sistema di classificazione del comparto delle regioni e delle autonomie
locali, previsti dall’allegato A del CCNL del 31.3.1999. 2. Le risorse per le
politiche di sviluppo delle risorse umane e per la produttività di cui
all’art. 31 del presente CCNL, presso l’Agenzia, sono costituite da quelle
già destinate nell’anno 2003 alla contrattazione decentrata integrativa
secondo la disciplina del CCNL precedentemente applicato e sono integrate
con le modalità stabilite dall’art. 32 del presente CCNL, secondo le
decorrenze ivi previste. ART. 45 Conferma di discipline
precedenti 1. Per quanto non previsto
nel presente CCNL, e in attesa della sottoscrizione del testo unificato
delle disposizioni contrattuali del comparto, restano confermate, ove non
disapplicate, le discipline dei contratti collettivi nazionali di lavoro
già stipulati dal 6.7.1995 al 5.10.2001. E’, in via esemplificativa,
confermata la disciplina dell’art. 17 del CCNL del 6.7.1995 sull’orario di
lavoro e sulla relativa quantificazione in 36 ore settimanali; dell’art.
18 del CCNL del 6.7.1995 e successive modificazioni e integrazioni; tutte
le altre disposizioni contrattuali in materia di orario e sue
articolazioni e tutele ivi compreso l’art. 22 del CCNL dell’1.4.1999 e gli
artt. 22, 23, 24 e 38 del CCNL del 14.9.2000. 2. E’ confermata, anche per
il quadriennio 2002-2005, la disciplina dell’art. 23 del CCNL
dell’1.4.1999, relativo allo sviluppo delle attività formative, ivi
compreso l’impegno degli enti per un finanziamento annuale delle relative
attività con risorse finanziarie non inferiori all’1% della spesa del
personale. Art. 46 Personale addetto alle case da gioco 1. Al personale dipendente
dagli enti locali addetto alle case da gioco si applicano i benefici
economici derivanti dal presente contratto. E’, comunque, fatto salvo il
trattamento economico nelle componenti e nella dinamica a qualunque titolo
vigente, in considerazione della particolare professionalità di tale
personale non rientrante nei compiti di istituto propri degli enti. Art. 47 Personale dipendente dal comune di Campione d’Italia 1. I benefici economici previsti dal presente contratto per i dipendenti del comparto Regioni-Autonomie locali di applicano anche ai dipendenti del comune di Campione d’Italia.
NOTA A VERBALE DELL’ARAN Con riferimento all’ultimo
periodo dell’art. 30, comma 3, si precisa che al personale in servizio
all’estero destinatario del presente contratto, cui non spetta l’IIS,
verrà applicata una ritenuta sullo stipendio metropolitano corrispondente
alla misura della indennità integrativa speciale percepita al 31 dicembre
2002, che continua ad essere considerata per il calcolo delle trattenute
previdenziali secondo la normativa vigente. Si conferma, altresì, che per
il suddetto personale il conglobamento dell’indennità integrativa speciale
sullo stipendio tabellare è utile ai fini della indennità premio di fine
servizio. Dichiarazione congiunta n.
1 Le parti concordano
nell’affermare che le iniziative selettive degli enti per favorire lo
sviluppo professionale del personale attraverso i passaggi interni alla
categoria superiore, sono tutte riconducibili alla disciplina dell’art. 4
del CCNL del 31.3.1999. Le diverse espressioni utilizzate come: concorsi
interni, selezioni interne, passaggi interni, ecc, sono da ritenere come
equivalenti anche quando dovessero riguardare la copertura di posti
caratterizzati da una professionalità acquisibile esclusivamente
dall’interno. La espressione formalmente corretta deve essere individuata
in quella utilizzata nella rubrica del citato art. 4: “progressione
verticale nel sistema di classificazione”. Le parti concordano anche nel
ritenere che la regolazione e la attuazione delle “progressioni verticali”
debbano essere ricomprese nella attività di gestione di diritto comune
secondo la disciplina dell’art. 5, comma 2, del D.Lgs.n.165 del 2001. Dichiarazione congiunta n.
2 Le parti concordano
nell’affermare che tutti gli adempimenti attuativi della disciplina dei
contratti collettivi di lavoro sono riconducibili alla più ampia nozione
di “attività di gestione delle risorse umane” affidate alla competenza dei
dirigenti o dei responsabili dei servizi che vi provvedono mediante
adozione di atti di diritto comune, con la capacità e i poteri del privato
datore di lavoro, secondo la disciplina dell’art. 5, comma 2, del d.lgs.
n. 165 del 2001 e nel rispetto dei vincoli previsti dal sistema delle
relazioni sindacali. Dichiarazione congiunta n.
3 Le parti assumo l’impegno
di avviare, entro 60 giorni dalla data di sottoscrizione del presente CCNL,
il confronto per l’esame del testo unificato delle vigenti disposizioni
contrattuali predisposto dall’ARAN. Dichiarazione congiunta n.
4 Le parti concordano
sull’opportunità di sensibilizzare gli enti del comparto affinché adottino
tutte le iniziative, nel rispetto di quanto espressamente previsto
dall’art.10, comma 7, del CCNQ del 7.8.1998, affinché i diversi livelli di
relazioni sindacali previsti dalla vigente contrattazione collettiva
nazionale si svolgano al di fuori dell’orario di lavoro, in modo da
assicurare il corretto svolgimento delle relazioni sindacali stesse,
evitando ogni possibile ricaduta negativa connessa alla fruibilità delle
prerogative sindacali. Dichiarazione congiunta n.
5 Le parti concordano sulla
necessità che le unioni di comuni, come entità istituzionali autonome,
diano piena attuazione alla disciplina del CCNQ del 7.8.1998 in
particolare per gli aspetti relativi alla quantificazione e utilizzazione
del monte ore dei permessi sindacali di ente. Dichiarazione congiunta n.
6 Le parti concordano nel
ritenere che, con riferimento al personale assunto con rapporto a termine,
sulla base di fonti legislative speciali nazionali o regionali, gli oneri
relativi ad eventuali prestazioni aggiuntive o alla applicazione di
istituti tipici del salario accessorio debbano trovare copertura nelle
risorse assegnate dalle predette fonti legislative ovvero attraverso un
adeguato finanziamento a carico del bilancio degli enti interessati nel
rispetto dei relativi equilibri e a condizione che sussista la necessaria
capacità di spesa. Dichiarazione congiunta n.
7 Le parti confermano
l’impegno comune ad assumere ogni utile iniziativa per definire
consensualmente la disciplina relativa alla istituzione del fondo per la
previdenza complementare per il personale dei comparti delle regioni e
delle autonomie locali e del servizio sanitario nazionale. Dichiarazione congiunta n.
8 Le parti condividono l’esigenza di garantire parità di equilibrio economico nei confronti dei dipendenti impegnati sulle medesime posizioni di lavoro e con analoghe professionalità. A tal fine assumono
l’impegno di valutare la praticabilità di soluzioni perequative del
trattamento economico in atto, anche in sede dei prossimi rinnovi
contrattuali, perché si pervenga al conseguimento del risultato condiviso,
con la necessaria gradualità. Dichiarazione congiunta n.
9 Con riferimento alla
disciplina dell’art. 5, le parti concordano nel ritenere che la eventuale
iniziativa riconosciuta alle “associazioni nazionali rappresentative degli
enti” per la attivazione della contrattazione decentrata territoriale,
deve intendersi riconosciuta anche alle articolazioni territoriali delle
medesime associazioni nazionali, ove esistenti e operative. Dichiarazione congiunta n.
10 Le parti concordano
nell’affermare che la disciplina complessiva dell’art. 14 (personale
distaccato a tempo parziale) intende offrire agli enti interessati una
regolazione uniforme ed innovativa relativamente alla utilizzazione del
personale cosiddetto “a scavalco” che viene praticata da tempo e in via di
fatto in modo particolare dagli enti di ridotte dimensioni demografiche.
Il predetto articolo prende in considerazione, quindi,disciplinandola
compiutamente, la condizione dei lavoratori che, fermo restando la
unitarietà e la unicità del rapporto di lavoro, sono legittimati a rendere
le proprie prestazioni lavorative, ordinarie e straordinarie, a favore di
due datori di lavoro. La disciplina dell’art. 14 non trova applicazione
nei casi in cui un dipendente sia autorizzato a svolgere incarichi esterni
ai sensi dell’art. 53 del D. Lgs. n. 165 del 2001. Dichiarazione congiunta n.
11 Con riferimento al
contenuto dell’art. 14, comma 7, le parti prendono atto che la espressione
secondo la quale “i relativi oneri sono a carico delle risorse per la
contrattazione decentrata dell’ente di appartenenza”, per gli effetti
relativi alla retribuzione di posizione e di risultato delle posizioni
organizzative, non ha inteso in alcun modo innovare la attuale disciplina
sul finanziamento delle stesse posizioni organizzative che resta
confermata secondo le vigenti previsioni dall’art. 11 del CCNL del
31.3.1999 (per gli enti senza dirigenza) e dall’art. 17, comma 2, lett. c)
(per gli enti con dirigenza). Dichiarazione congiunta n.
12 Con riferimento al
contenuto dell’art. 15, le parti concordano nell’affermare che la
disciplina ivi prevista ha come destinatari tutti gli enti del comparto
delle regioni e delle autonomie locali che non abbiano personale con
qualifica dirigenziale. Dichiarazione congiunta n. 13 Con riferimento alla disciplina dell’art. 19, le parti concordano nell’affermare che gli oneri relativi al trattamento economico fondamentale e accessorio del “personale comandato” (la cui nozione implica l’utilizzo di un lavoratore nell’interesse dell’ente ricevente) presso altri enti sia totalmente a carico degli enti che utilizzano il lavoratore. Gli oneri possono essere
sostenuti direttamente o periodicamente rimborsati all’ente titolare del
rapporto, secondo gli accordi di collaborazione intervenuti tra gli enti
interessati. Per gli istituti tipici del salario accessorio, trova
applicazione la disciplina vigente nell’ente utilizzatore. Dichiarazione congiunta n.
14 Con riferimento alla
disciplina dell’art. 29, comma 2, le parti concordano nel ritenere che
l’importo dell’incremento stipendiale riconosciuto a favore del personale
collocato nelle singole posizioni di sviluppo del sistema di
classificazione, per la misura più elevata rispetto all’importo attribuito
dal presente CCNL al personale collocato nelle posizioni iniziali (A1, B1,
C1, D1) o di accesso dall’esterno (B3, D3), è finanziata con le risorse
nazionali del CCNL medesimo e quindi è anch’esso a carico dei bilanci
degli enti. Questo incremento specifico
deve essere inteso, più chiaramente, come differenza tra l’incremento
stipendiale attribuito, ad esempio, al lavoratore in posizione C3,
rispetto a quello riconosciuto al lavoratore in C1. Lo stesso
differenziale retributivo, (C3 meno C1 corrisponde alla differenza tra €
81,09 mensili ed € 77,11 mensili ed è pari ad € 3,98 mensili e a € 47,76
annui, cui deve sempre aggiungersi la quota di tredicesima mensilità)
naturalmente, si traduce, in pratica, in una corrispondente
rideterminazione dell’importo già in godimento a titolo di progressione
economica; come ulteriore conseguenza questo stesso importo determina
anche un altrettanto corrispondente aumento del “fondo per le progressioni
economiche orizzontali” di cui all’art. 17 del CCNL dell’1.4.1999. Per le stesse motivazioni
anche i valori annui delle posizioni di sviluppo vengono rideterminate con
effetto dal gennaio 2003 (comma 5, art. 29) con la conseguenza che il
costo complessivo delle eventuali nuove progressioni già effettuate o che
saranno effettuate con effetto da data successiva al gennaio 2003 dovrà
essere calcolato tenendo presente i nuovi e più elevati valori, (cui deve
aggiungersi la tredicesima mensilità) con oneri, naturalmente, a carico
delle risorse decentrate stabili che subiranno un corrispondente
decremento stabile. Con riferimento alla
disciplina dell’art. 29, comma 4, le parti concordano nel ritenere che il
termine “attualmente” debba essere riferito alla data di sottoscrizione
definitiva del CCNL. L’assegno ad personam, pertanto, per il differenziale
di I.I.S. deve essere riconosciuto a tutto il personale in servizio alla
predetta data che avesse comunque acquisito il valore superiore della
I.I.S. corrispondente alle posizioni di accesso B3 e D3. Dichiarazione congiunta n.
16 Con riferimento alla
disciplina dell’art. 29, comma 4, le parti concordano nel ritenere che
l’assegno personale non riassorbibile attribuito al personale della
categoria B con posizione iniziale in B3, per la conservazione del
differenziale della I.I.S., debba essere correttamente conservato per il
solo periodo di permanenza nella medesima categoria B su qualunque
posizione di sviluppo economico. L’assegno cessa di essere corrisposto in
caso di progressione verticale in categoria C. Dichiarazione congiunta n.
17 Con riferimento alla
disciplina dell’art. 31, relativa alla quantificazione delle risorse
decentrate, le parti concordano nell’affermare che gli enti che abbiano
sottoscritto contratti decentrati integrativi relativi all’anno 2003 prima
della sottoscrizione del presente CCNL, per definire i criteri e le
condizioni per dare applicazione alla disciplina dell’art. 5 del CCNL del
5.10.2001, debbano correttamente e legittimamente rispettare gli impegni
assunti e dare, di conseguenza, piena applicazione agli accordi stipulati.
Dichiarazione congiunta n.
18 Con riferimento alla
disciplina dell’art. 31, comma 2, le parti concordano nel ritenere che le
disposizioni contrattuali citate come fonte di finanziamento delle risorse
decentrate stabili conservano la loro efficacia anche per gli anni
successivi al 2003 per eventuali ulteriori incrementi delle medesime
risorse, nel rispetto delle relative specifiche prescrizioni. Tra queste
disposizioni sono ricomprese: l’art. 15, comma 1, lett. i) (economie per
riduzione posti di dirigente) e l) (risorse del personale trasferito) del
CCNL dell’1.4.1999; art. 4, comma 2, (recupero ria e assegni personali)
del CCNL del 5.10.2001. Dichiarazione congiunta n.
19 Con riferimento alla disciplina dell’art. 31, comma 2, le parti concordano nel chiarire che le risorse calcolate con riferimento all’anno 2003 devono intendersi, naturalmente, al netto degli importi già destinati, fino a tutto il 2003 compreso, al finanziamento di altri istituti stabili secondo la vigente disciplina contrattuale. Diversamente si produrrebbe un ingiustificato aumento degli oneri a carico dei bilanci degli enti. Pertanto non entrano nel computo delle predette risorse le somme utilizzate per il pagamento delle seguenti voci retributive: a) progressione economica nella categoria, le cui risorse continuano a far parte dello specifico fondo di cui all’art. 17, comma 2, del CCNL dell’1.4.99; b) retribuzione di posizione e di risultato, limitatamente agli enti con dirigenza, le cui risorse continuano a far parte dello specifico fondo di cui all’art. 17, comma 2, lett. c) del CCNL dell’1.4.99; c) incremento indennità del personale educativo degli asili nido, di cui all’art.31, comma 7, secondo periodo, del CCNL del 14.9.2000 e art. 6 del CCNL del 5.10.2001; d) quota di incremento della indennità di comparto per l’anno 2003, di cui all’art. 33, comma 4, lett. b) del presente CCNL; e) quota degli oneri per la
riclassificazione del personale secondo il CCNL del 31.3.1999 (art. 7,
comma 7). Dichiarazione congiunta n.
20 Con riferimento alla
disciplina per l’incremento delle risorse decentrate di cui all’art. 32,
commi 1, 2, 6 e 7, le parti concordano che le somme corrispondenti alle
diverse percentuali ipotizzate devono essere calcolate e rese disponibili
come valore annuale e quindi con riferimento all’intero anno 2003, ove
sussistano le condizioni e i requisiti prescritti. Le predette somme
concorrono, nel medesimo anno 2003, alla quantificazione delle altre
risorse decentrate disponibili nel medesimo anno secondo la previgente
disciplina; di fatto saranno trasferite, come una tantum, sulle risorse
dell’anno 2004, stante la impossibilità materiale di utilizzazione nel
corso del 2003 e si aggiungeranno (come una tantum) a quelle di identica
derivazione pertinenti al medesimo anno; contribuiranno, in via
prioritaria, alla copertura degli oneri del 2003 derivanti dal pagamento
della seconda quota della indennità di comparto. Dal 2004 troverà anche
piena attuazione la disciplina dell’art. 31. Dichiarazione congiunta n.
21 Con riferimento alla
disciplina dell’art. 32, le parti concordano nel ritenere che il periodo
temporale da considerare per l’accertamento del possesso dei requisiti di
bilancio indicati nei commi 3, 4 e 5 debba essere individuato nell’anno
2001, in coerenza con analoghe previsioni contrattuali. Dichiarazione congiunta n.
22 Con riferimento disciplina
dell’art. 34, comma 5, le parti concordano nel ritenere che, per gli enti
che abbiano sottoscritti accordi decentrati secondo l’art. 5 del CCNL del
5.10.2001, trova applicazione la clausola derogatoria prevista dal comma
8, dello stesso art. 5 a decorrere dall’anno di riferimento dell’accordo. Dichiarazione congiunta n.
23 Le parti concordano nel
ritenere che la disciplina contrattuale relativa alla aspettativa non
retribuita per dottorato di ricerca, prevista dall’art. 12 del CCNL del
14.9.2000, sia stata integrata, in senso migliorativo, dall’art. 52, comma
57, della legge n. 448/2001 attraverso il riconoscimento di un più ampio
diritto alla fruizione anche di una aspettativa retribuita, sempre per
dottorato di ricerca e che tale integrazione non è in alcun modo in
contrasto con la sempre vigente previsione contrattuale. Gli enti,
pertanto, accolgono le istanze dei propri dipendenti ove sia accertata la
sussistenza delle condizioni prescritte dal legislatore. Dichiarazione congiunta n.
24 Le parti concordano nel ritenere che per il primo inquadramento del personale trasferito agli enti nel periodo dal gennaio 2002 al dicembre 2003, debbano essere applicati i medesimi criteri previsti dal Titolo II del CCNL del 5.10.2001, con gli adeguamenti resi necessari dalle novità introdotte dal presente CCNL. Devono intendersi, in
particolare, confermati i criteri di equiparazione tra le posizioni
giuridiche acquisite nell’ente di provenienza e quelle corrispondenti
nell’ente ricevente secondo le previsioni dell’art.27, commi 1 e 4, del
CCNL 5.10.2001. Sui punti di seguito
indicati l’orientamento condiviso delle parti può essere così riassunto:
Incrementi contrattuali a) il personale inquadrato dopo il gennaio 2002 conserva il valore dell’incremento stipendiale e della eventuale indennità di amministrazione già acquisiti nell’amministrazione di provenienza; dal gennaio 2003 matura l’incremento stipendiale previsto dal presente CCNL; b) il personale inquadrato dopo il gennaio 2003 conserva gli incrementi contrattuali (per stipendio e per eventuale indennità di amministrazione) già acquisiti nell’amministrazione di provenienza con effetto dell’1.1.2002 e dall’1.1.2003; c) è esclusa, in ogni caso,
la duplicazione dei benefici contrattuali. Determinazione del trattamento economico di primo inquadramento a) si sommano tutte le voci già previste dall’art. 28, commi 3 e 4, del CCNL del 5.10.2001 negli importi annui, compresa la tredicesima ove dovuta, acquisiti nell’ente di provenienza al momento della decorrenza dell’inquadramento; b) si sommano tutte le voci retributive previste nell’ente ricevente nei valori annui vigenti alla stessa data del primo inquadramento, compresa la tredicesima ove dovuta; questa somma ricomprende anche i valori annui della nuova indennità di comparto; c) se dalla sottrazione del valore b) al valore a) dovesse risultare un valore differenziale positivo, si riconosce al lavoratore un assegno personale non riassorbibile; se il valore differenziale risultasse negativo, si conferma integralmente il trattamento economico correlato all’inquadramento. Le parti concordano nel
ritenere che analoghi criteri possano essere utilizzati dagli enti in sede
di inquadramento di personale trasferito, anche volontariamente, da
pubbliche amministrazioni anche di diverso comparto. Dichiarazione congiunta n.
25 Le parti concordano che
nell’ambito dei lavori della Commissione paritetica per il sistema di
classificazione di cui all’art. 12, saranno prese in considerazione anche
le conseguenze derivanti da pronunce giurisprudenziali che abbiano inciso
sull’inquadramento del personale. DICHIARAZIONE A VERBALE
CGIL FP– CISL FPS – UIL FPL Con riferimento alla
disciplina dell’art. 32, comma 7, le Organizzazioni sindacali confederali
CGIL FP– CISL FPS – UIL FPL, unitariamente concordano nel ritenere che
negli enti ove la entità delle risorse disponibili in base alla
percentuale dello 0,20% del monte salari del 2001 (nel rispetto delle
condizioni prescritte) non ne consenta la utilizzazione per la
incentivazione degli incarichi di alta professionalità in quanto inferiori
al valore minimo previsto dal CCNL, le medesime risorse, costituendo
integrazione di quelle destinate all’incremento del trattamento accessorio
del personale, debbano essere inserite tra quelle decentrate stabili (art.
31, comma 2) per essere utilizzate sia per il completamento del
finanziamento della indennità di comparto sia per ulteriori finalità di
incentivazione secondo la disciplina adottata in sede di contrattazione
decentrata integrativa. DICHIARAZIONE A VERBALE
CGIL FP– CISL FPS – UIL FPL Le Organizzazioni sindacali
confederali CGIL FP– CISL FPS – UIL FPL, alla luce della formulazione
letterale del testo contrattuale, unitariamente ribadiscono che la intera
disciplina dell’art. 10 sulla valorizzazione delle alte professionalità ha
carattere di generalità e trova, quindi, applicazione nei confronti di
tutti gli enti del comparto. CGIL FP Art. 1 Disposizioni di carattere generale 1. I princìpi e i contenuti del presente codice costituiscono specificazioni esemplificative degli obblighi di diligenza, lealtà e imparzialità, che qualificano il corretto adempimento della prestazione lavorativa. I dipendenti pubblici - escluso il personale militare, quello della polizia di Stato ed il Corpo di polizia penitenziaria, nonché i componenti delle magistrature e dell'Avvocatura dello Stato - si impegnano ad osservarli all'atto dell'assunzione in servizio. 2. I contratti collettivi provvedono, a norma dell'art. 54, comma 3, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, al coordinamento con le previsioni in materia di responsabilità disciplinare. Restano ferme le disposizioni riguardanti le altre forme di responsabilità dei pubblici dipendenti. 3. Le disposizioni che
seguono trovano applicazione in tutti i casi in cui non siano applicabili
norme di legge o di regolamento o comunque per i profili non diversamente
disciplinati da leggi o regolamenti. Nel rispetto dei princìpi enunciati
dall'art. 2, le previsioni degli articoli 3 e seguenti possono essere
integrate e specificate dai codici adottati dalle singole amministrazioni
ai sensi dell'art. 54, comma 5, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n.
165. Art. 2 Principi 1. Il dipendente conforma la sua condotta al dovere costituzionale di servire esclusivamente la Nazione con disciplina ed onore e di rispettare i princìpi di buon andamento e imparzialità dell'amministrazione. Nell'espletamento dei propri compiti, il dipendente assicura il rispetto della legge e persegue esclusivamente l'interesse pubblico; ispira le proprie decisioni ed i propri comportamenti alla cura dell'interesse pubblico che gli è affidato. 2. Il dipendente mantiene una posizione di indipendenza, al fine di evitare di prendere decisioni o svolgere attività inerenti alle sue mansioni in situazioni, anche solo apparenti, di conflitto di interessi. Egli non svolge alcuna attività che contrasti con il corretto adempimento dei compiti d'ufficio e si impegna ad evitare situazioni e comportamenti che possano nuocere agli interessi o all'immagine della pubblica amministrazione. 3. Nel rispetto dell'orario di lavoro, il dipendente dedica la giusta quantità di tempo e di energie allo svolgimento delle proprie competenze, si impegna ad adempierle nel modo più semplice ed efficiente nell'interesse dei cittadini e assume le responsabilità connesse ai propri compiti. 4. Il dipendente usa e custodisce con cura i beni di cui dispone per ragioni di ufficio e non utilizza a fini privati le informazioni di cui dispone per ragioni di ufficio. 5. Il comportamento del dipendente deve essere tale da stabilire un rapporto di fiducia e collaborazione tra i cittadini e l'amministrazione. Nei rapporti con i cittadini, egli dimostra la massima disponibilità e non ne ostacola l'esercizio dei diritti. Favorisce l'accesso degli stessi alle informazioni a cui abbiano titolo e, nei limiti in cui ciò non sia vietato, fornisce tutte le notizie e informazioni necessarie per valutare le decisioni dell'amministrazione e i comportamenti dei dipendenti. 6. Il dipendente limita gli adempimenti a carico dei cittadini e delle imprese a quelli indispensabili e applica ogni possibile misura di semplificazione dell'attività amministrativa, agevolando, comunque, lo svolgimento, da parte dei cittadini, delle attività loro consentite, o comunque non contrarie alle norme giuridiche in vigore. 7. Nello svolgimento dei
propri compiti, il dipendente rispetta la distribuzione delle funzioni tra
Stato ed enti territoriali. Nei limiti delle proprie competenze, favorisce
l'esercizio delle funzioni e dei compiti da parte dell'autorità
territorialmente competente e funzionalmente più vicina ai cittadini
interessati. Art. 3 Regali e altre utilità 1. Il dipendente non chiede, per sé o per altri, né accetta, neanche in occasione di festività, regali o altre utilità salvo quelli d'uso di modico valore, da soggetti che abbiano tratto o comunque possano trarre benefìci da decisioni o attività inerenti all'ufficio. 2. Il dipendente non
chiede, per sé o per altri, né accetta, regali o altre utilità da un
subordinato o da suoi parenti entro il quarto grado. Il dipendente non
offre regali o altre utilità ad un sovraordinato o a suoi parenti entro il
quarto grado, o conviventi, salvo quelli d'uso di modico valore. Art. 4 Partecipazione ad associazioni e altre organizzazioni 1. Nel rispetto della disciplina vigente del diritto di associazione, il dipendente comunica al dirigente dell'ufficio la propria adesione ad associazioni ed organizzazioni, anche a carattere non riservato, i cui interessi siano coinvolti dallo svolgimento dell'attività dell'ufficio, salvo che si tratti di partiti politici o sindacati. 2. Il dipendente non
costringe altri dipendenti ad aderire ad associazioni ed organizzazioni,
né li induce a farlo promettendo vantaggi di carriera. Art. 5 Trasparenza negli interessi finanziari. 1. Il dipendente informa per iscritto il dirigente dell'ufficio di tutti i rapporti di collaborazione in qualunque modo retribuiti che egli abbia avuto nell'ultimo quinquennio, precisando: a) se egli, o suoi parenti entro il quarto grado o conviventi, abbiano ancora rapporti finanziari con il soggetto con cui ha avuto i predetti rapporti di collaborazione; b) se tali rapporti siano intercorsi o intercorrano con soggetti che abbiano interessi in attività o decisioni inerenti all'ufficio, limitatamente alle pratiche a lui affidate. 2. Il dirigente, prima di
assumere le sue funzioni, comunica all'amministrazione le partecipazioni
azionarie e gli altri interessi finanziari che possano porlo in conflitto
di interessi con la funzione pubblica che svolge e dichiara se ha parenti
entro il quarto grado o affini entro il secondo, o conviventi che
esercitano attività politiche, professionali o economiche che li pongano
in contatti frequenti con l'ufficio che egli dovrà dirigere o che siano
coinvolte nelle decisioni o nelle attività inerenti all'ufficio. Su
motivata richiesta del dirigente competente in materia di affari generali
e personale, egli fornisce ulteriori informazioni sulla propria situazione
patrimoniale e tributaria. Art. 6 Obbligo di astensione 1. Il dipendente si astiene
dal partecipare all'adozione di decisioni o ad attività che possano
coinvolgere interessi propri ovvero: di suoi parenti entro il quarto grado
o conviventi; di individui od organizzazioni con cui egli stesso o il
coniuge abbia causa pendente o grave inimicizia o rapporti di credito o
debito; di individui od organizzazioni di cui egli sia tutore, curatore,
procuratore o agente; di enti, associazioni anche non riconosciute,
comitati, società o stabilimenti di cui egli sia amministratore o gerente
o dirigente. Il dipendente si astiene in ogni altro caso in cui esistano
gravi ragioni di convenienza. Sull'astensione decide il dirigente
dell'ufficio. Art. 7 Attività collaterali 1. Il dipendente non accetta da soggetti diversi dall'amministrazione retribuzioni o altre utilità per prestazioni alle quali è tenuto per lo svolgimento dei propri compiti d'ufficio. 2. Il dipendente non accetta incarichi di collaborazione con individui od organizzazioni che abbiano, o abbiano avuto nel biennio precedente, un interesse economico in decisioni o attività inerenti all'ufficio. 3. Il dipendente non
sollecita ai propri superiori il conferimento di incarichi remunerati. Art. 8 Imparzialità 1. Il dipendente, nell'adempimento della prestazione lavorativa, assicura la parità di trattamento tra i cittadini che vengono in contatto con l'amministrazione da cui dipende. A tal fine, egli non rifiuta né accorda ad alcuno prestazioni che siano normalmente accordate o rifiutate ad altri. 2. Il dipendente si attiene a corrette modalità di svolgimento dell'attività amministrativa di sua competenza, respingendo in particolare ogni illegittima pressione, ancorché esercitata dai suoi superiori. Art. 9 Comportamento nella vita sociale 1. Il dipendente non
sfrutta la posizione che ricopre nell'amministrazione per ottenere utilità
che non gli spettino. Nei rapporti privati, in particolare con pubblici
ufficiali nell'esercizio delle loro funzioni, non menziona né fa
altrimenti intendere, di propria iniziativa, tale posizione, qualora ciò
possa nuocere all'immagine dell'amministrazione. Art. 10 Comportamento in servizio 1. Il dipendente, salvo giustificato motivo, non ritarda né affida ad altri dipendenti il compimento di attività o l'adozione di decisioni di propria spettanza. 2. Nel rispetto delle previsioni contrattuali, il dipendente limita le assenze dal luogo di lavoro a quelle strettamente necessarie. 3. Il dipendente non utilizza a fini privati materiale o attrezzature di cui dispone per ragioni di ufficio. Salvo casi d'urgenza, egli non utilizza le linee telefoniche dell'ufficio per esigenze personali. Il dipendente che dispone di mezzi di trasporto dell'amministrazione se ne serve per lo svolgimento dei suoi compiti d'ufficio e non vi trasporta abitualmente persone estranee all'amministrazione. 4. Il dipendente non
accetta per uso personale, né detiene o gode a titolo personale, utilità
spettanti all'acquirente, in relazione all'acquisto di beni o servizi per
ragioni di ufficio. Art. 11 Rapporti con il pubblico 1. Il dipendente in diretto rapporto con il pubblico presta adeguata attenzione alle domande di ciascuno e fornisce le spiegazioni che gli siano richieste in ordine al comportamento proprio e di altri dipendenti dell'ufficio. Nella trattazione delle pratiche egli rispetta l'ordine cronologico e non rifiuta prestazioni a cui sia tenuto motivando genericamente con la quantità di lavoro da svolgere o la mancanza di tempo a disposizione. Egli rispetta gli appuntamenti con i cittadini e risponde sollecitamente ai loro reclami. 2. Salvo il diritto di esprimere valutazioni e diffondere informazioni a tutela dei diritti sindacali e dei cittadini, il dipendente si astiene da dichiarazioni pubbliche che vadano a detrimento dell'immagine dell'amministrazione. Il dipendente tiene informato il dirigente dell'ufficio dei propri rapporti con gli organi di stampa. 3. Il dipendente non prende impegni né fa promesse in ordine a decisioni o azioni proprie o altrui inerenti all'ufficio, se ciò possa generare o confermare sfiducia nell'amministrazione o nella sua indipendenza ed imparzialità. 4. Nella redazione dei testi scritti e in tutte le altre comunicazioni il dipendente adotta un linguaggio chiaro e comprensibile. 5. Il dipendente che svolge
la sua attività lavorativa in una amministrazione che fornisce servizi al
pubblico si preoccupa del rispetto degli standard di qualità e di quantità
fissati dall'amministrazione nelle apposite carte dei servizi. Egli si
preoccupa di assicurare la continuità del servizio, di consentire agli
utenti la scelta tra i diversi erogatori e di fornire loro informazioni
sulle modalità di prestazione del servizio e sui livelli di qualità. Art. 12 Contratti 1. Nella stipulazione di contratti per conto dell'amministrazione, il dipendente non ricorre a mediazione o ad altra opera di terzi, né corrisponde o promette ad alcuno utilità a titolo di intermediazione, né per facilitare o aver facilitato la conclusione o l'esecuzione del contratto. 2. Il dipendente non conclude, per conto dell'amministrazione, contratti di appalto, fornitura, servizio, finanziamento o assicurazione con imprese con le quali abbia stipulato contratti a titolo privato nel biennio precedente. Nel caso in cui l'amministrazione concluda contratti di appalto, fornitura, servizio, finanziamento o assicurazione, con imprese con le quali egli abbia concluso contratti a titolo privato nel biennio precedente, si astiene dal partecipare all'adozione delle decisioni ed alle attività relative all'esecuzione del contratto. 3. Il dipendente che stipula contratti a titolo privato con imprese con cui abbia concluso, nel biennio precedente, contratti di appalto, fornitura, servizio, finanziamento ed assicurazione, per conto dell'amministrazione, ne informa per iscritto il dirigente dell'ufficio. 4. Se nelle situazioni di
cui ai commi 2 e 3 si trova il dirigente, questi informa per iscritto il
dirigente competente in materia di affari generali e personale. Art. 13 Obblighi connessi alla valutazione dei risultati 1. Il dirigente ed il dipendente forniscono all'ufficio interno di controllo tutte le informazioni necessarie ad una piena valutazione dei risultati conseguiti dall'ufficio presso il quale prestano servizio. L'informazione è resa con particolare riguardo alle seguenti finalità: modalità di svolgimento dell'attività dell'ufficio; qualità dei servizi prestati; parità di trattamento tra le diverse categorie di cittadini e utenti; agevole accesso agli uffici, specie per gli utenti disabili; semplificazione e celerità delle procedure; osservanza dei termini prescritti per la conclusione delle procedure; sollecita risposta a reclami, istanze e segnalazioni.
|