SANITÀ  - Troppi precari Serve lo sblocco delle assunzioni

 

(Avvenire del 6/6/06) Roma. La sanità si regge sempre di più sui precari: lo è il 10 per cento dei medici e il 28 degli altri operatori, dagli infermieri ai tecnici. In tutto quasi 160 mila persone, oltre la metà di quelli di tutto il pubblico impiego stimati, secondo quanto ha riferito Carlo Podda, segretario generale della Funzione Pubblica Cgil, in 300 mila.
Colpa della norma sul blocco delle assunzioni nel pubblico impiego, contro il quale, nella sanità, Livia Turco, ds, ministro della Salute così come riferito dal sottosegretario, leader dimissionario dell’Anaao-Assomed, Serafino Zucchelli, sarebbe pronta a battersi.
Al Sud lavorano di più con contratto a tempo determinato, nel Nord sono di più i contratti atipici, come il lavoro interinale. Tanti, ma per questo mancano cifre ufficiali, i pensionati tornati a lavorare come collaboratori. Il vantaggio economico a volte c’è a volte no.
I contratti a tempo sono costosi come quelli senza scadenza, i contratti di collaborazione possono essere molto più economici, fino a ridurre a un terzo i costi per i medici, ma i contratti interinali, avvertono i sindacalisti sono addirittura più costosi per l’azienda sanitaria e a guadagnarci sono le agenzie.
Dal convegno è uscita la richiesta di Massimo Cozza, segretario medici Cgil, di mettere mano al lavoro in intramoenia, pezzo della riforma Bindi mai decollato veramente. A partire dall’abrogazione della legge Sirchia che permette anche ai primari di lavorare in esterno e di cambiare idea ogni anno se restare in esclusiva con il servizio pubblico