Dalla Turco stop ai parlamentari direttori Asl

Roma, 26 maggio 2006 (Sole24Ore Roberto Turno) «La abrogheremo perché è uno scandalo: la politica deve stare fuori dalla gestione della Sanità». Forse non sarà la panacea di tutti i mali dell'invadenza dei partiti nelle "cose" del Ssn, ma quanto meno la promessa pre elettorale è rispettata: al prossimo Consiglio dei ministri il Governo cancellerà la legge (varata in modo bipartisan e in grande silenzio sul finire della vecchia Legislatura) che ha concesso agli ex parlamentari e consiglieri regionali, con almeno cinque anni di mandato, di poter essere scelti come manager di Asl e ospedali azienda.

Parola di Livia Turco, neo ministro della Salute, che ieri da Cagliari ha giurato: «Quella legge è uno scandalo: la buona politica deve indirizzare, programmare e controllare».

Per Livia Turco — che dopo gli annunci su sperimentazione della pillola abortiva, epidurale e cure dentarie a carico del Ssn, ha promesso ieri la massima apertura alla concessione degli oppiacei per la terapia del dolore — la sfida è appena cominciata. Con la partitissima sulla spesa sanitaria che la vede coinvolta in prima linea con Padoa Schioppa, Linda Lanzillotta, Regioni ed enti locali. Una partita che però ha da ieri un punto fermo: l'incontro fissato per mercoledì 31 maggio, alla presenza di Romano Prodi, tra Governo e l'intero sistema delle autonomie locali.

Un vero e proprio vertice istituzionale. Con due appuntamenti precisi: concordare programmi e scelte in vista del Dpef e della Finanziaria 2007. La musica che governatori, sindaci e presidenti di provincia hanno atteso inutilmente di sentire col precedente Governo. E che invece ora il centro sinistra, almeno sulla carta e in attesa di valutazioni finanziarie, si dice pronto a mettere sul piatto per coniugare rigore nella spesa e tenuta dei conti pubblici e sviluppo economico.

Il tutto, dentro un duplice «Patto»: il nuovo accordo generale di stabilità con gli enti locali e quello specifico sulla Sanità. Che, per la Turco, deve poggiare anche su un'intesa interministeriale a tutto campo per i problemi di promozione della salute pubblica. « Chiederemo a Prodi quello che abbiamo chiesto senza successo a Berlusconi: poter scrivere insieme Dpef e Finanziaria», ha ribadito il rappresentante dei Governatori, Vasco Errani. Ricevendo subito ampie rassicurazioni dal ministro per gli Affari regionali, Linda Lanzillotta: «Si apre — ha garantito— una stagione caratterizzata da un'intensa cooperazione istituzionale».

Ma è la situazione finanziaria del sistema sanitario che, intanto, continua a preoccupare Regioni e Governo sempre più alle prese col puzzle dei conti pubblici. Non è un caso che ieri i governatori abbiano dato via libera al provvedimento che, di fatto, sblocca 7,5 miliardi per il federalismo fiscale da lungo tempo in naftalina: riguardano gli anni 2003 2004. Restano però ancora in lista d'attesa altri 4,3 miliardi per il 2005 in attesa di una verifica dell'applicazione dell'art. 119 della Costituzione.

Sul versante del maxi deficit 2005 nel Ssn, si conferma l'aggiramento dei commissariamenti per le Regioni in rosso. Il presidente del Lazio, Piero Marrazzo, ha anticipato ieri che entro il 30 maggio sarà pronto un «piano di rientro» dal disavanzo di 1,8 miliardi ereditato dalla vecchia giunta: secondo voci insistenti, ci sarà anche un inasprimento dell'addizionale Irpef.

Il tutto mentre la Corte dei conti ha bocciato il secondo biennio del contratto del personale non medico: Cgil, Cisl e Uil premono su Regioni e Aran per superare l'ostacolo e chiudere subito la vertenza. Un'altra grana sanitaria, come quella del contratto dei medici, che è già ufficialmente sul tavolo del prossimo Consiglio dei ministri.