Costosa illegalità sanitaria

(www.doctornews.it del 25 ottobre 2006). Costa cara l'illegalità alla sanità italiana. Il malaffare può assorbire, con forti differenze regionali, grandi quantità di risorse fino al 30% del finanziamento complessivo della spesa, punta raggiunta in Sicilia dove le infiltrazioni mafiose sono una realtà comprovata. Così come conosciute sono le ingerenze criminali in Puglia, Campania e Calabria. Ma non sono esenti da rischi nemmeno le altre aree del Paese. Colpa della grande quantità di denaro che il settore mobilita e di regole che non sempre favoriscono la trasparenza. A lanciare l'allarme e' la Cgil che ieri a Roma ha organizzato un convegno sull'argomento per analizzare il fenomeno e proporre soluzioni. "E' difficile - spiega Renato Costa, segretario Funzione pubblica medici Cgil Sicilia - quantificare concretamente il costo delle infiltrazioni criminali sulla spesa sanitaria ma se confrontiamo la Sicilia, dove il fenomeno è evidente, con un'altra regione che ha lo stesso numero di abitanti come ad esempio il Veneto, scopriamo che in Sicilia il servizio sanitario costa il 30% in più eppure le prestazioni erogate nell'Isola sono anni luce indietro rispetto alla regione Veneto. Abbiamo quindi una sanità dispendiosa che non dà risposte come dimostra l'elevatissima migrazione sanitaria". In sintesi "il costo del servizio sanitario in Sicilia - continua il sindacalista- è di 8 miliardi di euro, finanziamento secondo noi adeguato ma sicuramente mal speso". Un piccolo esempio: "ci mancano i lettori ottici in grado di verificare la congruità della spesa farmaceutica per le ricette. E, siccome in Sicilia ci sono 52 milioni di prescrizioni, il controllo manuale é a dir poco impossibile. Questa piccola mancanza tecnologica fa della Sicilia la regione con la più alta spesa farmaceutica e crea sacche 'oscure' in cui è possibile che si verifichino irregolarità". Ma le Regioni meridionali. È stato detto, sono solo la punta dell'iceberg...