Nota di Rossana Dettori della Segreteria Nazionale FP CGIL inviata aL Presidente del Consiglio dei Ministri, ai Ministri della Salute e del MIUR Alla Conferenza Stato Regioni, agli Assessori della Sanità ai Presidenti delle Federazioni dei Collegi e delle Associasioni delle Professioni Sanitarie
Disegno di legge sulle
professioni sanitarie infermieristiche/ostetriche, tecniche sanitarie, della
riabilitazione, della prevenzione nonché delle assistenti sociali Da tempo con insistenza insolita i Ministri della Salute e dell’Università perseguono l’obiettivo di far proseguire l’iter di un provvedimento denominato “Principi fondamentali in materia di professioni sanitarie non mediche” del quale i diretti interessati, cioè gli operatori professionisti della salute, nonché i cittadini ne avvertono alcuna necessità. Infatti sulla materia la Legislatura precedente ha varato tutti i provvedimenti necessari per realizzare la riforma delle professioni sanitarie infermieristiche-ostetriche, tecniche, della riabilitazione e della prevenzione nonché delle assistenti sociali mentre nell’attuale a parte il disegno di legge per l’istituzione degli ordini e degli albi per queste professioni, all’unanimità votato dalla Commissione sanità del Senato ed al quale il Governo Berlusconi ha negato il passaggio in sede deliberante, sono stati prodotti arretramenti quale la legge 1/2001 oppure si è boicottato l’attuazione di questo processo riformatore ad iniziare dalle lauree specialistiche. Premesso che quest'argomento, che investe l’organizzazione del lavoro in sanità, deve essere oggetto di confronto con il sindacato, come prevede l’accordo sulle relazioni sindacali tra il Governo in carica e CGI-CISL-UIL, confronto mai avvenuto nonostante ripetutamente richiesto, né tantomeno è stata data alcuna informazione a CGIL CISL UIL di categoria, la scrivente O.S. vuol intervenire con la presente nel merito della proposta di legge. Il titolo del provvedimento è quanto mai emblematico dei reali fini sottintesi di restaurazione del ruolo ancillare e residuale al quale si vuol far ritornare tali professionisti; infatti si vuol ancora chiamare queste professioni per quello che non sono (“non mediche”) quando ormai tutta la dottrina legislativa e la normativa contrattuale hanno finalmente restituito loro il diritto elementare e fondamentale del diritto al nome come recita per tutte il titolo e l’articolato della legge 251/00. Il primo articolo a parte il termine non mediche è del tutto superfluo ed inutile in quanto ribadisce norme già presenti nella vigente normativa senza alcuna innovazione. Altrettanto il secondo articolo, che comunque nella parziale riproposizione di norme già esistenti glissa del tutto sullo “statuto speciale” della formazione universitaria di queste professioni come recita l’art. 6 del d.lgs 502/92 dimenticando che di norma i docenti sono dipendenti del SSN. Del terzo articolo non vi è alcun bisogno in quanto come si è detto la Commissione Sanità del Senato, dopo un ampio confronto con le organizzazioni sindacali e l’associazioni professionali, ha varato un disegno di legge all’unanimità e con il voto favorevole anche del rappresentante del Governo un disegno di legge che istituisce ordini ed albi per le 17 professioni sanitarie che ne siano sprovviste ed evolve gli attuali collegi in ordini; è quindi più corretto e rispettoso del ruolo del Parlamento concedere da parte del Governo il passaggio all’approvazione in sede legislativa in Commissione di tale provvedimento che espropriare, copiando male, di quest’argomento la funzione propositiva del Senato e della Camera. Gli ultimi due articoli, che poi sono la reale ed unica motivazione del provvedimento, ricalcano, adeguandolo alla modifica del titolo V della Costituzione il procedimento di individuazione dei profili professionali già presente nell’art. 6 del D.lgs 502/92 peggiorandolo. Infatti mentre il parere del Consiglio Superiore di Sanità prima era obbligatorio ma non vincolante, tant’è che i primi tredici profili professionali furono varati con il parere contrario della stragrande maggioranza del C.S.S., ora tale parere tecnico-scientifico diventa conditio sine qua non; la recente negativa vicenda dell’iter dei nuovi profili di ottici-optometristi ed odontotecnici insegni come in queste Commissioni più che la scientificità prevalga l’interesse mercantile. A nostro giudizio della riedizione peggiorata di tale procedimento il S.S.N. e le stesse professioni non ne hanno alcun bisogno. L’ elevazione delle professioni sanitarie a professioni nell’accezione liberale del termine che con le leggi 42/99 e 251/00 si è determinata e che il sindacato confederale non solo condivide ma considera patrimonio proprio ed irrinunciabile, fa sì che qualsiasi modifica, innovazione e anche individuazione di nuove professioni non possa che avvenire con atto normativo primario qual è la funzione legislativa del Parlamento piuttosto che un procedimento delegificato, pur con il concorso della Conferenza Stato-Regioni. Allo stato attuale della vicenda prima di adottare ulteriori iniziative in materia la FP-CGIL nazionale ritiene corretto ed opportuno che i Ministri della salute e dell’Università e la stessa Conferenza Stato-Regioni attivino sulla materia il doveroso e dovuto confronto con le Organizzazioni Sindacali direttamente interessate.
Roma, 28 giugno 2004 |