Dichiarazione di Massimo Cozza, segretario nazionale FP CGIL Medici

 

Audizione Senato, si alla libera professione intramoenia ma in una casa di vetro

 

Nell’ambito dell’odierna audizione alla Commissione Sanità del Senato per l’Indagine sulla libera professione intramoenia e le liste di attesa, Massimo Cozza, a nome della FPCGIL Medici e della FPCGIL, ha ribadito l’ interesse comune dei cittadini, e degli stessi medici che operano con impegno ed onestà nel servizio pubblico per una libera professione intramuraria svolta in una casa di vetro gestita dall’azienda pubblica.

 

Il medico, dopo aver svolto il suo impegno pubblico, ha certamente dei vantaggi a poter svolgere l’attività libero professionale intramuraria, sia ambulatoriale che in regime di ricovero, presso la stessa struttura, che si deve assumere l’onere di reperire spazi adeguati, nonchè di gestire sia le prenotazioni che i pagamenti.

 

Un compito che invece oggi può ricadere sullo stesso medico costretto a reperirsi studi e cliniche private, peraltro con conseguenze non più accettabili di mancata trasparenza, in primo luogo rispetto alle liste di attesa.

 

E se il problema delle liste di attesa è in primo luogo legato a questioni di sottofinanziamento, di appropriatezza, di riorganizzazione dell’assistenza territoriale, e di lotta agli sprechi ed al malaffare, nonché alle commistioni pubblico-privato, anche il medico deve e può dare il suo contributo alla sua risoluzione.

 

Ebbene noi crediamo che prima il medico debba investire nel pubblico, a rapporto esclusivo e con l’aggiornamento della relativa indennità ferma ai valori di sette anni fa, e poi possa svolgere l’attività libero professionale intramuraria in spazi adeguati nella struttura pubblica.

 

Allora si tratta non di vietare ma di arrivare a nuove norme che garantiscano una libera professione intramuraria etica, corretta e non speculativa, da attuarsi nelle strutture pubbliche, dove devono essere effettuate le prenotazioni ed i pagamenti delle prestazioni, e con controlli appropriati, in primo luogo rispetto alle liste di attesa. Per queste ragioni vanno anche confermate le norme della Legge Bersani che prevedono il rientro della libera professione intramoenia allargata entro il 31 luglio 2007, e la nomina di un commissario ad acta per le azienda inadempienti, in particolare nel reperimento degli spazi necessari.

 

Gli stessi medici che vogliono lavorare esclusivamente nel pubblico, sono gratificati ad operare in strutture ospedaliere e territoriali improntate alla loro valorizzazione professionale, invece di rimanere in strutture inefficienti, con lunghe liste di attesa, e dove perfino chi ha responsabilità gestionali oggi può scegliere di lavorare in extramoenia anche nel privato, con il rischio di un minore investimento nella sanità pubblica

 

Roma, 31 gennaio 2007