CONFRONTO DI VIRGILIO-BINDI SUL FUTURO DELLA SANITA'

31 MAR – (www.ilbisturi.it) Finanziamento della sanità, fecondazione assistita, eutanasia, assistenza ai malati psichiatrici, devolution. Questi alcuni dei punti affrontati dal sottosegretario alla Salute, Domenico Di Virgilio, e dalla responsabile Sanità della Margherita, Rosy Bindi, in occasione del faccia a faccia organizzato lo scorso 29 marzo da “Adnkronos Confronti”.

Di Virgilio e Bindi hanno affrontato numerose questioni spinose della sanità italiana, attraverso la linea tracciata dalle domande poste dalla conduttrice Alessia Lautone e dagli ospiti Cesare Fassari, direttore de “Il Bisturi”, e Francesco Maria Avitto, condirettore di Adnkronos Salute.

Il confronto si è aperto sull’ipotesi di tornare a pensare a una revisione della Legge 40 sulla fecondazione assistita. Possibilità presa in considerazione da Bindi, che però precisa come l’unica sede valida per riaprire una verifica sia esclusivamente il Parlamento. “Il referendum – ha detto Bindi – non era lo strumento giusto per confrontarsi su una legge così importante, che regola materie sensibili nelle quali il pluralismo culturale ed etico del nostro Paese deve trovare un momento di sintesi. Anche in Parlamento, tuttavia, non sarà facile trovare questo punto di incontro”.

In netto dissenso Domenico Di Virgilio, secondo il quale è “assurdo pensare a una revisione della legge 40 a così poco tempo dalla sua entrata in vigore e dalla bocciatura del refendum abrogativo” Inoltre, secondo il sottosegretario, la legge 40 “tutela l’embrione, la famiglia, la donna e ogni individuo” e “solo progressi scientifici potrebbero portare alla revisione. Ma non nell’immediato”.

Per quanto con concerne la struttura del Servizio sanitario, Di Virgilio ha affermato che “il centrodestra non vuole lo smantellamento della Sanità pubblica” e che questo è dimostrato dai finanziamenti erogati negli ultimi 5 anni, così come dall’aumento dei farmaci in fascia gratuita, “che sono passati da tre mila a oltre quattromila”. Tuttavia, secondo Bindi la verità è che il Governo è tornato sui suoi passi dove aver verificato che non avrebbe ottenuto il consenso popolare per la privatizzazione della sanità. In ogni caso, “il finanziamento alla sanità pubblica da parte del Governo non è cresciuto ed è rimasto inadeguato rispetto alle effettive necessità”.

“Il Governo – ha risposto Di Virgilio - non ha messo le mani nelle tasche degli italiani, non abbiamo aumentato le tasse. Anzi. Abbiamo realizzato provvedimenti mirati alla riduzione delle liste d’attesa, che sono la ragione principale per cui gli italiani sono costretti a mettere mano al portafoglio”, ha aggiunto Di Virgilio ricordando l’accordo siglato in Conferenza Stato-Regioni è per l’abbattimento delle liste d’attesa per almeno 50 prestazioni.

Secondo Bindi, però, “alla base delle liste di attesa ci sono problemi strutturali e i programmi di riduzione immediata, come quello che le Regioni hanno accettato per avere i due miliardi di euro sottratti al Fondo sanitario nazionale, ‘sfebbrano’ ma non risolvono il problema”.

Posizioni divergenti anche per quanto riguarda la legge 180 sulla salute mentale, che per il sottosegretario alla Salute va rivista, mentre per l’esponente della Margherita va attuata e monitorata. Secondo Di Virgilio, dall’indagine conoscitiva condotta dalla Commissione Sanità del Senato è emerso che “il 58% degli italiani è scontento della legge ‘Basaglia’” e questa è la prova della necessità di una modifica e di un aggiornamento della legge. “Non vogliamo riaprire i manicomi – ha sottolineato - ma vogliamo venire incontro ai malati e alle 600 mila famiglie di connazionali che la notte si chiudono a chiave in camera per paura di gesti estremi di un loro parente affetto da qualche psicopatologia grave. Servono strutture per far superare ai malati le fasi acute della malattia”, ha osservato Di Virgilio ricordando che “le psicopatie gravi sono malattie e vanno curate. E questo non significa ghettizzati i malati”.

Per Bindi, invece, “se si dedicasse, come si dovrebbe fare, il 5% del fondo sanitario di ogni regione alla rete dei servizi di psichiatria, non ci sarebbe bisogno di mettere mano alla Basaglia”. “Attuare la legge 180 – ha aggiunto - significa aggiornare e applicare il Progetto obiettivo salute mentale, che dove è applicato non costringe le famiglie di malati psichiatrici a chiudersi a chiave perché c’è la presa in carico del paziente da parte delle strutture, dei medici e degli infermieri”.

Sul tema della devolution Di Virglio ha ribadito la necessità di linee generali di riferimento, ma si è detto favorevole a un ruolo attivo delle Regioni dal punto di vista organizzativo, “per dare risposte appropriate alle peculiarità di ciascuna area”. “In questo contesto, però – ha evidenziato - la Conferenza Stato-Regioni deve essere un tavolo di confronto positivo e non di conflittualità”. Secondo Bindi, però, si assisterà a una sanità “amministrata dalla Corte Costituzionale, che sarà continuamente chiamata a risolvere le questioni di conflittualità tra le competenze dello Stato e quelle delle Regioni. Tuttavia – ha aggiunto - se macchina istituzionale così come prevista dal Titolo V funzionerà, anche la riforma avrà modo di funzionare”.

Ultimo punto affrontato nel faccia a faccia è stato quello dell’eutanasia, dove entrambi gli esponenti politici si sono detti contrari alla cosidetta “dolce morte” ma hanno sottolineato la necessità di sviluppare in Italia una vera terapia del dolore. “Il problema – ha detto Di Virgilio - non è interrompere la vita ma sedare il dolore. Noi siamo contro l’accanimento, ma anche contro l’abbandono terapeutico. La strada da percorrere è quella che va nella direzione di una medicina capace di accompagnare il paziente verso la morte naturale attraverso un’efficace terapia del dolore”.

Di opinione simile anche Bindi, che ha sottolineato come “dire ‘No’ a eutanasia non sia però sufficiente se il Ssn non si organizza per creare servizi e terapie in grado di aiutare il paziente in stato terminale. Inoltre, – ha concluso Bindi – è anche necessario superare la resistenza all’uso di alcune sostanze attraverso una corretta formazione e informazione, in particolare del personale medico e sanitario”.