TICKET ANTI-SPRECHI
NELLA SANITA’
Il piano della
Turco. A settembre il verdetto sui deficit regionali fuori linea
Roma (Il
Sole-24 Ore del 24 agosto 2006) Sara Todaro e Paolo Del Bufalo.Ticket,
tasse di scopo, recupero dei disavanzi. E azzeramento di un deficit
che—secondo la Corte dei conti—potrebbe registrare solo per il 2006 la
cifra record dei 10 miliardi di disavanzo per il Servizio sanitario
nazionale. In questo scorcio di fine estate,condito dalle polemiche sulle
riforme della spesa pubblica e del federalismo fiscale che viaggiano a
pieno regime, la questione del controllo e della qualificazione della
spesa sanitaria resta una partita aperta e si prepara a tener banco fin
dalle battute d’avvio del cantiere della Finanziaria 2007.
E proprio la questione ticket—ufficialmente introdotta a inizio luglio dal
ministro della Salute, Livia Turco— potrebbe rappresentare l’ago della
bilancia e il terreno ultimo di scontro al momento delle scelte. Entrati
come elementi di contorno nel disegno del «New Deal» della salute pubblica
annunciato dal ministro, la compartecipazione al costo alberghiero della
degenza sanitaria per i soli redditi alti e il “ticket sugli sprechi” si
candidano infatti a rappresentare i capisaldi di una manovra che dovrà
necessariamente puntare alla pulizia e all’equità.
Il rebus da risolvere resta quello delineato dal Dpef: scegliere gli
interventi strutturali giusti per massimizzare l’uso delle risorse e non
intaccare i livelli di assistenza attualmente garantiti. Migliorandoli,
anzi, e rendendo più facile la vita del Ssn con finanziamenti triennali
stabili il cui importo è però ben lungi dall’essere stato definito.
Il rapporto spesa sanitaria/Pil è passato dal 5,7% del 2000 al 6,7% del
2005. L’incidenza reale del finanziamento del Fondo sanitario sempre nel
2005 si è attestata al 6,2% del Pil. La Turco ha chiesto di fissare
l’asticella a quota 6,6% a fronte di una spesa tendenziale che viaggia
attorno al 7%.
Le Regioni, infine, hanno già detto che per la gestione della salute
pubblica serviranno almeno 98-100miliardi. Rinnovi contrattuali esclusi,
si intende. Ed è proprio attorno al peso di questa richiesta che si
accenderanno i riflettori al tavolo dell’Economia, quando dalle parole si
passerà ai fatti. Stabilendo in primo luogo se sarà necessario fare ancora
ricorso a medicine amare come l’aumento automatico delle aliquote Irpef e
Irap scattato per le Regioni in deficit nel2005.
Il primo momento della verità arriverà a settembre quando l’Economia dovrà
scegliere promossi e bocciati tra le Regioni che fino al
2005hannoaccumulato disavanzi non ancora coperti.
La partita dei monitoraggi si è conclusa a fine luglio,ma la verifica
sull’efficacia delle manovre di rientro è ancora aperta: tetti di spesa,
razionalizzazione della rete ospedaliera, controlli a tappeto sulla spesa
farmaceutica e verifica sull’appropriatezza delle prestazioni sanitarie
sono gli interventi più gettonati dalle Regioni.
Ma quelle con i deficit più alti puntano anche a maxi-cartolarizzazioni
sulla cui reale validità l’Economia dirà l’ultima parola solo a
ottobre,dopo aver registrato il parere di Eurostat. La partita dei deficit
pregressi rischia di approdare anche nella prossima Finanziaria, in vista
di ulteriori ripiani eventualmente concessi dal Governo.
Un quadro in bilico, insomma.
Tanto più che a “premere” per farsi spazio nelle pieghe della manovra c’è
anche il Fondo per la non autosufficienza, sponsorizzato da ben tre
dicasteri e destinato a essere sostenuto con una «tassa di scopo» tutta da
inventare. Fin qui la spesa e i venti di Finanziaria.
Anche se — almeno nelle speranze della Turco e delle Regioni — la barra
del settore dovrebbe essere affidata al «Patto per la salute» candidato
dallo stesso Dpef a ridisegnare regole e organizzazione delle cure e
dell’assistenza di Stato.
Paolo Del Bufalo da
“Il Sole-24 Ore
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